Auschwitz, e gli altri campi di sterminio: il terrore, l’orrore. Per non dimenticare.
Benvenuti ad Auschwitz!
Quando varcò la soglia di Auschwitz , Sara non si rendeva conto di cosa stava accadendo. “ Stavo lì in piedi, con mia suocera, mia cognata e sua figlia, quando qualcuno si avvicinò e disse:” Dai la bambina alla nonna!” E mia cognata diede la bambina alla nonna. Loro andarono a sinistra, noi andammo a destra…
Mia suocera prese la piccola ed andò a sinistra…
A sinistra stava tutta la gente che veniva mandata a morire nelle camere a gas…
A destra stavano coloro che avrebbero lavorato nel campo. Così fummo rimesse in fila per cinque.
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Venni arrestata dai Tedeschi che avevo diciotto anni.
Le crudeltà iniziarono ancora prima di arrivare al campo: il viaggio dall’Italia ad Auschwitz fu tremendo! Noi prigionieri eravamo ammassati in vagoni senz’ aria, uno sopra l’altro. In ogni vagone solo un secchio d’ acqua ed uno per i bisogni.
All’entrata del campo avveniva la prima selezione: chi poteva essere sfruttato come lavoratore andava a destra, bambini, vecchi, disabili, malati, a sinistra, verso le camere a gas, e poteva anche capitare che tu finissi tra le cavie umane per esperimenti farmaceutici.
Nel campo di concentramento la vita era durissima: ti svegliavano alle quattro del mattino e, che tu stessi bene o male, dovevi andare a lavorare; se non ce la facevi più ti mandavano in infermeria da dove la via era una sola…
Chi sbagliava veniva frustato a sangue, si era costretti a subire angherie di ogni tipo.
Dopo ore e ore di lavoro al freddo, poco e malamente coperti, ci attendeva un piatto con qualche cucchiaiata di una “minestra” indicibile.
Vivevamo ammassati in baracche, in condizioni disumane.
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Nel campo non avevi più un nome: eri un numero impresso nella tua carne, che ti dovevi ricordare sia nella tua lingua che in tedesco.
E nessuno può dimenticare quella scritta all’entrata del campo: Arbeit mach frei: Il lavoro rende liberi, quasi una presa in giro.
Vi è chi ha scritto che se avesse saputo dove sarebbe andato a finire, avrebbe scelto il suicidio.
(Tratto da: Grynberg Anna, “Shoah: gli ebrei e la catastrofe.” Universale Electa/ Gallimard ed., 1995, p.148 – 149; Levi Primo, “Se questo è un uomo”;“Il racconto di una sopravissuta” in Messaggero Veneto – inserto “La Scuola” – 27 aprile 2005, ultima frase da una testimonianza).
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Per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa: la demolizione di una persona.
Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, ci hanno rasato i capelli; se parleremo non ci ascolteranno, se ci ascoltassero non ci capirebbero.
Ci toglieranno anche il nome: e se vorremmo conservarlo dovremo trovare la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa di noi, di noi quali eravamo, rimanga…
(Liberamente tratto da: LEVI Primo, Se questo è un uomo, Einaudi ed., 2005, p.23). Materiale predisposto per gli studenti dell’ISIS F.Solari di Tolmezzo da Laura Matelda Puppini, per la giornata della memoria).
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Andava con i bambini verso la morte, Janusz Korczak.
Andava con i suoi bambini ebrei della casa degli orfani del ghetto di Varsavia, verso la morte, quando poteva cercare di andarsene libero, il medico Janusz Korczak, andava verso Triblinka, in quel lontano 1942. Non voleva lasciare soli quei bimbi, forse 200, voleva calmare la loro paura.
«C’era un silenzio terribile, sfiancato. Korczak trascinava un piede dietro l’altro, camminava come ingobbito, bofonchiava qualcosa fra sé e sé […]. Gli adulti della Casa degli Orfani, come Stefa Wilczynska, gli camminavano accanto, e così facevo io stesso. Nelle prime file i bambini andavano a righe di quattro, poi così come capitava, in ordine sparso, in fila indiana. Qualche bambino teneva Korczak per la giacca, o forse gli stringeva la mano. Camminavano come in trance.» (Marek Rudnicki, bambino nel ghetto di Varsavia, salvatosi, in: http://www.disclic.unige.it/lastradadikorczak/bio.php).
Andava verso la morte Janusz Korczak…
“Janusz Korczak oggi ho veduto,
Nell’ultima marcia andare coi bambini,
E i bambini avevano vestiti puliti,
Come andassero di domenica al giardino.
Avevano grembiulini puliti, da festa,
Che ora potranno sporcare,
A file di cinque va l’Orfanotrofio,
Per la città-giungla di gente braccata”
(Da: Un foglio dal diario di una Aktion di Władysław Szlengel, il cantore del ghetto di Varsavia, in http://www.disclic.unige.it/lastradadikorczak/bio.php).
Auschwitz, il cuore dell’orrore e del terrore.
Auschwitz è stato il più vasto campo di sterminio nazista ed è stato definito” il più grande centro di sterminio umano” dell’epoca.
Per quanto riguarda i campi di sterminio nazisti, detti “Lager”, essi ebbero un ruolo fondamentale nella “macchina di annientamento e di sterminio di massa” condotta dai nazifascisti. Ma contro chi si mosse questa macchina?
Contro gli ebrei, gli oppositori politici e quindi anche i partigiani della guerra di Liberazione, i disabili fisici e psichici, gli zingari, gli omosessuali, i Testimoni di Geova che rifiutavano di prestare servizio militare, ed altri ancora.
Dopo l’8 settembre 1943, quando gli italiani vennero considerati dai Tedeschi non più alleati ma nemici, finirono nei Lager nazisti anche soldati ed ufficiali italiani, internati perché appartenenti a truppe nemiche.
Le loro condizioni di vita e di lavoro erano tali che spesso morivano per la fatica e gli stenti.
Tutti coloro che, catturati in diversi paesi d’Europa, non potevano venir utilizzati come manodopera e quindi non degni di “ partecipare al grande sforzo bellico del Reich”, cioè vecchi, malati, bambini, donne, ragazzette, erano destinati all’eliminazione nelle camere a gas.
Auschwitz funzionò per circa quattro anni e mezzo con una media di 710 morti al giorno.
Il 27 gennaio 1945 l’esercito russo, come da accordi, raggiunse Auschwitz e donò ai pochi sopravvissuti la libertà.
(Cfr. Till Bass, “Auschwitz e la menzogna su Auschwitz” – Bollati – Boringhieri, 1995.; LEVI Primo, “Se questo è un uomo”, Einaudi 1989.)
Alcuni di questi brevi testi sono stati da me utilizzati per la giornata della Memoria all’isis F. Solari di Tolmezzo.
PER RICORDARE, PER NON DIMENTICARE I 6 MILIONI DI EBREI MORTI, ED I TANTI NON EBREI, PER NON RIPETERE GLI ERRORI DEL PASSATO.
L’immagine che correda l’articolo rappresenta bimbi usati in campi di sterminio come cavie umane, ed è tratta solo per questo uso, da: https://iisalessandrini.it/progetti/studenti/vmazzocchi/storia/esperimenti.htm L’IMMAGINE NON E’ ACCETTATA DA FACEBOOK CHE L’HA RIMOSSA PERCHE’ CI SONO NUDI. PERTANTO L’HO TOLTA ANCHE DA QUI.
Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/auschwitz-e-gli-altri-campi-di-sterminio-il-terrore-lorrore-per-non-dimenticare/ETICA, RELIGIONI, SOCIETÀSTORIABenvenuti ad Auschwitz! Quando varcò la soglia di Auschwitz , Sara non si rendeva conto di cosa stava accadendo. “ Stavo lì in piedi, con mia suocera, mia cognata e sua figlia, quando qualcuno si avvicinò e disse:” Dai la bambina alla nonna!” E mia cognata diede la bambina alla...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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