Aldevis Tibaldi, Gianni Barbacetto, Laura M. Puppini. Quale futuro ambientale e turistico per la nostra regione Fvg? – Chiediamocelo.
Riporto qui in forma ridotta il comunicato stampa di Aldevis Tibaldi n. 725, 19/12/2019, che scrive con la sua solita irruenza, ma noi anziani facciamo fatica a contenere talvolta il nostro sdegno, ed i nostri capelli bianchi ci impediscono di tacere, come il fatto di avere ancora la capacità di pensare e l’aver viaggiato, Tibaldi ben più di me, con un grazie per le informazioni che ci fa giungere e per le sue considerazioni. Il testo è riferito al secondo incontro pubblico sulla proposta che sta pare per realizzarsi, della creazione di un villaggio turistico nell’ultimo tratto di terreno ‘vergine’ in comune di Lignano alla foce del Tagliamento. Ed a quanto ci dice Tibaldi, vorrei aggiungere pure alcune considerazioni di Gianni Barbacetto sul Mose friulano che riguarda sempre il Tagliamento, e riproporvi una mia vecchia lettera al Messaggero Veneto, che ringrazio per averla pubblicata, su questi temi. A voi, lettori, giudicare.
«Aldevis Tibaldi. Sotto assedio.
«Ce la stanno mettendo tutta per imbrogliare le carte e per mettere sotto scacco l’ultima riserva naturale della costa friulana. Contano su di un sindaco palesemente schierato, una burocrazia regionale allo sbando, una società civile arrendevole, un ambientalismo pronto a beccare le briciole e un giornalismo prono al padrone di turno. (…).
Ad essere in gioco sono 106 ettari entro in quali intendono realizzare un villaggio turistico con 4.000 posti letto. Si tratta dell’ultimo lembo di pineta litoranea spontanea del Friuli Venezia Giulia che rappresenta l’unico testimone del vasto sistema di dune e di ambienti umidi del delta del Tagliamento. In un paese civile non ci sarebbero dubbi per la tutela dell’area, ma qui sanno di contare su amici potenti che usciranno allo scoperto a tempo debito, quando il veleno della disinformazione e il disinteresse imperante avranno avuto effetto in nome del tanto abusato sviluppo “sostenibile”.
A mesi di distanza dalla prima pirotecnica presentazione del maggio scorso sono dunque tornati alla carica, ma questa volta per impressionare lo scarso pubblico presente e dare la necessaria copertura ad un sindaco già piegato alla bisogna, si sono fatti precedere da un intenso fuoco di sbarramento da parte delle testate giornalistiche locali che plaudono all’iniziativa […].
(…). Sin dal primo incontro del maggio scorso l’ufficio del sindaco […], nel diramare l’invito, non aveva mancato di sottolineare che la “estensione territoriale allo stato risulta soggetta a pesante degrado, a causa dell’assenza da un lato di un piano di gestione del SIC e dall’altro di una costante e accurata manutenzione dei suoi habitat “, dimenticando in tal modo di essere uno dei primi responsabili dell’inerzia che ha favorito quel degrado […]. (…).
Sotto gli applausi corali di una folta claque assiepata alle spalle dei patron dell’iniziativa, sono […] sfilati i suoi consulenti: un professore della Bocconi cui è sembrato necessario far credere che quello era a tutti gli effetti un dibattito pubblico alla francese; una avvocatessa che ha sottolineato la obbligatorietà di un intervento volto a sanare un degrado ritenuto intollerabile: due botanici decisi a rinaturalizzare un compendio di per sé già naturale, a prescindere dalle opere da volersi realizzare e dalla pressione esercitata dalle previste 450.000 presenze/anno; un progettista che ha voluto magnificare il modesto impatto ambientale, la qualità degli interventi edificatori nonché l’ingente impegno economico destinato alle aree cosiddette pubbliche; il titolare dell’iniziativa che alla infine ha manifestato le strabilianti previsioni sul piano finanziario e occupazionale. (…).
Che dire? Potevamo tacere e lasciarli cantare vittoria? Abbiamo quindi preso la parola per dire a chiare lettere che quella specie di dibattito altro non era che una farsa, che non aveva nulla a che vedere con il millantato dibattito pubblico alla francese, che a maggior ragione l’averlo accreditato attraverso i docenti della Bocconi, coinvolti nella funzione di garanti, era cosa assai riprovevole e oltretutto lesiva della onorabilità di quell’ateneo.
Abbiamo quindi spiegato che il dibattito pubblico era una cosa seria e non un’autocelebrativa e unilaterale esibizione delle ragioni del proponente.
Quella messa in scena altro non è stato che un plateale abuso di posizione dominante esercitato in assenza di un arbitro neutrale, quanto autorevole, e di una controparte qualificata. Richiamarsi agli effetti dei due tavoli di lavoro “ambiente” e “turismo” della volta scorsa era sconsolante per la pochezza dei partecipanti e dei contenuti. La stessa gestione del sito web che avrebbe dovuto annotare le osservazioni pervenute del pubblico era da considerarsi arbitraria quanto inattendibile: prova ne sia l’assenza delle osservazioni che a suo tempo avevamo espresso pubblicamente.
Per meglio intendere il senso di un dibattito pubblico, a titolo esplicativo abbiamo raccontato come nella approvazione del suo grattacielo “la scheggia” di Londra, lo stesso Renzo Piano avesse dovuto formalizzare davanti un apposito magistrato la risposta ad ogni quesito pervenuto dalla cittadinanza, ivi compreso quello manifestato dell’ultimo dei barboni.
È stata anche l’occasione per smontare il paradossale teorema secondo il quale l’intervento proposto non sia solo meritevole, bensì dovuto, ciò a causa del grave stato di degrado dell’area. Ebbene, è pur vero che la Regione si è resa colpevole nella mancata adozione del piano di gestione dell’area, ma al di là delle responsabilità individuali, in tutti questi anni di “degrado”, né il sindaco né la proprietà si sono mai attivate per sollecitare il piano e per interrompere una collusione che è sembrata costruita ad arte per poter sfociare nell’odierna proposta edificatoria. (…).
Sempre sul piano del metodo abbiamo sottolineato il fatto che l’operazione sia stata gestita fra le mura di Lignano, come se fosse un fatto esclusivo di quella comunità, mentre è del tutto evidente il contestuale coinvolgimento del Comune di Bibione, delle due Regioni rivierasche e di un fiume di importanza europea, con tutti gli interessi e le competenze che vi convergono, non ultima la demanialità delle aree incluse nel progetto o per altri versi quelle dell’autorità distrettuale di bacino delle Alpi orientali , responsabile della qualità delle acque e delle alluvioni. Cosicché abbiamo evidenziato come l’area in questione sia di fatto soggetta alle esondazioni del Tagliamento, e a maggior ragione lo sarà in un prossimo futuro quale inevitabile conseguenza delle ben note mutazioni climatiche. Semplice dimenticanza? (…).
Ve lo vedete un domani chi sarà mai in grado di negare un aiuto pubblico alla povera Riviera Nord per il suo villaggio turistico devastato dall’alluvione? E allora come non rimanere sconcertati da tanta miopia, […]? Per farsene carico sarebbe bastato presenziare alla recente conferenza sui mutamenti climatici tenutasi a poche centinaia di metri di distanza: a Marano per l’appunto, e […] avrebbero scoperto che dare vita all’insediamento di Riviera Nord era una pazzia.
Ebbene, non ci sono parole per biasimare chi tenta in ogni modo di aggirare l’ostacolo dei vincoli derivanti dalla presenza di un sito comunitario SIC (Sito di Interesse Comunitario), quale era stato deciso a suo tempo dalla Regione per sancire la inedificabilità di un compendio che ha ritenuto di interesse sovracomunale. Eppure con una consultazione pubblica taroccata si cerca di accreditare ad ogni costo un rilevante interesse pubblico, ivi comprese le motivazioni di un preminente quanto supposto interesse sociale ed economico. (…). Per far quadrare i conti si sono inventati di tutto e hanno esteso gli interventi persino alle aree demaniali, quasi fossero di proprietà. Troppe le contraddizioni, troppo generiche e non vincolanti le ipotesi progettuali e troppo accattivante il basso profilo assunto. Del resto, (…) chi sarà tanto fiscale da impedire l’ampliamento dell’imbarcadero, tanto incivile da proibire l’aggiunta di qualche posto letto, o di qualche ristorante per sfamare gli ambientalisti giunti ad osservare le farfalle e gli uccellini? Chi mai potrà impedire l’adeguamento della viabilità interna? Solo uno sciocco può non vedere gli ammiccamenti delle istituzioni, non capire il senso e la finalità della recente norma passata con l’urgenza di una legge omnibus e approvata dal consiglio regionale per favorire l’inserimento di strutture ricettive all’interno alle aree naturali protette.
Come non ricordare l’avvenuta apposizione del vincolo di inedificabilità relativo al Sito di Interesse Comunitario (SIC) “Pineta di Lignano”, tale istituito nel 1999 dalla Regione Friuli Venezia Giulia? E come non chiederci la ragione per la quale il Comune di Lignano non ha mai sollecitato l’adozione del piano di gestione, continuando per contro a consentire la edificabilità nelle successive riedizioni del Piano Regolatore Comunale?
E allora perché non ha mai pensato di acquisire l’area e di trasferire l’edificabilità in un’area di minore pregio ambientale? Ci saremmo attesi una reazione da parte della società civile, la presenza al dibattito dei vertici delle associazioni ambientaliste regionali e una posizione critica […] dell’Università di Udine… avremmo preteso un po’ di serietà da parte delle testate giornalistiche regionali e dal servizio pubblico della RAI, ma soprattutto un briciolo di autonomia di giudizio, […].
Si riempiono la bocca di ambiente e di sviluppo compatibile, ma quasi fossero a bottega, hanno dimostrato una dipendenza assoluta, hanno taciuto il nostro intervento, le nostre controdeduzioni e quelle critiche a cui il proponente non ha saputo rispondere. (…).
Tibaldi Aldevis Comitato per la Vita del Friuli Rurale www.facebook.com/comitato.friuliruraled i»
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Riporto ora un altro intervento che riguarda sempre l’ambiente ed in particolare il fiume Tagliamento. Esso è firmato da Gianni Barbacetto ma riporta anche quanto narratogli da Tullio Avoledo, scrittore, laureato in giurisprudenza, politicamente aderente a ‘Patto per l’Autonomia’.
Gianni Barbacetto. Il piccolo Mose del Friuli che uccide il Tagliamento.
Tullio Avoledo, scrittore che ama raccontare storie così distopiche da diventare più reali del reale, ama anche il paesaggio in cui è immerso e che diventa la scena dei suoi romanzi. È il Friuli. Lo ama a tal punto da essersi impegnato nella difesa del Tagliamento, il fiume simbolo del Friuli. (…).
Il Tagliamento è un ecosistema unico nel continente. È l’ultimo grande fiume dell’Europa centrale che ancora scorre liberamente, l’ultimo corridoio fluviale delle Alpi morfologicamente intatto. Per studiare il corso dei suoi 170 chilometri arrivano ricercatori, professori e studenti da tutto il mondo. È un ambiente bellissimo e fragile. “Da decenni”, denuncia Avoledo, “c’è un sotterraneo fiume infernale di proposte demenziali, autostrade e sbarramenti, cemento e asfalto, che vorrebbe violare una natura incontaminata, di cui non siamo padroni ma custodi, in cambio di inesistenti benefici (chiedete agli abitanti della Carnia che bene ha portato loro l’autostrada che va in Austria)”.
Da anni la lobby delle grandi opere cerca d’imporre una superstrada o un’autostrada che porti il traffico e le merci dalla Lombardia e dal Veneto verso l’Est Europa. C’è già la A4, la Venezia-Udine-Tarvisio, che arriva in Austria, ma si continua a ipotizzare una nuova direttrice che da Pordenone punti subito a nord, verso Gemona, senza dover passare, come oggi, da Palmanova. Ora il progetto, abbandonato perché cannibalizzava l’autostrada già esistente a cui si sta aggiungendo la terza corsia, torna alla ribalta: la Regione ha commissionato uno studio di fattibilità.
Ma c’è di peggio: è nato il progetto per realizzare un piccolo Mose friulano, che avrebbe l’obiettivo (incerto) di proteggere la città di Latisana dalle eventuali inondazioni del fiume, ottenendo l’esito (certo) di distruggere l’ambiente dell’ultimo bacino fluviale ancora incontaminato in Europa. Eccole qua, le grandi opere che a fronte di una distruzione certa del patrimonio naturale promettono incerti, anzi incertissimi, benefici economici o di protezione ambientale. Il piccolo Mose del Friuli è una struttura di cemento armato di 150 metri alta 11, con paratie mobili in caso di piena, che creano un invaso di 18 milioni di metri cubi. Soluzione tecnicamente discutibile, che potrebbe essere sostituita da altre opere che costano molto meno e fanno molto meno male all’ambiente.
“Qualcuno trama, nel silenzio dei media, per attentare alla libertà e alla bellezza del nostro fiume”, conclude Avoledo. “Dobbiamo fermarlo. Ce lo chiedono i nostri antenati e ce lo chiedono, con voce sempre più alta, i nostri figli. Per riparare ai danni dell’avidità umana ci vogliono secoli. Per fermare gli errori sul nascere basta l’impegno di tutti gli uomini e le donne di buona volontà che questa terra, e la Terra in genere, riesce ancora a generare”.
Gianni Barbacetto. #Friuli #Tagliamento #Tullio Avoledo. Il Fatto quotidiano, 5 dicembre 2019.
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Laura Matelda Puppini. Alcune considerazioni sull’ambiente ed il turismo e sui villaggi turistici.
Cosa vogliamo fare della nostra Regione, già ferita dall’elettrodotto aereo che a noi porta solo uno sfregio ambientale non di poco conto, con i suoi tralicci altissimi e le sue luci rosse intermittenti, da centrali e centraline che tolgono acqua potabile e che potrebbero trasformarsi, se dismesse, in cattedrali nel deserto, ed altro ancora? Chiediamocelo, mentre la popolazione cala, non nascono bambini, il lavoro se ne va e così i giovani. Non da ultimo le coste spagnole ed altre europee ed italiane sono zeppe di villaggi turistici che non reggono, perché i soldi della gente sono pochi, e in genere i turisti cercano proprio quella natura che si tende a stravolgere. Ed i primi a non vedere le potenzialità e le bellezze della nostra regione, mi dispiace dirlo, pare siamo proprio noi. L’ho scritto e detto nelle mie critiche al progetto di un enorme villaggio turistico sullo Zoncolan, l’ho scritto nelle mie critiche alla proposta della città Zamparini a Grado che avrebbe deturpato la laguna. Insomma io, come dissi allora, non spenderei neppure un euro mio in nuovi villaggi turistici. E così scrivevo al Messaggero Veneto il 27 aprile 2012 questa lettera pubblicata il 10 maggio 2012 con titolo:
“Friuli. Il futuro del turismo”.
«Vorrei esprimere due considerazioni sulla possibile costruzione di due enormi villaggi turistici in regione: la ” Zamparini city” a Grado, ed il complesso turistico alberghiero, composto da 31 chalet, tre alberghi, un cento polifunzionale, che dovrebbe sorgere, in quota, sullo Zoncolan, e che prevede garage interrati, laghetti artificiali, un inceneritore per i rifiuti, ed altro ancora. Premetto che non ho interessi personali in ambito turistico o preclusioni verso alcuno, ma davanti a progetti come questi mi chiedo: per quale utenza si costruirebbero, quando in Italia, 1 famiglia su 4 è a rischio povertà, il carovita è aumentato più degli stipendi, i giovani o sono senza lavoro o lo hanno precario, chi ha due lire ha una molteplicità di offerta? Mi è stato risposto che verranno “quelli dell’est”. Ma chi? Ed a quale costo, tenendo conto delle spese di costruzione, manutenzione e gestione, e di un minimo ricavo? Relativamente al progetto Zoncolan, (per quello di Grado non mi è dato sapere), pare manchino: uno studio geologico, uno di impatto ambientale sulle comunità di paese ed il turismo esistenti, un’analisi della ricaduta di un tale complesso edilizio sul paesaggio anche austriaco. E per costruire si va ad alterare un ecosistema unico ed irripetibile, con ricaduta sugli altri. Mi si vuol dire, poi, dove si troverà tutta l’acqua prevista? Inoltre cantieri aperti, con ciò che comportano, allontaneranno anche il turismo già presente, e chi trova buon stare da altra parte non ritorna. Infine: chi garantisce che non ci si ritrovi, prima o poi, davanti a cattedrali nel deserto con danni inenarrabili? Leggo e ho sentito: “I benefici per l’occupazione e lo sviluppo saranno eccezionali”. Ma chi lo ha detto e su che base? La richiesta, ora, in ambito turistico è di ambienti il più possibile incontaminati ed il futuro, nel turismo, passa attraverso un recupero intelligente dell’esistente, albergo diffuso, alberghi, piste sciistiche e casoni. Laura Matelda Puppini».
P.S. Non dimentichiamo poi alcuni problemi di impatto ambientale dati da villaggi turistici di non piccola dimensione: quello dello smaltimento dei gabinetti, in sintesi di dove far defluire feci ed urina; quello di dove far defluire acque sporche, quello del consumo di acqua potabile, quello della raccolta e smaltimento della spazzatura, tanto per dirne alcuni, che potrebbero incidere sulla vita degli altri abitanti del circondario.
Laura Matelda Puppini.
L’immagine che accompagna l’articolo è tratta, solo per questo uso, da: https://oltreilbalcone.com/2019/10/06/lignano-cosa-vedere/. Se l’immagine è coperta da copyright non evidenziato, prego avvisare che la sostituirò con altra.
Laura Matelda Puppini.
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Cara Laura, ti propongo un paio di interessanti articoli: Il primo di Laura Puppato, vicentina l’altro di un architetto veronese.
L’aspetto preoccupante é che accadano le stesse cose ovunque governa la destra. C’è quindi un disegno dal quale a volte non sono estranee vere e proprie attività criminali.
Si spiega così meglio questa foia di smantellare gli enti intermedi di raccordo tra Comuni e Regione. I Comuni vengono lasciati soli, privi di una programmazione su area vasta, con ampia libertà per i gruppi di interesse di mettere mano sulle scelte di pianificazione.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/10/05/veneto-stanno-per-approvare-norme-da-brividi-sullambiente-cosi-si-rinviano-le-scelte-vere/5496860/
https://www.verona-in.it/2019/12/23/la-criminalita-organizzata-e-lo-sfruttamento-del-territorio/