Carlo Baldassi. Sul Jobs Act e l’art.18.
Da vecchio manager industriale e consulente di direzione so bene cosa significhi la precarietà. Ma conosco anche il valore della qualità dei processi e quindi della professionalità. Proviamo allora a fare un punto sulle (molteplici) riforme del lavoro e sul cosiddetto Jobs Act renziano 2015/2016, anche alla luce dei (severi e inoppugnabili) dati INPS pubblicati lungo il 2016.
A) Intanto è bene ricordare che i lavoratori delle piccole e medie imprese italiane sono sempre stati considerati di esempio dall’Unione Europe e questo era certamente legato anche alla abituale stabilità del posto di lavoro (leggasi anche art.18). Insomma il ‘mestiere’ che si impara e si migliora nel tempo (anche grazie alla formazione, quando l’azienda ci crede).
B) L’art.18 (esisteva dal 1970 nelle aziende sopra i 15 dipendenti) non aveva rappresentato un vero problema per le imprese moderne (i conflitti sono quasi sempre stati risolti in via stragiudiziale). Invece i problemi prioritari delle imprese in Italia sono la burocrazia e l’incertezza nel diritto.
Eliminare l’art.18 -come aveva tentato Berlusconi ed ha poi realizzato il suo pupillo Renzi- è stato un atto politico e non economico, ha significato sfregiare un simbolo di civiltà (i licenziamenti non economici sono aumentati incredibilmente, a volte con modalità addirittura truffaldine). Parlare poi di ‘tutele crescenti’ significa ‘inventare’ furbescamente una norma… che esiste da sempre: già 40 anni fa quando io iniziavo a lavorare si accumulava 1 mese di tfr ogni anno di lavoro. Per non parlare delle assurde 5 repliche di lavoro a chiamata (jobs on call) senza causale (Poletti 2015), di fatto una modalità unilaterale e senza alcuna negoziazione col lavoratore (che non ha nulla a che vedere con un normale periodo di prova. 40 anni fa quando iniziai come giovane manager c’erano tre tipologie di tempi di prova: 6 mesi per il quadro /1° livello, 2 mesi per l’impiegato ed 1 mese per l’operaio. Era tutto ampiamente sufficiente per valutare la capacità di un lavoratore (sempre che il capo avesse intelligenza).
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Da anni in Europa c’è la spinta alla contrattazione aziendale (lasciando al contratto nazionale solo una cornice) ma come si fa nelle micro e piccole imprese senza sindacato? Vanno distinti i due piani: la remunerazione (e il welfare) a risultato di un gruppo dalla tutela generale (torna l’art.18).
Il Valore (identitario ed economico) di un lavoro dignitoso e sufficientemente continuativo resta un’esigenza soprattutto per i paesi OCSE che possono competere solo facendo qualità. E invece i soloni di questi paesi si accontentano di statistiche ridicole per calcolare il tasso di occupazione (basta un giorno alla settimana per essere considerati attivi !!!) e abbindolare i cittadini.
C) Ogni investimento deve avere un rapporto costi-benefici positivo: il taglio dei contributi (il primo anno 8.040 euro/persona, dal 2016 è 3.250 euro/persona) è costato sinora (a tutti noi) almeno 10 miliardi ma di fatto ha favorito quasi solo la stabilizzazione degli occupati over 50. Invece per i giovani è esploso il fenomeno dei voucher (nel 2016 si stima siano stati venduti oltre 130 milioni di buoni da 10 euro..) con un incremento clamoroso rispetto all’anno precedente. Nulla a che vedere con la legge Biagi che li inventò per i lavoretti in campagna o per le prestrazioni casalinghe (badanti) come avviene coi minijobs in Germania.
D) E infine va ricordato come lo sviluppo dei Centri per l’Impiego è ancora assai limitato e poco efficace. Se l’intendimento di base era quello di passare a politiche attive del lavoro (come suggerito dall’UE), il risultato è un flop gigantesco .
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In sintesi, a parte qualche aspetto recuperabile nella più generale riforma (iniziata nel 2012) , il cosiddetto Jobs Act si è configurato come una forma di assistenzialismo pubblico ad imprese che continuano a vivere nell’incertezza perché non hanno domanda. Infatti nel 2016 il 75% dei nuovi rapporto di lavoro risultano precari, spesso sono solo ‘lavoretti’ poveri nel terziario simili ai minijobs tedeschi ..che non daranno alcuna pensione) .
Ma soprattutto il governo Renzi (col sostegno attivo di quasi tutte le organizzazioni imprenditoriali, quelle che al referendum del 4 dicembre per questo avevano votato Si..) ha colpito in modo miope la qualità del lavoro: come si fa a parlare di commitment (dedizione), di processi certificati (ISO, EFQM ecc) e di motivazione al lavoro in team, quando invece ogni giorno in molte aziende si assiste a ricatti continui? E come non ricordare che questo svilimento del lavoro intelligente è andato di pari passo col crollo degli investimenti industriali (-30% dal 2007)?
Ora si deve ritornare indietro in modo intelligente, consapevoli che la produttività dipende da più fattori, alcuni non dominabili all’interno di un singolo paese e spesso intrecciati in modo complesso.. Ma intanto partiamo da casa nostra: sia il Governo ‘scottato’ (di brutto) dal 4 dicembre sia i referendum abrogativi proposti dalla CGIL 2017 dovranno aiutare l’Italia a innovare ciò che serve, riportando alla giusta corresponsabilità anche il sindacato che Renzi aveva messo all’angolo. L’eliminazione di gran parte del cosiddetto Jobs Act (in particolare art.18 e voucher esagerati) deve rilanciare il lavoro inteso come realizzazione umana, potrà davvero favorire lo smart working se utile, sosterrà meglio una strategia neokeynesiana sostenibile (il territorio e l’ambiente come driver). E perciò valorizzerà anche alcuni positivi provvedimenti dei recenti governi (facilitare gli investimenti tecnologici per la competitività e difendere il made in Italy) ma in un’ottica di cooperazione: la storia dell’Ulivo e del CSX dice che si può e si deve fare.
Perciò Renzi, Poletti (Sacconi ,P. Ichino ) ecc : venite in fabbrica con noi , naturalmente assunti (si fa per dire) col vostro Jobs Act. E poi ne riparliamo.
Carlo Baldassi
Carlo Baldassi (Udine, 1951) dopo la laurea a pieni voti in Scienze Politiche (ind.sociologico) all’Università Statale di Milano, ha sviluppato per 15 anni alcune significative esperienze manageriali nell’area marketing e vendite di industrie leader nazionali. Dal 1990 svolge l’attività di Consulente di Management presso imprese e organizzazioni in vari settori merceologici, prevalentemente nelle Piccole e Medie Industrie del Nord Italia e occasionalmente anche nella Pubblica Amministrazione. Opera con il proprio studio a Udine e collabora con vari network professionali. È stato docente a contratto all’Università di Udine, ha pubblicato numerosi libri su temi di management ed oltre 300 articoli su riviste nazionali.
L’immagine che correda questo articolo è tratta, solo per questo uso, da: http://www.panorama.it/economia/lavoro/articolo-18-jobs-act/.
Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/carlo-baldassi-sul-jobs-act-e-lart-18/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2017/01/lavoro-articolo-18-cgil4-1030x615.jpg?fit=1024%2C611&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2017/01/lavoro-articolo-18-cgil4-1030x615.jpg?resize=150%2C150&ssl=1ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀDa vecchio manager industriale e consulente di direzione so bene cosa significhi la precarietà. Ma conosco anche il valore della qualità dei processi e quindi della professionalità. Proviamo allora a fare un punto sulle (molteplici) riforme del lavoro e sul cosiddetto Jobs Act renziano 2015/2016, anche alla luce dei...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Mercoledì 11 gennaio 2017.
La Consulta boccia il referendum sull’articolo 18, ok a quesiti su voucher e appalti.
Il referendum sull’art. 18 non si farà: la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito. Il referendum proposto dalla Cgil puntava ad abrogare le modifiche apportate dal Jobs Act allo Statuto dei lavoratori e a reintrodurre la reintegra per i licenziamenti illegittimi nelle imprese sopra i cinque dipendenti. Via libera invece ai quesiti sull’abolizione dei voucher e sulla reintroduzione la responsabilità in solido “piena” tra appaltante e appaltatore. L’attesissimo esame di ammissibilità della Corte costituzionale sui tre referendum sul Jobs act promossi dalla Cgil con la raccolta di oltre 3 milioni di firme, come da calendario, era iniziato questa mattina alle 9.30 nella “Sala gialla” del palazzo della Consulta a Roma.
Consulta: inammissibile referendum su art.18
Scarno il comunicato della Consulta, nel quale si legge che nell’odierna camera di consiglio la Corte Costituzionale ha dichiarato: ammissibile la richiesta di referendum denominato «abrogazione disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti» (n. 170 Reg. Referendum); ammissibile la richiesta di referendum denominato «abrogazione disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)» ( n. 171 Reg. Referendum); inammissibile la richiesta di referendum denominato «abrogazione delle disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi» (n. 169 Reg. Referendum).
Ok Consulta a referendum sui voucher
Il via libera arrivato dalla Consulta apre la strada a due referendum e il più importante è certamente quello sui voucher, i «buoni lavoro» da 10 euro lordi che il Jobs Act ha ampliato e modificato e che l’ultimo quesito della Cgil tende ad abrogare, cancellando, così, nei fatti, tutte le regole in vigore sul lavoro accessorio. Il governo ha già reso noto di voler intervenire su questa materia. «L’obiettivo – ha spiegato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti – è ricondurre i voucher alla funzione per i quali erano stati disegnati, ovvero dare copertura previdenziale e assicurativa alle attività occasionali, portandole fuori dal lavoro nero». Se il governo lo farà con una nuova norma, il referendum cadrà. Ma prima la nuova norma dovrà passare al vaglio dell’Ufficio centrale per il referendum della Cassazione, che verificherà se sia aderente all’istanza del quesito referendario. Pure a livello politico il clima è rovente da settimane: nel mirino continuano a esserci soprattutto i «vuocher».
Camusso: su art. 18 valutiamo ricorso a Corte Ue
La Cgil intende «continuare la battaglia» per modificare le norme del Jobs Act sui licenziamenti e valuta il ricorso alla Corte Europea. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso in una conferenza stampa dopo la decisione della Consulta che ha dichiarato inammissibile il ricorso al referendum su questa norma. Quanto ai voucher ora «è necessario che il governo appronti modifiche sostanziali». È quanto sottolinea il professor Vittorio Angiolini, legale che ha rappresentato le istanze della Cgil di fronte alla Corte Costituzionale sui referendum sul Jobs Act. «Prima del referendum, con la tracciabilità dei voucher – spiega l’avvocato – c’era già stato un intervento correttivo che però non è stato sufficiente. Anche una nuova normativa che venisse predisposta ora, deve soddisfare il quesito referendario. Lo strumento dei voucher, che è stato introdotto per le prestazioni occasionali e per rendere trasparente il lavoro nero, è stato usato in maniera scorretta e impropria. Serve una modifica che riformi la sostanza dell’istituto».
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-01-11/jobs-act-consulta-riunita-esame-quesiti-referendum-cgil-112303.shtml?uuid=ADW6EuUC