Vi è un trittico di documenti attuali scritti da Furio Honsell, come rappresentante del gruppo misto nella minoranza regionale, che parlano della politica della giunta regionale in senso critico. Ho già pubblicato il primo, ora passo al secondo, invitandovi però anche a leggere la lettera di Rosa Luxemburg al suo amore, perché questo mio sito parla di argomenti diversi altrimenti sarebbe una noia anche per me. E poi si può essere critici da una parte ma bisogna anche costruire una proposta culturale diversificata dall’altra. Laura Matelda Puppini.

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Signor Presidente, egregie Colleghe Consigliere ed egregi Colleghi Consiglieri,

non riteniamo ragionevole una qualsiasi proposta di un assestamento di un bilancio di ben 1.348,55 milioni di euro che non si interroghi preliminarmente e approfonditamente, e poi si basi significativamente, sull’origine di queste risorse, che solamente 6 mesi fa non erano state previste. L’ammontare di questa disponibilità è impressionante perché supera già l’aumento di entrate che si è verificato nel 2023, che già sembrava un evento eccezionale nella storia di questa Regione, soprattutto se confrontato con quanto accade nelle altre Regioni. Purtroppo in Commissione questa riflessione, anche se da noi sollecitata, non si è svolta.

Analizziamo, dunque in questa sede, l’origine delle risorse che andremo a manovrare.  698,55 milioni derivano dall’avanzo libero di amministrazione come emerge dal rendiconto, di cui 620 derivano da maggiori entrate fiscali del 2023 non direttamente impiegate, e dall’iscrizione di altri 650 milioni di prevedibili ulteriori maggiori entrate fiscali per il 2024. Entrambe queste entrate tributarie, ovvero sia quelle del 2023 che quelle previste per il 2024, vedono il contributo maggiore provenire dall’IRPEF (164+200), dall’IVA scambi interni (120+120), e quindi anche dalla maggiore inflazione, che proporzionalmente colpisce maggiormente le fasce più deboli (e nuovamente mi domando perché nessuno voglia mai quantificare con esattezza quanta dell’IVA derivi dall’inflazione), e dalle ritenute sugli interessi (143+120), che già all’origine sfuggono al criterio costituzionale della progressività, essendo le rendite finanziarie tassate in modo flat al 26%. Solo in misura alquanto ridotta queste maggiori entrate tributarie derivano dalle imposte sulle attività economiche IRES (110+40), e ciò dovrebbe far riflettere sull’andamento dell’economia. Infine le imposte addizionali regionali ammontano a 24+20 per l’IRPEF e a 57+20 per l’IRAP. 

Dovendo dunque procedere nel ripartire queste risorse aggiuntive andrebbero individuati dei forti principi di compensazione e quindi di equità tra i cittadini. Il principale flagello della nostra epoca è infatti la disparità economica, che va rapidamente aumentando. Ricordiamo che nel mondo il 50% della popolazione mondiale detiene solo l’8% della ricchezza, mentre il 10% della popolazione ne detiene il 52%. In Italia l’1% più ricco della popolazione deteneva, stando ai dati del 2022, una ricchezza 84 volte superiore a quella del 20% più povero della popolazione. Tutti riconosciamo ormai le dinamiche che impoveriscono la società. Si pensi agli acquisti via internet, attraverso le multinazionali del recapito a domicilio, che fanno chiudere i piccoli commercianti di quartiere, creano un esercito impressionante di fattorini precari sfruttati, creano una quantità abnorme di traffico parassita, e schiacciano i ricavi dei produttori, ma assicurano un guadagno a chi detiene il pacchetto azionario delle multinazionali dello scambio che, per quanto piccolo sia su ogni micro transazione, moltiplicato miliardi di volte dà valori al di là dell’immaginazione. Ribadiamo poi che l’inflazione che, anche attraverso l’IVA, ha eroso in modo molto significativo il potere di acquisto dei salari, colpisce in modo quantitativamente uguale e perciò in modo percentualmente disuguale le fasce di reddito, perché non è progressiva. Come dice don Milani in Lettere ad una Professoressa “Non c’è cosa più ingiusta che fare parti uguali tra disuguali”.

Alla luce dell’origine di queste risorse aggiuntive ci si dovrebbe pertanto ispirare nell’assestamento a quel principio ideale ben espresso da Karl Marx nella Kritik des Gothaer Programms (Critica al Programma di Gotha): da ognuno secondo le sue capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni. Principio che invece appare applicato proprio a rovescio; come avviene per le entrate sulle accise della benzina che tassano secondo il bisogno, di trasporto in questo caso, ma distribuiscono secondo la capacità di consumo dovuta alle grosse cilindrate dei più abbienti (nella Tabella D relativa all’articolo4 vediamo ulteriori 5.250.000 Euro su tale voce, che portano ad un totale parziale di 60 milioni di euro dall’inizio dell’anno). Si dovrebbe quindi dare forma a questo assestamento secondo delle strategie portanti e generali di equità e giustizia, affrontando in primo luogo le criticità nel sistema sanitario, nei meccanismi dell’inclusione sociale, nel lavoro, nell’ambiente, nelle infrastrutture, mirando a ristabilire un’omogeneità nella qualità e rapidità dei servizi tra le diverse aree della regione, tra le aree interne, come quelle montane, e le aree urbane. Le addizionali regionali dovrebbero essere anche riviste al ribasso, oppure compensate, ma solo per gli scaglioni più bassi. Ricordiamoci che le famiglie a rischio di povertà relativa in questa regione sono comunque il 12%. Faremo emendamenti in proposito. Questo assestamento di bilancio invece non è ispirato a nessuna strategia di grande respiro, e soprattutto a nessuna strategia volta a compensare le disparità di questa società. Paradossalmente non si va nemmeno nella direzione di consolidare alcune linee di sviluppo. Sembra che ci si affidi alla mera speranza che le risorse continuino ad aumentare anche in futuro, ma come ho scritto nella relazione di minoranza al rendiconto, Disegno di Legge n. 22, la speranza è concetto ambiguo. Nel mito di Pandora, come narrato da Esiodo, la speranza era comunque contenuta nel vaso dei mali.

Questo Disegno di Legge n. 23 è la ripetizione delle solite leggi finanziarie dell’era Fedriga. Business as usual. Sono leggi, queste, che si potrebbero dire amorfe e scipite se non fossero così straordinariamente munifiche, al punto da suscitare, ma certamente non in noi, un consenso più vasto di quanto meriterebbero, fino a quando, in alcune rare occasioni, non viene riconosciuto, come ben ha fatto il Patto per l’Autonomia nella recente conferenza stampa sulla concertazione, che comunque le distribuzioni sono molto disomogenee: quando le amministrazioni non sono allineate politicamente. Fedriga, incassa abilmente, quindi, anche la riconoscenza di chi non si accorge di essere stato comunque svantaggiato, perché in proporzione ha contribuito alla formazione delle risorse ripartite dalla Giunta Fedriga ben di più di quanto poi ha ricevuto in servizi e, in preda ad una falsches Bewusstsein, nel senso di Engels, si sente ingenuamente beneficiato.

Nelle centinaia di commi, presenti nel DDL n. 23 e negli emendamenti giunti nell’ultima commissione utile in modo quasi compulsivo (e ricordo qui incidentalmente, che le discussioni in commissione si sono chiuse con quasi 300 milioni di risorse in entrata ancora da allocare, o da spartire, come si voglia definire quell’altrettanto compulsiva e incontrollata attività d’aula, svolta spesso nello stordimento di un’oltranza architettata ad arte, dopo logoranti attese spesso ingiustificate che paralizzano i lavori), nelle centinaia di commi del DDL n. 23, dicevo, i 1,348 milioni trovano decine di torrenti e rivoli in cui incanalarsi sotto forma di incentivi a chi non ne avrebbe assolutamente bisogno (25 milioni per il fotovoltaico a collaudo avvenuto), di contributi, molti a fondo perduto, di ristori anch’essi non sempre correlati al bisogno, per i danni causati dai cambiamenti climatici, che si contribuiscono in modo incosciente a provocare, di scorrimenti di graduatorie che certamente le snaturano e potrebbero anche sovvertire i criteri di punteggio che le avevano originariamente determinate, se non addirittura di deroghe sulla scadenza di domande, di sussidi insomma invece che di azioni strutturali che modifichino lo status quo.

I 1,348 milioni vanno poi a rabboccare i buchi neri delle aziende sanitarie (40M), senza alcuna verifica sull’efficacia e l’appropriatezza delle scelte dirigenziali, vanno a rabboccare i quadri di spesa per i maggiori oneri di opere pubbliche cresciuti per il forte ritardo di esecuzione, al punto da rendere alcune di queste stesse opere addirittura inutili, cito solo un esempio il by-pass nella Palmanova-Manzano in Tabella E relativa all’articolo 5, o prevedono ulteriori di risorse per progetti e studi di fattibilità. Insomma appare un quadro magmatico di attività finanziarie, di dita puntate in ogni direzione che attireranno l’attenzione di molti, ma nessuna delle quali indica la luna o una stella polare in cielo.    

Va detto, ma è quasi un paradosso, che proprio negli ultimi due giorni prima della scadenza per la redazione di queste relazioni, mentre stavamo preparando gli emendamenti, sono stati calendarizzati dei momenti programmatici: la presentazione del Piano Energetico Regionale e le prime indicazioni per il Piano ”Agenda FVG Manifattura 2030”. Il tutto appare decisamente ridicolo, perché se questi Piani sono altro rispetto a dei meri adempimenti o delle occasioni mediatiche, allora forse andavano illustrati prima dell’assestamento affinché questo diventasse la loro naturale implementazione. Ritroviamo invece in questo assestamento azioni che vanno anche in diretto contrasto con il piano energetico, ad esempio in relazione alla mobilità. 

Le critiche principali a questo assestamento non sono quindi dirette tanto su quanto c’è ma su quanto non c’è: ci sono risposte a molte questioni di dettaglio e puntuali, mancano invece principi e strategie, e alla fine molte cose sono contraddittorie rispetto al poco che è stato pianificato.

Elaboriamo alcuni esempi emblematici.

Le maggiori risorse date alla sanità per la garanzia dei LEA (40 milioni), derivanti dai maggiori costi delle esternalizzazioni a privati, rispetto al potenziamento delle capacità interne delle aziende pubbliche, perché non sono state accompagnate dall’analisi delle ragioni del fallimento di quanto era stato dichiarato in finanziaria? Perché si continua a ragionare in termini di prestazioni, soprattutto dall’Assessore Riccardi che scarica la responsabilità di questi maggiori costi sull’inappropriatezza, udite, udite, delle richieste di salute dei cittadini e dei medici di base che le assecondano, invece di avviare un cambiamento di paradigma, che invece di prestazioni ragioni in termini di presa in carico? Sempre l’Assessore Riccardi promette un piano di razionalizzazione ormai da anni, senza apparire affatto turbato dal non averlo ancora prodotto, ma turbando invece i cittadini che incominciano a comprendere che la razionalizzazione di cui parla non è altro che un eufemismo per la lenta chiusura di servizi nelle zone più scomode da gestire, senza garantire un sistema di collegamenti logistici e aziendali che metta al centro il paziente. Perché i dirigenti generali delle Aziende Sanitarie nominati da Riccardi, immaginiamo sentito Fedriga, continuano a comperare costose prestazioni ai privati senza risolvere il problema dei tempi di attesa?

L’articolo 2 relativo alle attività produttive presenta anch’esso un grave deficit metodologico. Quanto manca gravemente – dopo la “lezione dell’acciaieria”, che scrivo virgolettata, ovvero quello psicodramma svoltosi in Giunta e nella Direzione centrale la scorsa estate che portò ai ricorsi al TAR della Danieli per ottenere i nominativi dei cittadini su cui rivalersi, ma che comunque imputavano alla Giunta Fedriga un imbarazzante dietro-front – è il dibattito pubblico, il Débat Public, scusate quello che evidentemente è inteso come un francesismo dalla Giunta. Ormai si è visto che la polverizzazione dei Comuni non riesce a interpretare più il sentimento e l’intelligenza collettiva dei cittadini, che trova invece espressione a livello sovracomunale, e sottolineo questo livello che non è quello di area vasta delle future province, attraverso i comitati. Comitati che quindi trovano come strumento di espressione e dialogo con chi detiene il potere solamente le petizioni, che si stanno moltiplicando. Perché non si affronta seriamente l’istituzione del dibattito pubblico?

Troviamo nuovamente 20 milioni all’articolo 2, comma 17, a favore della zona industriale dell’Aussa Corno e in modo indiretto apprendiamo che meno del 10% andrà alla rinaturalizzazione della Punta Sud che invece solo 12 mesi fa doveva ospitare una delle più grandi acciaierie. Perché non è stato discusso cosa fare di queste risorse in modo trasparente? Oltre a ritenere insufficienti le risorse per la rinaturalizzazione, riteniamo che in quella Zona Industriale andrebbero soprattutto fatte delle manutenzioni, per la salute dell’ambiente e per la tutela della salute dei lavoratori. Tra l’altro ci è stato detto che questi sono i 20 milioni di 2 anni fa, ma da quell’importo non erano già state attinte risorse importanti per gli studi, poi rapidamente cestinati, a favore dell’infrastruttura per l’acciaieria in Laguna. O forse il cestino non è stato svuotato?

Sempre nell’articolo 2 compaiono poi altri 20 milioni al comma 51 per un progetto articolato nella Zona Industriale di Ponte Rosso. Come mai anche qui non c’è stata presentazione della progettualità che sottende il finanziamento. Ci troviamo in una zona vicina al Tagliamento, ambientalmente fragile, ma l’articolo parla per titoli: acquedotti duali, opere di laminazione, ecc. Perché, a scanso di dejà vu non è stato chiarito cosa si intenda fare e a favore di chi?

Sempre all’articolo 2, comma 35, vengono assegnati 16 milioni per lo scorrimento delle graduatorie per la realizzazione di quattro strutture – quattro – alberghiere a molte stelle in montagna, almeno così si è capito. Anche in questo caso le opere sono importanti e impattanti ma non sono state presentate. L’Assessore Bini ha spiegato a uno di noi che il de minimis è stato superato perché le risorse sono state assegnate in accordo con il regolamento che disciplina il GBER (general block exemption regulation), ma tale formula si applica a contributi soggetti a forte rischio d’impresa o dovrebbero avere finalità specifiche di riqualificazione urbana o come quelle elencate in questo documento: http://fondistrutturali.formez.it/sites/all/files/4_2_4_aas.pdf. Anche in questo caso sarebbe stato opportuno valutare in Commissione questi percorsi e in particolare questi finanziamenti. Assegnare 16 milioni di risorse a fondo perduto che derivano da maggiori imposte pagate dai cittadini migliori e forse meno abbienti di questa regione a quattro privati per fare quattro alberghi non è proprio un passaggio ovvio, dopotutto saranno strutture alberghiere presso le quali ben pochi di tali cittadini potranno permettersi di pernottare, immagino.

Numerosi sarebbero i punti da approfondire ulteriormente all’articolo 2, quali ad esempio i nuovi 5 milioni più 5,3 milioni a Promoturismo per attività non specificate, di cui si perderà il controllo una volta giunte nell’agenzia, e per l’organizzazione di grandi eventi in montagna. Gli interventi in montagna dovrebbero seguire criteri precisi di sostenibilità sia ambientale che temporale, sono stati individuati e verificati, lo ignoriamo?

Elementi di grave criticità si rilevano poi all’articolo 4 (Difesa dell’ambiente, energia e sviluppo sostenibile). Ai commi 36-37 si intende affidare per 1M un servizio per svolgere azioni “volte a ridurre, nel breve periodo, le interferenze generate dalla centrale idroelettrica di Somplago al Lago dei Tre Comuni”. Prima di prendere tale decisione sarebbe però stato opportuno svolgere un maggiore approfondimento della richiesta pervenuta dia tutte le associazioni ambientaliste e dai comitati di cittadini di realizzare il by-pass intorno lago degli scarichi della centrale. La grande disponibilità di questo assestamento avrebbe permesso di ri-naturalizzare il Lago tenendo conto di tale sollecitazione. Tra l’altro un maggiore approfondimento della proposta era anche l’accordo raggiunto in Commissione. Gettare 1M senza aver svolto un dibattito pubblico chiaro costituisce una mancanza di sensibilità ambientale e di rispetto per quelle comunità. Impegnare una parte cospicua di questo assestamento per salvare il più grande lago carnico: che grande messaggio ambientale sarebbe stato! È arrivata invece una “briciola” ancorché milionaria, e poi per fare cosa?

Alquanto misteriosa ai commi 19-20 appare la costituzione della CER “Io sono FVG”. A parte il martellante slogan, anche in questo caso siamo obbligati a prendere atto a scatola chiusa di una posta.

Ai commi 42 – 45 si tocca un altro tema delicatissimo dal punto di vista sociale: ovvero quello delle “fontane” nella zona a sud delle risorgive. Premesso che non abbiamo posizioni preconcette, siamo però fortemente critici nell’approvare un investimento di denaro pubblico importante senza la discussione in audizione del progetto con i portatori di interesse.

Con sconforto rileviamo infine in questo articolo, la contraddizione, da un lato, tra i principi enunciati nel Piano Energetico Regionale che ci è stato presentato e dall’altro, il trionfalismo per l’aumento di immatricolazioni di autoveicoli privati e per la crescita di consumi di benzina e gasolio riportati nel DEFR 2025, che ricordo sono combustibili fossili, congiunto all’ulteriore assegnazione di 5 milioni a favore di coloro che consumeranno più benzina indipendentemente dal reddito e dalla necessità. Se tra meno di 25 anni si vuole raggiungere la neutralità carbonica l’Assessore Scoccimarro ha calcolato quando intende raggiungere il picco delle emissioni di CO2 da fonti fossili in regione? Temo di no. Questo assestamento non assegnando risorse al PER e a FVG GREEN rende loro un mero esercizio retorico. Ma se non viene fatto nulla in occasione di un assestamento così ricco, allora quando dovremo aspettarci qualche azione concreta? Rileviamo che ancora non sappiamo con chiarezza quante sono davvero le emissioni di gas CO2 equivalenti del FVG e ricordiamo che sono ormai passati oltre 4 anni da quando uno di noi aveva proposto una PDL che prevedeva tra l’altro questo conteggio. Fino a quando non si inizia a commisurare le azioni poste in atto con la riduzione delle emissioni, qualunque discorso è solo un, più o meno colpevole, autoinganno.

Relativamente all’Art. 4 esprimiamo, finalmente dopo 4 anni, la soddisfazione che nei commi 65 e seguenti, nelle more della risoluzione delle controversie con gli attuali concessionari, si pone a carico dell’Amministrazione regionale il trasferimento ai Comuni e alle Comunità di montagna le quote dei canoni di concessione di cui all’articolo 21 della Legge Regionale n. 21 del 2020 e il controvalore della quota di energia ceduta di cui all’articolo 18 della Legge Regionale n. 21 del 2020.

Relativamente all’articolo 5 (Assetto del territorio, edilizia, trasporti e diritto alla mobilità) avremmo auspicato che le risorse andassero in programmi generali di manutenzione e riqualificazione dei sistemi viari, a incominciare dai cavalcavia e cavalcaferrovia, ma così non ci appare. Interverremo con un emendamento. Esprimiamo anche contrarietà agli ulteriori finanziamenti alla società aeroporto che si tradurranno inevitabilmente in contributi a favore delle compagnie petrolifere per l’abbattimento dei costi del carburante fossile, contravvenendo alle raccomandazioni UE.

Si esprime soddisfazione per l’articolo 5, comma 39, che prevede proroghe per l’affidamento dell’incarico per progetti di messa in sicurezza, demolizione e bonifica di edifici in aree ex-militari. La capienza del capitolo è però assolutamente insufficiente a realizzare tali interventi! Forse dovrebbe esserci un raccordo tra questo comma e i criteri di riparto nella concertazione o nel FUC, ma il tema è scivolato via in Commissione senza approfondimento. Intendiamo rimpinguare tale capitolo che attualmente ha solamente 40,000 euro oltre a miliardi di buone intenzioni.

Esprimiamo sconcerto relativamente a molti commi dell’articolo 5 che prevedono una pluralità di contributi a RFI per opere che sarebbero di loro competenza. Sono anni che chiediamo che il servizio ferroviario per il trasporto passeggeri sia potenziato in questa regione, che le stazioni vengono riqualificate, ma ciò non può e non deve essere a carico dei cittadini del FVG.

Allo stesso modo riteniamo assolutamente inaccettabili i commi 41-49 dell’articolo 9. Assegnare nuovamente ben 4 milioni di risorse pubbliche alla Polizia di Stato per quello che dovrebbe essere la sua attività istituzionale, e per giunta senza programma, senza alcuna giustificazione e senza che lo abbiano richiesto esplicitamente (è infatti previsto un bando) sembra una scelta ideologica un po’ troppo costosa.

Un ragionamento molto più articolato andrebbe fatto relativamente ai migranti economici e climatici e ai richiedenti asilo in questa regione. Lo riassumiamo. Da un lato è inaccettabile che in FVG ci siano situazioni agghiaccianti come il Silos a Trieste e situazioni solo di poco meno degradanti in molti altri centri come Udine, Pordenone, Gradisca d’Isonzo, ecc. La regione non può lavarsene le mani in modo pilatesco. Questo stato di cose non è accettabile né sul piano umanitario né su quello delle più elementari regole di accoglienza civile in FVG, ne va della nostra dignità. Ma questa situazione diventa ancora più paradossale quando da tutti i settori lavorativi arrivano segnalazioni di mancanza di professionisti e artigiani. Perché si costringono a rimanere inattivi, anche per ben oltre 6 mesi, tanti giovani che potrebbero invece essere formati ed educati a beneficio loro, del nostro sistema economico e soprattutto nel nome della fratellanza tra esseri umani? La Giunta Fedriga dichiara di impegnarsi a favore delle famiglie, ma poi mantiene in condizioni miserabili tanti giovani per mesi, senza dare loro nessuna prospettiva di inserimento e di ricongiungimento familiare. Ciò è una crudele ipocrisia della quale non vogliamo essere complici. Che, a favore delle migliaia di persone che giungono nella nostra regione ogni anno per cercare lavoro, non si sia trovato nemmeno un euro nel miliardo e trecentoquaratottomilioni e “rotti”, come si è espresso in commissione con disinvoltura qualche assessore riferendosi a cifre al di sotto del milione, se non per telecamere e fototrappole, può essere definito con una parola sola: vergogna!

Molte sarebbero ancora le considerazioni da fare su svariate tematiche, alla luce di un assestamento di bilancio di queste proporzioni. Si potrebbero prevedere nuove azioni per rendere più efficace l’inclusione lavorativa. Pur essendoci numerose e meritevoli linee di azione e programmi, purtroppo, il bisogno di lavoro non riesce a trovarvi sempre una risposta e molte sono ancora le persone disagiate in condizioni lavorative molto fragili. L’esaurirsi del reddito di cittadinanza sta creando profondo disagio soprattutto tra i cittadini più marginali e invisibili.

Andrebbero poi promosse azioni per arricchire il patrimonio pubblico con opere d’arte e collezioni. Ricordo che se il Patriarca Dolfin non avesse chiamato a Udine nelle prime decadi del ‘700 i Tiepolo e non avesse aperto la prima biblioteca pubblica, oggi Udine non sarebbe una delle città europee del Tiepolo e non avrebbe i patrimoni archivistici, bibliografici e demoantropologici di cui oggi dispone, che la rendono un centro culturale attraente.

Con spirito collaborativo intendiamo declinare molte delle considerazioni svolte nelle direzioni sopra elencate in emendamenti specifici e precisi, che auspichiamo vengano accolti. Diversamente come Gruppo Misto – nelle sue articolazioni di Open Sinistra FVG, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra – confermeremo il giudizio non favorevole già espresso in Commissione su questo Assestamento di Bilancio (in particolare la forza politica Open Sinistra FVG ha espresso voto contrario e MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra si erano astenute in Commissione) che pertanto passerà alla Storia come il più ricco di risorse ma anche come il più povero di visione.

Furio Honsell – Consigliere Regionale Gruppo Consiliare Regionale Misto – XIII legislatura».

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L’immagine che accompagna l’articolo ritrae Furio Honsell in consiglio regionale ed è tratta da: https://www.facebook.com/FurioHonsell/. Laura Matelda Puppini.

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