1976. Dopo i terremoti del 6 maggio e del 15 settembre, la gente abbandona i paesi. L’esperienza del Centro Operativo Scolastico Scuola Elementare per sfollati di Grado.
Sento i politici affermare sicuri, per Amatrice, che le persone potranno restare in paese l’inverno, che non dovranno andarsene via, e penso a quel paese a 1000 metri sul livello del mare, al freddo che inizia a farsi sentire, alle tende poco adatte per passarvi l’inverno, ai prefabbricati che non possono giungere subito, alle verifiche da fare sugli edifici, sull’acquedotto, sulla viabilità e quant’altro, a quello sciame di scosse che segue ogni grande terremoto, di cui nessuno può prevedere l’intensità, e che non si sa che ulteriori crolli provocheranno.
Tutto già visto, tutto già sperimentato. In Friuli i terremoti grossi, quelli che “cambiarono la vita” furono due. Ci fu anche quello del 15 settembre 1976, che qualcuno chiama “il terremoto dimenticato”, ma che fece la differenza. Perché la popolazione che voleva restare fuggì allora, dopo quel settembre, dopo quella scossa, e l’esodo verso Grado e Lignano, fu organizzato allora, non prima.
Altre case erano crollate, altre scuole rese inagibili o di cui verificare l’abitabilità: centinaia di bambini e adolescenti dovevano andare a scuola, le tende erano insufficienti e non adatte per il lungo inverno, ormai alle porte. E saggiamente si decise di portare momentaneamente la popolazione nei due centri marittimi, ove aprire scuole, ove far riprendere una vita con una parvenza di normalità, in attesa della primavera.
Mio padre, Geremia Puppini, ispettore tecnico dopo esser stato periferico a Gemona del Friuli ed aver visto la scuola ed il suo ufficio crollati, venne incaricato di organizzare la scuola elementare e materna per i friulani a Grado. Lo fece con il suo solito impegno, con la sua bravura. Era quasi alla dirittura d’arrivo quando, un giorno, al radiogiornale del Fvg, seguitissimo, si diede la notizia che l’indomani le scuole sarebbero state aperte. Mi ricordo il suo sconforto e la sua ira, verso quei forse politici che per farsi belli avevano dato un’informazione falsa, senza neppure averlo contattato. Comunque pochi giorni dopo le scuole iniziarono anche per i profughi friulani nella bassa e nella laguna, ed i bambini e ragazzi poterono riprendere il loro ruolo di scolari.
La ricostruzione appartiene al poi.
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Apro una cartella color “mattone” quelle che un tempo evidenziavano che la documentazione contenuta era burocratica. Un tempo non avevano ancora trovato mille tipologie di cartelle, non esistevano che pochi computer, e l’informatica non era prodotto di massa. Il quel lontano 1976 si comunicava ancora via radio, i documenti venivano salvati in cartaceo, con timbro e firma autografa, al sicuro da hacker ed attacchi informatici, e ci si capiva comunque.
La cartella, che appartenne a mio padre, l’ispettore scolastico Geremia Puppini, ha una intestazione in nero: “Provveditorato agli Studi di Udine” una scritta centrale ed in appendice: “Corso provinciale di aggiornamento per insegnanti elementari – Tarcento 25 marzo – 4 aprile 1963” una dicitura a penna di mio padre, che ne evidenzia il riutilizzo: “Scuola sfollati Grado”.
L’interno contiene alcuni scarni documenti, tra cui elenchi di maestri disponibili a recarsi nella cittadina lagunare goriziana per svolgervi la loro attività, elenchi di materiali, comunicati e missive al Provveditorato ed al Sovrintendente Scolastico, tutti rigorosamente scritti a mano o battuti a macchina.
Non fu semplice organizzare quell’anno scolastico per “sfollati”, ed impegnò, per quanto riguarda Grado, non solo mio padre, ma pure il dott. Giusa, la Prefettura, i sindaci, la provincia di Udine, il comune di Grado, altri. Non doveva essere una soluzione definitiva ma solo momentanea, come fu, ma richiese una mole di lavoro.
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La prima impresa fu quella di reperire, per la popolazione friulana, le case. Non furono in molti, allora, ad essere disposti ad offrire spontaneamente agli “sfollati” i loro appartamenti, le loro “seconde case”, se ben ricordo, prima che iniziassero le requisizioni.
Quindi il comune di Grado, stilò, sotto forma di Bollettino, un elenco delle comunità friulane e carniche presenti nel suo territorio, con il numero di persone, in ciascuna residente, trasferitosi, reso pubblico sotto forma di Bollettino informazioni. È un freddo elenco che parla più di tante parole. Gli sfollati a Grado non sono pochi: in tutto assommano a 6.226 persone, a cui si deve aggiungere quelli migrati a Lignano.
Segue poi, tra la documentazione reperita, l’elenco degli insegnanti elementari di ruolo, disposti a recarsi a Grado: Adami Angela; Adamo Ivana; Artico Carla n. Guadagnin; Barbarino Maria n. Di Lenardo; Bardini Carla n. Michieli; Beltrame Dorina n. Di Lenardo; Berra Gino; Bonesi Valentina n. Morandini; Bubisutti Giovanna n. Madalosso; Candolini Egle n. Eliso; Catalano Franca n. Giardinieri; Cereghini Alida n. Zanini; Coianiz Matilde n. Buttignol; Colavizza Baldo; D’Arrigo Serafina n. Micheloni; Di Lenardo Sabina; Donada Giacomo; Fachin Noemi n. Giardinieri; Ghirardo Enore; Giavitto Lina; Michelutti Luigino; Michelutti Maria n. Revelant; Mongiat Bruno; Mongiat Loredana n. Bisaro; Morandini Eleonora; Nimis Miriam n. Gori; Pezzetta Valliana n. Cerberli; Pittino Dolores n. Soprano; Sittaro Elsa n. Pignat; Sopracase Anna Maria; Tomat Pietro; Treppo Carmen n. Menis; Vanino Luciana n. Dassi; Compassi Antonietta n. Butazzoni; Ragagnin Giuliana n. Brovedani; Maieron Ester n. Rizzi. Alcuni nomi vengono posti e poi cancellati. Mio padre, anche lui trasferitosi a Grado, annota a matita che vi sono, di fatto, 36 maestri disponibili, ed aggiunge pure la Direzione Didattica di provenienza di ciascuno.
Con un efficentismo degno di altri tempi e di servitori dello Stato e della gente, la scuola elementare per i friulani a Grado inizia il 5 ottobre 1976.
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Un comunicato del Comune di Grado, battuto a macchina, fotografa la situazione:
«Il 5 ottobre hanno avuto inizio le lezioni per i 435 alunni delle Elementari e per i 286 allievi delle Scuole Medie. Alcuni pullman trasportano gli studenti dalla località più lontana, Campeggio “Punta Spin”, al Centro. Attualmente le lezioni si svolgono nelle sedi scolastiche “Dante” e “Leopardi” per le Elementari, “M.Polo” per le medie, rispettivamente dalle ore 13.30 alle ore 17, e dalle ore 14 alle ore 17.30.
Le 21 classi elementari hanno ciascuna un insegnante proveniente dalle zone terremotate. Anche per il personale docente delle 12 classi medie si provvede con insegnanti dipendenti dal Provveditorato di Udine. Sono assicurati i servizi di custodia e di pulizia. Coordinatore del Centro Scolastico è il dott. Giusa, Dirigenti Responsabili sono l’ispettore Puppini per le Elementari ed il Preside Giusa per le Medie.
Ritenuto soddisfacente l’inizio dell’anno scolastico, il comune s’ è impegnato in una nuova fase di lavoro per dare ai nostri amici ragazzi friulani una sede scolastica autonoma, che permetta anche lezioni con orario prolungato.
Di concerto con l’Amministrazione Provinciale di Udine si sta lavorando nell’ambito del complesso “A Mare”, in Pineta, per adibire ad aule scolastiche fornite dell’arredo necessario una serie di locali particolarmente adatti, provvisti di riscaldamento e spontaneamente messi a disposizione dai proprietari. Le nuove aule saranno aperte agli scolari lunedì 8 novembre (correzione di Geremia Puppini a mano, non venerdì 5 novembre come riportato,n.d.r.).
Il giorno 5 novembre è prevista l’apertura della Scuola Materna per 240 bambini dai 3 ai 6 anni. Saranno ospitati nei locali della “Villa Ostende”, sita in via Carducci e di proprietà della Provincia di Udine. Durante il mese di ottobre è stata attuata una serie di lavori per rendere l’edificio accogliente e confortevole.
Saranno formate 10 sezioni di Scuola Materna. Per 6 sezioni l’O.N.A.I.R.C. ha messo a disposizione il personale insegnante ed ausiliario proveniente da sezioni che sono state sospese perché in zone terremotate; il personale mancante sarà assegnato dallo Stato».
Il testo continua precisando che le iscrizioni per la scuola materna avverranno da lunedì 25 ottobre a sabato 30 ottobre presso l’ufficio censimento (Albergo Fonzari) dalle ore 9 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 18. Geremia Puppini aggiunge a penna che esse verranno effettuate anche il 2 ed il 3 novembre, facendo ipotizzare che detto comunicato fosse a lui giunto per eventuali correzioni da apportare prima della sua diffusione. Il documento termina precisando che per i 228 studenti delle Scuole Superiori, invitati ad iscriversi nelle Scuole ed Istituti di Gorizia, Monfalcone, Cervignano e Udine, l’Assessorato Regionale competente aveva disposto il trasporto gratuito per l’intero anno scolastico. Però essi dovevano rivolgersi tempestivamente alle Delegazioni dei Comuni di appartenenza per farsi rilasciare un certificato di provenienza da Comune terremotato da consegnare alla Società Autotrasporti di linea per il rilascio dell’abbonamento.
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Da una nota a mano di mio padre per sé stesso, si è sicuri che la scuola elementare iniziò il 5 ottobre 1976, e si nota come i frequentanti avessero, pare, raggiunto un picco dopo le vacanze dei Santi per poi gradualmente decrescere, il che fa capire che difficoltà si dovessero superare pure per gli spostamenti di persone e nuclei.
Da un documento del Provveditorato agli Studi di Udine, datato 12 ottobre 1976, prot. n. 16026/C 25 e firmato dal Provveditore agli Studi dott. Zoello Marsili, avente come oggetto: “Funzionamento Scuole organizzate nei comuni di sfollamento”, si viene poi a sapere che per gli studenti di Buia, Gemona, Maiano, Moggio, Osoppo e Tolmezzo erano in via di organizzazione sezioni staccate dei circoli didattici di provenienza a Lignano; per quanto riguarda invece le scuole medie e superiori per Artegna, Gemona, Maiano, Trasaghis, sarebbero state costituite sezioni staccate sempre a Lignano mentre Tolmezzo avrebbe dovuto gravitare su Grado. Le scuole materne ed elementari in formazione nei comuni di Lignano, Bibione e Caorle sarebbero dipese dal Circolo Didattico di Lignano, quelle di Grado dal Circolo Didattico di Aquileia.
Infine il 15 novembre 1976 le classi della scuola elementare per i bimbi sfollati, prima ospitate presso gli edifici della parallela scuola di Grado, emigravano nei locali predisposti per loro in zona pineta. Terminava così la frequenza unicamente pomeridiana a causa dei doppi turni, e si instaurava la frequenza mattutina, (dalle 8.30 alle 12) con attività integrative pomeridiane dalle ore 14 alle ore 17. Geremia Puppini sottolineava come gli orari dipendessero dal fatto che mancava ancora la refezione e dalle esigenze dei trasporti che dovevano servire le varie località di Grado e che venivano utilizzati sia per la scuola materna che per quella elementare e media. Inoltre, essendo due insegnanti rientrati in Carnia ed essendo stato chiesto, per il maestro Mongiat, l’esonero dall’insegnamento, egli domandava tre nuovi docenti per le attività pomeridiane. (Nota prot. 118 del 16 novembre 1976 con oggetto: inizio attività integrative, richiesta integrazione insegnanti, inviata al Provveditore agli Studi ed al Sovrintendente scolastico, firmata l’ispettore coordinatore G. Puppini).
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Il 16 novembre 1976 Geremia Puppini, sempre in qualità di ispettore coordinatore del Centro Operativo Scolastico della scuola elementare per sfollati di Grado, inviava al Signor Provveditore agli Studi di Udine e per conoscenza al Sovrintendente scolastico, una nota, prot. n. 117, avente come oggetto: “Inizio attività scuola materna”, da cui si viene a sapere che il 15 novembre aveva iniziato a funzionare, presso i locali di villa “Ostende”, la scuola materna per i bambini sfollati. I bambini iscritti risultavano 140 così suddivisi: 100 frequentavano le sei sezioni O.N.A.I.R. C., 40 le due sezioni statali. La sezioni statali ed O.N.A.I.R.C., pur essendo gestite in modo autonomo ed indipendente, operavano nello stesso edificio. A tutti i bambini, indipendentemente se seguiti dall’O.N.A.I.R.C. o dalla scuola statale, la refezione sarebbe stata assicurata dal Consorzio dei Patronati di Udine, sarebbe iniziata il più presto possibile, avrebbe sommato i bambini in unico luogo e orario, usufruendo, per il servizio, di personale non docente dell’O.N.A.I.R.C. e di un’inserviente statale. Mancavano però ancora all’appello, per la scuola materna statale, un’assistente, già richiesta e mai inviata, ed una maestra, avendo una docente fatto domanda di trasferimento a Lignano, e trovandosi in organico solo due insegnanti. La scuola materna, fino ad inizio della refezione, e tenuto conto dei trasporti, avrebbe funzionato con orario ridotto dalle ore 8.30/9 (ingresso) alle ore 12.30.
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Il 1° dicembre 1976, con nota prot.148 e avente come oggetto: “Situazione organico: richiesta integrazione insegnanti”, indirizzata al Sovrintendente Scolastico di Trieste ed al Provveditore agli Studi di Udine, l’ispettore Puppini faceva presente come, essendo rientrati ai Circoli Didattici di provenienza alcuni insegnanti elementari e trovandosi altri in situazione di non poter insegnare per vari motivi, compreso il passaggio ad altro momentaneo incarico, le attività integrative pomeridiane venivano compromesse a tal punto da diventare insostenibili proprio quando si stava risolvendo il problema della refezione anche per gli alunni delle elementari.
Mancavano insegnanti per il buon funzionamento della scuola, ma, pur avendoli già richiesti, il 16 novembre 1976, non erano mai giunti. Le classi di scolari delle elementari erano a Grado, alla data della nota, 21, gli alunni 379, con 15 insegnanti per le attività integrative, di cui 2 occupate in attività di sostegno. Indispensabili risultavano almeno 3 docenti aggiuntivi in organico, anche se ne sarebbero stati necessari sei.
Infine l’ispettore faceva presente che l’insegnante Bruno Mongiat, era costretto a sostituirlo «tutte le volte in cui (e son sempre più frequenti e numerose) mi debbo recare ad Udine ed altrove per gli impegni normali connessi all’attività di ispettore tecnico», non potendo mancare una figura di coordinamento e riferimento per la scuola per gli sfollati a Grado, non solo per l’ordinaria amministrazione ma anche per il le «numerose ed interessanti iniziative scolastiche ed extrascolastiche». Infine il 21 gennaio 1977, Bruno Mongiat risultava essere insegnante incaricato a svolgere funzioni vicarie presso il Centro Operativo Scolastico per gli sfollati di Grado, con Disposizione del Sovrintendente Scolastico.
Al di là della documentazione burocratica, relativa agli aspetti organizzativi, si sa che i bimbi di elementari e materne non furono lasciati soli a Grado, e che ,per esempio, per il Natale 1976, un gruppo di austriaci di Innsbruck giunse a portare gli auguri natalizi, leggendo testi predisposti e poesie bilingui, che mio padre ha conservato.
Riporto qui solo l’introduzione alla festa natalizia.
«Cari amici!
Per noi è una gran gioia poter stare oggi in mezzo a voi. Nel nome di tanti e tanti amici di Innsbruck possiamo trasmettervi i loro saluti ed auguri.
Questa festa modesta deve essere l’espressione dell’alleanza tra voi Friulani e gli amici di Innsbruck e deve mostrarvi che tutti i nostri pensieri sono da voi e che sentiamo con voi. Gesù Cristo è venuto in questa terra per portarci pace e felicità, noi sentiamo un gran gioia nel cuore e vorremmo che anche voi provaste questa gioia, nonostante i dolori e le pene subite.
Vogliamo ringraziare gli insegnanti ed anche voi, cari bambini, che oggi siete venuti per partecipare a questa festa che ora ci unisce qui, voi fratelli Friulani e noi, i vostri amici di Innsbruck.» (Da testi in documento intestato. Weihnachtsaktion “Hinnsbruck Hilft Friaul” avente come oggetto: “Programm für Weihnachtsfeiern in Grado u. Magnano”, testo bilingue tedesco – italiano, predisposto per il Natale 1976- festa per i bimbi sfollati, in archivio Geremia Puppini).
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Ma per ritornare all’aspetto organizzativo, appena trasferite le classi friulane nei locali appositi ed aver iniziato le attività integrative, giungevano le prime lamentele. «Sembra che ci siano state lamentele – scrive mio padre in data 7 dicembre 1976 – in merito alla mezz’ ora in meno di durata delle attività curricolari, dovuta alle esigenze dell’organizzazione della scuola, con l’intervallo a mezzogiorno in mancanza della refezione. A questo inconveniente verrà ovviato, come risulta dall’orario stabilito dal momento in cui avrà inizio la refezione, assegnando quattro ore, periodo regolare e normale per ogni scuola, […].» (Documento indirizzato ai Sigg. Insegnanti, datato Grado, 7 dicembre 1976, con oggetto: Andamento del tempo pieno. Refezione: nuovo orario, firmato dall’ispettore coordinatore Geremia Puppini).
Quindi l’ispettore precisava, in fondo al documento stesso, che, alla partenza della refezione, l’orario scolastico sarebbe stato il seguente: attività curricolari 8.30 – 12.30, attività integrative: 12.30 – 16.30 (refezione compresa).
Inoltre egli avvisava i maestri che era impossibile effettuare esperimenti diversi, da quello posto in essere, di scuola a tempo pieno, come forse qualcuno aveva ipotizzato, in quanto:
«1- il periodo di permanenza qui è troppo breve e già due mesi sono trascorsi mantenendo l’attuale impostazione;
2- occorrerebbe una integrazione molto stretta fra insegnanti, impossibile, perché provenendo le SS.LL. da circoli diversi, non esiste una precedente conoscenza reciproca, abitudine al dialogo e alla collaborazione, comunione di vita scolastica;
3- gli scolari frequentanti ciascuna delle classi non sono definitivi per un anno, ma il loro numero è fluttuante, in relazione ai rientri ed ad eventuali nuovi arrivi». (Ivi).
«Anche quando, – continuava – si spera tra breve, avrà inizio la refezione, la struttura organica della scuola rimarrà immutata. Non credo d’altronde – proseguiva – che il mutare le caratteristiche dell’impostazione della scuola (proposta che ho sentito ventilare) proprio ora, dopo due mesi di prove indirizzate nel senso prescelto, possa recare dei vantaggi. Mentre ritengo che, ferma restando la struttura, è più che utile perfezionare l’opera con correzioni e miglioramenti, necessari per eliminare gli aspetti meno positivi dell’attività, per superare inconvenienti, per ottenere forme di dialogo e collaborazione più proficui, penso che modifiche integrali non potrebbero che creare confusione, disgregazione, e forse incomprensione tra gli insegnanti, certamente disorientamento.
Ogni esperimento – precisava – richiede una durata per permettere confronti, controlli, perfezionamenti adeguati; una serie disorganica, o continuativamente variata nella sua impostazione di tentativi e spunti non costituisce esperimento, non permette l’avvio di forme razionali di sviluppo, di una seria rilevazione di caratteristiche, di valido progresso metodologico, di efficace dialogo, collegamento di attività, risultati collaborativi che permettano un’opera comune di formazione della personalità del bambino, di cui tutti, non uno solo, ci assumiamo la responsabilità, criterio questo fondamentale di impostazione della scuola a tempo pieno». (Ivi).
In particolare questo documento, che io definirei una lettera al corpo docente, fa trapelare alcune difficoltà che Geremia Puppini aveva incontrato nel predisporre le scuole elementari e materne a Grado.
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Ulteriori documenti, contenuti nella cartella da cui sono partita, sono aridi elenchi, precisi, di maestri e loro utilizzo; di composizione delle classi ed attribuzione dei docenti alle stesse.
Vi è pure un elenco dei sussidi didattici a disposizione delle scuole elementari di Grado che non era di poco conto e comprendeva 4 registratori portatili, 25 cassette da registrare, vari dischi, sia piccoli che grandi, con canzoni per bimbi; due lavagne magnetiche piccole, due grandi e sei medie; bande magnetiche, pennarelli per lavagna colorati, varie carte geografiche, un mappamondo fisico – politico un tappeto di moquette ed uno specchio, diversi libri a formare una biblioteca, di cui esisteva catalogo, palle, palloni, cordicelle ed altri materiali per l’educazione fisica e per giocare come: shangai, tombola, puzzle di varia difficoltà, ecc… ed infine carta, dash, pongo fogli di polistirolo e di compensato seghetti per gli stessi.
Elenchi minuziosi relativi alla restituzione del materiale “preso in prestito” sono presenti nella cartella, e mi fanno ricordare un fatto che mio padre narrava. Quando era ufficiale della milizia confinaria, corpo a cui era stato aggregato d’ufficio dopo aver fatto la scuola ufficiali a Roma nei Granatieri di Sardegna, e dirigeva la caserma di Monte Croce Carnico, gli era giunta una perentoria richiesta dai superiori di resa di un mulo, che era ivi locato, ma che, come del resto tutti all’epoca, animali e cristiani, non era certo né in carne né in forze. Comunque era riuscito a farlo giungere vivo fino a Paluzza, ed a renderlo al richiedente, perché perdere dei valorosi soldati non era nulla per i superiori, ma un mulo dell’esercito era ben altro, sottolineava con amara ironia.
Ed è emblematico che mio padre abbia mantenuto gli elenchi delle rese con firma dei docenti che avevano il materiale in carico, non volendo in modo alcuno rispondere dello stesso. Così si lavorava un tempo.
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Ma per ritornare agli sfollati a Grado, il 14 marzo 1977, alle ore 17, il dipartimento assistenziale di Grado, ne censiva 2857, con i numeri maggiori provenienti da Tarcento, Resia, Tolmezzo, Pontebba, Taipana, Villa Santina, di cui 2699 alloggiavano in appartamenti e 158 in case per anziani. Fra gli appartamenti 610 risultavano requisiti.
Il 26 marzo 1977, con la primavera e la ripresa dei lavori e dell’organizzazione nei luoghi di origine, la scuola elementare e materna di Grado andavano diradandosi di frequentanti. Nelle elementari erano rimasti 108 alunni, mentre le materne avevano solo 24 frequentanti nelle due sezioni O. N.A.I.R.C., e 12 nella sezione rimasta di scuola materna statale. Ed anche i docenti andavano via via rientrando nei Circoli Didattici di appartenenza. (Nota sempre intestata: Centro Operativo Scolastico. Scuola elementare per sfollati di Grado, prot. n. 606, datata Grado, 26 marzo 1977, avente come oggetto: Insegnanti in servizio, rientrati e che rientreranno, per Ufficio, e con note a mano di Geremia Puppini).
Il primo aprile 1977 l’emergenza vera e propria risultava finita, e, da che si sapeva, solo 10 bambini “sfollati” si sarebbero fermati a Grado fino al termine delle lezioni, ripartiti nelle diverse classi, mentre ne erano ancora presenti 36. Terminavano pure le attività integrative e la refezione e venivano lasciati liberi i locali occupati per la scuola a Pineta. Il materiale di arredamento veniva reso ed assegnato dalla Provincia di Udine ai paesi terremotati, mentre i residui allievi ed insegnanti venivano inviati alla scuola di Isola della Schiusa. Con loro rimanevano a Grado le maestre. Adami Angela; Bonesi Valentina n. Morandini, Catalano Franca n. Giardinieri, e Ragagnin Giuliana n. Brovedani. Le lezioni riprendevano ad essere pomeridiane, come all’inizio, con orario 13.30 – 17.30, mentre la docente Spangaro Lidia assumeva compiti di segretaria. Tomat Pietro e Craighero Giuseppe restavano a diposizione per la sistemazione del materiale didattico ed invio alle sedi segnalate dai donatori, Mongiat Bruno continuava l’attività di vicario.
La scuola materna proseguiva, con i pochi bimbi rimasti, e cioè 10 nella sezione statale e 20 in quella O.N.A.I.R.C.. (Nota prot. n. 664, datata Grado 1° Aprile 1977, con oggetto: Situazione scule elementari e materne. Varie, Firmata dall’ ispettore coordinatore Geremia Puppini).
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Il 15 aprile 1977, Geremia Puppini dava comunicazione, all’Ufficio Scolastico Regionale ed al Provveditorato agli Studi di Udine, che, dalla rilevazione fatta, al 26 aprile sarebbero rimasti a Grado solo 3 bimbi sfollati o forse solo 1, che sarebbero stati accolti nella scuola normale di Grado, e dava disposizione che il giorno 23 aprile 1977 terminassero le lezioni nella scuola elementare per sfollati di Grado. Inoltre dava notizia che, dopo incontro con l’ispettore O.N.A.I.R.C. Odorico Serena, visto che i quattro bimbi della sezione materna O.N.A.I.R.C. e i dieci della statale non sarebbero rimasti a Grado dopo il 26 aprile, di concerto con il collega aveva deciso che il 23 aprile 1977 avessero termine le lezioni della scuola materna e che fino a detta data doveva continuare la refezione, gestita dal Consorzio dei Patronati Scolastici di Udine. (Nota prot. n. 710, datata Grado, 15 aprile 1977, indirizzata all’Ufficio Scolastico Provinciale ed al Provveditorato agli Studi di Udine).
Cosi terminava l’esperienza del Centro Operativo Scolastico Scuola Elementare per sfollati di Grado, che aveva permesso di trovare una comunità ed una scuola nel lungo inverno tra 1976 e 1977, e forse un sorriso a tanti bambini spaventati e più o meno traumatizzati, ed una sicurezza alle famiglie.
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Ho scritto questo articolo, documentato, per mostrare quante forze e persone lavorarono in sinergia per sostenere bambini e famiglie, dopo la seconda scossa. Ma non furono i soli.
Le comunità di Agra, grazie all’ organizzazione dell’Ana di Luino, si prodigò per far passare ad una parte degli abitanti del comune di Cavazzo Carnico, in particolare anziani, un periodo di serenità al caldo, ospitandoli nel loro paese, ed ancora ricordo il cav. Davide Sironi, di Laveno Mombello, che tanto si prodigò, mentre, vestito da pastore, suonava a Natale la cornamusa per allietarli. Altri Cavazzini furono invece ospitati a Dumenza. (Cfr. http://www.varesenews.it/2016/06/friuli-quando-i-nostri-alpini-offrirono-casa-agli-sfollati/528419/ e “Documentario sul 40° del terremoto in Friuli”, in: http://www.lavenomombelloedintorni.it).
A loro sia reso merito come agli altri che sostennero persone e comunità, perché non basta solo il pane.
Per non dimenticare, per ricordare ai politici che non si può, a persone terremotate che hanno tanto sofferto, fare promesse che non si possono mantenere; che se si vuole organizzare bene l’inverno anche per gli abitanti di Amatrice e dintorni non basta un commissario straordinario, perché i problemi sono molti, e bisogna pensare subito ed in sinergia come risolverli, lasciando perdere l’improvvisazione ed i proclami.
Ed a chi tempo fa scriveva sul Messaggero Veneto, sotto forma di lettera, che la ricostruzione si deve principalmente ai politici di allora ed ai sindaci, prendendosela, pare, ed ingiustamente con il conferimento di un premio a Remo Cacitti, a cui tanto Venzone deve, dico che la ricostruzione in senso lato, fu opera di molti, anche come ricostruzione di una fiducia, speranza, idea. Perché allora i terremotati non si sentirono soli. Speriamo non si sentano così quelli di oggi.
Vorrei inoltre invitare i protagonisti ancora viventi di questa avventura gradese a scrivere i loro ricordi, le loro impressioni, ed a inviarmeli, se lo desiderano, od a pubblicarli in altro modo, e così vorrei facessero pure coloro che sfollarono a Lignano. Per non dimenticare.
Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/1976-dopo-i-terremoti-del-6-maggio-e-del-15-settembre-la-gente-abbandona-i-paesi-lesperienza-del-centro-operativo-scolastico-scuola-elementare-per-sfollati-di-grado/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2016/09/elenco-presenti-a-grado-e-comuni-167.jpg?fit=833%2C1024&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2016/09/elenco-presenti-a-grado-e-comuni-167.jpg?resize=150%2C150&ssl=1ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀSento i politici affermare sicuri, per Amatrice, che le persone potranno restare in paese l’inverno, che non dovranno andarsene via, e penso a quel paese a 1000 metri sul livello del mare, al freddo che inizia a farsi sentire, alle tende poco adatte per passarvi l’inverno, ai prefabbricati che...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Sui problemi di vivere in tendopoli attualmente, per gli abitanti di Accumoli e Grisciano, e per la soluzione, anche in questo caso, di inviare gli abitanti dei paesi terremotati in alberghi lungo la costa, mi pare interessante ed invito a leggere l’articolo di Serana Giannico: L’insostenibile vita nelle tendopoli, in il manifesto, 9 settembre 2016, reperibile online digitando: http://ilmanifesto.info/linsostenibile-vita-nelle-tendopoli/.
Pubblico davvero volentieri quanto scrittomi dall’insegnante Caterina Bellan, assessore alla cultura di Grado.
Sono Bellan Caterina, ora assessore alla cultura del comune di Grado, ma ex maestra elementare. Nel 1976 sono entrata in ruolo e mi sono state assegnate le attività integrative. Nei pomeriggi venivo in Pineta a Grado dove si faceva canto con i bambini friulani del terremoto e ricordo il nome di suo padre che coordinava le attività. Ho memoria di una grande sensibilità e comprensione, tutti capivano la grande tristezza diffusa negli adulti e nei bambini. Sono passati tanti anni ma non posso dimenticare quei mesi e la grandissima dignità di quelle persone. Questa è solo una riflessione che mi viene da quell’ esperienza che ha lasciato in me una grande ammirazione per la gente ospitata: tutti lavoravano nella scuola per mantenere le relazioni e sentirsi uniti (infatti cantavano in friulano, mentre le nostre erano canzoni in dialetto gradese), rivendicavano l’orgoglio di far parte di una grande comunità che aveva subito una catastrofe e molti lutti. Non rinunciavano però a fare lezione davvero, per dare un senso di continuità alla vita normale, anche fuori dal contesto consueto. Ho più volte pensato al grande valore della scuola che nei suoi aspetti migliori è forse la forma più alta di aggregazione e di crescita individuale e collettiva.
Naturalmente non ho difficoltà a rendere pubblici i miei ricordi.
Caterina Bellan