Considerazioni su “Il mondo che verrà” ed “Extinction Rebellion”.
Extinction Rebellion partecipa ad un incontro di Fridays for future.
Ho sentito giorni fa un incontro, a “La Bottega del mondo” a Tolmezzo, di Fridays for future. Ho visto volti giovani, non molti per la verità, ed ho ascoltato le esperienze estreme di protesta non violenta di rappresentanti del movimento Extinction Rebellion, nato in Inghilterra.
Devo dire che non conoscevo questa realtà, e, andandomi ad aggiornare, ho letto che esso è nato in Trafalgar Square il 31 ottobre 2018. Il suo manifesto è la “Declaration of rebellion”, che parla di periodo sempre più buio per la terra, di una situazione mai verificatasi prima, essendosi catapultata verso la distruzione delle nazioni, dei popoli, degli ecosistemi e delle generazioni future.
La biodiversità viene annientata, i nostri mari, resi acidi e che si alzano sempre più, sono pieni di veleni, mentre le inondazioni e la siccità stanno già rendendo vasti tratti di terra desertificati, portando a grandi migrazioni della popolazione.
La nostra aria è tossica, la frattura del nostro clima è incominciata. Ci saranno più incendi, terribili tempeste e crescenti carestie a devastare il pianeta, aumenterà la siccità, che raggiungerà punte indicibili, e cibo ed acqua pulita scarseggeranno fino a mancare.
La crisi ecologica sta colpendo il pianeta – si legge sulla “dichiarazione di ribellione” che sto riassumendo e traducendo – e davvero l’importanza della terra e della natura non possono più essere ignorate, negate, non possono più non essere prese in considerazione da chi sia dotato di un pensiero razionale, di una coscienza etica, di una morale, di spiritualità.
«Sulla base di queste affermazioni e di questi valori, del principio di verità e del peso dell’evidenza scientifica, noi dichiariamo che consideriamo nostro dovere agire per preservare la sicurezza ed il benessere dei nostri bambini, delle nostre comunità, e del nostro stesso pianeta». (https://extinctionrebellion.uk/declaration/).
Quindi il testo continua dicendo che i promotori, seguendo la loro coscienza ed il loro ragionamento, si dichiarano ribelli rispetto al Governo ed alle istituzioni corrotte che minacciano il loro futuro. E quando Governo e legge falliscono il compito di proteggere in modo sicuro il popolo ed il futuro della nazione, allora diventa un dovere per i cittadini cercare una soluzione per ristabilire la democrazia loro dovuta ed assicurare le soluzioni necessarie per evitare la catastrofe e proteggere il futuro. E questo non è solo un diritto, è un dovere. Inoltre i ribelli dichiarano nulli i legami del contratto sociale, resi privi di valore dal governo a causa del suo agire fallimentare, e domandano di essere ascoltati, di applicare soluzioni informate a questa crisi climatica, e di creare una assemblea nazionale dalla quale iniziare ad applicare le soluzioni adatte per cambiare la situazione attuale che volge verso la catastrofe. (Ivi).
«Le basi teoriche di Extinction rebellion sono state poste nel maggio 2018 quando circa 100 scienziati hanno pubblicato una lettera aperta che invitava tutti all’azione, puntando i riflettori sulla sesta estinzione di massa, un’espressione usata da tre biologi dell’università di Stanford per descrivere il progressivo ridursi della popolazione animale sul pianeta. I ricercatori hanno analizzato la distribuzione geografica di 27.600 specie di vertebrati, dimostrando che in poco più di un secolo (dal 1900 al 2015) il numero di animali in circolazione si è ridotto della metà. In particolare, i risultati hanno evidenziato che più del 30 percento di vertebrati è in declino sia in termini numerici sia di distribuzione geografica. Non solo: dei 177 mammiferi presi in considerazione, tutti hanno perso almeno il 40 percento delle loro aree di residenza, mentre oltre il 40 percento ne ha abbandonato più dell’80». (https://lavialibera.it/it-schede-9-extinction_rebellion_i_radicali_del_clima).
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Ma sarebbe bastato leggere la Laudato si’ di Papa Francesco, che nella sua stesura si è servito delle ricerche di scienziati di prim’ordine, per capire che ormai, se non si interviene subito ed in modo deciso da parte di tutti, il tempo a breve sarà scaduto.
Ora pur capendo le motivazioni sacrosante che hanno spinto giovani e meno giovani a creare questo movimento ed a diventare operativi, io non vi aderirei per le forme di protesta utilizzate, che si rifanno sì alla disobbedienza civile ghandiana, che però può aprire le porte del carcere, ma che, qui ed ora, paiono più i mezzi adottati dai no vax e non green pass che altro, che non approvo, che non so quanto possano servire se non per creare tafferugli e che difficilmente possono essere compresi da una popolazione totalmente disinformata, che parla ancora di ambientalisti e non, quando tutti dovremmo esserlo, e che non vuol vedere e non vuol sentire.
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Considerazioni e azioni di Medici senza frontiere.
Invece mi pare interessante quanto scritto da Medici senza Frontiere, che certamente ha il polso della situazione climatica mondiale: «Proprio in questi giorni una nostra delegazione è presente, per la prima volta, alla COP26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici a Glasgow, in Scozia. Ma perché un’organizzazione come MSF sta partecipando a una conferenza sul clima? Perché stiamo vedendo con i nostri occhi le pesanti conseguenze dell’emergenza climatica sulla salute delle persone, in particolare dei più vulnerabili. Molte crisi umanitarie in tutto il pianeta si stanno aggravando.
Dal Niger al Mozambico, dall’Honduras al Bangladesh i nostri operatori stanno rispondendo sempre di più a bisogni medici collegati a cambiamenti del clima, eventi meteo estremi o degrado ambientale. Non è difficile immaginare come tutto questo contribuisca ad aumentare la trasmissione di malattie infettive come la malaria, la febbre dengue e il colera o ad aggravare l’insicurezza alimentare e i tassi di malnutrizione, in particolar modo tra i bambini. Disastri naturali sempre più frequenti come cicloni e inondazioni provocano danni, malattie e morte. Siamo alla COP26 per denunciare quello che stiamo vedendo. Il tempo di agire è ORA». (Medici senza frontiere newletter novembre 21). Ed ancora:
Come organizzazione medico umanitaria stiamo vedendo con i nostri occhi e nei nostri ospedali le pesanti conseguenze dei cambiamenti climatici sulla salute delle persone, in particolare dei più vulnerabili. Per questo dobbiamo partecipare. È il momento di denunciare cosa vediamo. L’emergenza climatica sta aggravando numerose crisi umanitarie in atto, con un forte impatto sulla salute delle persone più vulnerabili.
Cambiamenti del clima, eventi climatici estremi e degrado ambientale contribuiscono ad aumentare la trasmissione di malattie infettive come la malaria, la febbre dengue e il colera. Questi fenomeni, come dimostra la nostra azione sul campo, contribuiscono anche all’aumento dei casi di malnutrizione, dovuti alla scarsità d’acqua e all’insicurezza alimentare, e di disidratazione acuta, per via delle ondate di caldo anomale.
Da anni siamo testimoni di come il cambiamento climatico stia aggravando le crisi sanitarie e umanitarie in numerosi contesti in cui operiamo. Quando c’è poca acqua, non si può coltivare né produrre cibo. Disastri naturali come cicloni e inondazioni provocano lesioni, morte e malattie […]. Quando il clima diventa più caldo e le precipitazioni cambiano, insetti che trasmettono malattie come la malaria e la dengue si riproducono più velocemente e sopravvivono in luoghi dove prima non era possibile, esponendo più persone al rischio di infezione.
Quando le risorse sono scarse diventano motivo di conflitto. E il conflitto costringe le persone a lasciare le proprie case. Gli effetti dell’emergenza climatica sulla salute sono già una realtà per molte persone nel mondo e non faranno che peggiorare se non si intraprenderanno azioni urgenti.
MsF: Cosa stiamo facendo?
Stiamo lavorando per adattare il nostro lavoro in conseguenza ai cambiamenti climatici e ai nuovi bisogni che questa emergenza sta facendo emergere o sta aggravando.
Ci impegniamo a fare ogni giorno di più per affrontare con urgenza le crescenti conseguenze umanitarie del degrado ambientale e della crisi climatica: migliorare è una responsabilità nei confronti dei nostri pazienti, del nostro personale e del mondo intero. Alcuni degli ambiti sui quali concentriamo i nostri sforzi includono:
– Garanzia di un’assistenza medica rapida e salvavita alle persone colpite dagli effetti del clima.
– Sviluppo strumenti per misurare e monitorare la nostra impronta ambientale.
– Riduzione dell’uso di elettricità, carburante, trasporto aereo e della produzione di rifiuti.
Esempi recenti della nostra spinta verso una maggiore sostenibilità includono alcuni progetti che testano l’uso di pannelli solari per alimentare strutture sanitarie sia nella Repubblica Democratica del Congo che ad Haiti e la costruzione di un ospedale completamente efficiente dal punto di vista energetico in Sierra Leone.
Da medici, il nostro lavoro non è solo quello di curare le persone, ma di prevenire future malattie. Non dobbiamo creare problemi futuri cercando di risolvere quelli di oggi”. (https://www.medicisenzafrontiere.it/news-e-storie/news/).
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Ma noi cosa possiamo fare qui, ora?
Io credo che qui, in Carnia, sarebbe importante fare un’opera di sensibilizzazione nelle scuole, nei paesi, fra i politici e nei comuni sul clima che muta, almeno perché questi ultimi non facciano scelte ambientali che si potrebbero considerare scellerate. Basta far fare qualche utile esercizio di osservazione agli adulti ed ai politici locali e non in primo luogo, oltre che a bambini e bambine ed a ragazzi e ragazze, per far loro scorgere, nell’ambiente che ci circonda, segni del cambiamento climatico: per esempio l’erba verde a novembre, gli alberi che faticano, con la presenza di temperature ‘impazzite’, a seguire il ritmo naturale; i fiumi, i ruscelli, i torrenti, che hanno spesso acqua in alcuni tratti solo in qualche fotografia datata reperibile su internet, anche a causa della dissennatezza umana e del pensiero finanza- centrico che ha voluto comuni ed altri concedere centraline su centraline anche per 30 anni a privati, ma che possono poi gonfiarsi a dismisura per un alluvione non previsto; la neve che spesso non cade, i ghiacciai che si sciolgono, i boschi attaccati da venti impetuosi e dal bostrico, le montagne che si sgretolano. «In tutta Italia le frane sono circa 600mila, oltre 100mila delle quali sul territorio lombardo. l Cmg ne tiene costantemente sotto controllo 45: ventidue in provincia di Sondrio, cinque nella Bergamasca, otto nel Bresciano, sei nel Lecchese, tre in provincia di Como e una nel Pavese: “Possiamo dire che noi non evitiamo le frane – spiegano – ma tragedie come quella del Vajont”». (https://milano.repubblica.it/cronaca/2021/10/29/news/frane_lombardia_cmg_sondrio_dissesto_idrogeologico_100_mila_45_monitorate-323837573/). E di frane, che si possono monitorare ma non fermare, in Italia, si muore.
Ma vi sono umanamente un paio di problemi per i ragazzi, le ragazze, i giovani e le giovani di questo nuovo secolo: essi, tartassati, come tutti, da propagande, balzelli burocratici, da lavori usuranti, difficoltà e preoccupazioni per i figli e via dicendo, in una situazione ove i rapporti sociali sono relegati ai social, ad una sniffata o bevuta alcolica in compagnia, ad una partita di calcio vista o giocata, in un mondo dove solidarietà, buon senso e comunità sono distrutti, fanno ormai fatica a concentrare l’attenzione su altro che non sia la propria vita personale, ripiena di stanchezza o di ebrezza procurata, di sport o ‘culturismo’.
Inoltre pensare che siamo finiti in questo cortocircuito climatico può anche destabilizzare i giovani che potrebbero non volerlo vedere pure a causa del principio di sopravvivenza che è un elemento importante in tutti noi. Ed anche da questo nasce quel negare, quel non voler vedere, con tutta l’angoscia che comporterebbe il prendere atto della realtà. E noi anziani abbiamo pure il dovere di proteggere la psiche dei nostri figli dal catastrofismo.
E se è importante quanto scrivono i rappresentanti del movimento Extinction Rebellion nel loro Manifesto, è anche vero che noi dobbiamo cercare di dare fiducia ai nostri figli e nipoti, anche se i grandi del mondo non lo fanno, e si perdono a discutere in un’ottica ancora legata alla possibilità di sfruttare il pianeta, guardando un microfono, ma non guardando negli occhi i giovani ed i bimbi che si affacciano alla vita. Credetemi, non sono complotti che provengono dal mondo onirico che stanno distruggendo il pianeta, ma realtà politiche di sfruttamento ambientale da parte di chi non vuol vedere e sentire, e si interessa solo di finanza e produzione. Chissà se Dio li perdonerà un giorno, noi genitori e nonni certamente no.
Laura Matelda Puppini
L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta il risultato dei mutamenti climatici ed è tratta da: https://ambiente.tiscali.it/sospianeta/articoli/Cambiamenti-climatici-futuro-italia/.
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