Questo testo, è stato predisposto con la consulenza di Giorgio Ferigo per esser utilizzato con i giovani  presso l’ Isis “Fermo Solari” di Tolmezzo  nell’anno scolastico 2005 – 2006, tranne il documento finale.

Perché, oggi, i ragazzi alzano troppo il gomito?

Si sta facendo largo, tra gli adolescenti, una nuova tendenza, il “ binge drinkjng”, vale a dire l’ubriacatura volontaria e ripetuta, prevalentemente di birra, per stordire ed abbassare i freni inibitori.
Bere fa sentire grandi e fa star bene. E’ un modo per trasgredire e dimostrare di essere forti. Mostrare di riuscire a reggere l’alcol è una sfida.
I giovani bevono per svariati motivi, soprattutto quando si moltiplicano le occasioni sociali per farlo (uscite in discoteca, al bar, feste con gli amici); è più facile mostrare agli altri di essere emancipati e forti; l’ubriachezza è il rito di passaggio al mondo adulto.

Il primo contatto con l’alcol spesso avviene per caso, magari per un happy hour in un bar alla moda o in discoteca. Qualche volta i prezzi sono scontati e le bibite, molto zuccherate e con frutta tropicale, nascondono il sapore dei liquori forti. Questi drink, però, hanno spesso gradazioni alcoliche altissime che possono indurre alla dipendenza.
In gruppo l’abuso di alcol aiuta a sentirsi disinibiti, permette di combattere la timidezza, elettrizza tantissimo e rende più disinvolti.
(MALAGUTTI Marco, Perché oggi i ragazzi alzano troppo il gomito?, in: htpp://www.Polesine.com/pagine/salute/).
 Ma a che prezzo?

Abbiamo un primato europeo…
Abbiamo un primato che non ci fa onore: il battesimo con l’alcol, da noi, avviene tra gli 11 ed i 12 anni, contro il 14 del resto d’Europa. Ed il consumo di alcolici è in aumento soprattutto tra le donne.
“Dire ad una donna di bere meno, è spesso scambiata con un’affermazione maschilista” dice il dottor Emanuele Scafato. “Eppure è un consiglio che andrebbe dato senza farsi timori”.
E la ragione c’è: a rimetterci è il fegato che, stimolato in continuazione, non ha il tempo per smaltire tutto l’alcol che è in circolo, ed è costretto ad un lavoro estenuante che si ripercuote anche sugli altri organi, in particolare il cuore.

L’importante, quindi, è “bere con la testa”, ovvero con moderazione. “Un paio di bicchieri al giorno non fanno male” – dice il dottor Scafato. “Lo stesso vale se ci si concede un aperitivo dopo il lavoro od una lattina di birra al pub con gli amici”.
I problemi sorgono quando si superano queste quantità. I bicchieri di vino da due diventano tre, quattro. Gli aperitivi un paio, le birre due boccali. Le cose peggiorano poi, se questo avviene tutti i giorni per vari mesi.
(TESTA Cinzia, Sai quanto bevi (e quando fermarti)? Sono sempre di più le donne che tra un aperitivo e una birra non si accorgono di esagerare con l’alcol. Vediamo come godersi il piacere di un buon bicchiere di vino senza correre rischi, 3 gennaio 2006, in: www.donnamoderna.com/salute/)

Contro una pubblicità ingannevole: il caso della “Drive beer”

La “Drive beer” viene pubblicizzata, praticamente in tutte le aree di servizio italiane, dal noto gruppo industriale che la produce come “La birra in regola col Codice della Strada”.
Il cartellone pubblicitario ci mostra il campione di formula uno Giancarlo Fisichella (tra l’altro noto per esser stato protagonista del ritiro di patente per eccesso di velocità a Roma) con la bottiglia di birra in mano, sotto lo slogan citato.
Se si passa allo spot pubblicitario, si può notare come sia pieno di aggettivi quali: “nuova” e “rivoluzionaria”. Sullo schermo una decappottabile con giovani con i capelli al vento.

Ma nella realtà cos’è la “Drive beer”?

Una specie di analcolico, e quindi “bevine pure quanta ne vuoi”? “La birra per la gente che guida”?
Quella con “tanto gusto ma con l’alcol giusto”? Quella grazie alla quale:” Bevi, gusti, guidi e non rischi” come pare suggerire la pubblicità?
Oppure è un alcolico, come tutte le birre? Ha o non ha 2 gradi e mezzo di alcool? Se ne bevete in quantità è possibile che passiate indenni la prova del palloncino? Se è alcolica ovviamente no, checché ne dica la pubblicità.
Una birra alcolica “in regola” con il codice della strada, non esiste.
Di fatto bevendo quantità della rivoluzionaria birra, non raggiungeremo le prestazioni automobilistiche di Fisichella ma riusciremo ad ubriacarci, come con altri alcolici.
Una curiosità, però ce la vorremmo levare: ma la berrà davvero Fisichella prima di scendere in pista?
(“Drive beer” quella pubblicità è fuori legge. Segnato da Aicat e Asaps un punto a favore della sicurezza, in: http://www.asaps.it/ il portale della sicurezza stradale).

E bisogna ricordare che:

• bere fa male a chi beve.
• bere a volte fa male a chi non beve.
• chi guida non dovrebbe mai bere.

Non appena i miei compagni di bevute “ si motorizzarono” – narra M. Corona – gli incidenti con le automobili furono all’ordine del giorno. Cinque, sei volte sono incappato in testacoda, ribaltamenti, scontri frontali, sfondamenti di guard – rail. Uscivo o mi tiravano fuori da lamiere contorte e radiatori fumanti.
La guida in stato di ebbrezza era una roulette russa. (CORONA Mauro, “Aspro e dolce”, Mondadori ed., 2005, p. 171).

Si può bere? Sì ma con moderazione

L’etanolo, o alcool etilico cioè l’alcol contenuto nelle bevande, è una sostanza che l’organismo umano può tollerare in moderate quantità, superate le quali si incominciano ad avvertire i primi effetti tossici della sua assunzione, che vanno via via aumentando se si continua a bere.

La quantità di alcol presente in un bicchiere “standard” di bevanda alcolica viene definita
unità alcolica ed è uguale a 12 grammi di alcol puro.

1 UNITA’ ALCOLICA = 12 grammi di alcol puro = quantità di alcol contenuta in :

• un bicchierino di super – alcolico ( 40 ml.);
• un bicchiere di vino (125 ml);
• un boccale piccolo di birra (330 ml);
• un bicchiere di aperitivo alcolico ( 80 ml)

= 0,2 GRAMMI DI CONCENTRAZIONE DI ALCOL NELL’ORGANISMO.

La legge italiana prevede che chi guida qualsiasi veicolo non possa superare una concentrazione alcolica superiore a 0,5 grammi, nell’ organismo.

Come si può capire, tale soglia si raggiunge facilmente con 2 o 3 bicchieri di bevanda alcolica, a seconda della sua gradazione.
I tempi di smaltimento dell’alcol da parte dell’organismo non sono rapidi: ci vogliono 1 o 2 ore per metabolizzare 1 u.a..

E “di alcol” si muore davvero. sulle strade, per es., si rischiano incidenti mortali, che possono lasciare su una carrozzella per tutta la vita, o si puo’ “uccidere” qualcuno che guidava correttamente, ma ha avuto la sfortuna d incontrare sulla sua strada un guidatore in stato di ebbrezza alcolica, e pure chi si trovava in macchina con lui.
Un uomo adulto, in buone condizioni di salute, può assumere sino a 2 o 3 unità alcoliche al giorno, una donna non dovrebbe assumerne più di una o due, un anziano una al massimo.
L’assunzione di alcol, in quanto rallenta i riflessi e “disinibisce”, non incide solo sulla guida ma, pure sulla sicurezza sul lavoro.
Le bottiglie di alcolici riportano il tasso alcolico in gradi, che rappresentano il volume occupato dall’alcol in 100 millilitri di prodotto. Per sapere quanti grammi di alcol sono presenti in una bevanda alcolica basta moltiplicare il tasso alcolico segnato per 0,8.
Alcuni consigli: mai bere a stomaco vuoto. Attenzione se si assumono farmaci. “Bere “frizzante” peggiora la situazione.
L’alcol non ha potere nutritivo e pertanto non aiuta a migliorare le prestazioni del fisico.

Una testimonianza: Mauro Corona ci parla della sua esperienza con l’alcol.

Ho iniziato molto presto a bere vino. Ero ancora fanciullo quando, su consiglio dei parenti, ho dato mano ai primi bicchieri che, secondo loro, dovevano farmi sangue. (CORONA Mauro, “Aspro e dolce”, p. 7).
Di bevitori famosi, in famiglia, ce ne sono stati parecchi. Da Sepp Corona, un vecchio celibe e taciturno, allo zio Pinotto, dal nonno Felice a suo fratello Domenico… E poi mio padre e mia madre ed altri parenti più o meno stretti. Beveva la nonna Maria e beveva anche Tina, la zia sordomuta. (Ivi, p.8 e p.10) .

Il nonno ed il suo amico Piuto, certe sere, prendevano sbronze memorabili. Quasi ogni sera il nonno mi portava con sé dall’amico perché sovente aveva bisogno del mio braccio per tornare a casa. (Ivi, p. 9).
Bevevano “Raboso”. Verso gli anni Settanta quel vino, assieme al Clinton, scomparve quasi dalle osterie. Il mondo della montagna si adattava alle nuove mode beverecce, lanciate da imprenditori senza scrupoli che iniziarono a produrre miscugli letali per il fegato. Ad Erto arrivavano certi vini che hanno ucciso più gente che la diga del Vajont. (Ivi, p.10).

Quando mia madre se ne andò mio padre rimase solo con i suoi fantasmi…rabbia, gelosia, vendetta,…sentimenti da annegare nel vino.
Ad un certo punto anch’io, per annientare i miei problemi, misi mano al bicchiere. (Ivi, pp.11-12).

Nelle osterie del paese e della valle ho conosciuto i “bevitori storici” che hanno influenzato la mia esistenza e favorito la spinta che mi portò, fin da giovane, all’incontro con l’alcol.
Quei personaggi mi sembravano eroi impareggiabili e senza paura, gente unica al mondo le cui gesta non sarei mai riuscito ad imitare. Invece il tempo mi ha insegnato che erano soltanto persone fragili ed insicure, povere anime dal cuore buono ma deboli di carattere, che annegavano nel bicchiere tutta la loro paura di stare al mondo. (Ivi, pp. 13-14).
Di quei bevitori ricordo un giovane, alto, con spalle larghe e vita stretta, viso da attore, sempre abbronzato.
Il vino lo esaltava al punto che, per un nonnulla, s’accendeva come un fiammifero. Allora balenava la rissa.

Le baruffe accadono sempre di sera, quando il vino prende il cervello e comanda lui. Al mattino nessun bevitore attaccabrighe dà il via a risse, perché troppo impegnato, con la testa tra le mani, a pensare alla situazione fallimentare dei suoi giorni, ad ascoltare la vocina della coscienza che, senza pietà, lo avverte che sta camminando su un sentiero pericoloso. (Ivi, p.13).
Gli adulti, specialmente nei paesini dove ci si conosce un po’ tutti, dovrebbero prestare attenzione a come si comportano. C’è il rischio che i giovani li imitino in tutto e per tutto e, guarda caso, imitano sempre le cose negative. (Ivi, p. 17).

Un giorno un caro amico, che di bevute se ne intendeva, mi rivelò una cosa molto importante. Con la sua parlata calma e malinconica, dopo l’ennesimo bicchiere, guardandomi intensamente disse: “Ragazzo, le disgrazie spaccano l’uomo come il cuneo fende il tronco, ma il vino lo buca piano piano.” (Ivi, p. 19).
Il bicchiere di vino, invece di risolvere i problemi, il mattino dopo li rende acuminati come spilli. Te li presenta sul piatto, ingigantiti e ghignanti e allora, per non vederli, si pone di nuovo mano al bicchiere.
E pensare che basterebbe poco per risolvere tutto. Un po’ di fiducia in se stessi, giusto per superare lo scoglio, aspettare, soffrire qualche attimo, un giorno, e la strada diventa piana. Ma capirlo e crederci non è facile: si tentenna, si trema, e intanto l’alcol lavora a forgiare la catena che ti lega per farti fuori. (Ivi, p. 33).
La stragrande maggioranza dei bevitori inizia a bere inconsciamente, per fare un’esperienza trasgressiva, una piccola fuga nel proibito. Soprattutto perché ha visto altri farlo. In questo modo, senza quasi accorgersene e falsamente sorretti dalla convinzione che si può smettere quando si vuole, ci si trova prigionieri di un mostro che non concede vie di scampo.
Molti amici di bevute sono finiti male. Alcuni in cimitero ancora giovani, altri ridotti ad ombre che strisciano lungo i muri come a voler nascondere il loro viaggio senza ritorno. (Ivi, pp.18- 19).

Alcuni ragazzi hanno detto:

Ro Magari quando bevi ti senti grande quel momento, ma dopo torna tutto come prima.

Ro Non vuol dire niente bere. Non è con quello che si dimostra di essere grandi

Ra Dietro il bere c’è sempre qualcosa di brutto e di negativo che, bevendo, si nasconde…

Ra Quando bevi non ti rendi conto…perdi completamente …non sai più chi sei, non ti frega di quello che fai; basta divertirsi e dimenticare quello che non fa piacere…

Ra Alcuni bevono per dimenticare, altri per passatempo…

Ra Bere non serve a niente.

Ro La prima volta che bevi ti senti grande però dopo prendi l’abitudine e lo fai così…
Ro Si beve per essere stupidi, perché si è stupidi, per fare gli stupidi.

Ra Che bere sia una sfida non è vero. E’ una sfida scalare un monte ma non bere…

Ra Gli adulti che vedono i ragazzi bere poi li prendono in giro.

Ra I maschi bevono perché non sanno cosa fare. Non hanno stimoli, non hanno voglia di far niente…C’è il bar. Andiamo lì, dicono. Beviamo. Dopo pago io un giro, poi paga lui un giro, e va a finire…ciao mare! Tutti ubriachi …Sono stupidi perché non sanno cosa fare.
(Ro ragazzo; Ra ragazza).

Alcol e giovani. Relazione.

Il consumo e l’abuso di alcol fra i giovani e gli adolescenti è un fenomeno preoccupante se si considera che l’OMS raccomanda la totale astensione dal consumo di alcol al di sotto dei 16 anni di età e i risultati della ricerca scientifica ci dicono che chi inizia a bere prima dei 16 anni ha un rischio 4 volte maggiore di sviluppare alcoldipendenza in età adulta rispetto a chi inizia non prima dei 21 anni.
I comportamenti di consumo diffusi tra i giovani richiedono una particolare attenzione e adeguati interventi, per la possibilità di gravi implicazioni di ambito non solo sanitario ma anche psico-sociale, data la facilità di associazione con altri comportamenti a rischio, assenze scolastiche, riduzione delle prestazioni scolastiche, aggressività e violenza, oltre alle possibili influenze negative sulle abilità sociali e sullo sviluppo cognitivo ed emotivo. Essi possono inoltre portare a condizioni patologiche estreme come l’intossicazione acuta alcolica o l’alcoldipendenza.
Altri problemi nascono dalla diffusione di un uso dell’alcol simile a quello delle altre sostanze psicoattive, con finalità di sballo e ricerca dell’ubriachezza, uso che rischia tra l’altro di fungere da ponte verso le sostanze psicoattive illegali. La diffusione di un policonsumo di sostanze psicoattive legali e illegali viene confermata da varie fonti ivi compresa la rilevazione del Ministero della Salute sui comportamenti di consumo degli utenti dei servizi alcologici.
Il “binge drinking”, modalità di consumo alcolico che comporta l’assunzione in un’unica occasione e in un ristretto arco di tempo di quantità di alcol molto elevate, è diffuso maggiormente tra i giovani di 18-24 anni, rappresentando la quasi totalità del consumo a rischio in questa fascia di età. I giovani lo praticano soprattutto nei contesti della socializzazione e del divertimento collettivo, spesso bevendo volontariamente fino ad arrivare all’ubriachezza e all’intossicazione alcolica. Nel 2012 il 14,8% dei giovani fra i 18 e i 24 anni ha dichiarato comportamenti binge drinking, il 20,1% tra i maschi e il 9,1% tra le femmine (dati ISTAT).
L’ISTAT ha rilevato che tra i giovani di 14-17 anni i consumi fuori pasto presentano un trend tendenzialmente in crescita fino al 2011, mentre tra il 2011 e il 2012 si registra un notevole calo, che riporta i valori del 2012 a un livello pressoché analogo a quello rilevato all’inizio del decennio (15,1%). E’ implicito che per quest’ultima fascia di età occorrerà impegnarsi molto ed in molti ambiti, soprattutto nel far rispettare la nuova legge 189/2012 che prevede il divieto di somministrazione e di vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni, in modo da portare il valore a zero.
Il fenomeno della diffusione dell’abuso giovanile è ben rappresentato dall’analisi dell’utenza in carico presso i servizi per l’alcoldipendenza, nell’ambito della quale i giovani al di sotto dei 30 anni rappresentano il 9,1%. Si tratta di una percentuale consistente, anche se in lieve calo rispetto al dato del 2011, che era pari al 9,8%. Diversa è invece la tendenza registrata per i nuovi utenti al di sotto dei 30 anni che è in lieve aumento rispetto al 2011 (13,7% nel 2012, 13,5% nel 2011).
In Italia si è inteso tutelare ulteriormente i giovani dai rischi connessi all’alcol, in considerazione degli effetti sull’organismo di di questi in ragione della giovane età.
La Legge n. 189 dell’8 novembre 2012 stabilisce, infatti, il divieto di vendita e di somministrazione di bevande alcoliche ai minori di anni 18 e l’obbligo di richiedere il documento di identità per accertare l’età dell’acquirente. (“Alcol e giovani”, in: associazionealiseo.org/alcol/alcol-e-giovani/).

Laura Matelda Puppini

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