Archeologia e lavori previsti dalla realizzazione del progetto dell’ arch. Lenna e c. . Salviamo la nostra storia!
Udite, udite, come molti avevano previsto, scavando un po’a fondo, ma neppure tanto, per creare il giardinetto che avrebbe sostituito il parcheggio tra l’attuale canonica ed il caffè detto Ghidina, sono emersi resti archeologici che potrebbero essere delle antiche mura di Tolmezzo.
Potrebbe trattarsi, pure, di tracce di una torre!
Avevo cercato di rivedere la struttura delle mura di Tolmezzo, rileggendo il documento datato 2 giugno 1487, pubblicato in: Giuseppe Marchi , Le mura, le torri ed il Castello di Tolmezzo, riproduzione anastatica dell’ ed. orig. edita nel 1901 per le nozze De Marchi – Ciani, stab. Grafico Carnia, Tolmezzo, 1975, che evidenzia aree difensive delimitate in modo preciso, ritenendo non appropriata l’interpretazione di Giuseppe Marchi. (Cfr. Laura Matelda Puppini, Tolmezzo rinascimentale: le sue torri, la sua difesa della terra, in: In Carnia, anno II, numero 2, aprile 2014, pp. 10-11).
Comunque si legga il documento, se uno o più resti riportati alla luce appartengono ad una torre, potrebbe proprio essere quella detta del Pievano.
Stamane cittadini mi dicevano: «Perché non coprono, (dopo averli studiati e classificati, dico io) i reperti delle mura con una lastra trasparente, come abbiamo visto in altri luoghi, e li illuminano»?
E come si fa a desiderare che vengano affossati per sempre e per l’ultima volta, reperti archelogici, per dotare Tolmezzo di un anonimo giardinetto?
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Così scrive Giuseppe Marchi nell’opera citata, datata 1901, relativamente a quanto si sapeva allora:
« Il perimetro delle mura ha forma pressoché rettangolare con la lunghezza di 400 e la larghezza di quasi 200 metri (…). Racchiudeva e proteggeva l’intero abitato all’infuori di poche cascine sparse nel contado. (…).
Oggi una parte delle mura è nascosta nell’interno delle case costruite a cavaliere di esse, altra è mascherata da casupole che hanno chiesto loro un pietoso sostegno, altra fu abbattuta per gli sbocchi stradali, e quanto non è ancora diruto dal tempo va man mano smantellandosi per bisogni di aria e di luce quando non venga demolito per ritrarne materiali da costruzione.
Delle mura rimangono ancora alcuni tratti visibili ed abbastanza conservati (…) e sono quello lungo la strada di Cascina, l’altro fra lo sbocco di via del Canale e la torre grande in angolo S.E. ed il tratto che fa seguito lungo il lato Sud.
(…).
Esternamente alle mura e lungo i lati Est, Sud ed Ovest ricorreva una fossa sommergibile, con l’acqua della roggia, e che partiva dalla torre in angolo N-O e giungeva, girando verso mezzodì, fino a quella grande in angolo N.E.. Delle sue dimensioni non si hanno tracce […] oggi è tutta interrata e sopra vi han costruito case e si coltivano ortaggi. A testimoniare la sua formazione rimane ancora una grande colmiera delle materie gettate a rifiuto (…) nella braida detta “murata”; qualche decina di anni fa vedevasi ancora un piccolo tratto tra la porta inferiore e la torre in angolo N.E. L’ultimo avanzo dell’antico fossato è oggi il roiello detto fossâl lungo […]. In corrispondenza alle torri della porta superiore, della inferiore e di quella Agostini, esistevano certamente i ponti per superare la fossa, ponti mobili o levatoi, perché venivano sollevati nei momenti in cui lo esigeva la difesa.
A Nord della terra, 25 o 30 metri più in alto, sul piano leggermente inclinato che porta il nome di Pracastello, sorgeva il palazzo o castello patriarcale. Vi si accedeva da una lunga strada proveniente da Est che si staccava dalla carrozzabile presso alla braida Maledo, di cui si riconosce ancora il tracciato, e da altra proveniente dall’abitato attraverso la porta della fontana or detta di Cascina. (…).
Molta parte delle pietre del castello furono impiegate nella costruzione del Duomo e delle cinte ai migliori fondi del paese, ed altro. (…).
Al Castello andava unita una braida murata sita presso la Fabbrica e che tutt’ora si chiama braida del Patriarca».
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Ed infine leggiamo cosa ha deciso la Soprintendenza, in merito alla realizzazione del progetto per la riqualificazione di piazza XX settembre ed alcune adiacenze.
«Sull’intervento la richiesta della Soprintendenza di indagini archeologiche […]. Siccome i lavori previsti dal progetto interessano, nella parte compresa entro le mura quattrocentesche e relativi fossati, il centro storico, la Soprintendenza ha chiesto che le operazioni di scavo siano sottoposte a sorveglianza archeologica da parte di impresa qualificata, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza. Per piazza XX Settembre potrà essere richiesto lo scavo di eventuali strutture messe in luce. Si invita anche a sondaggi finalizzati all’esatta localizzazione, lettura e rilevamento dei resti medievali della roggia e della casa comunale (davanti all’attuale Duomo). A richiedere scavi sarà soprattutto la realizzazione della fontana. Per l’area di via Spalto, spiega Scarsini, la Soprintendenza chiede sondaggi preventivi per localizzare le strutture di cinta, in particolare una delle torri presenti in una mappa storica e probabilmente localizzata nell’angolo sud-est dell’area di intervento. Anni fa, ricorda Scarsini, erano già stati condotti alcuni saggi in loco, trovando un tratto della fondazione della cinta muraria e un tratto di canale. Si pensa che una torre fosse proprio affacciata su via Lequio. L’area ricade in una zona storicamente percorsa dalla cinta muraria cittadina che risalirebbe alla seconda metà del 13° secolo. (…)». (Tanija Ariis, Piazza, anche indagini archeologiche, Il Messaggero Veneto, 25 giugno 2015)
Grazie Soprintendenza, ma ora aiutaci, assieme agli enti preposti ed al Comune di Tolmezzo, a recuperare questo patrimonio per noi tolmezzini e per altri, come si usa fare in Europa, magari utilizzando i soldi per la riqualificazione della piazza!
Laura Matelda Puppini
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Innanzitutto Buongiorno a Tutti.
Desidero intervenire anch’ io sul tema degli scavi e reperti relativi alla Storia della cittadina di Tolmezzo.
Come sinteticamente espresso dalla prof.a Pupppini l’ opinione pubblica pare desideri mantenere traccia di questi elementi storici rinvenuti – e ci mancherebbe che no -;
Penso che i professiionisti ed il Direttore dei Lavori abbiano avuto la fortuna di potersi occupare di questi elementi ri-ritrovati e per la 2° volta rimessi in luce e che potranno originare una “nuova ricchezza urbana ed opportunità professionale”.
L’ area degli scavi attuali prevede, se la memoria non mi inganna, un area a verde con fontana; nulla osta pertanto a lasciare eventuali “pozzetti di luce retroilluminati” a guisa di segna-passo ed a memoria e valorizzazione degli elementi storici della cittadina di Tolmezzo.
Credo che la sensibilità di molti, se non di tutti, porti a perseguire ed ottenere questo obiettivo affinchè emergano le memorie e le conoscenze ed esse vengano conservate, palesate e tramandate a vantaggio della conoscenza di tutti.
grazie dell’ opsitalità.
architetto francesco schiavi – tolmezzo;
Sono completamente d’accordo con Francesco Schiavi, c’è solo da stupirsi del perché, ben sapendo cosa si avrebbe trovato scavando in quel luogo, non sia stato mai fatto un progetto serio per la valorizzazione dei reperti archeologici che narrano la storia di Tolmezzo. Tempo addietro erano già emersi più volte i resti delle mura e delle torri che delimitavano la Città dopo la sua nascita. Sarebbe opportuno che, attraverso un dibattito pubblico, l’Amministrazione Comunale verificasse la volontà dei cittadini a procedere sulla strada della valorizzazione e non del seppellimento della nostra storia. Purtroppo già nel rifacimento di via Spalto si è persa un’occasione e l’unica idea di quella Amministrazione è stata quella di ricoprire (eufemisticamente parlando) il tutto e produrre un falso storico come il pezzo di muro finale. Sarebbe forse l’occasione per spendere i soldi della piazza, che non si farà, secondo me per mancanza di risorse, in modo più proficuo.