Ci sono delle notizie che mi colpiscono particolarmente e mi fanno indignare.

Sentite l’ultima! Tale Yoram Gutgeld, rigorosamente PD, foto con sorriso stampato sul volto, occhiali firmati e abito forse, rasato di fresco e forse cinquantenne o sessantenne, camicia aperta senza cravatta e visibile pancetta, commissario alla revisione della spesa, carica a me ignota, per coprire la quale non sappiamo quanto venga pagato, è entrato nella vita di tutti noi decidendo: udite, udite, di tagliare le prestazioni ambulatoriali e le analisi ai cittadini per far cassa e coprire altre spese.

Domenica scorsa l’occhio, in edicola, mi è caduto sul titolo di prima pagina di la Repubblica: «Tagli sulla sanità così risparmiamo dieci miliardi».
Compro subito il giornale, e un nodo alla gola mi coglie leggendo che codesto signore vuole fare cassa sulla nostra pelle, senza contare i possibili morti con i suoi tagli, sacrificati sull’altare della spending review.
Quello che mi viene alla mente subito è Matteo Renzi che annuncia urbi et orbi che taglierà le tasse, ed allo stesso tempo Yoram Gutgeld, sicuramente dei suoi, che taglia la sanità per fare cassa. Oddio che pensata! Trattasi, in sintesi, di togliere analisi e visite specialistiche, cioè la possibilità diagnostica a tutti, per abbassare l’IMU, problema dei ricchi e contenere l’aumento dell ‘Iva, problema noto da un pezzo!

Inoltre apprendo dal Messaggero Veneto che Yoram Gutgeld si è improvvisamente accorto che ci sono ospedali in rosso. Non è una novità ma il tecnico di spending review pare abbia scoperto ora quello che si sa da anni. E mandare via i cattivi amministratori? Io se uno mi facesse un buco economico, cioè spendesse più di quello che può, lo massacrerei, si fa per dire.
Per esempio il Santa Maria della Misericordia ha 10 milioni di euro di deficit. Perché non si mandano a casa direttore generale ecc.? (Alessandra Ceschia, “Buco da dieci milioni per l’ospedale di Udine. Le previsioni di bilancio per la fine dell’esercizio indicano una chiusura in passivo nonostante i tagli operati su farmaci, presidi e personale, in: Messaggero Veneto, 18 agosto 2014).

«Se continua così, a fine anno l’Azienda ospedaliero universitaria di Udine dovrà chiudere il bilancio con un buco da oltre dieci milioni di euro, 10.123.431 per essere precisi. Questo il risultato di gestione prospettato dal conto economico al secondo trimestre.
E tutto ciò nonostante la scure si sia abbattuta su ogni capitolo di spesa che è stato accuratamente rivisto. I costi al secondo trimestre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e al 2012 hanno infatti subito una contrazione sensibile, ma se i trasferimenti diminuiscono, trovare la quadra diventa un gioco di prestigio.

Purtroppo – conferma il direttore generale Mauro Delendi – la previsione del passivo resta, anche se è in leggera contrazione sulle stime precedenti […]. . (Ivi).
Cosa hanno tagliato ad Udine, per ridurre il deficit?

Secondo Alessandra Ceschia è stata tagliata la spesa: per farmaci, per i presidi e le protesi, per la dialisi, pare, per la manutenzione, per le fondazioni e per gli affitti. (Ivi).

Ma come si fa a tagliare l’indispensabile e la manutenzione, altra fissa dei novelli amministratori, compresi quelli comunali di Tolmezzo?  Ma che studi sulla spesa hanno fatto coloro che agiscono così? Se non si mantiene un bene, poi si rovina e o si perde o si paga il doppio per sistemarlo, lo sanno quasi tutti. 
Potevano mandare a casa chi ha fatto un buco da oltre 10 milioni di euro, Delendi e company, mandare altrove qualche chirurgo per addome e mammella, dato che mi pare siano 36, tagliare il superfluo, non l’indispensabile.
Ma sono i capitoli su cui si spende di più! – potrebbe dire il solito che nulla sa di bilanci. Per forza! L’indispensabile spesso costa più del superfluo. In tempi di guerra si spendeva tutto per mangiare.
Naturalmente chi deciderà sarà poi la politica, e deciderà con le sue regole e leggi, senza uno straccio di rilevazione dei bisogni, di analisi dell’esistente, superate dai lampi di genio, si fa per dire. E le regole per il bilancio  non riguardano ormai i cittadini, ma Angeluzza nostra ( la Merkel- senza offesa) e company, in un clima italico, ormai da Grecia, ove partiti e politici operano come si fosse, scriveva qualcuno ma non ricordo chi, sempre e comunque in clima pre- elettorale.
Si punta al consenso, non si sa come facciano a sperarlo. E la Lorenzin chi l’ ha messa lì? Mistero. Forse sempre Renzi, che pare uno che si arrampica sui vetri, ora come ora.
Comunque che vi sia un legame fra le ultime esternazioni del premier e le proposte di Yoram Gutgeld/Lorenzin, lo ha capito anche il Messaggero Veneto, che ieri, 27 luglio 2015, intitolava: «Tagli alla Sanità per ridurre le tasse».

Su detto articolo si legge che:«Le misure previste dal commissario riguardano, tra le altre cose, gli acquisti di beni e servizi e l’appropriatezza delle prescrizioni”. (Tagli alla Sanità per ridurre le tasse, in: Messaggero Veneto, 27 luglio 2015).
Infine oggi, 28 luglio 2015, sempre dal Messaggero Veneto veniamo a sapere che i medici di famiglia contestano il principio di appropriatezza, che, se non presente, (ma nessuno sa chi dovrebbe contestarla) porterebbe il medico di base a pagare in proprio. Questo significa pure dover creare dei comitati di controllo, su base politica, perché ormai nulla esiste senza la politica, togliendo risorse alla sanità per aumentare i burocrati e la burocrazie. E i medici? E gli infermieri? Ma cosa vuoi che sia! D’ora in poi, come ha detto qualcuno, si curerà tutto via telefono!
Ma così si spera di superare la medicina difensiva! E come? Questa è solo pia illusione, fumo per allocchi.

E noi del Fvg già tartassati dalla Marcolongo – Telesca, che dobbiamo aspettarci?

Con gli esiti della riforma della sanità Marcolongo Telesca, oltre al futuro all’orizzonte con i tagli Lorenzi/ Gutgeld, definita Manovra Renzi, dal Messaggero Veneto del 28 luglio 2015, andrà a finire che a noi del Fvg, che amiamo discutere sulle facezie invece che incazzarci per le cose serie, non resterà che piangere, ed augurarci di star bene!

Infatti: il personale ospedaliero è sempre più in affanno. C’è chi ha scritto che ad Udine, un paziente con problema acuto ha atteso 13 ore per una ecografia, perché vi è un solo radiologo d’urgenza di guardia. Inoltre gli infermieri lamentano che sono pochi e fanno turni massacranti. L’assessore Telesca ha risposto che entro il 31 luglio sarà approvato il bando per il concorso unico degli infermieri. Poi il resto, dico io. Ci vorrà quanto per avere le nuove assunzioni in organico? E poi pare che non siano molti neppure i medici, almeno nelle periferie, e resteranno sguarniti di medico di base i piccoli paesi, che è come invitare la popolazione a prendere la valigia ed andare verso la città.

In compenso sono stati stanziati 16 milioni di euro, di intesa con i sindacati, per il lavoro notturno e festivo, per Ota e Oss. Ma se medici ed infermieri sono sempre quelli, come lavoreranno una notte dopo l’altra, anche se incentivati? Attendiamo comunque, fiduciosi, cosa sortirà da questa che l’Assessore definisce la “manovra estiva” memori, noi che abbiamo più di sessant’ anni, dei risultati delle cosiddette leggi agostane e ricordando cosa, quando tutti erano al mare, prima delle ferie, vari governi hanno partorito. (Articolo di riferimento: Sanità 16 milioni per i premi al personale, Messaggero Veneto, 23 luglio 2015).

Inoltre la  C.R.I. e le Associazioni di volontariato, unite, si rivolgono a Debora Serracchiani perché non tolga le convenzioni con gli Enti privati che permettono, pure, il trasporto utenti, come, per esempio, la Croce Rossa Italiana e la Sogit. Le Associazioni rivendicano il principio di economicità e la valorizzazione delle risorse volontaristiche, e  fanno notare che i volontari, in Friuli Venezia Giulia, sono circa 3000 e 100 sono i dipendenti. In ogni caso esternalizzare il servizio, senza volontari, costerebbe molto di più. (m. p., Appello della C.R.I. a Serracchiani, in Messaggero Veneto 22 luglio 2015). Si teme l’abrogazione dell’articolo 16 bis della legge 12 del 1995, e ci si appella al buon senso. (Anche le associazioni fanno gli interessi dei cittadini, in Messaggero Veneto, 22 luglio 2015).

Infine gli abitanti di Feletto Umberto, nei paraggi di Udine, si sono visti razionare la possibilità di fare analisi al poliambulatorio.

«Il poliambulatorio di Feletto non effettua più i prelievi del sangue per i cittadini esenti ticket. Il servizio, tra i più utilizzati della struttura di via Udine, è stato temporaneamente sospeso. Dal centro comunale confermano, ma i motivi restano da chiarire. Vuole vederci chiaro la consigliera comunale di Tavagnacco Adalgisa Di Bert (Progetto civico), che sulla vicenda ha presentato un’interrogazione al sindaco l’altra sera in aula.
Ma intanto scoppia la protesta dei molti utenti esenti ticket che erano abituati a rivolgersi al punto di Feletto per le analisi e che di recente, senza preavviso, non hanno più avuto accesso al servizio. Secondo Di Bert, la riforma sanitaria regionale suona il campanello d’allarme per tutto l’hinterland udinese, Tavagnacco compreso.
Ecco perché invita il sindaco, Gianluca Maiarelli a rizzare le antenne sulle conseguenze del provvedimento sulla copertura e sulla qualità dei servizi sanitari del Comune. Già ridotti all’osso.
“Il poliambulatorio ha ridotto e annullato alcuni servizi essenziali quali il prelievo di sangue a tutti i cittadini esenti da ticket – scrive –, mantenendo solo quello inerente a una specifica patologia, le certificazioni medico-legali e altri servizi già attivi”.
Una riduzione che ha disorientato gli utenti, “discutibile e inopportuna”, secondo la consigliera di opposizione, tanto più perché nessuna notizia della sospensione è stata comunicata ai cittadini, né da parte del Comune, né da parte dell’azienda sanitaria 4 Medio Friuli.
E non solo. C’è anche da chiarire il nodo della guardia medica, […].
Di Bert vuole sapere «se l’assistenza sarà trasferita, dove e quando». Considera poi grave «la parziale mancanza di aggiornamento sul sito istituzionale del Comune e della stessa azienda sanitaria, di ogni aspetto organizzativo dei servizi pubblici sanitari erogati all’utenza».
E ricorda che «l’impatto maggiore della riforma si avrà a Udine e Trieste», ma anche «nelle aree dei Comuni interessati. Dunque, nemmeno Tavagnacco ne resterà esclusa, e al momento ««non sappiamo nei fatti come funzioneranno ospedale e università e come si integreranno con il territorio».
Intanto, di fronte alla sospensione dei prelievi a Feletto gli utenti sono costretti a recarsi altrove. Il punto più vicino è l’ospedale di Udine». (Lodovica Bulian, Stop ai prelievi a Feletto: bisogna andare a Udine. Al poliambulatorio di via Udine potrà recarsi soltanto chi è esente da ticket. Maretta in consiglio, la minoranza chiede chiarimenti. Le proteste dei cittadini, in Messaggero Veneto, 9 luglio 2015).

Piano piano si toglie salute e sanità, si centralizzano servizi e si azzerano le periferie, mentre una nube grigia scende su questa nostra Italia, pronta a cantare il suo De Profundis. Nel frattempo gli italiani, che ormai stanno capendo da che parte va il vento, si attrezzano in prove di risparmio e sopravvivenza. (Italiani cauti, prove di risparmio. I dati Istat. Indagine Intesa-Einaudi: eroso il ceto medio. Cifre shoc per malattie ed invalidità, in: Messaggero Veneto, 22 luglio 2015).

Laura Matelda Puppini

L’immagine in evidenza correda l’articolo di Gianfranco De Felice ” Medicina, sanità economia” pubblicato il 14 aprile 2012, in: http://www.smoweb.org/Documenti/Medicina%20sanita%20economia.htm.

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