Da pazienti a ‘sorvegliati speciali’. Nella sanità Fvg tutto il personale sanitario sarà dotato di telecamera anti aggressione che pone davvero molti problemi di diversa natura.
Premessa.
Il 14 marzo 2025 preparandomi a bere un cappuccino, prendo il Messaggero Veneto che ormai è ben poco richiesto, e mi appresto a sfogliarlo un po’ distrattamente, infatti devo pure andare a preparare il pranzo. Ma questa volta i miei occhi cadono sulle ultimissime della sanità regionale messe in primo piano, a p.2. Infatti vi si trova un articolone che così intitola: “Telecamere in corsia”. Sottotitolo: “Le bodycarm saranno sperimentate a partire dal 2026 negli ospedali. L’obiettivo è ridurre le aggressioni ai danni del personale sanitario”, firmato da Christian Seu e preannunciato da un riquadro in primissima pagina che riporta: “Telecamere in dotazione al personale sanitario”. Ma questa ideona, da qualsiasi parte la si veda, è una idea pessima, e vi dirò perché, e tra l’altro trasforma un problema di organizzazione e degrado dei servizi in uno di rapporto personale con connotazione poliziesca e sarà positiva solo per chi venderà le telecamere. Fra l’altro si incomincerà da Asfo che domina a Pordenone ‘capitale della cultura’. Come abbinamento non è male, non c’è che dire.
Inoltre in questo caos sanitario lavora personale stressato (le 48 ore settimanali previste per un medico privato mi paiono tantissime fra giorni e notti in pronto soccorso) e magari novizio o incompetente. Basterebbe leggere la lettera al Messaggero Veneto firmata coraggiosamente da ‘Michele Damiano’ di Tricesimo, intitolata: “Visitato e dimesso: ho rischiato la vita” scritta nell’ agosto 2023, per capirlo. Ma non è il solo caso in cui una persona ha scritto cose agghiaccianti sul Pronto Soccorso udinese e su certe esperienze in una sanità regionale, a mio avviso, distante ormai anni luce da quella di 15 anni fa, che forse non era al top ma era organizzata molto meglio certamente di ora.
E da quello che si sa non è solo il personale del Pronto Soccorso in Fvg a denunciare violenze, ma, secondo la Cisl della regione: «Le aggressioni, ricorrenti in tutte le fasce orarie, non riguardano soprattutto i pronto soccorso (71), bensì le aree di degenza degli ospedali (135) e gli ambulatori (64), oltre ai servizi psichiatrici anche territoriali e per le dipendenze. Gli atti di violenza sono specialmente di natura verbale (420) a fronte dei 141 casi di aggressioni fisiche e derivano in massima parte da utenti e pazienti (343 casi segnalati), oltre che da parenti, caregiver e conoscenti (128). “Purtroppo le aggressioni sono sempre più frequenti e rappresentano il più importante fattore di rischio professionale per la salute degli operatori sanitari”, ha spiegato per la Cisl Fvg, la segretaria Renata Della Ricca». (1).
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Degrado sociale, degrado dei servizi, l’imposizione come modello sociale e l’idea che va diffondendosi che c’è chi sempre può.
Le prime cose che mi vengono in mente sono il degrado sociale che sta aumentando in Italia in ogni dove, ed anche alcuni comportamenti dei nuovi politici che offendono quelli della minoranza che fanno onesti discorsi su temi specifici mostrando i limiti delle loro scelte, solo con il labiale, ed il riferimento è alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, quando ha detto a Conte ‘Sei una merda’ in modo che si capisse ma anche no (2)’, o spegnendo il microfono per non amplificare, e questo mi dicono accada in Regione Fvg, o urlando il loro pensiero come ha fatto Riccardi quando ha insultato Honsell (3) che nulla aveva fatto ma non si era alzato ad omaggiare Berlusconi, urlandogli, in piena aula del consiglio, ‘Pagliaccio’ e dicendo, in sintesi, che non era degno di occupare un posto in consiglio regionale. (4).
Infine ora pare che Meloni talvolta tenda a fuggire il confronto con la minoranza, uscendo mentre uno parla di aspetti pertinenti invece di ascoltare anche le critiche che possono essere pure produttive. (5). Ma i segnali di una società dove le nuove oligarchie cercano di imporsi con la forza, legalmente per carità, (tanto ormai pare che sia tutto legale per un codicillo o l’altro, per un comma cambiato, per un decreto legge o legge emanati) tentando pure di imbavagliare gli indesiderati anche svilendo le loro domande con risposte ridicole e vuote, sono sotto gli occhi di tutti. E se non basta l’attacco frontale; il portare su temi personalistici interventi di spessore; l’urlare selvaggio di certi della destra, in genere, per zittire chi la pensa diversamente ed è pure persona preparata, ecco il passare alle mani dell’ onorevole Igor Iezzi alla Camera, per esempio, per la famosa bandiera italiana portata al tavolo di presidenza, che era un atto innocente, e non mi pare proprio l’unico caso nella recente storia repubblicana dal 1990 in poi. Inoltre i nostri politici di destra pensano che, una volta guadagnata la sedia, ci si possa comportare come si fosse il ‘dux’ senza esserlo, almeno a me pare così, e spesso con ben poca scienza ma con una indomita tendenza a voler essere ubbiditi. E se erro correggetemi. E questi non mi paiono esempi di comportamento fulgido per educare i giovani, che apprendono da quello che vedono fare e sentono dire.
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Senza voler offendere alcuno e parimenti giustificare la violenza, mi chiedo come mai ora anche in ambito ospedaliero, dove può essere in gioco la vita di una persona ma anche una diagnosi ed una cura per uno/a che sta male, avvengano tanti atti di violenza, ma al tempo stesso penso pure che anche quello sanitario è diventato un contesto che appare sempre più degradato e mal organizzato, con poco personale, pochi posti letto ed altri mille problemi, e che, quindi, tende a portare all’esasperazione i soggetti che, al suo interno, entrano in relazione. E penso che un tempo, quando la sanità pubblica era davvero migliore, più dotata di personale ed efficiente, atti di violenza accadevano in misura ben minore ed in genere erano opera di persone affette da etilismo acuto, da gravissimi problemi psichiatrici, da demenza, o sotto effetto di chissà quali droghe, raramente da soggetti violenti avvezzi al mondo malavitoso. Ed in caso di aggressioni di questo tipo, detti soggetti venivano credo immobilizzati e sedati. Ma erano sempre in numero limitato.
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La violenza è in aumento in ambito ospedaliero e nella sanità tutta, , ove lavorano sempre più donne.
Non so perché dovremmo ora stupirci se, nella società dell’imposizione, dei disservizi, dei modelli violenti, del “Lei non sa chi sono io”, del “io faccio quello che mi pare” e del “volli, volli, fortissimamente volli” del bullismo e del degrado che anche la sanità pubblica sta subendo, la violenza sia in aumento nell’ambito dei servizi di emergenza urgenza, socio sanitari e ospedalieri in genere. E credo fermamente che qualcosa si sia rotto nel rapporto medico paziente, e qualcosa di nuovo sia entrato a farne parte, a causa del voler rendere una visita medica mera prestazione a pagamento per noi, quasi si trattasse di acquistare del gorgonzola.
Le novità sono l’improvvisazione, i continui cambi di personale non si sa da chi controllato e con che titoli, aspetto che non fa bene neppure ad una fabbrica di bulloni, temo; le gestioni miste pubblico privato chiamate partenariato, ma in realtà affitti del pubblico al privato ai prezzi però richiesti da quest’ ultimo e dati all’affittuario e con personale che ha diverso contratto di lavoro fino a giungere a due primari negli stessi spazi.
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In questa baraonda organizzativa, dove periodicamente in un Pronto Soccorso e relativa area di emergenza urgenza vi è “una novità all’anno”, ora in Asufc pare pure condita da cronometro- mania, (come se l’area di Pronto Soccorso ed emergenza, dove più che mai il personale dovrebbe lavorare in sintonia e senza pensare ai tempi, fosse la Fiat di Marchionne) ove i tempi di attesa possono essere lunghissimi, dove gli ammalati vengono magari lasciati in attesa abbandonati a sé stessi per ore e giorni, per carenza di personale e di posti letto e di spazi adeguati, è chiaro che la tensione sale da ambedue le parti, che magari qualche parola di troppo esce pure dalla bocca di un/a oss, di un/a infermiere/a, di un medico/dottoressa. E gli animi si possono scaldare da una parte sola o da ambo le parti, e quello che un tempo non succedeva mai accade ora, in un contesto definito. Ma si può anche comprendere che uno pensi che la sua vita sia in gioco, in un ospedale, se sta tanto male, e così i parenti. Ma se la disorganizzazione impera, se esisteranno in Asufc in P. S. due mondi separati, sotto due primari diversi, pensate che la situazione migliorerà? Ma per carità!
E per capire come dovrebbe funzionare un Pronto Soccorso efficiente vi invito a leggere cosa stanno facendo in Toscana, dove hanno pubblicato, nel 2022, le “Linee di indirizzo per l’aggiornamento e l’armonizzazione del sistema regionale di emergenza sanitaria territoriale” (6), ove così si legge: «Il Servizio Sanitario Nazionale ha tra i suoi compiti istituzionali principali quello di garantire una rapida presa in carico del paziente critico e il suo trasporto, in condizioni di sicurezza, nei centri attrezzati per il trattamento delle specifiche patologie (soccorso sanitario) […].Il soccorso sanitario è un servizio pubblico presente sull’intero territorio nazionale con l’obiettivo di garantire 7 giorni su 7, 24 ore su 24, una risposta adeguata alle situazioni di urgenza o emergenza sanitaria e alle maxiemergenze, mediante l’invio di mezzi di soccorso adeguati».
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Comunque premetto che per mia esperienza personale neppure i medici e gli infermieri di ambo i sessi sono tutti angeli, possono avere una idea errata di te, possono pararsi vicendevolmente in caso di errore e via dicendo, e di questo si deve tenere conto. Ma anche se fai una onesta segnalazione circostanziata all’ urp, inesistente nel privato, il massimo che ne ricavi è che un primario ti risponde tramite lo stesso servizio che tu racconti balle. E quindi è chiaro chi ha il coltello dalla parte del manico in qualsiasi contenzioso, anche se rischi la vita.
In questo contesto Fvg ove mancano persino i medici di base e domina sempre più lo “speriamo che me la cavo”, la fiducia del paziente nel servizio sanitario e nel personale, spesso ora ignoto, si è sgretolata o si va sgretolando in base all’esperienza individuale, e se in medicina manca la fiducia che si è spezzata, i comportamenti ne risentono ed una visita può trasformarsi in un dialogo tra sordi. Inoltre linguaggi antichi e il dialetto imperante nel parlare degli anziani, rispetto a quello dei giovani medici abituati a brevi sms, possono comportare ulteriori problemi di comunicazione, figurarsi poi se il personale è straniero e non gli è richiesto di conoscere l’italiano, se ha il cronometro in mano, se non ha esperienza pregressa, se non sa leggere i referti precedenti e se questi sono magari errati e figli di visioni diverse “dello stesso male”.
Infine ci sono anziani con demenze, drogati, etilisti e via dicendo anche ora, ma pure medici tanto convinti di quello che dicono da non riuscire ad avere ‘pensiero divergente’ rispetto ai sintomi che un soggetto riferisce, con possibili tragedie all’orizzonte, che riescono sempre, come i politici, a giustificare sé stessi. E se in quello che ho scritto finora sto errando, per cortesia scrivetemi la vostra e correggetemi.
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Aumento aggressioni e violenze degrado sanitario.
A sostegno di questo mio pensiero dico che un aspetto mi ha particolarmente colpito: il fatto che in Fvg dove più niente funziona come prima, dove mancano i medici di base, sono ridotte le guardie mediche e vi è questa commistione pubblico privato insieme ad un nuovo peggioramento nelle liste di attesa mai però realmente migliorate del tutto, i casi definiti di violenza verso il personale ammontano a 629 aggressioni in genere però verbali (dato al 2023), (7) su una popolazione di 1. 194. 616 soggetti di cui 583 829 maschi e 610 787 femmine, mentre in tutto il Lazio i casi di aggressioni e violenze al personale sono stati nel 2023 1.600 ma mi pare ma su una popolazione multietnica globale di 5.720.536 al 2023, (senza contare i non residenti ma di fatto domiciliati ed i turisti), di cui 2.770.662 maschi e vari e 2.944.083 femmine.
Ora mi chiedo come mai tante aggressioni in Fvg rispetto al Lazio, in percentuale e sulla popolazione? Il problema può avere diverse risposte: vi è maggiore disorganizzazione nella sanità Fvg, con continue novità, come l’introduzione del privato convenzionato nelle visite e del privato in tutti i Pronto Soccorso friulani, che hanno fatto cadere a spallate, in 12 anni, un sistema sanitario collaudato che dava certezze e fiducia mentre ora nessuno crede in nessuno o ben pochi, ed il medico viene visto come un soggetto erogante una prestazione senza volto né capacità note, il che genera in settore così delicato ansia a gogò e di conseguenza terrore per la propria salute e vita o per quella dei propri cari; la mentalità di destra sempre più diffusa che comporta che uno ritenga che prevaricando si possa ottenere molto di più che con il dialogo; comportamenti e risposte sguaiate e maleducate da parte di personale in servizio anche a richieste ovvie e banali fatte gentilmente; la tendenza del personale giovane, rinchiuso nei cellulari, a vivere un egocentrismo esasperato tra vita in ambito ristretto e egocentrismo da social, senza alcuna preparazione all’ascolto ed a comprendere le difficoltà comunicative di un paziente. E torniamo a ciò che è perduto. Fiducia e capacità di comunicare in ambito sanitario, in una società in forte cambiamento e con tratti autoritari. Infine in Lazio il pubblico è pubblico ed il privato è privato, tranne forse in un caso. Infine qui e là qualcuno del personale potrebbe essere molto più permaloso e pieno di sé e poco umile e, anche per carattere, potrebbe ritenere ogni parola offensiva, per molti motivi psicologici anche dipendenti da problemi magari familiari. Quindi prima di definire una situazione una aggressione verbale e finire davanti ad un giudice si dovrebbero valutare i contesti. E certe volte i parenti hanno solo bisogno di rassicurazione.
Ma un altro dato balza all’ occhio: sia in Fvg che nel Lazio, è in aumento il personale ospedaliero femminile e in particolare verso le donne si volgono offese e aggressioni. Ed in questo gioca una visione ‘patriarcale’ della donna, vissuta come un essere inferiore che deve ubbidire agli ordini. Bisogna però ricordare pure che il numero di donne che attualmente lavora in sanità è in deciso aumento un po’ dovunque ed in Italia rappresenta ormai il 71,4% del personale sanitario che nella penisola conta su 1.300.000 addetti, 528mila maschi e 772.000 donne che sono cresciute di 182mila unità in 11 anni. (9).
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Ma ritorniamo alla idea balzana e non attuabile delle telecamere in sanità addosso ai medici ed agli infermieri, che peggio di così non si può …. sia per il paziente che per il personale sanitario.
Nel 2024 veniva emanato dal governo il D. L. 1° ottobre 2024 n. 137, con oggetto: “Misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari, socio-sanitari, ausiliari e di assistenza e cura nell’esercizio delle loro funzioni nonché di danneggiamento dei beni destinati all’assistenza sanitaria”, poi convertito nella legge n. 171 del 18 novembre 2024. Ma in essa non è previsto l’uso di telecamere indossate.
E qui vi spiego perché usare una telecamera in corso di visita è illegale e lesivo per il paziente, è pericoloso per il medico e altera il rapporto medico paziente.
1 – In primo luogo la presenza di una telecamera sul camice di un medico oltre che ridicola, francamente, modifica alla base il rapporto medico paziente anche in senso comunicativo e rappresenta un fattore di frattura evidente fra i due soggetti. Inoltre è elemento ‘distanziatore’, che indica un rapporto di forte potere poliziesco di un soggetto sull’altro, e rappresenta una minaccia esplicita. “Attento a quello che dici che ti posso registrare e mandare in galera!” Figurarsi con i vecchietti e le vecchiette carniche ma anche friulane, con donne straniere, con tutti i pazienti, il risultato psicologico e comunicativo che sortisce! Già in difficoltà perché stanno male, perché parlano friulano, perché pensano di disturbare i medici, senza avere magari quello di base, o se lo hanno con segretaria che candidamente dice loro che il dottore li può vedere solo fra 10 giorni, inizieranno a nutrire in seno la speranza di andarsene al più presto, taceranno, mentre chi si innervosirà sarà il medico, l’infermiere, l’oss, a cui talvolta bisognerebbe insegnare un po’ di sano buon senso e di comprensione cercando di evitare di raccogliere ed ampliare possibili parole vissute come provocazione, ma forse dette solo per esasperazione, senza intenzione offensiva.
2 – Registrare una visita medica senza consenso è vietato dalla legge sulla privacy e non vi è nulla di più privato di una visita medica o operazione chirurgica. Ma se si incomincia a ledere questo principio … Pertanto ogni medico ad inizio visita dovrebbe avvisare il paziente che ha una telecamera addosso che può accendere quando vuole. Inoltre vorrei proprio sapere come fa un ginecologo un urologo ma anche un medico a chinarsi per una visita con una telecamera, che potrebbe essere sporca, sul camice, se non è davvero minima. Inoltre il pudore, la riservatezza, la fragilità del malato vengono violati dal solo fatto che un medico o personale sanitario indossi una telecamera.
3 – Un medico nel corso di una visita anche ginecologica potrebbe tenere ad insaputa della paziente la telecamera accesa e registrare. Magari incominciando per gioco … Magari perché … e nessuno lo potrà mai dimostrare. Non succederà mai, spero, ma è possibile. Ci sono stati medici in Veneto, anni fa, che avevano registrato loro stessi con il cellulare davanti ad un paziente che stava per essere operato ed era a viso scoperto, per farsi belli, e le immagini erano pure state inviate mi pare a amici e parenti. Quando l’Azienda sanitaria è venuta a conoscenza del fatto, li ha multati e credo anche denunciati. Ma intanto il danno era fatto. Inoltre un medico può registrare quello che gli pare, e non tutti sono santi e poi cancellare, o trasferire le immagini con una scusa o l’altra …. Naturalmente scrivo sulla base di quello che ho letto sulla stampa locale che non tranquillizza in questo senso, senza che nessuno controlli il personale, spesso ormai perfetto sconosciuto. Io stessa sarei imbarazzata se un medico o dottoressa ma anche un/una infermiera od un/una oss mi si avvicinasse in corso di una visita o ricovero con una telecamera addosso, vivendolo non più come un aiuto ma come un pericol0. Figurarsi poi se la paziente è una donna o ragazza vergine e per di più musulmana ma anche cristiana, o una suora!
4- Per par condicio e diritto alla difesa, se un medico può portare addosso una telecamera per registrare me, io devo essere autorizzata a chiamare un mio parente che mi accompagni con il cellulare acceso per registrare se del caso lui. Infatti se un operatore sanitario provoca il paziente o si comporta in modo sgarbato ed egli esasperato risponde, certamente non apre la telecamera quando agisce lui ma solo quando il paziente esasperato, reagisce. Inoltre una telecamera, secondo la stampa, può registrare anche un po’ prima il che, mi diceva una persona, può significare solo che l’operatore sanitario di qualsiasi categoria la tiene sempre accesa. E una visita medica è un rapporto medico paziente e non il passaggio di un pezzo in una catena di montaggio.
5 – Nessuno sa a chi vadano immagini private di sé stesso nudo in una visita, se a direttori generali, assessori, colleghi, polizia, e quant’ altro, se poi, successivamente, un risolino significherà che loro ti hanno visto registrato/a, o che ne so, e in tal modo si crea solo disaffezione e ulteriore ansia e terrore. Ma io vorrei sapere se l’assessore Riccardi o il dott. Caporale vorrebbero che loro moglie venisse visitata da un ginecologo o urologo con telecamera! Però così magari, con grande gioia dei politici nostrani, si svuoteranno gli ospedali.
6 – Per evitare problemi legali sul Messaggero Veneto è scritto che il medico prima di accendere la telecamera, dovrebbe avvisare la persona che ormai ha perso il controllo, che lo farà. Ma se questo nel meraviglioso mondo di Amely o in quello delle Meraviglie di Alice può essere possibile, e legalmente lo è anche nel nostro, è a dir poco assurdo nella realtà. Se uno è già alterato, non lascerà ad alcuno accendere una telecamera, ma presumibilmente, se non è un innocente vecchietto preso per un aggressore, ma un cattivissimo reale, gli si getterà contro infuriato, donna o uomo che sia, e la cosa finirà ben peggio. E nel caso solo di ritenute aggressioni verbali lievi è meglio vedere la situazione: se uno vuol sapere solo dove è finito un suo parente, rispondete, vivaddio e tranquillizzate, invece di fare i sostenuti, e poi io che ho lavorato anni al ‘Villaggio del Fanciullo’ di Opicina negli anni ’70 ed all’Isis Solari ritengo che in alcuni casi sia preferibile restare calmi e non raccogliere le provocazioni, e magari tranquillizzare. Perché dice il proverbio “Chi urla passa sempre dalla parte del torto”.
Cosa fare allora? In primo luogo finirla con questa campagna denigratoria dei pazienti, lanciata da Regione e Aziende Sanitarie anche a mezzo stampa, che fa solo lievitare la paura nei sanitari, poi cercare di organizzare un po’ la sanità, non mandarla alle ortiche, così da incominciare a far in modo che il rapporto medico paziente si instauri di nuovo, far distaccare in sala di aspetto dei Pronto Soccorso e nei luoghi più pericolosi uno della polizia o dei carabinieri, ma un soggetto pubblico che abbia titolo per intervenire o, ancor meglio, dotare gli spazi di un campanello nascosto collegato con le forze dell’ordine e, per carità, abbandonare l’idea assurda di munire i medici di telecamere, che non hanno neppure i secondini, e che presentano nel loro uso, elementi di illegalità da più punti di vista e trasformano il rapporto medico paziente in ben altra cosa. E se il rapporto medico paziente si trasforma in senso poliziesco, allora anche i medici devono fare dei corsi per non reagire in modo scomposto.
Io penso invece che si debba puntare sul dialogo, sul recupero della fiducia, sulla rassicurazione, e lo dice anche la Cisl che sostiene che qualsiasi misura poliziesca risulta insufficiente e che il problema e quello del mancato rapporto di fiducia tra cittadini e personale sanitario. Quindi la via della fermezza ma anche dell’educazione (e si educa con l’esempio) è l’unica corretta per ambo le parti. E via telecamere e soluzioni balzane in sanità. Senza voler offendere alcuno questo ho scritto ma per palesare ciò che mi dice il buon senso e basta novità sgorgate dal nulla e spese inutili.
Laura Matelda Puppini
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Note.
- “Fvg 629 aggressioni al personale sanitario in un anno, in: ansa.it/friuliveneziagiulia/notizie/2025/03/12/in-fvg-629-aggressioni-al-personale-sanitario-in-un-anno_49238324-4a02-4370-ba00-8e4ffc270842.html.
- Che cosa ha detto Meloni a Conte? Il labiale durante l’intervento alla Camera, in: http:// today.it/politica/meloni-conte-insulto.html.
- Furio Honsell di Open Sinistra Fvg è professore universitario nell’ area matematica, ed è stato sindaco di Udine e rettore dell’Università friulana. Leggete il curriculum vitae di Riccardo Riccardi e vedrete da che pulpito viene la predica, senza volerlo offendere per carità.
- Sebastiano Franco, Maggioranza e opposizioni in piedi per Berlusconi, Honsell resta seduto, in: https://www.rainews.it/tgr/fvg/articoli/2023/06/22.
- Giuseppe Conte accusa Meloni: “Scappa dal Parlamento mentre parla il M5S”, in: https://www.gaeta.it/ e “Meloni abbandona il Parlamento, l’affondo di Conte: “Un atto di viltà istituzionale”, in: https://www.alanews.it/ultimora/. Il fatto è stato riportato nelle edizioni del 5 febbraio 2025.
- Regione Toscana, “Linee di indirizzo per l’aggiornamento e l’armonizzazione del sistema regionale di emergenza sanitaria territoriale”, Delibera_n.1424_del_12-12-2022-Allegato-A, in: http:// regione.toscana.it/bancadati/atti/.
- “Fvg 629 aggressioni al personale sanitario in un anno, op. cit.
- Per i Lazio cfr. Aggressioni al personale sanitario nel Lazio, le donne sono le più colpitein:http://www.rainews.it
- “Le donne nella sanità sono 71,4% degli addetti”, in: https://www.truenumbers.it/donne-sanita-italia/.
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L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta una bodycarm ed è quella che correda l’articolo citato del Messaggero Veneto, copia da me acquistata. Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/da-pazienti-a-sorvegliati-speciali-nella-sanita-fvg-tutto-il-personale-sanitario-sara-dotato-di-telecamera-anti-aggressione-che-pone-davvero-molti-problemi-di-diversa-natura/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/03/bodycarm710.jpg?fit=1024%2C821&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/03/bodycarm710.jpg?resize=150%2C150&ssl=1ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀETICA, RELIGIONI, SOCIETÀPremessa. Il 14 marzo 2025 preparandomi a bere un cappuccino, prendo il Messaggero Veneto che ormai è ben poco richiesto, e mi appresto a sfogliarlo un po’ distrattamente, infatti devo pure andare a preparare il pranzo. Ma questa volta i miei occhi cadono sulle ultimissime della sanità regionale messe...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia

Dati pubblicati dal Messaggero Veneto il 14 marzo 2025 a p. 3 in un riquadro intitolato: “Episodi di violenza in Friuli Venezia Giulia”, senza specificazione dell’anno di riferimento e del luogo: Per quanto riguarda gli ospedali: 70 casi nei servizi Psichiatrici di Diagnosi e cura; 71 nei Pronto Soccorso; 135 nelle aree degenza; 7 nelle aree comuni, 64 negli ambulatori.
Per quanto riguarda il territorio: 19 casi nei Servizi per le Dipendenze; 53 nei Servizi Psichiatrici Territoriali REMS; 4 nei Servizi di Emergenza/Urgenza territoriale; meno di 3 presso MMG, PLS, Continuità assistenziale; 25 negli Ambulatori territoriali; meno di 3 presso il domicilio dei pazienti; meno di 3 presso gli istituti penitenziari; 25 nelle R.S.A..
La tipologia della violenza è la seguente, sempre per la stessa fonte: 420 casi di violenza verbale; 141 casi di violenza fisica; 28 casi di violenza contro la proprietà. Non viene specificato se il medico fosse uomo o donna né il sesso dell’aggressore; non si sa dove gli episodi siano avvenuti e quindi se vi siano criticità evidenti in alcuni luoghi ma anche se con gli stessi operatori sanitari.
La causa delle aggressioni sono stati in 343 casi i pazienti stessi in 128 un parente, conoscente o caregiver, senza specificazione alcuna; in 10 casi un estraneo. Sarebbe interessante incrociare la tipologia dell’atto con la tipologia di chi l’ha commesso e il luogo.