Documento dell’Anpi nazionale. Il Confine italo- sloveno. Analisi e riflessioni
Porto alla vostra attenzione questo documento dell’Anpi nazionale sul confine italo sloveno perchè esso rappresenta una via concreta per conoscere l’argomento “lasciando fuori i pregiudizi, i preconcetti, le ideologie”. Esso segue la relazione della Commissione italo- slovena.
Laura Matelda Puppini.
https://www.nonsolocarnia.info/documento-dellanpi-nazionale-il-confine-italo-sloveno-analisi-e-riflessioni/STORIAPorto alla vostra attenzione questo documento dell'Anpi nazionale sul confine italo sloveno perchè esso rappresenta una via concreta per conoscere l'argomento 'lasciando fuori i pregiudizi, i preconcetti, le ideologie'. Esso segue la relazione della Commissione italo- slovena. Laura Matelda Puppini.Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Forse questo documento lascia fuori “pregiudizi, preconcetti ed ideologie”, ma cadono le braccia quando leggiamo, a proposito dell’occupazione della Slovenia dal 1941, che in un primo periodo il fascismo applicò una politica moderata, ben diversa dalla prassi tedesca, cercando di tutelare le caratteristiche etniche della popolazione perché garantì l’uso della lingua slovena nelle scuole elementari, il bilinguismo negli atti ufficiali. Vien da chiedersi se chi ha scritto un tanto sa nella Slovenia occupata la lingua parlata era lo sloveno e non l’italiano, e che in realtà il fascismo “impose” la lingua italiana negli atti ufficiali in quanto lingua dell’occupatore? Quando l’esercito germanico occupò le città italiane, non “garantì” forse l’uso della lingua italiana nelle scuole ed il bilinguismo (cioè l’affiancamento del tedesco all’italiano) negli atti ufficiali?
La relazione prosegue spiegando che l’intensa attività sia di sabotaggi che di guerriglia dei gruppi di resistenza, sostenuti anche dalla popolazione civile, fece assurgere questi territori a zone di guerra in cui l’occupante italiano incrementò l’azione repressiva, anche contro i civili: come se l’occupazione militare senza dichiarazione di guerra di un paese sovrano non avesse di per sé fatto “assurgere quei territori a zone di guerra”, e poi quasi a ritenere responsabile delle feroci repressioni (ricordiamo la famigerata Circolare C del generale Mario Roatta, dove si legge che il trattamento da fare ai partigiani non deve essere sintetizzato dalla formula “dente per dente” bensì da quella “testa per dente” , o l’annotazione si ammazza troppo poco! del generale Mario Robotti, concretizzatesi tra il 1941 ed il 1945 in 45.000 morti, 7.000 invalidi, 95.460 arrestati, internati e deportati in campi di concentramento italiani e tedeschi, 19.357 case distrutte totalmente e 16.837 parzialmente, spesso villaggi interi) il movimento di resistenza di un popolo invaso. Come reagirebbero gli antifascisti italiani a sentirsi dire che dell’eccidio delle Fosse Ardeatine erano responsabili i gappisti di via Rasella?
(e questi sono solo due punti di crisi di un documento che nel suo toto è inaccettabile).
Claudia
Teodoro Sala ha scritto un volume documentato sulle angherie dei fascisti intitolato: “Il fascismo italiano e gli Slavi del sud” ed. Irsml, 2008. Questo documento come quello italo – sloveno ha il vantaggio di porre dei paletti all’interpretazione politica della destra e di riportare al contesto dei fatti. E lo stesso Smuraglia ha detto che è un documento che può esser migliorato, e non mi pare non abbia accettato le vostre pagine di critica, che ho anch’io. Invece a me dare quei fogli in quel contesto è parso estremamente discutibile. Pensa se tu presentassi un libro magari non tuo, come non è di Smuraglia il testo, e altri, antifascisti come te, ti volantinassero contro, senza che il pubblico lo abbia letto! Non capisco da quale tipo di ragionamento tu evinca che gli storici chiamati da Smuraglia abbiano scritto che la colpa di tutto erano i partigiani slavi. Comunque a p. 36 del documento si legge che esso è “una riflessione […] che non ha pretese di esaustività” e che il suo obiettivo è quello di contribuire ad un avvicinamento tra Associazioni che hanno spesso assunto posizioni rigidamente contrapposte” sgomberando il campo della discussione pubblica dai pregiudizi di parte e dagli esclusivismi nazionali”. Per quanto riguarda l’apertura di un dibattito sui contenuti, resta il problema che coloro che hanno redatto il documento, tranne Buvoli e forse un altro, non mi pare fossero presenti quella sera, ma scrivo anche che non li conosco personalmente e visivamente, tranne Spazzali,e quindi potrei sbagliarmi. Laura Matelda Puppini .
Mi spiace, ma non è come se io avessi presentato un libro mio e qualcuno fosse venuto a distribuire dei volantini per contestare. In quell’occasione è stato presentato un testo di mistificazione storica, a nome di un’associazione che rappresenta i valori della Resistenza e dell’antifascismo. Se non capisci da quale tipo di ragionamento (?) io abbia evinto (?) quello che ho scritto (che non è quello che dici tu che io avrei scritto), ti consiglio di rileggere meglio il testo, perché sta scritto nero su bianco. Il dibattito sui contenuti non lo hanno mai voluto fare, hanno fatto il convegno blindato, hanno studiato il documento senza proporlo agli iscritti, ora è pubblicato con le mostruosità storiografiche e politiche che contiene, e serve da “punto di partenza” per parlare delle questioni del 10 febbraio. Serve poco ora essere aperti a critiche o contributi.
E dell’avvicinamento alle associazioni degli esuli o dei neofascisti o dei neoirredentisti, francamente, non ne sentivo la mancanza. Se questa era la finalità del documento, è ancora peggio.
tanto per valutare se rinnovare o no l’iscrizione ad un’associazione che mi rappresenta sempre meno.