Francesca Perri, dirigente medico Ares 118 Lazio. Sanità: la favola dell’efficientamento.
Con il permesso dell’autrice, dott. Francesca Perri, Dirigente Medico Ares 118 Vice-segretario Aziendale Anaao, Ares 118, e di Cesare Fassari, Direttore responsabile di Quotidiano Sanità, riporto qui questa lettera, interessantissima per i temi generali che tratta. La lettera è stata inviata a Quotidiano Sanità, e dallo stesso pubblicata il 27 gennaio 2017, nella sezione: Q.S. Lazio.
«Gentile Direttore,
considerando quanto sta accadendo nel nostro Paese in questo primo mese dell’anno, viene da chiedersi che cosa succederà ancora e quali i mezzi messi in campo per arginare e/o limitare i danni, perché ormai il vecchio detto “prevenire è meglio che curare”, auspicabile e applicabile in tutti i Settori, è caduto in disuso, particolarmente in Sanità. E non sembra esserci fine al peggio!
Il nostro Ssn, infatti, istituito nel ’78, considerato uno dei migliori al mondo, è stato via via depauperato, vilipeso, defraudato, grazie a politiche politicanti che lo hanno smembrato, anche e soprattutto attraverso l’aziendalizzazione e un decentramento il cui risultato ha portato a 21 Servizi Sanitari Regionali, con differenze non solo fra Nord e Sud, ma fra Azienda e Azienda, nell’ambito di una stessa Regione. Questo è un dato ormai assodato e, ahinoi, riconosciuto a posteriori dai più, nonostante noi operatori del settore lo avessimo paventato.
E’ sotto gli occhi di tutti la riduzione dei posti letto a 3,7 per mille abitanti, mentre in Francia e in Germania i valori si attestano, rispettivamente al 6 e all’8 per mille. E’ sotto gli occhi di tutti il blocco del turnover che persiste dal 2007, cioè ormai 10 anni di blocco delle assunzioni, con personale sia medico, sia infermieristico , sempre più prossimo all’età pensionabile, che pur nelle difficoltà, cerca ancora di garantire un servizio pubblico, ma che è sempre più demotivato, non ascoltato, lasciato in balìa degli eventi, a “cavarsela” in ogni frangente. Mentre i giovani Colleghi, viste le difficoltà di inserimento nel nostro sistema, magari decidono di andare all’estero, dove non solo sono ben accolti, ma riescono ad emergere come delle eccellenze, nel campo Medico-Chirurgico e della Ricerca.
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Ci era stato raccontato che le misure adottate, sia di riduzione dei posti letto, sia del blocco del turnover, erano misure di efficientamento, straordinarie e di breve durata, per sanare i conti in rosso della Sanità. Appunto, si tratta di un racconto! La spesa sanitaria non è diminuita, ma è diminuita l’erogazione dei Servizi Pubblici, col fiorire invece della sanità privata. E ci era stato raccontato pure che era un bene, perché dette strutture private sarebbero servite ad abbattere le liste d’attesa! Anche questo un racconto! Continua l’iperafflusso nei Pronti Soccorsi di tutta Italia, come da più parti denunciato, continuano ad essere lunghe le attese per un qualsiasi approfondimento diagnostico, e i conti non tornano mai.
Forse perché manca qualsiasi forma di controllo, forse perché l’organizzazione è sempre dettata da chi di sanità ne capisce poco, forse perché troppo spesso non si mette la persona giusta al posto giusto, forse perché il mondo della Sanità rappresenta un boccone ghiotto per gli speculatori?
Di questo passo, il Servizio Sanitario Nazionale italiano andrà a scomparire, proprio come l’Obama care, notizia fresca di questi giorni, che pure coi suoi limiti, aveva cercato di garantire le fasce di popolazione più deboli. La differenza, tuttavia, sta nel fatto che noi il Diritto alla Salute lo abbiamo scritto nella Costituzione, articolo 32, cosa di cui molti si vantano a parole, ma che troppo spesso viene disatteso nell’applicazione e anzi la privatizzazione in sordina, strisciante, risulta sempre più plateale e conclamata, quando invece sarebbe necessario assumere personale a tempo indeterminato da parte delle Aziende Sanitarie, che utilizzano nei propri organici molto personale precario ( sia a tempo determinato sia cococo). Auspichiamo che le Aziende finalmente assumano tale personale in base al famoso – famigerato DPCM del 2013, garantendo in tal modo sia il livello assistenziale sanitario sia dando certezze e prospettive ai tanti lavoratori precari ed alle loro famiglie.
E’ il caso ad esempio della mia Azienda, Ares 118 , Azienda sanitaria regionale per l’emergenza 118 del Lazio. Dall’atto della sua costituzione nel 2004, come Azienda Pubblica dedicata all’Emergenza 118, che contava 3.249 dipendenti (fra medici, infermieri, autisti- soccorritori,amministrativi) attualmente ne conta 1.763, mentre delle iniziali 165 ambulanze Aziendali e 35 della Croce Rossa, oggi ne conta 100 aziendali pubbliche e 100 ambulanze private convenzionate!
La Croce Rossa, non esiste più come nostro partner, e ai Colleghi esperti di emergenza, pur in possesso di un contratto a tempo indeterminato, non è stato concesso di venire in ARES, ma sono stati dislocati in servizi che nulla hanno a che fare con la loro specialità! Quando si dice l’efficientamento e il recupero di risorse, ma quale efficientamento hanno in mente i burocrati della Sanità? Poi non importa nemmeno il fatto che sono passati 13 anni dall’istituzione di questo Servizio e la popolazione non solo è aumentata di numero, ma è aumentata l’età avanzata e le pluripatologie, per cui le chiamate al 118 si sono più che raddoppiate.
A Roma e Provincia, o Roma città metropolitana come è definita adesso, abbiamo chiuso l’anno con 367.000 soccorsi effettuati, perché questo è quello che alla fine conta, i numeri! Non importa se a discapito della qualità. Non importa se a discapito del personale che si vede sballottato da una parte all’altra della città e magari pure sollecitato a far presto, come se, la distanza, il traffico, la viabilità, fossero problemi inesistenti. Non importa se il Servizio è di qualità, con o senza medico, e con personale adeguatamente formato. Forse l’unica cosa che importa e che fa notizia è quando le barelle vengono bloccate ai vari pronti Soccorsi, perché intasati, e alcuni più di altri.
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Bisogna solo far presto, per far sì che apparentemente tutto funzioni e sia garantito. senza pensare che chi rischia veramente sono gli operatori del territorio, che possono subire incidenti (anche tragici), che oltre allo stress del lavoro, subiscono anche quello delle intemperie (pioggia, vento, ghiaccio, neve e freddo) e infine giunti con quello che viene percepito come un “presunto” ritardo, subiscono anche aggressioni, e non importa se si tratta di codice verde, giallo o rosso, il taxi deve funzionare. Eh sì, il taxi, signori è cosi che viene percepito il 118 dalla maggior parte della gente.
Anche dalle strutture accreditate private, che ormai senza alcun ritegno, chiamano il 118 per qualsiasi cosa, non avendo strumenti e mezzi adeguati per trattare una data patologia, e non avendo una loro ambulanza per i trasferimenti,spediscono il paziente in Ospedale, tramite il 118, oltretutto così non registrano alcuna mortalità e questo viene visto come un criterio qualitativo dagli organi preposti al controllo degli accreditamenti! No scusate, ma non doveva essere il contrario? Le strutture accreditate dovevano servire a sgravare il pubblico e abbattere l’inefficienza! Questo ci è stato raccontato. Senza contare che magari l’ambulanza medicalizzata viene inviata in una struttura dove comunque un medico c’è già e che un minimo di terapia e di assistenza
può fornire, mentre qualche sfortunato paziente, a domicilio, rischia e pure tanto, perché non riceve in tempo le prime cure necessarie.
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A che serve studiare, specializzarsi, aggiornarsi costantemente se poi si viene considerati come semplici traportatori? E ancora, c’è da chiedersi perché la distinzione in Ospedali ad intensità di cura, se poi giunti in P.S. si assiste ovunque alle medesime scene indecorose con pazienti sparsi nei corridoi o ammassati nelle sale visite, con promiscuità assoluta fra uomini e donne, giovani e vecchi, con medici e infermieri insufficienti a coprire il fabbisogno,che hanno la faccia stravolta dal ( troppo ) lavoro, e ti vedi riflessa in loro, ma tutti concentrati e attenti, perché l’errore è sempre dietro l’angolo, è insito in questa professione, (la medicina non è una scienza esatta, è bene ricordarlo ogni tanto).
Forse la richiesta di Salute è maggiore dell’offerta, mi viene da rispondere, semplicemente. Gli operatori della Sanità tutta lo sanno bene, e continuano a lavorare con diligenza, professionalità e competenza garantendo un servizio fondamentale nonostante le difficoltà, ci auguriamo che la politica finalmente impari ad ascoltare e ci metta nelle condizioni di lavorare con serenità e dignità per continuare a svolgere quel ruolo di Tutela della Salute Pubblica, che ci vede costantemente impegnati.
27 gennaio 2017.
Francesca Perri
Dirigente Medico Ares 118 Vice-segretario Aziendale Anaao, Ares 118».
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Fin qui la lettera. E non è certo la libera professione di alcuni medici ospedalieri ad aver creato questa situazione. Inoltre se è vero che vi sono differenze tra Regioni e Regioni, a livello tale che non si capisce più se esista una sanità italiana identica per tutti se non nei tagli, è anche vero che non si può ipotizzare solo che tanto qui si sta meglio di là, parce chi sin in Friûl, o perchè siamo al nord, o che ne so, perchè in Friuli Venezia Giulia, come credo nel resto d’Italia, non abbiamo studi e proiezioni e non sappiamo che accadrà domani, perchè la politica pare proprio vada avanti a quasi improvvisazioni contingenti ed invenzioni, fra un sorriso e l’altro, senza studi strutturali di settore e globali, e ci sono problemi che tutti accomunano, e diritti che tutti accomunano.
Un grazie sincero alla dott. Francesca Perri ed al Direttore responnsabile di Quotidiano Sanità per avermi permesso di pubblicare questo suo importante contributo. Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/francesca-perri-dirigente-medico-ares-118-lazio-sanita-la-favola-dellefficientamento/ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀCon il permesso dell'autrice, dott. Francesca Perri, Dirigente Medico Ares 118 Vice-segretario Aziendale Anaao, Ares 118, e di Cesare Fassari, Direttore responsabile di Quotidiano Sanità, riporto qui questa lettera, interessantissima per i temi generali che tratta. La lettera è stata inviata a Quotidiano Sanità, e dallo stesso pubblicata il...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Grazie a lei per aver pubblicato questo mio grido di dolore per una Sanità Pubblica in cui, nonostante tutto, ancora credo! Francesca Perri