Non so francamente che scrivere per questo 25 aprile all’insegna della esaltazione della guerra e della sicurezza, in una Italia senza alcun orgoglio nazionale ma prostrata all’ uno ed all’ altro. Ed alla fine, 80 anni dopo il 25 aprile del lontano 1945, pare che stia vincendo proprio quello spirito colonialista, despota nei confronti altrui, del ‘faccio i fatti miei e dei miei ed alla grande’ che pare, insieme all’indifferenza verso la gran parte del popolo italiano, caratterizzare i partiti di destra al governo, grazie anche all’ incapacità di trovare una propria linea da parte del centrosinistra, individuabile nel Pd. E ricordo che, per alcuni aspetti, certe politiche anche economiche e di pensiero rammentano  eccome quelle fasciste, mentre la seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa avvocato, francamente dice di non riconoscersi nell’ antifascismo. Ma allora …..

Fascismo fu la politica della menzogna, (vedi il volume di Piero Calamandrei “Il fascismo come regime della menzogna” (1)), fu razzismo e leggi razziali, fu depredare le risorse altrui e annetterle assieme ai territori per creare grandi ‘fazende’ in mano a pochi e fidati, fu mandare al macello migliaia di giovani, fu riempire ogni aspetto della vita della propaganda fascista, fu partito unico con capo del governo con potere assoluto, da cui dipendeva pure il potere giudiziario e quello legislativo, fu il Gran Consiglio del fascismo, fu la scuola con testo unico, fu propaganda spacciata per verità vera, fu sistema che favoriva alcuni e distruggeva altri, fu corruzione legalizzata, fu il trionfo degli affari privati nella cosa pubblica, mentre la gente italiana moriva di fame, era sottomessa, non aveva altra libertà che fare ciò che era obbligata a fare, cioè nessuna.

Ma allora, chi potremmo dire che fu, allora, il vero nemico del popolo italiano? Lo slavo, lo sloveno, il croato che subiva e pativa come noi e peggio di noi a causa dell’ occupazione fascista che uccise, torturò, distrusse paesi interi, e di quella nazista che poi, dopo l’8 settembre 1943, creò gli stati cuscinetto dell’ Ozak e dell’ Olav, o il fascismo? Io credo che del fascismo, il 25 aprile 1945, tre quarti di Italia ne avesse le ‘tasche piene’, e quel tripudio che salutò la fine della guerra e del fascismo non fu solo partigiano.

A quel ’25 aprile 1945′, a quella fine della guerra, del fascismo e dell’ occupazione tedesca, che giunse per chi prima per chi poi, e che rappresentò per l’Europa intera una reale cesura storica che per molti presagiva un mondo nuovo, seguì il rientro di migliaia di persone dai campi di concentramento, da luoghi ove si trovavano come partigiani o militari o prigionieri e moltissime famiglie sperarono allora di rivedere il volto di un fratello, di una sorella, di un figlio, di una figlia, di un parente. E vi fu chi ebbe questa gioia e chi invece fu avvisato che non avrebbe avuto uguale sorte perché il suo caro era deceduto o era disperso. E madri e spose, sorelle, vecchi e giovani, unirono alla gioia della fine del conflitto le lacrime per una perdita definitiva dopo che avevano tanto sperato.

E dopo la fine della seconda guerra mondiale, fiumi di vaganti riempirono la penisola, mentre reperire un tetto non era per tutti facile in un mondo di distruzione, ed alcuni trovarono la loro casa in macerie i figli anche piccoli uccisi, trovarono il segno tangibile dell’orrore della guerra che toglie affetti e futuro. E molti si resero conto delle stragi nazifasciste di civili per ritorsione di cui non avevano magari sentito prima parlare, che finirono poi sepolte nell’ ‘armadio della vergogna’ che, assieme alla negazione di quanto fatto dall’italianissimo fascismo anche all’estero, con migliaia e migliaia di vittime innocenti compresi donne e bambini, e crudeli efferatezze su inermi, ci permette di dire, in scienza e coscienza, che l’Italia non ha mai voluto fare i conti con la sua storia, con il rischio di beatificare poi il fascismo stesso e Benito Mussolini.

E per chiarire quanto il fascismo sia ancora vivo in una forma o l’altra in Italia, riprendo qui quanto ho detto a Tolmezzo in occasione della intitolazione della sezione Anpi a Romano Marchetti, laureato in agraria a Firenze, ufficiale del R.E.I., mazziniano, repubblicano, organizzatore della resistenza osovana, prendendo spunto da quello che egli mi ha detto ed ha scritto.

«Romano Marchetti, dopo la fine della seconda guerra mondiale, visse il suo ruolo e quello dei suoi fratelli e delle sue sorelle nella lotta partigiana come quello che le vestali rivestivano nell’antica Roma: le prime dovevano mantenere sempre acceso il sacro fuoco, i secondi mantenere alta la fiamma dell’antifascismo. E l’esempio è suo. Infatti il fascismo non è morto, e lo sapeva anche Romano che continuava a parlare di ‘Resistenza tradita’. Il fascismo sopravvive non solo nei suoi segni e nei suoi simboli, nel mausoleo di Affile e nei pellegrinaggi alla tomba del Duce, ma in particolare nella corruzione, nei pochi ricchi e tanti poveri, nel chiudere sempre più le porte alla democrazia, nella menzogna, nella sopraffazione, nell’umiliazione, nelle oligarchie, nella stampa sempre più inquinata dalla politica e sempre meno libera ed obiettiva, e si ripresenta nelle forme di lavoro schiavizzante, nei diritti dei cittadini che perdono terreno un giorno dopo l’altro, in una società che si va delineando sempre più come formata da pochi potenti che usano fondi pubblici e tanti clientes». (3).

E se Piero Calamandrei ha narrato, nel testo che ho già citato, cosa fu il fascismo, anche Romano Marchetti  «non ha esitato a narrare episodi dove la speculazione e la sicumera fascista la facevano da padroni», (4), mentre alcuni partigiani come molti abitanti della penisola mi hanno detto che loro e le loro famiglie erano davvero stanchi della fame, della guerra ma anche delle continue ingiustizie in una società divisa tra chi era apertamente con il fascio e chi no, pur avendo dovuto prendere la tessera del P.N.F obbligatoria e pagarla.

E così ho scritto sullo stesso testo: « […] dalle testimonianze che ho raccolto emerge che molti partigiani, uomini e donne, divennero tali perché videro l’ingiustizia e la corruzione che regnavano sotto il fascismo, e vollero lottare contro un regime che faceva delle iniquità uno dei suoi assi portanti, e dell’umiliazione, della prevaricazione, dell’impoverimento, della tortura ed uccisione degli oppositori politici uno strumento di potere. Ed anche la marcia su Roma, che molti descrivono come una passeggiata, se si legge l’illuminante testo di Salvatore Lupo: “Il fascismo”, Feltrinelli ed. prima ed. 2000, terza 2013, (volume che consiglio vivamente) fu intrisa di morti e violenze, come tutta l’epoca del regime e della sua presa del potere». (5).

Ed ancora:« Fin dal 1919 il fascismo era penetrato nella società italiana ed aveva, in modo brutale, picchiando incendiando, pestando, uccidendo, preso il potere, distruggendo, tra l’altro, la fiorente economia socialista e cooperativa che caratterizzava in particolare l’Alta Italia, ed accaparrandosene i beni. E, tranne gli antifascisti, che erano rimasti in pochissimi in Italia e che erano segnalati, sempre perseguitati, e mandati a riempire i posti di confino tra cui Ventotene, non vi fu una reale opposizione politica organizzata in Italia, semplicemente perché essa era sistematicamente cancellata con la violenza, la forza, il dileggio, la tortura, la distruzione di beni personali e famiglie, portando alla povertà ed impossibilità di vivere sul suolo patrio. E non a caso molti antifascisti emigrarono in Francia e ci restarono finché riuscirono a farlo, in modo regolare o da clandestini». (6).

Sul 25 aprile e la fine della guerra ho scritto un pezzo che mi piace parecchio, che ho pubblicato sempre su questo mio sito con titolo: Laura Matelda Puppini. “25 aprile: festa della Liberazione d’Italia. Da che cosa? Tarcento 27 aprile 2019” e che è stata l’orazione ufficiale per l’Anpi della cittadina friulana, pubblicata su nonsolocarnia.info, a cui rimando.

Ma una cosa vorrei sottolineare a chi non lo sapesse, ma parla parla, parla …. Che il 25 aprile, è giornata convenzionalmente scelta per festeggiare la fine della guerra e la discesa dai monti dei partigiani, perché il 25 aprile 1945 i soldati angloamericani che avanzavano liberando i territori occupati dal Terzo Reich da Ovest, e i soldati russi dalla stella rossa che avanzavano liberando i territori occupati dal Terzo Reich da Est, si incontrarono e si abbracciarono a Torgau, sull’Elba, in Germania, segnando la fine della seconda guerra mondiale, del nazismo, del fascismo e del sogno tedesco di un nuovo ordine europeo. Per la verità i primi ad abbracciarsi furono due tenenti, uno americano ed uno dell’ Armata Rossa, su di un ponte pericolante, a cui seguirono gli altri militari. Ed il 25 aprile convenzionalmente viene chiamato anche l’ “Elbe day” in italiano “il giorno dell’ Elba” tanto per chiare a qualcuno le idee. In Italia il 25 aprile 1945 è pure il giorno in cui il CLNAI proclamava l’insurrezione finale per scacciare il nemico. E non si può confondere solo con la giornata del partigiano e del soldato (antifascista), che era stata prevista per il 18 febbraio, ma poi andata a morire.

Infine vorrei che certa politica la smettesse di fare un uso politico della storia, definendo il 25 aprile il giorno delle sinistre ed il 10 febbraio delle destre, e magari, essendo il governo di destra, tifando per quest’ ultimo, perché studiare la storia e insegnarla non è una questione di tifo alla Salvini, (che nel 2015 a Roma disse che bisognava cambiare i libri di storia) e tantomeno oggetto di obbligo di Ministro che impone, come ora sta facendo Giuseppe Valditara, laureato non in storia e filosofia ma in giurisprudenza. Infine non pare proprio nello spirito del 25 aprile e della fine del fascismo il decreto sicurezza, criticato pure dalla Ue, e il premierato, che è una richiesta quasi di pieni poteri al Capo del Governo, indipendentemente dal sesso.

No al decreto sicurezza, no al premierato. W il 25 aprile giornata in cui si ricorda la fine della seconda guerra mondiale, W la pace e la speranza, No a qualsiasi guerra ed al genocidio palestinese. Fuori la guerra dalla storia del mondo presente e futura.

La foto che accompagna l’articolo è tratta da: https://www.archivioluce.com/25-aprile-1945-finalmente-la-liberazione/

Laura Matelda Puppini

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NOTE.

(1)   Cfr. il mio di riflessioni sul volume di Piero Calamandrei: “Fascismo così lontano così vicino?” pubblicato sul mio nonsolocarnia.info.

(2)   L’armadio della vergogna è un modi di dire che fa riferimento ad un armadio rinvenuto nel 1994 in un locale in via degli Acquasparta nella città di Roma nel quale erano contenuti fascicoli d’inchiesta riguardanti il periodo della Seconda guerra mondiale. Si trattava di 695 dossier e di un Registro Generale riportante 2.274 notizie di reato, raccolti dalla Procura generale del Tribunale supremo militare, relative a Crimini di guerra commessi sul territorio italiano dal 1943- al 1945 dalle truppe nazifasciste e collaborazioniste tedesche. (Armadio della vergogna in: it.wikipedia.org/wiki/).

(3)   Cfr. il mio: “25 aprile 2023. L’antifascismo come valore fondante della Nazione anche in Romano Marchetti a cui è stata intitolata la sede Anpi di Tolmezzo.”, nel mio: nonsolocarnia.info.

(4)   Ivi.

(5)   Ivi.

(6)   Cfr. il mio: La resistenza italiana nel 1943-1945 e l’opposizione ad un’invasione da parte dell’esercito regolare ucraino sono la stessa cosa? Ma nemmeno per sogno” nel mio nonsolocarnia.info.

(7) Per la giornata del partigiano e del soldato prevista per il 18 febbraio 1945, cfr. http://giorgiomacario.blogspot.com/2018/02/18-febbraio-la-giornata-del-partigiano.html.

L.M.P.

 

 

 

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