Nuova sanità Fvg. Quale piano dell’emergenza /urgenza territoriale? La voce anche ai medici e non solo.
Inizio queste mie righe, rimandando al mio “Sistema sanitario nazionale e regionale verso il baratro?” in: www.nonsolocarnia.info, 5 agosto 2016, e precisando che piano piano viene a cancellarsi il punto di domanda sostituito da un punto fisso, e ricordando che l’assessore Telesca ha affermato, nel 2015, nella sede triestina dei Rotary: «Abbiamo iniziato due anni fa: ci furono incontri con i medici e gli organi rappresentativi degli utenti ed in un primo tempo tutti erano concordi nell’affermare che la nostra sanità regionale era di ottimo livello e quindi non si capiva il perché si dovesse cambiare quello che dimostrava di funzionare. Ed era vero, soprattutto se consideriamo quello che era la sanità in altre Regioni non virtuose. Perché quindi cambiare quello che va bene? Ma, la politica ha il compito di guardare lontano, non fermarsi al presente e pensando al futuro e alle generazioni che verranno, adeguando le proprie idee al mondo in continuo cambiamento». (http://www.rotarytriestenord.it/media–news/dicono-di-noi/relatori-alle-conviviali/maria-sandra-telesca-140415.html).
Vediamo insieme quali problemi ha creato questo desiderio di modificare tutto, senza, tra l’altro, avere analizzato quello che andava bene, nel campo dell’ emergenza/urgenza.
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Il 20 febbraio 2016, il Messaggero Veneto pubblicava un articolo di Maura Delle Case, “Piano dell’emergenza è braccio di ferro fra sindacati e giunta”. Sottotitolo: “Disertato il tavolo convocato ieri dall’assessore Telesca. De Monte difende la riforma. Sarà un modello per il paese”, ed a fianco un articoletto di una colonna, intitolato: “Ecco i 23 esperti che hanno riscritto il sistema del 118”, di cui venivano riportati nomi e cognomi ed incarichi, in precedenza, pare, ignoti.
Il riferimento era alla riunione convocata, il 19 febbraio 2016, dall’Assessore, con la presenza (ma pare senza che fosse stato comunicato anticipatamente), di detti “esperti” (che non si sa su che base abbiano deciso che si doveva modificare il piano emergenza/urgenza provinciale se persino l’assessore aveva affermato che tutto funzionava al meglio, rispetto alle altre regioni) disertata da quasi tutte le sigle sindacali mediche tranne Cimo e Fesmed, ed avente come oggetto il nuovo piano emergenza/urgenza, approvato dalla giunta regionale con delibera n. 1674 del 28 agosto 2015. (Testo in: http://mtom.regione.fvg.it/storage//2015_1674/Allegato%201%20alla%20Delibera%201674-2015.pdf.).
Esso era già stato contestato da ANAAO – ASSOMED, CIMO, AAROI-EMAC, MEDICI CGIL, FVM, FASSID, CM Federazione Cisl Medici, FESMED, ANPO -ASCOTI -FILAS MEDICI, UIL FPL, con un documento che veniva allegato alla delibera di approvazione (Testo ivi, in appendice). Si noti, per inciso e vedremo poi perché, che detto piano, a p.9 prevede per l’emergenza urgenza solo Ambulanza di tipo BLS-D; Ambulanza di tipo ALS; Automedica o ambulanza medicalizzata AM; Elicottero HEMSSAR.
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Ma ritornando alle critiche espresse dalle associazioni di categoria, vediamo cosa rilevavano al piano emergenza/urgenza.
«Le OOSS in intestazione esprimono parere assolutamente contrario al Piano in oggetto, in particolare per quanto riguarda la riorganizzazione del sistema di emergenza territoriale in esso contenuta. Gran parte delle motivazioni del nostro diniego sono già state anticipate dall’ANAAO in data 3 Ottobre 2015 in una relazione tecnica precisa, puntuale e dettagliatamente circostanziata che merita un ruolo centrale nel dibattito che la Riforma Sanitaria attuale sta scatenando in tutta la regione. Vista l’assoluta mancanza di considerazione della compagine di maggioranza nei confronti del documento citato e di molti altri dello stesso tenore, primo fra tutti quello dell’AAROI EMAC del 14 ottobre 2015, al fine di evitare inutili ripetizioni dei concetti già espressi nei documenti citati, riteniamo opportuno ribadire e sintetizzare alcune criticità (con particolare riguardo alla riorganizzazione del soccorso territoriale) che, a nostro avviso, inficiano in toto il Piano dell’Emergenza stilato dalla Giunta Regionale.
La fotografia della situazione attuale, cioè i dati riguardanti interventi eseguiti e mezzi utilizzati negli anni precedenti su cui è imperniato il progetto, risulta, almeno per le Aree a noi note, incompleta e fuorviante. In molte parti del testo si rilevano inesattezze e contraddizioni interne, l’unico riferimento citato per quanto riguarda la Verifica e Revisione di Qualità (VRQ) “Metodi ed analisi preliminari per la valutazione della qualità del Sistema 118 del Friuli Venezia Giulia” non è allegato e non è reperibile in alcun modo in internet, non risulta che sia mai stato pubblicato altro in proposito negli ultimi 10 anni. Ne consegue che tutto ciò che viene calcolato sulla base dei dati riportati (in particolare il fabbisogno di mezzi di soccorso) non può essere preso in considerazione, prima di un’accurata verifica delle informazioni di partenza.
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La “formula matematica” riferita come guida al calcolo del fabbisogno previsto di mezzi di soccorso (IERI divenuto IFI in corso d’opera), non dettagliata nel piano in oggetto, non è comprensibile ai tecnici e nemmeno ad esperti del settore statistico, epidemiologico e matematico. Oltre a ciò applicando la formula dichiarata dalla Regione i dati che si ottengono non sono sovrapponibili a quelli riportati nel piano, incredibilmente invece i risultati collimano se si applica il calcolo utilizzato nel resto dell’Italia, cioè la formula che ha guidato la riorganizzazione sanitaria di molte Regioni italiane, pubblicata nel 2011 dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari regionali (Agenas) nel suo trimestrale Monitor n. 27 (“Il piano di riorganizzazione dell’assistenza sanitaria nelle Regioni in Piano di rientro”, pag. 12) in un articolo ben circostanziato, in cui tra gli autori spicca il nome del Dr. Pier Paolo Benetollo attuale Direttore Generale dell’ASS3. Il documento, disponibile sul sito dell’Agenas, è allegato alla presente per rapidità di consultazione. Si ritiene che in un ambito così delicato come la Salute Pubblica la strada dell’autoreferenzialità non sia assolutamente percorribile.
Sempre in tema di “autoreferenzialità” nel Piano dell’Emergenza non risultano né i nomi né le firme del comitato di esperti che lo ha stilato, l’unica notizia certa è che l’ex Direttore del 118 di Udine (recentemente approdato alla pensione, attualmente Consulente a titolo gratuito dell’Assessore fino a Maggio 2016) viene definito dai mass-media il “padre della riforma sanitaria” (“Messaggero Veneto” 16/12/2015; “Il Gazzettino Friuli” 7/12/2015, p.13). Inoltre recentemente è apparsa sulla stampa locale una dichiarazione dell’Assessore alla Salute da cui si evince che la commissione di esperti consta di 10 persone (“…collaborazione di dieci professionisti di riconosciuta competenza ed esperienza..”, Messaggero Veneto 10/1/2016, p. 40), anche se all’atto della presentazione del Piano la Dr.ssa Telesca lo descriveva come frutto dell’impegno di un gruppo molto più nutrito di “tecnici” (“…lavoro di approfondimento di una commissione di 23 esperti…”, Conferenza stampa di illustrazione del Piano di Emergenza, 28/8/2015). Emergono spontanee due considerazioni:
- Se la commissione di esperti era formata inizialmente da 23 persone, come mai nelle dichiarazioni attuali dell’Assessore questo si è ridotto di oltre la metà? Come mai, nell’ottica della trasparenza e dell’assunzione di responsabilità, i nomi dei tecnici “superstiti” non è riportato nella stesura definitiva?
- Per quale motivo l’ex Direttore del 118 di Udine ha soppresso a Maggio del 2014 il Servizio di Automedica dell’AOUD suscitando forti reazioni dell’opinione pubblica ed ora ripropone nel Piano dell’Emergenza la costituzione del medesimo servizio?
Nell’ambito di una più ampia riflessione sulle competenze dei sanitari che operano nel soccorso territoriale (Infermieri e Medici), si sottolinea che la confusione fra Mezzo di Soccorso Avanzato e Mezzo di Soccorso (vedi Analisi Tecnica ANAAO, pag. 4) è fuorviante e pericolosa per la salute della comunità, non permettendo una “copertura di sicurezza” completa del territorio, anche perché in nessuna parte del documento in oggetto sono esplicitati i requisiti (certificazioni nazionali o internazionali o altri indicatori di competenza) del personale che salirà a bordo di questi mezzi con ovvie ripercussioni sulla responsabilità legale, oltre che morale dei professionisti coinvolti.
Il modello caratterizzato da “ambulanze medicalizzabili” (utilizzato da più di un decennio nel territorio di Udine, Trieste e Gorizia), benché assolutamente condivisibile e necessario, pur migliorando la qualità del soccorso territoriale grazie alla flessibilità e velocità delle Automediche, non espande di molto il raggio di azione dell’equipaggio ad elevata professionalità (che idealmente è composto da Infermiere e Medico ben addestrati) a bordo di questi mezzi, vincolati comunque a limiti territoriali ben determinati, non estendibili certo oltre i 350 Kmq previsti dal DM 2 Aprile del 2015.
Fatta questa premessa, non si può non rilevare l’evidente sproporzione con le risorse previste nel resto del territorio italiano (ed esempio la regione Marche, ben confrontabile con la nostra per popolazione ed estensione, risulta avere un rapporto mezzi medicalizzati/abitanti pari a 1/50.600 con una copertura territoriale 1/303 Kmq, non paragonabile a quello friulano che risulta 1/205.900 con copertura 1/1309 Kmq). Accettare tutto ciò, oltre a contravvenire all’Art. 32 della Costituzione Italiana in materia di tutela della salute pubblica, significa porre in capo agli Infermieri responsabilità legali e morali non sostenibili».
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Successivamente, il 19 febbraio, giorno del tavolo promosso dall’Assessore alla salute, ANAAO ASSOMED, AAROI – EMAC, FVM, FASSID, CISL MEDICI, ANPO – ASCOTI – FIALS MEDICI, UIL MEDICI, diramavano questo comunicato, disertando l’incontro già citato all’inizio.
«Le recenti esternazioni dell’Assessore alla Salute sul Piano Emergenza e sulle richieste avanzate dalle Organizzazioni Sindacali della Dirigenza medica, veterinaria e sanitaria destano non poco sconcerto: è immediatamente evidente la dissonanza fra la disponibilità apparentemente dichiarata e le pesanti insinuazioni su una presunta strumentalizzazione, fra il tono di rammarico e il contemporaneo attacco mediatico, atto a screditare le Organizzazioni dei professionisti, che “scapperebbero” dal confronto.
Nelle parole di Telesca non vi è neppure il minimo accenno a quelle che sono state realmente le richieste delle scriventi OO.SS., e che continuano a non avere risposta: trasparenza innanzitutto, esplicitazione di dati corretti e metodi utilizzati, e una puntuale verifica della fattibilità e sicurezza del Piano, al fine principale di tutelare la salute dei cittadini, tutte queste condizioni preliminari e indispensabili per un confronto serio e costruttivo. Neppure l’incontro con professionisti che hanno contribuito alla stesura del Piano (della cui presenza però nessuno ci aveva informato al momento della convocazione) sembra poter essere di qualche utilità: un confronto costruttivo, oltre ad avere disponibili tutte le informazioni necessarie, deve anche essere sereno, mentre sembra, invece, che la Regione voglia dividere i professionisti in due schieramenti che si contrappongono alla presenza dell’Assessore.
Ma richieste analoghe a quelle sul Piano Emergenza potrebbero essere estese a molti aspetti della programmazione sanitaria regionale. In quasi un anno e mezzo, dopo l’approvazione della Riforma sanitaria, la Regione, con successivi provvedimenti, ha disposto la soppressione di 80 reparti ospedalieri e quasi 600 posti letto per acuti, ha deciso, per risparmiare, di sottrarre l’organizzazione della sanità pubblica alla competenza dei medici e dirigenti sanitari, che però resteranno responsabili di risultati e conseguenze, ma delle decisioni prese da altri (personale che costa meno).
In tutto questo periodo non vi è stato alcun incontro con i rappresentanti dei medici e dirigenti sanitari, non una volta la Regione ha ritenuto di prendere in considerazione opinioni e suggerimenti espressi da questi, dichiarando però di aver lavorato con professionisti, dei quali non ha mai voluto rivelare, se non l’identità, almeno i criteri della scelta.
E nessun coinvolgimento, e neppure informazione, continua ad esservi sul Protocollo di Intesa Regione – Università, che proprio in questi giorni si sta definendo, con il rischio che la Regione, prima responsabile dell’assistenza sanitaria ai cittadini, affidi quest’ultima in gran parte a un’istituzione che ha altri interessi e finalità, quali la didattica e la ricerca, rinunciando al governo delle due maggiori aziende sanitarie del Friuli Venezia Giulia.
Le Organizzazioni Sindacali della Dirigenza medica, veterinaria e sanitaria del Friuli Venezia Giulia: ANAAO ASSOMED, AAROI – EMAC, FVM, FASSID, CISL MEDICI, ANPO – ASCOTI – FIALS MEDICI, UIL MEDICI».
Non hanno forse ragione da vendere? – mi chiedo.
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Ora siamo nuovamente al discorso personale di politico che risponde a politico, se si dà credito all’ articolo intitolato: L’assessore Telesca a Zilli (Ln): piano urgenze entro l’autunno, in Messaggero Veneto 13 luglio 2016, mentre sull’attuazione del piano emergenza/urgenza nulla ancora si sa, tranne qualche trovata balzana come Zulu, che ci costa anche in via sperimentale.
In detto scritto, rispondendo alla consigliera regionale Barbara Zilli, l’assessore affermava: «Mi complimento con la consigliera Zilli e la ringrazio: ha finalmente riconosciuto la necessità di attuare quanto prima il piano dell’emergenza che la Giunta ha varato a seguito della riforma sanitaria» E continuava affermando: «Posso ugualmente rassicurare […] che il personale che farà parte del nuovo centro regionale di emergenza è stato individuato e nominato da mesi e sono tutte persone che operano da anni nell’emergenza. Il Comitato regionale emergenza urgenza (Creu), che non ha peraltro compiti operativi ma solo di indirizzo, si è già riunito diverse volte». «La selezione per gli infermieri che lavoreranno al 118 unico – ha precisato l’assessore – è imminente e subito dopo partirà una formazione specifica».
A parte che io non sapevo di pagare, come cittadina, il Comitato regionale emergenza urgenza, di cui non so nè componenti, nè funzioni nè costi, come credo i più, in questa dichiarazione resa alla stampa la dott. Maria Sandra Telesca passava, disinvoltamente, dal piano emergenza/urgenza deliberato, alla centrale unica 118, quasi fossero la stessa cosa, al personale sicuro, e mentre ciò che era stato distrutto appariva sempre più evidente, come si sarebbe costruita la nuova sanità per i nostri figli, diventava sempre più nebuloso. Inoltre il personale già operativo in altra sede, non chiedeva, come avrebbe voluto l’assessore, il passaggio alla centrale unica 118, che comportava, pure, il diventare dipendenti da altro Ente, non più dall’Ass (Alessandra Ceschia, Centrale unica per il 118 in Fvg, ma il bando è già un flop. Sottotitolo: Su 99 dipendenti solo sette hanno fatto domanda di mobilità. Il Nursind: passando all’Egas rischiano di diventare dei centralinisti, in Messaggero Veneto 22 agosto 2016). Secondo Andrea Ussai di 5 stelle, il bando per la mobilità volontaria dedicato agli infermieri era «Un flop annunciato da tempo», ed egli si augurava che la causa di ciò non fosse, come il solito, attribuita al personale, reo di non aver fatto domanda. (Centrale unica Gli infermieri disertano il bando Fvg, in: Il Piccolo, 24 agosto 2016).
Da detto articolo si viene pure a conoscenza che, secondo il consigliere di 5 stelle, «Qualcuno in Regione vocifera della possibilità di assumere personale attingendo dalla graduatoria del “concorsone regionale”. Con questa soluzione il ruolo di operatore di centrale 118, però, sarebbe ricoperto da personale privo di esperienza specifica, oppure, nel caso di neolaureati, privo proprio di esperienza lavorativa» (Ivi), che sono aspetti di non poco conto, in settore così delicato, e che non basta certo un corso a colmare.
Per difendere il suo piano emergenze/urgenze l’assessore Telesca, pare stizzita, quasi fosse ancora una questione personale, rispondeva, credo ai politici, unici riconosciuti come interlocutori: «Ci sono operatori che stanno garantendo cure di altissimo livello ed è altamente offensivo per le persone che lavorano nel sistema continuare ad attaccare e mettere in discussione il suo buon funzionamento». (“Sulle emergenze solo attacchi strumentali”, in Messaggero Veneto 24/8/2016).
Insomma secondo la logica perversa di Telesca, se qualcuno critica il sistema emergenza urgenza da lei approntato e approvato dalla giunta della regione Fvg, critica, invero non si sa come, i colleghi o quelli che lavorano in sanità, o se stesso se opera in sanità e vive sulla sua pelle i limiti della riforma, dopo le potature al sistema sanitario. Beh, questa non si può proprio sentire, e pare una presa in giro.
E il sistema emergenza/ urgenza territoriale, ed anche della montagna, e delle cosiddette zone marginali, non solo di Udine caput -mundi di cui si interessavano le associazioni mediche?
Boh, si vedrà …
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Seguo un paio di profili facebook che trattano di sanità ed ogni tanto resto di stucco per quanto riportato, spesso con fonte la stampa locale. E mentre la regione paga spot pubblicitari sia cartacei che via radio ecc. con i nostri soldi per magnificare la bontà della sua riforma, leggo su Il Piccolo Trieste del 24 agosto 2016 l’articolo di cui si discute su una pagina facebook: Laura Tonero, “Due moto al fianco del 118 per velocizzare i soccorsi. Convenzione fra Azienda sanitaria e Ase onlus. Mezzi con defibrillatore, kit per la rianimazione e per medicare”, e trasecolo davvero, non essendo detti mezzi lontanamente previsti dalla delibera sul piano dell’ emergenza/urgenza. Detta convenzione, di cui nulla si sapeva, è a carattere sperimentale, e ha valore dal 10 agosto al 30 settembre, con finalità di 118. E chi fa la diagnosi dato che questi, volontari o pagati da ditte private, non sono medici nè infermieri del ss regionale e chi permette che curino in urgenza non si sa che cosa? Infatti A.S.E. che sta in Androne Almerico d’Este 7, c/o Zenna, a Trieste è una onlus, con profilo facebook che reclamizza i servizi, che ha foto di motociclisti infortunati sul profilo, ed il suo servizio come 118 pone miriadi di problemi legali e di congruità dell’intervento. Inoltre, (e sottolineo che non ho nulla di personale con la onlus in questione) il servirsi della stessa in un settore così delicato come l’emergenza/urgenza crea un gravissimo precedente, e fa volgere sempre più al caos in sanità.
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A causa, poi, di Usa ed Europa, si cerca di introdurre il numero unico di chiamata per ogni evenienza e relativo alla richiesta di intervento sia di pronto soccorso sanitario, che di vigili del fuoco, polizia e carabinieri, già rivelatosi un flop a Roma (Rinaldo Frigniani,«Ritardi, incomprensioni, doppioni: il nuovo 112 è tutto da cambiare», in: Corriere della Sera, Roma, 5 aprile 2016) programmato senza tener conto che le esigenze della polizia, per esempio, non sono quelle della sanità e mentre alla polizia servirebbe una centrale unica, è impensabile un unico grande pronto soccorso. (Giuseppe Marino, Il caos del 112, numero unico risposte più lente, in: Il Giornale, 8 aprile 2016).
Ma l’assessore Telesca non parla di numero unico 112, ma di unico servizio centralizzato di emergenza/urgenza 118, con elisoccorso da Palmanova, creato sul nulla, ed impensabile, anche se idea non nuova. E non credo che, qualora qualcuno abbia evidenziato criticità, lo abbia fatto per questioni di campanili o politiche, (Non decolla centrale unica del 118, Messaggero Veneto 14 gennaio 2014) o personali, ma semplicemente perché la centrale unica non poteva né può funzionare. Ora Trieste ass1 si mette anche ad affidare settore così delicato e che deve essere e restare pubblico a onlus… con personale della stessa … pare per velocizzare … Ma il servizio di emergenza/urgenza non ha come mission o finalità il velocizzare l’arrivo sul posto, ma in particolare il salvare vite, con una tempestiva diagnosi e cura, non pasticciando in troppi. Infatti solo per fare un esempio, se un anziano è svenuto a Barcola a ridosso del mare, chi dice che egli soffrisse solo per il caldo, senza sapere chi è, che farmaci prende, ecc.ecc. tutto di competenza medica? E chi attribuirebbe il codice nel caso specifico? Inoltre non sarebbe meglio che venisse l’ambulanza in ogni caso, con medico a bordo e personale specializzato, a sirene spiegate? E se un operatore privato su moto, non si sa da chi formato, ma con compiti di 118, fa un errore? Ma poi gli anni scorsi quanti sono morti a Barcola perché non era giunto uno in moto con un defribillatore? E come fa un operatore di questo tipo a sapere che il paziente non ha nulla di serio, e che può esser mosso, ecc.? Ed anche i servizi privati si pagano.
Confesso che ho pensato: Chissà fra un po’ che cosa balzerà alla mente di qualcuno, in posizione tale di potere da realizzare ogni sua geniale trovata sulla nostra pelle, “in via sperimentale”? Per fortuna che non si possono attivare Superman, ed i suoi cloni …
Beh se questo è l’ulteriore tassello di quella sanità che l’assessore e questa giunta vogliono lasciare ai nostri figli, stravolgendo quanto andava bene, secondo me rappresenta tali elementi di pericolosità da invitare caldamente gli stessi ad andarsene dall’Italia.
Si paghi invece un buon corso di primo soccorso a tutti, almeno perchè si sappia cosa non si deve fare, se non cosa fare.
Senza voler offendere alcuno, ma per esplicitare il mio pensiero in modo documentato e per diffondere documentazione per me importante.
Laura Matelda Puppini
L’ immagine riproduce una pagina di un documento ANAAO – ASSOMED, ed è tratta da: Valutazione ANAAO FVG (sindacato medici dirigenti) sulla RIFORMA …ospedaleagemona.altervista.org.
Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/nuova-sanita-fvg-quale-piano-dellemergenza-urgenza-territoriale-la-voce-anche-ai-medici-e-non-solo/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2016/08/ANAAO-Immagine1.jpg?fit=800%2C1024&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2016/08/ANAAO-Immagine1.jpg?resize=150%2C150&ssl=1ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀInizio queste mie righe, rimandando al mio “Sistema sanitario nazionale e regionale verso il baratro?' in: www.nonsolocarnia.info, 5 agosto 2016, e precisando che piano piano viene a cancellarsi il punto di domanda sostituito da un punto fisso, e ricordando che l’assessore Telesca ha affermato, nel 2015, nella sede triestina...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Mi permetto di correggere tutte le inesattezze che lei ha scritto, screditando un servizio che allo stato attuale sta funzionando, e lo affermo sulla base di numeri e modalità d’intervento, non lanciando accuse su presunte inefficienze e parole al vento cariche di pregiudizi.
Innanzitutto confermo che l’associazione è composta tutta da volontari, piccolo particolare secondo me non irrilevante; i volontari sono tutti dipendenti di enti convenzionati con il 118, soccorritori anche con 15 anni di esperienza lavorativa ed infermieri. La moto non sostituisce nessun mezzo in quanto nasce per giungere sul posto prima del mezzo già inviato (se più vicina o veloce) oppure nel caso in cui tutti i mezzi siamo già occupati, nell’attesa del primo mezzo disponibile (o forse è meglio far aspettare in strada una persona anche per parecchio tempo senza nessun mezzo che possa fare una prima valutazione anche se di base?). La prima valutazione consiste in base alla tipologia di equipaggio (con o senza infermiere) stato di coscienza, prima valutazione traumi con eventuale trattamento degli stessi (ad esempio applicazione collare), rilevazione parametri, accesso venoso/infusione. Riportando il tutto telefonicamente all’infermiere in centrale per le sue opportune valutazioni. Guarda caso tutte cose che facciamo il giorno prima in ambulanza e da anni, visto che la convenzione va avanti dal 2003 forse forse funziona e non è così disastroso come lo vuole fare vedere lei e altri in questa pagina. Inoltro ricordo sempre che a Milano dove il servizio di soccorso eccelle, tutte le ambulanze di soccorso sono composte da soccorritori volontari e dipendenti( e in molte altre città d’Italia) supportati da veicoli veloci con a bordo le figure professionali (medico e/o infermiere), eppure come detto prima il servizio funziona in maniera ottimale!
Riprendendo il discorso precedente e riguardante il servizio di motosoccorso di Trieste, mi permetto di aggiungere che nasce per portare il defibrillatore, ambu, ossigeno e personale abilitato ad usarlo nel più breve tempo possibile nell’attesa dell’arrivo di ambulanza e automedica, e visto che Lei sta dimostrando “profonda” conoscenza del settore non devo essere io a spiegarle l’utilità di quanto sopra.
Inoltre la moto va in supporto alle ambulanze che devono trasportare giù per i piani cucchiai/spinali o pazienti oversize in sedia, cosa che in assenza della moto si fa impegnando una seconda ambulanza e con tempi di attesa per il pz ben più lunghi…invece pensi un po’ questa “inutile” moto lascia libera un ambulanza per altri soccorsi….che cosa stupida vero?
Se si vuole analizzare con serenità quanto sopra esposto, scevri da pregiudizi, astio e ignoranza credo che non si possa far altro che concordare sull’utilità del servizio, specie se praticamente a costo prossimo allo zero ( 50 cent al km sono il nulla per un servizio di soccorso) calcolando che con una media di 4 interventi giornalieri il costo si aggira sui 20 euro di rimborso, la spesa sta a giustificare anche un solo unico supporto non occupando una seconda ambulanza che per quel servizio costa ben di più!
È vero siamo volontari, a differenza di quanti hanno polemizzato del nostro servizio sulle varie pagine facebook, proprio perché volontari, siamo liberi da pregiudizi, influenze politiche, sindacali, e di casta! Visto il nostro NON costo siamo felici di offrire un servizio utile e apprezzato dalla cittadinanza.
Ovviamente a seguito della valutazione sperimentale, siamo sempre disponibili a migliorare il servizio, di concerto con Asuits/Direzione 118 inserendo figure professionali e/o aziendali come avviene già in altre realtà.
Ultima cosa, ma non meno importante, le “foto di motociclisti infortunati sul profilo” sono relative a campagne di sicurezza stradale per le moto e sull’uso delle adeguate protezioni per circolare in moto e in caso di incidente/caduta limitare i danni!!!! Criticando anche questa parte della nostra pagina facebook Lei fa capire quanto sia neutrale la sua posizione.
Sig Daniele Ultimo, guardi che cito, quindi non sono solo opinioni mie. Quelli firmati dalle associazioni dei medici sono testi loro, condivisibili e da me condivisi. Sulle moto, per iniziare non sono contemplate nel piano emergenza/urgenza (lo legga per cortesia ho posto come trovarlo) e pongono una miriade di problemi legali oltre che non sapere se siano necessarie. E mi creda non voglio offendere la sua onlus, ma discutere delle basi del sistema emergenza urgenza, che è problema serio e che riguarda tutti noi. Inoltre un piano regionale non è una somma di improvvisazioni giornaliere, aspetto a cui l’assessore ci sta abituando, nè la riforma della sanità deve essere improvvisazione con cui riempire testi “vuoti” approvati.
Concordo con Claudio Visintin, che ha scritto una lettera a Il Piccolo, pubblicata oggi, 28 agosto 2016, in cui dice che, in sintesi, servono due automediche a Trieste, ove ce n’è una sola ed una aggiuntiva potrebbe sostituire i volontari in moto, e che, in generale, servono automediche ed ambulanze. E mi pare proprio che l’assessore abbia promesso fondi per ambulanze. (Maura Delle Case, Alla sanità un budget da 2,2 miliardi (fondi anche per le ambulanze), in: Messaggero Veneto, 5 marzo 2016).
Inoltre per dirne ancora una sul volontariato in moto dell’onlus, che svolge servizio 118, i segni per distinguere un mezzo di soccorso sono codificati ed utilizzabili solo da mezzi definiti e persone definite, che possono fare azioni definite, sulla base del titolo con cui lavorano e facenti capo alle ass. “Le ambulanze che svolgono servizio di emergenza-urgenza necessitano di segni distintivi”, si legge su: Manuale per gli operatori dei mezzi di soccorso – Croce Rossa Italiana. Ma se ora si va verso il caos … Infatti si deve essere certi di chi mette le mani su di una persona che sta male, di chi eventualmente la sposta, di chi la trasporta ecc. non si possono avere dubbi.
La dott. Telesca ed altri dirigenti pare sperimentino, e sperimentare costa, e senza avere una conoscenza profonda ed interdisciplinare dell’ ambito su cui si va ad interagire, la comparazione da più punti di vista di soluzioni con studi iniziali di fattibilità ecc., costa per nulla ed in settore così delicato come l’emergenza/urgenza non si può sperimentare ed in tempi di magra spendere per nulla. Infine non basta leggere un manuale online o fare un corso per essere agenti nel e del servizio nazionale dell’emergenza/urgenza. Io per esempio ho fatto un corso teorico pratico di primo intervento, (non per operatori del settore emergenza/ urgenza 118) C.R.I, con esame finale della durata di un anno presso l’ospedale di tolmezzo che mi è servito ad invitare chi era vicino ad un incidente a mettere il triangolo visibile, a non spostare un ferito, ma ad attendere i soccorsi, in famiglia a valutare sintomi, ad intervenire per piccole cose o che richiedono intervento immediato, come nel caso di boccone andato di traverso in gola, ed a non fare ciò che non si deve fare. E questo si dovrebbe insegnare a tutti. Non si devono più sentire casi di bimbi che muoiono per un boccone andato in storto come accaduto a Roma. Ed infine vi sono, per mezzi e persone che soccorrono, protocolli di disinfezione rigidissimi, come si può anche evincere dal manuale C.R.I. precedentemente citato.
Una persona ricorda commentando su profilo facebook, che già nel 1986-87 e negli anni immediatamente successivi, era operativa sul litorale triestino un’ autoambulanza della CRI ( UME ) con medico e infermiere a bordo, oltre a quelle normalmente impiegate per il soccorso ( quindi una autoambulanza in più ); nelle giornate domenicali estive ed a ferragosto. Era posizionata più o meno in zona bivio di Miramare per poter intervenire in tutta l’area (Barcola, strada costiera, Grignano, Sistiana, ecc. ). I tempi di soccorso in quelle aree erano quindi sicuramente più brevi e il malato/ferito, se necessario, veniva trasportato senza dover far intervenire, un’ altra ambulanza dalla città.