Considerazioni leggendo il “Piano della rete oncologica” Fvg.
Ho letto il ‘Piano per la rete oncologica’ della Regione Friuli Venezia Giulia, passato in commissione sanità e salute con parere vincolante, e quindi negato al consiglio regionale che ormai non si sa cosa faccia, grazie al voto favorevole di tutti i rappresentanti della maggioranza e di tre della minoranza, spaccatasi sul problema. Per quanto riguarda la maggioranza, invece, sino all’ ultimo i rappresentati di Fd’I avevano avuto dei dubbi sul voto a favore, espresso, poi, dopo lo stralcio della tabella penso finale. (1).
Ma chi ha deciso per noi? Carlo Bolzonello (Fedriga Presidente), presidente della commissione che, non più tardi del 25 novembre 2024, aveva dichiarato che, a fronte dell’incremento del 12% delle risorse destinate alla sanità pubblica rispetto alla Stabilità dell’anno precedente, la Regione avrebbe riorganizzato i processi nel settore e messo in atto una pianificazione precisa, ma qualcuno teme già di non vedere come; Michele Lobianco (FI- PPE) Vice – Presidente; Simona Liguori (Patto per l’Autonomia – Civica) pure vice Presidente; Claudio Giacomelli (Fd’I) segretario; Alberto Budai (Lega per Salvini); Enrico Bullian (Patto per l’Autonomia – Civica); Lucia Buna (Lega per Salvini); Pompea Maria Rosaria Capozzi (Gruppo Misto); Manuela Celotti (Pd); Nicola Conficoni (Pd); Roberto Cosolini (Pd); Laura Fasiolo (Pd); Carlo Grilli (Fedriga Presidente); Furio Honsell (Gruppo Misto); Moreno Liruti (Fedriga Presidente); Francesco Martines (Pd); Maurmair Markus (Fd’I); Serena Pellegrino (Gruppo Misto); Maddalena Spagnolo (Lega Salvini): quindi, se ben ho calcolato: 9 consiglieri di maggioranza e 10 di opposizione.
Quindi se l’opposizione avesse votato compatta per il no, avrebbe messo in difficoltà l’assessore che, visto il testo inattuabile per mancanza di personale ed altre quisquiglie, avrebbe dovuto, giocoforza, calarsi nella realtà. Invece, quasi a salvare le chiappe, e mi scuso subito per la frase volgaruccia ma non me ne viene in mente una che renda così bene l’idea, dell’assessore, hanno votato a favore del piano della rete oncologica regionale, su cui ora scriverò qualcosa, sia Enrico Bullian di Patto per l’Autonomia – Civica, dichiarandolo ‘urbi et orbi’ in precedenza alla stampa (1), sia Roberto Cosolini e Francesco Martines del Pd, per motivi a me ignoti, non avendo la registrazione dell’incontro, spaccando così la minoranza. Ma non ho trovato, sul sito della Regione e sicuramente per limite mio, neppure il comunicato della seduta, riportato parzialmente da Gorizia3.0 e da Telequattro. (2).
Comunque, al di là di tutto, la realtà, terra a terra, resta questa: detto testo, redatto da Arcs, è stato approvato, e a mio avviso dà un potere smisurato ad Arcs ed alla Direzione centrale salute, politiche sociali e disabilità di decidere poi su tutto l’aspetto organizzativo concreto. Almeno io ho capito così.
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Il Piano della Rete Oncologica à stato redatto da ARCS.
In primo luogo si deve notare che il testo del piano per la rete oncologica 2025- 2027, è stato prodotto da Arcs, guidata ora, per la parte socio- sanitaria, dal dott. Giancarlo Ruscitti, tecnico laureato, proveniente dal Dipartimento Salute della Provincia autonoma di Trento (3), provincia che non pare stia però attualmente benissimo in quanto a sanità. (4). Il suo contratto di assunzione in Arcs Fvg è di lunga durata e va dal 2024 fino al 2029.
Per quanto riguarda il dott. Ruscitti, egli è romano di origine e risiede a Venezia, ma pare che Fedriga e c. abbiano uno sconsiderato amore per coloro che hanno od hanno avuto dei legami con il Veneto, e se erro correggetemi. Da curriculum vitae del nuovo dirigente Arcs dell’area – socio sanitaria, egli, nel luglio 2010 e forse fino al 2016, risultava Amministratore Delegato della Fondazione Opera San Camillo di Milano, Ente di diritto Ecclesiastico afferente alla Provincia Lombardo-Veneta dell’Ordine Religioso dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi (Camilliani) che gestiscono Ospedali, Case di Riposo, Poliambulatori e Centri per la Salute Mentale distribuiti in Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, Piemonte e nella Provincia Autonoma di Trento; quindi nel luglio 2011, avendo i Camilliani acquisito la Fortis srl sita a Forte dei Marmi, (società di gestione di un poliambulatorio multispecialistico caratterizzato principalmente da attività radiologiche ed odontoiatriche svolte in regime di accreditamento e convenzione con la Regione Toscana e la Regione Liguria ed in regime privatistico), ne diventava Amministratore Delegato.
Dal mese di maggio 2013 risultava Consigliere Delegato per le attività sociosanitarie dell’Opera Santa Maria della Carità di Venezia, fondazione religiosa che gestisce: Residenze per anziani autosufficienti, non autosufficienti e malati di Alzheimer; Comunità per minori in difficoltà; Comunità per disabili fisici e psichiatrici; Comunità per tossicodipendenti e alcool dipendenti; Comunità per malati conclamati di AIDS; Hospice per malati terminali oncologici.
Nel mese di gennaio 2014 risultava Segretario dell’Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza (IPAB), istituto i cui principali ambiti di attività sono l’Educazione e Disagio Psicosociale (Comunità Educative per Minori e Nuclei Mamma-Bambino), i Disturbi Generalizzati dello Sviluppo (Comunità Terapeutiche per Minori) Immigrazione e Richiedenti Asilo (Centri di Accoglienza per Migranti). Dal 2012, il dott. Giancarlo Ruscitti risulta anche essere membro del Consiglio Direttivo del Centro Ricerche e Studi in Management Sanitario dell’Università Cattolica di Milano ma non si sa se lo sia ancora.
Quindi dal suo curriculum vitae, si evince anche che ha avuto altre esperienze nel privato ma pure che, dal 31 maggio 2006 al 19 dicembre 2006 (neppure un anno), è stato Commissario Straordinario per la Programmazione Socio-Sanitaria della Regione del Veneto e, per pochi mesi, nel 2006, risulta pure aver ricoperto la carica di Commissario Straordinario per la Programmazione Socio-Sanitaria della Regione del Veneto. Infine dal 2019 al 30 giugno 2024 risulta esser stato, secondo un curriculum vitae più aggiornato, quello di Arcs, Dirigente generale del Dipartimento Salute e politiche sociali della Provincia autonoma di Trento.
Dal 10 luglio 2024 è Direttore dei Servizi Socio Sanitari presso l’Azienda Regionale di Coordinamento per la Salute del Fvg. (5).
Pertanto si può dire che il dott. Giancarlo Ruscitti ha avuto sì esperienze nel settore della sanità pubblica, di cui una lunga e recente, ma al tempo stesso moltissime nel settore privato e cattolico.
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Ma se il dott. Giancarlo Ruscitti è il Direttore dei Servizi Socio Sanitari presso l’Azienda Regionale di Coordinamento per la Salute, chi è il direttore generale a cui afferisca anche la rete ospedaliera di Arcs?
Il nuovo direttore generale di Arcs è il dott. Stefano Dorbolò, laureato in giurisprudenza, prima pure notaio, pertanto io non so quanto sappia della realtà sanitaria, di quella che si tocca con mano, della regione tutta. Egli è stato nominato l’1/01/2025 con un contratto sino al 31/12/2029.
Il dott. Stefano Dorbolò, residente a Pradamano in Friuli, dal 09.12.2010 alla fine del 2024, è stato direttore amministrativo dell’IRRCS Burlo Garofalo, che però, dopo la nomina di Riccardo Riccardi a tutor della sanità e salute da parte di Massimiliano Fedriga, ha subito varie vicissitudini nell’ ipotesi, forse già realizzata, di esser inglobato in Asugi e trasferito a Cattinara. Comunque attualmente, nel suo sito si legge che il ‘Burlo’ è «dotato di personalità giuridica pubblica e autonomia aziendale». (6).
In precedenza, sempre per un breve periodo di qualche mese, il dott. Dorbolò aveva svolto la funzione di direttore amministrativo del settore pianificazione e programmazione, e per un mese, di dirigente del settore screening oncologici presso il Santa Maria della Misericordia; dal 2005 al 2009 è stato dirigente amministrativo “con incarichi di alta professionalità” relativi a progetti, sempre all’interno del ssr Fvg; dal 2003 al 2005 ha ricoperto la carica di direttore dell’ economato del pediatrico triestino. Nel 2003, ha lavorato per pochi mesi sempre come dirigente in attività gestionali di programmazione e controllo ed, in precedenza, era Dirigente Responsabile del coordinamento amministrativo dell’Ospedale di Cividale. (7).
Ma il dott. Dorbolò, essendo entrato in servizio il 1° gennaio 2025, non può aver dato il suo contributo alla stesura di questo testo. Ma allora chi lo ha steso per Arcs ed approvato? Chi lo ha firmato? Perchè io non ho trovato, nella copia inviatami firma alcuna.
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Piano della Rete Oncologica Regionale FVG 2025-2027. Aspetti metodologici.
A livello metodologico, è interessante, nel Piano della Rete Oncologica Regionale FVG2025-2027”, quanto si legge testualmente, alla forse p. 2 o 3 del documento, da me precisata contando (perché il testo è privo della numerazione di pagina) «Sarebbe però un errore, in questa fase, privilegiare la completezza a scapito della tempestività». O tempora, o mores! A questo punto non resta che dire “E che Dio ce la mandi buona!”
Infatti il modus operandi scientifico ma anche certo buon senso popolare non sostengono quelli che fanno in fretta e furia, per poi correggere e rimaneggiare, o imporre subito qualcosa di pasticciato da elaborare poi a piacimento. E lo scrivo in generale.
E scusatemi se dico che anche preparare una torta, per una massaia, implica un modo di procedere per gradi, per sequenze, oltre l’avere tutti gli ingredienti nelle dosi corrette e gli strumenti per la sua realizzazione. Inoltre anche la realizzazione di un qualsiasi prodotto culinario implica calma, concentrazione, una serie di azioni e l’attesa ed il rispetto dei tempi di lievitazione e/o cottura, la regolazione della fiamma e della temperatura, per ottenere un buon risultato. Ed allo stesso modo dovrebbe funzionare la predisposizione di una rete oncologica regionale. Si sarebbero dovute scientificamente rilevare tutte le variabili, facendole interagire fra loro in modo previsionale, si sarebbero dovuti ascoltare prima di stendere qualsiasi piano i protagonisti diretti, si sarebbero dovuti contare quanti operatori sono in servizio nelle oncologie dove e con quali mansioni, si sarebbero dovute rendicontare le strumentazioni ed ove collocate, e le metodologie utilizzate. Perché ci insegna la dottoressa Simona Liguori, oncologa, ora alcuni tumori si trattano anche solo radiologicamente, senza chirurgia, altri ormai farmacologicamente. Ma dove?
Ora va bene che per John Dewey, grande pedagogista, l’apprendimento più importante è quello che risulta dal fare, ma parlava per i bimbi della scuola elementare. Ma temo che, per quanto riguarda questo ‘Piano della rete oncologica, che a me è parso un gran pasticcio buttato là in fretta e furia, con alcuni riferimenti a quanto già imposto dalla legge nel 2023 vincolante, questo ‘partire da poco e nulla’ permetterebbe aggiustamenti forse anche in chiave ‘politica’ in corso di attuazione, e mi scuso subito per averlo pensato e se erro correggetemi, vi prego.
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Si parla di rete oncologica. Ma nel testo non si percepisce rete alcuna. E costruire una rete non significa accorpare.
Il parlare di ‘rete’ in un settore impostato in modo aziendalistico, implica che ‘i nodi’ strutturali presi in considerazione entrino in relazione tra loro secondo schemi anche dinamici definiti, che portino però ad un miglioramento del risultato oltre che ad un operare in sinergia.
«Il termine rete o network fa ormai parte del gergo comune, non solo all’interno della comunità scientifica […]. Sempre più spesso, questo fenomeno organizzativo viene considerato quale soluzione efficace per una grande varietà di problemi – scrive Margherita Urgeghe, nella sua tesi per il dottorato in diritto ed economia dei sistemi produttivi» (8) – (…).
«Ma cosa è una rete? Una nuova forma organizzativa, una prospettiva di analisi che richiama l’idea dei processi, un insieme di strumenti e meccanismi idonei a gestire il funzionamento di strutture complesse, una moda?» – si chiede poi. (9). Quindi la Urgeghe continua dicendo che secondo Perrone (10), la rete può essere considerata “una combinazione di processi di coordinamento prevalentemente non gerarchici e di strutture organizzative basate sull’integrazione per linee orizzontali e su una gestione aperta dei confini, interpretati, agiti e progettati da un’impresa focale per ottenere simultaneamente obiettivi di efficienza dinamica e di varietà di combinazioni produttive e di prodotti su una larga scala di attività, in ambienti dinamici e ad alto rischio». (10). Per chi conosca un po’ la materia, questo concetto è chiarissimo. E nel nostro caso l’Arcs potrebbe essere l’impresa focale di riferimento.
Ma, leggendo questo “Piano della rete oncologica 2025-2027”, non ho visto nulla di tutto ciò, in sintesi non ho visto ‘rete’ alcuna. E credo sia difficile, ora come ora, in Fvg creare una rete a livello ospedaliero, che non significa assolutamente accentrare competenze in un polo, semplicemente perché sarebbe come coordinare una serie di azioni militari senza avere un numero sufficiente di soldati, di armi, di servizi di fureria, di caserme o tende. In sintesi senza rilevazioni precedenti sul territorio e proiezioni anche programmatiche non si fa nulla.
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Per la verità pare esistesse già un Piano oncologico Regionale fin dal 1998.
Inoltre veniamo a sapere dal documento intitolato: “Piano della Rete Oncologica Regionale FVG 2025-2027”, (pagina ignota) che esisteva già, al di là di tutta la retorica attuale del nostro assessore, un piano oncologico regionale del Friuli Venezia Giulia, approvato dalla giunta regionale e datato 1998 (R 1 DGR 1633/1998), che però non sono riuscita a trovare in rete. Ma sarebbe importante leggerlo, essendo un pilastro per il nuovo piano, che dice di guardare anche alle esperienze già prodotte in regione, ma senza citarle, quasi che tutti le conoscessero. Infatti la dicitura è la seguente: «Numerose iniziative sono state adottate negli anni successivi, sia nella legislatura 2008-2013 che in quella 2013-2018, con un consistente apporto di intelligenze e con il contributo di numerosi professionisti del Servizio Sanitario Regionale (SSR) e di importanti Istituzioni esterne. Una strutturazione formale della Rete oncologica non è stata fin qui possibile, per diverse ragioni, la cui analisi esula dagli obiettivi di questo documento». (12). Ma senza enucleare le criticità, che si fa? Si fa forse programmazione aziendale?
Inoltre se guardiamo per certi versi al passato, alle cure territoriali, alla rete parentale che riusciva a seguire il paziente da vicino, al sostegno in certi casi dato ai malati oncologici da Pronto Soccorso e MMG, ci potremmo rendere conto che le esperienze pregresse potrebbero non venire precisate perché altrimenti ci si accorgerebbe della sofferenza oggi presente nel sistema sanitario regionale.
E più chi opera a livello chirurgico e territoriale risulta lontano sia dal paziente sia dalle istituzioni, più tutto il sistema di cura assistenza vien minato alla base, privando anche il paziente del naturale aiuto e sostengo psicologico di famiglia e amici. E non per nulla una delle opere di misericordia corporali dice: “Visitare gli infermi”.
E questo brano preso da un testo parrocchiale mi pare importante e chiaro: «C’è sempre qualche malato o anziano cui regalare un po’ di quella vita che la malattia ruba. Visitare è testimoniare una vicinanza concreta che non esige parole inutili ma anche solo una mano da tenere stretta, una carezza da regalare, una preghiera da fare insieme. Il vero amore ci costringe a cambiare radicalmente il nostro modo di pensare e di agire e ci sospinge a costruire la nostra vita sul fondamento della nuova vita in Cristo. Il malato ha bisogno di umanità. La sua condizione lo rende particolarmente sensibile all’affetto, al colloquio, al rapporto personale». (13). Ma questi aspetti ben poco interessano ad un mondo tecnicistico e, nel nuovo mondo freddo, della finanza, dei mercati e belligerante per sete di dominio, ormai neppure gli insegnamenti religiosi hanno un senso.
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La situazione attuale come descritta dal documento, appare ora buona.
Il piano per la rete oncologica regionale Fvg presenta alcuni grafici a colonna, presenti in Rapporto Agenas 2023 (Quinta Indagine nazionale sullo stato di attuazione delle Reti Oncologiche Regionali), quando nel mese di ottobre 2024 è uscito il Rapporto 2024 su dati 2023. Però può darsi che quelli per la nostra sanità al quasi collasso non ci siano o che ne so, ma c’è un referente per il Fvg in Agenas ed è il dott. Luigi Castriotta di Asufc, a cui si sarebbero potuti chiedere e che, forse, avrebbe potuto fornire dati più recenti. (14).
Il primo grafico, su dati forse 2022 o 2021 e quindi, in un mondo sanitario regionale in forte discesa, presumibilmente superati, ci indica che le strutture del sistema sanitario regionale del FVG riuscivano già a farsi carico di circa il 90% dei casi di tumore, (ma non si sa con che tempistica), tranne che per quanto riguarda il tumore alla prostata che però è uno dei più diffusi (15). Per quanto riguarda i casi di cancro al colon retto, la percentuale era anche maggiore. Se però tolgono la chirurgia specifica a Latisana, dove, dal 2022, la Chirurgia Generale è centro di tirocinio per il Corso di Alta Formazione della Scuola Nazionale Ospedaliera di Chirurgia, in Chirurgia di Parete e Chirurgia Colorettale, dell’ACOI (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani) (16), solo per fare un esempio, non si sa come andrà a finire. Perché togliere è facile ma poi. … Lo si è già visto. Comunque il grafico non ha la data della rilevazione.
Un secondo grafico, sempre estrapolato dalla stessa fonte ma che presenta gli stessi limiti del primo, cioè i dati non sono recenti, dice l’ovvio: chi meno trova posto in regione, cerca fuori la soluzione dei suoi problemi: ed ecco migrare, per farsi operare, in numero maggiore gli affetti da cancro alla prostata piuttosto che altri. (17).
Il grafico a colonne per indicare i tempi di attesa per la presa in carico o l’intervento chirurgico, che non sono la stessa cosa, non è stato da me ben compreso, e si intitola: “Tempi di Attesa in Strutture della Rete”, e porta dati globali per patologia, non per struttura o per Azienda Socio Sanitaria (18).
Se poi la scritta sopra il primo grafico si intitola: “Presa in Carico da Strutture della Rete”, presumibilmente la rete già esiste, si spera non solo sulla carta, magari fatta da medici pieni di buona volontà. A questo punto però, ogni manomissione potrebbe limitarla e forse distruggerla. Inoltre io vi dico, fuori dai denti, che se uno che avesse aspirato, un tempo, a diventare manager della sanità si fosse presentato a fare un esame sulla creazione di una rete oncologica regionale con queste tre striminzite tabelle neppure aggiornate, credo sarebbe stato bocciato all’ istante.
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Le nuove norme con i nuovi acronimi: dal Mtb all’ individuazione dei centri per la profilassi genomica.
Nel febbraio 2023, sull’onda europea, arrivava all’attenzione della Conferenza Stato Regioni lo schema di decreto ministeriale per l’istituzione dei Molecular tumor board (Mtb) e l’individuazione dei Centri specialistici per l’esecuzione dei test per la profilassi genomica estesa detta ‘Next generation sequencing’. (19), normata poi, in via definitiva, prima dalla legge 233/2021 e quindi dal successivo Decreto Ministeriale 30 maggio 2023, pubblicato sulla G. U. n.190 del 16.08.2023.
«Il Molecular Tumor Board è un organismo di secondo livello composto da varie figure specialistiche che interviene su attivazione del GOM (Gruppo Oncologico Multidisciplinare) per valutare i risultati dei test NGS (tecnologie di profilazione genomica) e individuare le opzioni terapeutiche per i pazienti con tumore in fase avanzata, per i quali non ci sono terapie disponibili». (20).
Mi pare ovvio che una ricerca di questo tipo, che prova a curare i casi più gravi di tumore con la genetica, se possibile e se ho ben compreso, che utilizza materiali provenienti dai pazienti anche per la ricerca generale, possa avvenire solo in pochi centri che in molte regioni sono già stati individuati, ma i pazienti dovrebbero essere ben pochi. Forse però potrebbero aumentare se si ritardano le cure per intasamento di malati oncologici in un centro specialistico e contemporanea chiusura delle chirurgie oncologiche negli ospedali territoriali, detti ora ‘spoke’.
Secondo Cittadinanzattiva, «i numeri dei MTB in Italia: Veneto, Toscana, Liguria, Campania, Piemonte/Valle D’Aosta, Sicilia, Puglia, Calabria, Abruzzo, Umbria hanno deliberato il MTB prima della legge 233/2021 e del successivo Decreto Ministeriale 30 maggio 2023. che lo ha istituito. A seguito del decreto hanno deliberato o aggiornato la precedente direttiva: Liguria, Sardegna, Umbria, Abruzzo, Veneto, Emilia Romagna, Sicilia, Marche, Molise e Lombardia (quest’ultima di recente emanazione). Mancano all’appello: Basilicata, PA Bolzano e PA Trento. Per il Lazio, infine, risulta un MTB a livello aziendale e in FVG una delibera con la proposta di istituirlo.
Per quanto riguarda invece i Centri specialistici che utilizzano le tecnologie di profilazione genomica con NGS (Next Generation Sequencing), si è effettuata una ricognizione regionale per individuare le strutture attive sia in regime pubblico che in privato convenzionato. La ricostruzione è risultata molto complessa sia per la difficoltà di reperire agevolmente la documentazione normativa all’interno di alcuni siti istituzionali e regionali, ma anche perché le Regioni hanno seguito modalità, normative e tempistiche differenti.
È emersa una importante eterogeneità dal punto di vista della numerosità dei centri: ad esempio, Lombardia e Sicilia sono le regioni con più strutture a fronte di Abruzzo, Basilicata, Molise, PA di Bolzano e Sardegna che contano 1 centro per l’esecuzione di questi test. Il Molise si è “appoggiato” al Pascale di Napoli (con protocollo d’intesa) in attesa di individuare un centro presso il Cardarelli di Campobasso.
Altre regioni hanno individuato i centri per aree geografiche/organizzazione territoriale o aree vaste, come ad esempio la Calabria, l’Emilia Romagna, le Marche, il Friuli Venezia Giulia e la Toscana. La Liguria ha adottato un sistema Hub & spoke. Non è stato possibile stilare un elenco puntuale di centri per tutte le Regioni per la difficoltà a reperire l’eventuale delibera o perché si è ancora in attesa di emanazione (Campania, Lazio, PA di Trento, Puglia, Umbria).
Oltre all’esame dei provvedimenti su MTB e centri è stata lanciata una survey destinata agli assessorati regionali, alle società scientifiche e al coordinamento reti/agenzie regionali salute, con lo scopo di integrare l’attività di analisi normativa e verificare l’effettiva operatività dei MTB e i volumi di attività dei centri (ossia i pazienti presi in carico) e cogliere eventuali criticità organizzative». (21).
Però nel testo del piano si legge, ad un certo punto, che «Sono attualmente in funzione i MTB nei tre contesti aziendali (ASUGI-IRCCS Burlo, ASUFC, ASFO-IRCCS CRO) ed è attivo un Gruppo di coordinamento regionale per l’Oncologia di precisione – Molecular Tumor Board regionale (MTB FVG)», nessuno però sa dove.
Ma vi è un problema: Il decreto «stabilisce la composizione del MTB che deve avere natura multiprofessionale e con profili che dovrebbero essere sempre presenti, come l’oncologo medico, l’oncoematologo, l’anatomo patologo, il patologo molecolare, il genetista, il farmacista clinico, il farmacista ospedaliero, l’epidemiologo clinico l’infermiere esperto in oncologia, l’infermiere di ricerca, il bioeticista, il radiologo, il radiologo interventista, il chirurgo, il bioinformatico, lo psico-oncologo e un rappresentante dei pazienti». (22). Dare altri compiti peraltro interessantissimi, a personale sempre più risicato nella nostra regione, ed oberato da un lavoro ai limiti dello schiavistico, da quanto ci ha narrato la sindacalista Orietta Olivo il 18 gennaio 2025 (23), rappresenta però un grosso problema.
Comunque la legge prevede, entro il 2024, per le regioni di: completare l’istituzione e rendere realmente operativi i MTB regionali nell’ambito della Rete Oncologica Regionale; procedere all’identificazione dei Centri specialistici di profilazione molecolare con metodica NGS, definendo quali Centri/Laboratori eseguiranno profilazione di primo e di secondo livello; implementare percorsi per l’accesso alla medicina personalizzata nell’ambito di ogni PDTA per patologia; ed entro il 2025-2026 di garantire l’entrata in vigore del Decreto tariffe come previsto il 1°gennaio 2025, senza ulteriori proroghe, e avviare contestualmente il processo di aggiornamento dei LEA, affinché i cittadini possano accedere in tempi certi alle nuove opportunità di cura oltre che inserire nei Nuovi LEA i test NGS e prevedere nel nuovo nomenclatore tariffario una specifica codifica (codice prestazione) ai fini dell’appropriatezza. (24).
Anche da qui, quindi, potrebbe discendere la fretta dell’assessore di inserire, almeno a livello molto teorico, questi aspetti in FVG. Ma le norme parlano di pratica non di teoria, e mi domando di cosa si stesse interessando l’assessore nel 2023 e 2024. Ed al di là di questo, secondo me l’assessore avrebbe dovuto informare la commissione terza, emanazione del Consiglio Regionale, a che punto stava con questi aspetti. Invece, grazie alla stampa, ha lasciato che si discutesse su tutt’altro, sulla razionalizzazione degli ospedali che egli ha in mente. Ma se erro correggetemi.
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La presa in carico del paziente: il PDTA.
Quindi lo Stato si è pure occupato del prima ed anche del poi, della presa in carico del paziente oncologico in tutto il suo percorso di diagnosi e cura, istituendo i ‘PDTA’. Cosa significa questo acronimo? Percorso diagnostico-terapeutici assistenziale.
I Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali sono «percorsi di assistenza integrata che prevedono la partecipazione di diversi specialisti e professionisti, costruiti sulla base di linee guida nazionali e internazionali, per la presa in carico globale e la cura di pazienti con una specifica malattia, definendo la migliore sequenza temporale delle attività di diagnosi, trattamento e assistenza». (25). I PDTA non sono solo relativi ai malati oncologici ma a coloro che hanno una patologia grave, invalidante. Infatti il PDTA «intende garantire la continuità assistenziale in tutte le fasi del processo diagnostico e terapeutico e coinvolge tutti i servizi e i setting assistenziali che concorrono alla presa in carico del paziente e il supporto a familiari e caregivers.
In quanto sistemi integrati di servizi e prestazioni erogati da team multidisciplinari operanti nei diversi ambiti organizzativi (realtà ospedaliera e territoriale), i PDTA mirano ad assicurare l’integrazione delle procedure e dei piani assistenziali. In questo modo si realizza una presa in carico completa attraverso l’implementazione di percorsi intra ospedalieri, inter-ospedalieri e ospedale-territorio, garantendo che ciascun bisogno assistenziale venga soddisfatto nel setting più idoneo». (26). Ma anche in questo caso la legge parla in teoria ma la teoria deve essere volta in pratica. E di questo si dovrebbe interessare la politica regionale. Però questo sistema potrebbe essere anche controproducente se le cure e l’assistenza non vengono più personalizzate ma sono solo frutto di protocolli, che inevitabilmente il soggetto subisce non diventando mai parte attiva, ma un pezzo che passa in una catena di montaggio.
Non solo: sinora il paziente oncologico veniva operato, se non caso grave, anche nei reparti chirurgici degli ospedali spoke, dove esisteva l’apposita chirurgia ed era seguito anche ambulatorialmente sempre nello stesso luogo e dagli stessi medici che conoscevano il caso. E francamente i grafici a colonna di Agenas ci dicono solo che si poteva continuare così. In fin dei conti i pazienti non si sono lamentati, pare solo che l’assessore abbia qualche problema a mantenere le cose come stanno. E poi applicare la legge sui PDTA con chilometri e chilometri di mezzo fra il luogo di residenza e quello di cura, per chi abita in montagna, è un vero problema, come, per tutti, possono esserlo il sovraffollamento ospedaliero, ma anche le visite ambulatoriali a cronometro.
In sintesi dato che l’adozione dei PDTA prevedono che la continuità delle cure possa avvenire nei diversi setting assistenziali ospedalieri e territoriali, non vorrei che questo si risolvesse in un continuo spostarsi per un anziano, che si trova poi in ambienti e con volti sconosciuti, senza certezze e disorientato.
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Il piano per la rete oncologica regionale Fvg.
E ritorniamo al Piano della rete oncologica regionale del Friuli Venezia Giulia. Pur essendoci già un piano oncologico regionale, si legge che esso è stato approntato o ripreso, se esisteva già, solo con la Delibera di istituzione della ROR FVG (DGR 2049/2019 R5) ma si è atteso, per la nomina del Coordinatore, di emanare un bando di concorso pubblico ad inizio 2024, ritardando l’avvio delle attività del dirigente, dott. Gianpiero Fasola, al 2 settembre 2024. (27).
Quindi è stato stilato questo Piano da alcuni ritenuto frettoloso, ma vi erano in ballo improrogabili adempimenti di legge, peraltro ancora affrontati a livello teorico. E la fretta è stata tale che «Per la ristrettezza dei tempi e per la indisponibilità di un elenco aggiornato non è stato possibile procedere da subito al coinvolgimento sistematico delle Associazioni dei pazienti, previsto dall’Accordo Stato Regioni 59/ CSR del 2019 capitolo 7.2 (R 8) e dal PON 2023-2027. Questa azione è comunque parte necessaria del processo di sviluppo e consolidamento della Rete e sarà implementata non appena possibile. È in corso una ricognizione per un aggiornamento dell’elenco delle associazioni con la predisposizione di un bando per la manifestazione di interesse». (28). Peccato che l’assessorato avesse avuto tutto il tempo per procedere prima.
Insomma ormai non si rispettano neppure gli adempimenti per legge, in questa disastrata nostra sanità dell’‘Io sono Fvg’ a cui presto aggiungeremo ‘Per mia disgrazia’, e vedrete che andrà a finire che il coinvolgimento, magari, avverrà a ‘cose fatte’ e sarà solo una approvazione formale del già deciso. E se erro correggetemi. Inoltre la rete oncologica progettata secondo questo piano, «non ha alcuna presunzione di esaustività: […] molti degli argomenti dei quali una Rete oncologica deve occuparsi non possono essere affrontati subito e saranno di necessità introdotti in aggiornamenti successivi, quale esito del lavoro dei semestri seguenti». (29). Insomma non ho capito cosa si sia votato, ma a me pare poco più del nulla.
Quindi il Piano prosegue sempre a livello teorico e per grandi obiettivi, che verranno concretizzati in un futuro futuribile e non si sa da chi, relativi ad aspetti di notevole spessore quali: formazione; innovazione, digitalizzazione, ricerca e sviluppo; telemedicina, teleconsulto; che però non si capisce perché debbano valere solo per la rete oncologica. (30).
Inoltre «Questi ambiti di intervento saranno oggetto di una ricognizione ed analisi al fine di pervenire a proposte riorganizzative coerenti con le indicazioni della DGR 2049/2019 e con il Piano Oncologico Nazionale (PON) 2023-2027 (R 6) e recepito con DGR 1845/2023 (R 7). I relativi provvedimenti saranno approvati con DGR, decreto del DG ARCS o determina del Coordinamento in funzione dei loro contenuti». (31).
Quando passano, poi, proposte così generali, uno si chiede come e chi deciderà. Ma in particolare se, a livello di cure oncologiche il sistema teneva, perché precipitarsi a cambiarlo? Qualcuno lo potrebbe, per cortesia, chiedere all’assessore? Perché ditemi voi che piano è quello che recita alla voce: “1.4. Assetto organizzativo delle attività multidisciplinari oncologiche”: «Le attività multidisciplinari sono andate sin qui organizzandosi seguendo le esigenze cliniche, le indicazioni emergenti delle Società scientifiche, la normativa (nazionale e regionale) nonché gli indirizzi che le singole aziende hanno condiviso con i professionisti». Teoria pura, senza alcun addentellato pratico, roba da ‘Bignami’ della filosofia organizzativa e senza riferimento alcuno alla realtà oggettiva.
Inoltre «nell’allegato 7 sono presentati i dati di altri tumori (esofago, fegato, pancreas, SNC, stomaco, vescica) elencati dall’Accordo Stato Regioni 59/ CSR del 2019 (R 8) e/o per i quali il Coordinamento della ROR ritiene in questa fase necessario definire azioni di riorganizzazione del SSR, sulla base della ricognizione dei volumi di attività, del Rapporto Agenas 2023, delle rilevazioni PNE (32) 2024 e della letteratura, con analoga finalità». Qui non capisco io: esiste già un coordinamento della Ror o solo un direttore? E se esiste da chi è composto? Ma per ritornare alla cura chirurgica dei tumori, parrebbe che solo per alcuni più rari si possa ipotizzare la scelta di un centro unico regionale. Ma il bello sta nella tabella in fondo. Inoltre nel 2025 far affidamento su dati 2022 non mi sembra una grande idea dal punto di vista scientifico, in questa situazione in continua evoluzione.
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Il sistema informatico a supporto dell’attività di diagnosi e cura in ambito oncologico.
Altro problema è quello della scelta del sistema informatico di trasmissione dati per la rete oncologica, ma potrebbe essere anche quello attualmente in uso, solo che, se ho ben compreso, ogni Azienda ha il suo. Inoltre «ASUGI, relativamente alla prescrizione di farmaci, ha attivato un modulo prescrittivo di mercato diverso da quello in uso presso ASUFC e CRO ed ha mantenuto in funzione il verticale gestito con un software sviluppato in house per la gestione clinica del reparto. Il contratto del modulo di mercato scade il 31.12.2025» (33). Pertanto, «obiettivo strategico per il 2025 è avviare la ricostruzione di un Sistema Informativo Oncologico Regionale (SIOR), quale infrastruttura portante della Rete Oncologica Regionale che, secondo le indicazioni della DGR 2049/2019, includa tutte le attività di oncologia medica della Regione e sia parte integrante dei sistemi informativi sanitari dell’ambito ospedaliero e dell’ambito territoriale, a loro volta dorsali del Sistema Informativo Socio-Sanitario Regionale (SISSR)», senza avere neppure la rete oncologica. (34). Ma è così, pertanto via all’acquisto nuovi strumenti unificati solo per la rete oncologica che ancora non esiste, perchè stabilire che una cosa si fa qui ed una là non è mettere in rete qualcosa. Ma questo verrà fatto subito. E l’unificazione per il caricamento e trasmissione dati avverrà entro il 2027. (34).
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Il problema dei posti letto.
Finalmente qualcuno si è accorto che mancano posti letto. Lo diceva anche Walter Zalukar che siamo il fanalino di coda o pressocché in Europa. (35). Ma tranquilli, la ricognizione dei posti letto verrà completata, a Dio piacendo, entro il 31.12 2026 e quindi verranno avviate le azioni di riequilibrio. (36). E verrà istituita, non si sa in che tempi, una zona specifica a Cattinara solo per l’oncologia. (37.) Ma non so come lo stesso personale possa seguire operati di prostata, donne sottoposte a mastectomia, e via dicendo. Ma i letti sono ormai, taglia tu che taglio anch’ io, troppo pochi ovunque, mentre il personale in servizio scema sempre più.
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Accentrare ma territorializzare. Un progetto impossibile e che va contro l’utenza e gli ospedali ‘spoke’.
Alle genericissime righe sui posti letto senza alcuna rilevazione statistica, seguono, (sempre nel Piano per la rete oncologica), pagine e pagine di teoria pura, dove sono previsti adempimenti da parte di gruppi da creare che vorrei proprio sapere chi creerà, come e con chi. Forse qualcosa c’è al Cro. Quindi si trovano le righe sull’accentramento che pare stiano ad indicare che chi ha steso il piano abbia poche idee su come funzionano le cose realmente. E se erro correggetemi. Infatti si legge che «Le indicazioni del Piano Oncologico Nazionale e le scelte della Regione Friuli Venezia Giulia sono orientate a mantenere quanto più possibile vicine alla residenza del paziente oncologico le prestazioni che abbiano caratteristiche di cronicità (terapie mediche oncologiche, visite di controllo, terapie sintomatiche e di supporto, cure palliative, accompagnamento nel fine vita). Un approccio diverso invece riguarda prestazioni occasionali o uniche nel percorso di cura (es. l’intervento chirurgico di asportazione di un tumore o una indagine diagnostica speciale) per le quali siano richieste specifiche competenze e/o risorse tecnologiche e organizzative». (38).
Per gli esami, se sono indagini diagnositiche speciali, nulla da dire, ma vorrei sapere proprio come fa un soggetto ad avere una operazione slegata dal prima e dal dopo con un percorso di cura in ambiti diversi, e quale oncologo potrebbe andare a lavorare in un ospedale in cui non si opera, se non uno raccattato da un qualche ente privato con non si sa che titoli possieda. Inoltre non esistono, se non nella mente di qualche politico, i chirurghi che operano con invio da parte di altri e che non controllano gli esiti del loro lavoro. Sarebbe fra l’altro frustrante e inumano.
Così tutti tenteranno di farsi seguire dove sono stati operati, e andrà a finire che gli Spoke diventeranno cronicari o Rsa, mentre gli Hub scoppieranno ed il sistema invece che andare verso una efficienza di rete, andrà verso l’implosione. Ma succede così quando a decidere sono pochi ed in fretta. Infine per giustificare questa nuova tipologia di sistema curativo per il paziente, si ricorre a non ben definite indicazioni della letteratura clinico professionale ed alle Linee guida e/o delle Società Scientifiche, senza citare nulla di nulla. (39).
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Chi deciderà? la Direzione Centrale Salute ed Arcs, con una ‘chiamata a valle’ di ASS e Università.
«La programmazione sanitaria è in capo alla Direzione centrale salute che, con il supporto tecnico della Azienda regionale di coordinamento per la salute, si esprime attraverso le decisioni adottate negli atti appropriati, rappresentando il primo passo per il cambiamento richiesto». (40).
Quindi oltre Arcs che ha steso il Piano, deciderà il da farsi, poi e in primo luogo, la Direzione Centrale Salute, e nessun altro verrà sentito, e ci sarà un verticismo decisionale tale da rischiare di far fuggire, insieme, medici e pazienti. Quindi non si capisce perché prevedere tanti gruppi di lavoro se è già chiaro che sarà tutto calato dall’alto, pare proprio, in ambito così delicato. Infine io se fossi ai vertici della sanità regionale mi guarderei bene dall’ imporre a chirurghi qualcosa, perché quelli se ne vanno e stop.
Per inciso, comunque, la Direzione Centrale Salute (DCS) è formata, a livello dirigenziale, dalla d.g. dott. ssa Gianna Zamaro, laureata in Medicina e Chirurgia; dal dott. Mauro Asari, ingegnere; dal dott. Raoul Bubbi laureato in legge se ho ben capito; da Chiara Gandolfi; dalla dott. ssa Carla Landi, laureata in giurisprudenza; dalla dott.ssa Lea Randazzo; dal dott. Antonio Rainieri Zuttion, laureato a Roma in scienze infermieristiche ed esperto in sociologia, e forse da altri, tra cui il dott. Roberto Pirrò. Ma se i nominativi di queste persone ora non corrispondono, mi scuso con loro come mi scuso, con possibili dimenticati.
Quindi, solo successivamente, «sono chiamati a concorrere, a valle di queste scelte al perseguimento ed al raggiungimento degli obiettivi enunciati» tutti i soggetti che hanno responsabilità di governo nel sistema, ai diversi livelli e con diversi ruoli (Direzioni strategiche delle Aziende sanitarie/IRCCS e Dipartimenti di Area medica delle Università). (41). Per il resto ci sono righe e righe su aspetti metodologici che non so come uno farà a seguire. Perché qui vi sono pagine di burocrazia inutile, derivata anche dalle molteplici norme, secondo me, invece che di medicina ed operatività reale.
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Come verranno organizzati gli spoke.
Quindi il Burlo e il Cro finiranno nel calderone della sanità regionale, par di capire, e «per gli ospedali spoke, laddove entrambe le sedi di un presidio abbiano i volumi occorrenti a mantenere una attività chirurgica generale e d’urgenza h 24 7/7 si pone l’indicazione a suddividere le attività oncologiche tra le due sedi per favorire la concentrazione in ciascuna delle competenze e dell’esperienza multiprofessionale sulla specifica patologia». (42).
«Laddove, infine, il mantenimento dell’attività chirurgica generale e d’urgenza h 24 7/7 fosse assicurato solo dalla concentrazione di tutta la chirurgia oncologica in una sola sede, questa andrà collocata nella sede a più alti volumi e che garantisca il più breve tempo di accesso medio alla popolazione di riferimento». Ma questo accentrare la chirurgia oncologica in un solo ospedale spoke potrebbe comportare una ricaduta sull’ uso delle sale chirurgiche da parte di altri reparti e quindi comportare una problematicità per la sostenibilità del sistema.
Inoltre «Nei casi nei quali una sola delle sedi presenti queste caratteristiche, l’altra potrà essere destinataria delle attività chirurgiche senologiche organizzate in modalità week surgery (con conseguente recupero di risorse mediche ed infermieristiche per il sistema)». (43). Ma allora perché toglierla a Tolmezzo? Oppure vuol dire che la paziente verrà spostata all’ altro spoke, dove però non c’è l’equipe chirurgica? E se capita qualcosa nel post operatorio?
Ci sono poi tumori per fortuna poco presenti che si opereranno solo negli hub, e questo è comprensibile.
Infine ASFO e IRCCS CRO potranno proporre accordi che prevedano la concentrazione delle attività in una delle due sedi, ove questo sia funzionale alla gestione complessiva di tutte le attività di chirurgia oncologica in carico, per ragioni organizzative che andranno esplicitate, fermi restando i vincoli sui volumi. ASUFC dovrà considerare i vincoli sui volumi soglia a valere per ciascuna struttura operativa del POUSMM e proporre di conseguenza soluzioni organizzative coerenti, tenuto conto del quadro complessivo che risulta dall’applicazione delle indicazioni del Piano della ROR». (44).
Però attenzione: la negoziazione tra Direzioni strategiche e Coordinamento della ROR FVG su tempi e percorsi di attuazione del piano complessivo di concentrazione delle attività dovrà avvenire entro il 31.3.25. (44). Quello che mi manca è sapere chi fa parte della R.O.R.
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Allegati al Piano della rete oncologica che mostrano la situazione comprendendo anche le strutture private accreditate.
L’allegato 1 riguarda l’assetto delle strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate del ssr – volumi di attività, con Accessi PS, Ricoveri (ordinari e DH), DRG chirurgici, DRG chirurgici d’urgenza e Parti, con valore numerico, non per patologia, fino al 2024. Le strutture private accreditate, che pertanto entrerebbero a far parte a pieno titolo della rete chirurgica regionale sono: Casa di Cura Città di Udine; Casa di Cura Policlinico Triestino; Casa di Cura San Giorgio (Pn), Casa di Cura Sanatorio Triestino. Certamente queste strutture hanno numeri di interventi ben inferiori a quelli del pubblico e sono prive di pronto soccorso.
L’allegato 2 mostra l’elenco delle sedi ospedaliere in ordine decrescente per volumi di attività. Il polo ospedaliero con maggiori volumi è l’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, che però risente anche della spoliazione degli hub del territorio friulano, seguito dal polo ospedaliero triestino di Cattinara. Bisogna notare, inoltre, che i volumi di attività dei poli ospedalieri di Tolmezzo e San Daniele uniti raggiungono la quinta posizione.
L’ allegato 3 riporta l’assetto organizzativo delle strutture di oncologia medica e radioterapia con Cattinara, il Maggiore ed il Burlo al primo posto, e solo in seconda posizione l’area friulana con il Santa Maria della Misericordia e Tolmezzo – San Daniele.
Poi vi è un allegato ampio intitolato ‘Rete Oncologica Regionale. Ricognizione attività multidisciplinari (UAMO-GAMO)”, dove GAMO significa “Gruppo aziendale multidisciplinare oncologico, aziendale”, UAMO non lo so ma forse è Unità aziendale multidisciplinare oncologica. Essa riporta alcuni dati relativi alle attività multidisciplinari svolte, per patologia oncologica, in Asufc, Asugi, Asfo/Cro, e Cro.
Infine si viene a sapere che in Asufc, Asugi e Cro/Asfo si svolge o svolgerà l’attività ‘Molecular Tumor Board’ dove però Cro ha sicuramente il numero più alto di professionisti che vi partecipano; che solo Asufc al Santa Maria della Misericordia ha un “Gruppo aziendale per l’immuno-tossicità” (GAIT), che solo il Cro ha un gruppo interno che si occupa dei tumori in immunodepressione e un’altra che si occupa di patologie oncoematologiche.
Quindi seguono grafici relativi sempre al volume degli interventi chirurgici, che vede sempre il Santa Maria della Misericordia in primo piano; ma per il tumore alla mammella le donne ricorrono più facilmente al Cro di Aviano; rarissimi risultano, dallo schema seguente, i tumori all’utero e ovaio. I tumori alla prostata operati in regione non sono moltissimi, ma su questo dato potrebbe incidere la mancanza di urologi e lo sforamento dei tempi di attesa che costringe ad emigrare, ed infatti 109 casi risultano essersi curati fuori regione; per quanto riguarda il tumore al colon retto, i casi curati a Latisana sono stati più di quelli di Cattinara, anche se numericamente, per fortuna modesti.
Rarissimi sono i casi di tumore all’esofago trattati chirurgicamente, e rari sono anche i casi di cancro al fegato ed allo stomaco. Numericamente maggiori ma non di molto risultano i tumori celebrali, ed il numero di gran lunga più alto è stato operato ad Udine, seguita a distanza da Cattinara. Quindi il testo presenta le situazioni regionali di altre tipologie di tumori rari, come quello alla tiroide, per dirne una.
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In chiusura del Piano della rete oncologica regionale, si tratta anche delle distanze in modo teorico e inconcludente.
Alla fine del testo si trova l’elenco delle riunioni svolte fra le ‘alte sfere’ per approntare il Piano, di cui però ho capito ben poco. Quindi seguono ancora delle tabelle, sempre espresse in valori assoluti e tanto piccole da dover essere ben ingrandite per vedere qualcosa, ma poste dopo l’elenco degli incontri ben poco comprensibili; quindi vi è un elenco dei riferimenti normativi, ma erano già ben specificati, quindi vi è una ulteriore statistica, posta lì nel nulla, relativa alla selezione di funzioni specialistiche a supporto della chirurgia oncologica (ospedali hub e presidi specializzati IRCCS), che è piena di ‘x’ incomprensibili a me, quindi ci sono tre immagini a computer sui tempi di percorrenza piene di valori medi, che non servono a nulla perché bisogna vedere lo stato delle strade, il tempo atmosferico, il traffico, il mezzo di trasporto. Inoltre io vorrei sapere chi riesce a raggiungere Udine dai centri più alti della montagna in un’ora, rispettando i limiti di velocità e non correndo come un pazzo. Ed è chiaro che chi abita a Trieste deve percorrere meno chilometri per raggiungere Cattinara o Il Maggiore di chi abita in Carnia e deve andare al Santa Maria della Misericordia od al Cro di Aviano. E questo è lapalissiano.
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Ma poi la ciliegina sulla torta. Il futuro per la chirurgia oncologica regionale in hub e spoke è tutto riassunto nella tabella finale.
Infine, “dulcis in fundo” vi è ancora una tabella buttata là, che indica l’organizzazione delle attività di chirurgia oncologica per i tumori in futuro, che dice che per Asfo l’attività oncologica sarà concentrata al Cro Aviano, che bisogna vedere però che spazi ha; per Tolmezzo San Daniele la situazione sarà la seguente: a San Daniele si accentrerà la chirurgia senologica dei due spoke, cosa già fatta; a Tolmezzo si opererà ancora il cancro al colon ed alla prostata; a Latisana resterà la chirurgia al colon ed a Palmanova solo quella alla mammella, a Monfalcone si opererà solo il cancro al colon, a Gorizia mammella e prostata. San Vito non avrà più nessuna attività di questo tipo. Ma questo accentramento, deciso in fretta e furia da ARCS, pare davvero buttato là dall’alto sulle nostre vite, senza ascoltare nessuno, e spero che sia la tabella stralciata.
Poi una lunga bibliografia chiude il testo ma, se il risultato è questo, forse potevano fare anche a meno di consultarla. Inoltre un chirurgo oncologo può operare anche altre patologie, ma se negli spoke non esistono più … questo per dire che un ospedale funzionante non ha solo oncologia.
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Conclusioni.
Ho cercato di capire qualcosa di questo testo mal scritto, di difficile comprensione, che dice poco o niente se non quanto la legge prevede inizialmente, per riassumere tutto in una tabella finale, già scritta, senza consultare i medici, i comuni, le associazioni dei malati, tanto da parere una furbata. Inoltre se ho capito male, ho mal interpretato qualcosa, fatemi il piacere di scrivermelo e di correggermi.
Però una cosa posso dirla. Questo testo non tiene alcun conto della realtà e delle ricadute di alcune scelte sull’intero sistema sanitario nazionale, le tabelle con i tempi di percorrenza sono ridicole, si è totalmente soprasseduto sul problema del personale ed è un piano calato dall’alto su un tessuto fragile come una foglia di cristallo, senza ascoltare alcuno con una scusa o l’altra, e se erro correggetemi. Senza voler offendere alcuno questo ho scritto ma solo per capire, perchè se avessi voluto offendere o punzecchiare qualcuno avrei scritto un post, però non è mio costume, e non avrei fatto tutta questa fatica a leggere e capire. P.S. il documento intitolato “Piano della rete oncologica regionale giunto ai componenti la terza commisione non è firmato.
Laura Matelda Puppini
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Note.
- La situazione è stata tale che Furio Honsell si è chiesto in aula come si potesse ridurre tutto il piano ad una tabella, a cui condizionare l’approvazione dell’intero testo. (https://telequattro.medianordest.it/57563/trieste-piano-oncologico-fvg-bagarre-in-aula-in-vista-del-voto-finale/
- “Salute. bullian (patto-civ): piano oncologico fondamentale per riforma”, in: https://www.consiglio.regione.fvg.it/pagineinterne/Portale/comunicatiStampaDettaglio.aspx?ID=876682. 19 gennaio 2025; ma già in giorno precedente Il Gazzettino aveva riportato la posizione favorevole al piano di Bullian, il primo a rompere la maggioranza. Per la verità, invece, sino all’ ultimo i rappresentati di Fd’I avevano avuto dei dubbi sul voto a favore, espresso invece dopo lo stralcio della tabella 1. Nel suo intervento, riportato in parte in: https://telequattro.medianordest.it/57563/trieste-piano-oncologico-fvg-bagarre-in-aula-in-vista-del-voto-finale/ e dentsropoSuhi20e95 atil5eflo132li:95mmge7 l1tot trn9ha3un36712 m.facebook.com/conteagorizia/. Bullian ha detto che egli sostiene il piano da sinistra perché, a suo avviso, il piano favorisce le cosiddette classi subalterne, https://telequattro.medianordest.it/57563/trieste-piano-oncologico-fvg-bagarre-in-aula-in-vista-del-voto-finale/) ma a me pare proprio non sia così.
- https://www.farmacista33.it/politica-sanitaria/29545/giancarlo-ruscitti-passa-alla-guida-dell-arcs-del-friuli-venezia-giulia.html.
- Per il curriculum vitae, cfr di Giancarlo Ruscitti, esperto, pare, in gestione di Opere pie religiose private. (cfr. Microsoft Word – Curriculum Vitae Giancarlo Ruscitti ottobre 2014 senza ri\205; sanita.fvg.it/media/uploads/2024/07/15/2. CV RUSCITTI luglio_2024_Omissis_AT.pdf;
- sanita.fvg.it/media/uploads/2024/07/15/2. CV RUSCITTI luglio_2024_Omissis_AT.pdf.
- https://arcs.sanita.fvg.it/en/arcs/amministrazione-trasparente/personale/titolari-di-incarichi-dirigenziali-amministrativi-di-vertice/direttore-generale/. Per il ‘Burlo Garofolo, cfr. Finalità dell’IRCCS BURLO GAROFOLO | IRCCS materno infantile Burlo Garofolo e il mio su www.nonsolocarnia.info: “Perché NO al progetto del Burlo come pediatria di riferimento ed hospice pediatrico per la regione.”
- Curriculum Vitae di Stefano Dorbolò, CV formato europeo dicembre 2010-2.
- Margherita Urgeghe, Dinamica delle relazioni intersettoriali tra piccole e medie imprese: il caso del nord Sardegna, capitolo: Le relazioni inter organizzative quale strumento strategico di sviluppo, Tesi di dottorato di ricerca in diritto ed economia dei sistemi produttivi, Università di Sassari, a.a. 2011- 2012, p. 3.
- Ivi, p. 4.
- Ivi, pp. 5-6. Quanto riportato dalla Urgeghe riprendendo da Vincenzo Perrone è tratto da: Perrone V. “La rete”, in G. Costa, R. Nacamulli (a cura di) “Manuale di Organizzazione Aziendale”, II Volume, Utet, Torino, Pag. 613.
- “Piano della Rete Oncologica Regionale FVG2025-2027”.
- Ibidem.
- https://www.parrocchiapontenure.it/opere-di-misericordia-corporale/
- https://www.agenas.gov.it/comunicazione/primo-piano/2501-29-ottobre-agenas-presenta-il-programma-nazionale-esiti-2024-report-su-dati-2023.
- Piano della Rete Oncologica Regionale FVG2025-2027”.
- https://asufc.sanita.fvg.it/export/sites/asufc/it/strutture/AAS2/guide_servizi/ASUFC_bassa_friulana/2024_Chirurgia_LT.pdf
- Piano della Rete Oncologica Regionale FVG2025-2027”
- Ibidem.
- https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=111365. All’ interno il link per il documento ministeriale.
- https://www.insalutenews.it/in-salute/oncologia-molecular-tumor-board-e-next-generation-sequencing-analisi-e-proposte-da-cittadinanzattiva/.
- Ibidem.
- Ibidem.
- su www.nonsolocarnia.info: Sanità pubblica Fvg: troppi soldi e pochi risultati, mentre il personale se ne va. Terza parte dell’incontro di Tolmezzo tenutosi il 18 gennaio 2025.
- https://www.insalutenews.it/in-salute/oncologia-molecular-tumor-board-e-next-generation-sequencing-analisi-e-proposte-da-cittadinanzattiva/.
- https://www.aslroma1.it/percorsi-diagnostico-terapeutici-assistenziali-pdta.
- Ibidem.
- “Piano della Rete Oncologica Regionale FVG 2025-2027”.
- Ibidem.
- Ibidem.
- Ibidem
- Ibidem.
- PNE = Piano Nazionale Esiti (sottinteso delle cure).
- Piano della Rete Oncologica Regionale FVG 2025-2027”.
- Ibidem.
- Walter Zalukar, I tagli ai posti letto sono penalizzanti, in Il Piccolo, 28 gennaio 2025. in questa lettera si legge che il Fvg, con 3,5 posti letto per acuti ogni 1000 abitanti si trova ben al di sotto della media europea, che è di 4,9 ricordando che la Germania ha 8 letti, l’Austria 7,1 la Francia 5,9. Inoltre dal 2014 sono stati tagliati centinaia di posti letto.
- Piano della Rete Oncologica Regionale FVG 2025-2027”.
- Ibidem.
- Ibidem.
- Ibidem.
- Ibidem.
- Ibidem.
- Ibidem.
- Ibidem.
- Ibidem.
- Ibidem.
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L’immagine che accompagna l’articolo è quella già utilizzata per lo stesso argomento. L.M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/considerazioni-leggendo-il-piano-della-rete-oncologica-fvg/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/01/ricerca-oncologica-studi.webp?fit=650%2C409&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/01/ricerca-oncologica-studi.webp?resize=150%2C150&ssl=1Senza categoriaHo letto il ‘Piano per la rete oncologica’ della Regione Friuli Venezia Giulia, passato in commissione sanità e salute con parere vincolante, e quindi negato al consiglio regionale che ormai non si sa cosa faccia, grazie al voto favorevole di tutti i rappresentanti della maggioranza e di tre della...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia![INFO DALLA CARNIA E DINTORNI](https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2014/12/30271229299382.png)
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