Giriamo pagina. Nuove politiche per la montagna. 24 marzo 2023. Sull’ambiente, la sua tutela ed altro ancora..
Non ho avuto il tempo materiale di continuare a riproporre quanto hanno detto alcuni amici nell’ incontro del 24 marzo 2023, ma lo riprendo ora, perché mi pare importante farlo. L’attenzione verso la montagna deve essere sempre vigile, ed i temi si ripetono e sono sempre quelli, collegati ad aspetti generali ed alla visione che ha parte della politica, in particolare quella di destra, della stessa solo come territorio da sfruttare da parte di terzi, esautorando spesso le comunità dalle decisioni importanti.
Criticità nella politica verso la montagna, e non solo, sono state evidenziate anche nel corso di questo incontro da parte di Emilia Accomando, Denis Baron, Stefano d’Incà, Pier Mario Flora e Massimo Mentil. E voglio continuare questo discorso perché essi rappresentano una voce importante, che non si può fermare solo perché le elezioni sono finite.
E mi ricollego portando questa riflessione di Massimo Mentil: «Io, come sindaco da 9 anni a Paluzza, posso dire che questa giunta regionale non ci rappresenta perché ha usato un metodo completamente diverso da quello che avrebbe permesso alla gente di vivere in montagna, che si ottiene con una visione precisa del territorio e delle problematiche presenti e con un utilizzo di risorse che abbia un senso e che si fondi su di un progetto di sistema».
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Questa la mia seconda domanda agli amici presenti il 24 marzo. Se si legge il programma elettorale della Lega e soci, si parla al punto 1 di una Economia con la E maiuscola, slegata da qualsiasi contesto territoriale. Ed abbiamo visto come Fedriga, senza neppure aver consultato il consiglio regionale, abbia deciso di portare qui multinazionali, iniziando dalla Novartis ma forse prima, avendo accordato il suo plauso, nel 2019, alla Siot/Tal. Eppure questa è la terra dove sono sorte Gortaninox, Stroili Oro, Wolf prosciuttificio, 4S, Carniaflex, Cramars, e sicuramente altre esperienze positive che hanno molto da insegnare (1). Non solo: la Carnia è stata pure la terra del gruppo delle Cooperative Carniche, che aveva dato ed organizzato importanti risposte ai problemi della gente, e che fu distrutto dal fascismo. Ma presumibilmente anche il Friuli si trova nella stessa situazione. Insomma, la montagna friulana non è mai stata terra di nessuno.
Ma incapaci di cogliere gli insegnamenti della storia e della vivace realtà industriale e commerciale nata in Alto Friuli e non solo, Fedriga e questa giunta tendono a portare grosse società multinazionali sul territorio, come è accaduto anche in Africa ed America Latina, con ahimè non certo grossi risultati positivi per gli abitanti di quelle terre.
Quindi la cosa da chiedersi è questa: come mai questa giunta uscente, arrivata al 2023, e non si sa perchè rieletta, non ha parlato né parla di problemi fondamentali come per esempio lo sfruttamento del suolo, quando in Fvg siamo già ai limiti; la salvaguardia dell’acqua dolce e potabile; e fa calare sulla testa dei cittadini le scelte dall’alto, dando addirittura a Kronospan la possibilità di un utilizzo di una quantità di acqua dolce da prelevarsi dai pozzi artesiani che non si era mai visto nella storia della Regione, tra l’altro con la siccità che imperversa? È possibile che per altri 5 anni noi vogliamo una giunta che non si interessa per nulla dell’ambiente? Voi cosa ne pensate?
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Emilia Accomando: perché NO a Ttip, Ceta e sfruttamento, e perché SI’al mantenimento del principio di precauzione nel commercio.
Ha iniziato a rispondere Emilia Accomando che ha precisato di essere la coordinatrice di un comitato che ha avuto, negli ultimi 10 anni, una presenza forte in regione: il Comitato ‘Stop Ttip’, schierato contro i trattati di libero commercio. E, come coordinatrice, ha illustrato il fatto che il suo movimento si è prodigato in modo da far deliberare, da parte di 143 comuni sui 216 che formano il Friuli, una mozione contro il Ceta, l’accordo economico e commerciale con il Canada, trattato che avrebbe agevolato l’importazione di prodotti canadesi a un costo inferiore rispetto alle produzioni nazionali, come del resto anche proposto dagli Usa con il Ttip. (Transatlantic Trade and Investment Partnership).
«Ma oggi il Ceta è di nuovo protagonista della scena politica, perché la presidente Meloni ha avuto una bella idea, di quelle che ti vengono una mattina al risveglio, ed ha deciso, insieme a Lollobrigida, di rilanciare il Ceta, che vuol dire anche utilizzo di glisolfato sul grano come essicante, perché altrimenti, alle temperature del Canada, non sarebbe possibile coltivarlo». Ed Accomando ha continuato dicendo pure che: «Questi trattati (Ceta e Ttip) introducono principi nefasti per i diritti della persona, abolendo il principio di precauzione e agevolando sul territorio la presenza di multinazionali, che poi possono citare in giudizio gli Stati che non aprono loro le porte, attraverso l’utilizzo di tribunali arbitrali.
Infatti nel sistema europeo, si utilizza ‘il principio di precauzione’, cioè un prodotto, un’opera devono avere un controllo a monte, non successivo. Invece nel sistema americano esiste solo un ricorso a posteriori, in caso di danni alla salute, di morti, di allagamenti, inquinamento delle acque e dei terreni.
Passare dal sistema cautelativo a quello americano è davvero un passo indietro, ed è lesivo per i nostri diritti, perché dall’altra parte ci siamo noi, con la nostra salute ed il nostro territorio, che vogliamo tutelare.
Per quanto riguarda il nostro territorio, Accomando ha poi citato gli sfregi che potrebbero venir creati dalla Siot/Tal e dall’acciaieria di Porto Nogaro e le devastazioni di ambienti fragili, di montagna e di area lagunare.
E ha ricordato che nella nostra regione è anche molto sentito il problema della tutela dell’acqua, che deve essere e rimanere pubblica, e che va difesa dagli interessi forti delle multinazionali del settore. Inoltre bisogna, a suo avviso, guardare anche a quello che stanno facendo le multinazionali dell’acqua minerale, come Nestlé ed altre. Stanno inondando i territori di richieste per ottenere le concessioni sulle sorgenti, sognando profitti ed extraprofitti, neppure tassati. Nella precedente legislatura, qualche partito aveva provato ad inserire nel suo programma la tassazione degli extraprofitti, ma senza risultato alcuno.
Infine Accomando ha terminato il suo intervento invitando i cittadini a sorvegliare i territori, cercando di restare uniti e a contrastare la maggioranza che governa la Regione, favorevole all’ingresso di grandi gruppi con politiche di svendita del nostro patrimonio.
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A questo punto io, che conducevo l’incontro, ho affermato che pare che la Regione Fvg abbia finanziato con ben 800.000,000 euro uno studio di fattibilità per l’acciaieria a San Giorgio di Nogaro, ma secondo Accomando la cifra per l’acciaieria da realizzarsi potrebbe essere più cospicua.
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Pier Mario Flora. Due esempi di sfruttamento di risorse territoriali: il marmo grigio carnico svenduto a due lire, tra una proroga e l’altra, e quell’acqua captata che non c’è più sui letti dei fiumi e dei rii.
Quindi ha preso la parola Pier Mario Flora che sottolineato come molti candidati nei partiti che si oppongono a Fedriga non riescano a fare la campagna elettorale ‘come si deve’ perché vanno a lavorare. E prima lavorano per guadagnarsi una lira, poi fanno i volontari della politica.
E così ha continuato, portando un esempio di sfruttamento di risorse territoriali: «Io cerco di calarmi nella realtà locale, di fare delle lotte locali, come sa anche il sindaco. Noi per esempio abbiamo il ‘grigio’ carnico, un tipo di marmo pregiato. E faccio un esempio relativo al nostro territorio.
Noi abbiamo due cave, nella nostra zona, una di proprietà regionale ed una del Consorzio Boschi Carnici. Un metro cubo di questo materiale vale circa 2000,00 euro. Però il prezzo che viene dato al comune sono 60 centesimi al metro cubo, il prezzo dato al Consorzio Boschi Carnici per la stessa quantità è di 5 euro. In sintesi noi svendiamo pezzi pregiati del nostro territorio a 10 euro al metro cubo.
Inoltre non ci sono leggi regionali a tutela, e manca un piano regionale per l’utilizzo di questi beni, e così si va allo sfruttamento fino ad esaurimento, tra proroghe e rinnovi. E stiamo andando avanti così da 60 anni, e questo marmo di pregio, da che si sa, in genere finisce all’estero: in Cina, in Corea. Ed il materiale di scarto, sempre da quello che si sa, va a finire sulle scogliere, a fare argini in grigio carnico, o nelle strade per fare massicciate. E per questo noi roviniamo un territorio che dovrebbe essere il valore più importante, che dovrebbe venir conservato e tutelato. Ed a questo punto io credo- ha continuato Flora- che non ci servano multinazionali, ma che ci servirebbe una politica dell’identità carnica, che si fondi su di una economia carnica, e su di un tessuto che sia un tessuto sano.
Inoltre, e mi dispiace dirlo, ho attraversato, lo scorso anno, in febbraio, il fiume Tagliamento qui a Tolmezzo, dove si trova anche la Comunità di Montagna: non c’era una goccia d’acqua proveniente da tutto il bacino orografico del Tagliamento, e partendo da Forni di Sopra e raggiungendo Paularo, non c’era una goccia d’acqua. Chi ha sempre battagliato per l’acqua è Barazzutti, ed esiste una legge regionale sul minimo deflusso vitale per i fiumi, che dovrebbe essere rispettata. E le multinazionali che producono energia elettrica dovrebbero almeno lasciare qualcosa nel fiume, altrimenti è davvero una rapina.
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Denis Baron. Mancano un piano energetico attuale ed uno di gestione forestale, manca una reale pianificazione del territorio, manca comunicazione con le comunità e molti soldi sono stati malamente spesi …
Quindi ha preso la parola Denis Baron, che ha esordito facendo notare che abbiamo un piano energetico vecchissimo, che manca un piano di gestione forestale, che molti soldi sono stati malamente spesi in impianti ed in progetti privi di prospettiva se non dannosi ed aggressivi verso la montagna ed il suo territorio. Invece questi denari avrebbero potuto esser utilizzati, per esempio, per una pianificazione e progressiva sistemazione degli acquedotti, visto che una forte perdita di acqua dolce deriva proprio dalla mancata manutenzione delle reti idriche che sono vetuste e rovinate.
Inoltre quando c’è assenza di pianificazione, c’è sempre una possibilità maggiore di assoggettamento alla speculazione. L’imposizione di Siot/Tal è assolutamente evidente, ma esistono anche altre forme della stessa presenti pure nella gestione del lavoro. Infatti, si sentono sovente statistiche virtuose sull’occupazione in montagna – ha continuato Denis Baron – ma sarebbe interessante andare a visionare i dati reali disaggregati per notare quanto queste statistiche siano condizionate dal numero dei contratti interinali. E questi contratti interinali sono quasi sempre stipulati da aziende che non hanno sede sul territorio.
Ed il territorio montano ha necessità molto più stringenti, molto più quotidiane, ed i soldi che vengono spesi per le grandi opere prive di pianificazione, che si possono prestare più facilmente a speculazioni che avere utilità, andrebbero invece investiti sia in azioni ragionate di intervento infrastrutturale e sui servizi (come già detto, sulla rete idrica), come nei servizi di prossimità, venendo incontro alle esigenze dei paesi.
Secondo Denis Baron, poi, una delle cose importanti che si leggono sul programma elettorale per Moretuzzo presidente è la proposta di una legge regionale per le cooperative di comunità, ovverossia per la creazione di sistemi che rendano sostenibili percorsi di economia locale atti a dare servizi alla popolazione stanziale.
Inoltre «il caso Siot evidenzia la mancanza totale di comunicazione con il territorio e l’assoluta mancanza di partecipazione, l’assenza di un collegamento con le esigenze reali della popolazione, alla quale si impongono dei progetti che nulla hanno a che vedere con il presente e con il futuro delle comunità. Domina la logica della “grande opera” o “del grande evento”, svincolate da una pianificazione e da una concertazione con le parti: una carenza che rischia di rendere gli interventi controproducenti e dannosi, o – al meglio che vada – costosamente fini a sé stessi (si pensi alla mole di denaro spesa per la strada del Lussari che ospiterà una tappa del Giro d’Italia). Ma se queste sono le logiche attraverso le quali gli interventi infrastrutturali dovrebbero supportare l’economia, vedo per le popolazioni della montagna una persistenza di speculazione e di emigrazione».
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Stefano D’Incà. Basta centraline concesse a privati ed a favore di un turismo intelligente che guardi anche alle esperienze austriache. E ci vuole un discorso culturale di sensibilizzazione delle popolazioni a comprendere il valore del territorio, delle risorse naturali e delle politiche atte a salvaguardarli.
Quindi ha preso la parola Stefano d’Incà che ha sottolineato come le problematiche della montagna siano state ben evidenziate e rese in modo esaustivo da chi lo ha preceduto.
Poi ha iniziato a parlare del suo paese, Tarvisio, e del grosso problema della molteplicità delle centraline idroelettriche, affidate, quasi esclusivamente, ai privati, con una ricaduta minima, quasi banale, di utili monetari per comuni e popolazione, come del resto sta accadendo in tutta la montagna friulana.
Quindi Stefano D’Incà, nel suo intervento, ha riportato pure un esempio, a suo dire, di pessima politica turistica, relativo al lago di Raibl, che è una delle perle presenti nel tarvisiano. Esso potrebbe essere tranquillamente sfruttato a livello turistico, ma per raggiungere lo scopo, vi sono difficoltà enormi nell’interlocuzione con il FEC (Fondo edifici culto), che pone problemi per la realizzazione nell’area di chalet e pontili, come si potrebbe fare guardando ai nostri vicini austriaci. (2) Inoltre cos’ è accaduto? Vi erano lì locate due attività: una scuola di windsurf ed un noleggio di Kajak, che sono state costrette a chiudere, perché non è stato loro consentito di continuare l’attività. Ed, al lago di Cavazzo, si permette che venga costruita una centralina Siot ed un’altra sarà costruita a Paluzza, e si può tranquillamente dire che non c’è proprio una logica negli interventi e nella loro sostenibilità.
Inoltre l’idea di una acciaieria fra Grado e Lignano può far immediatamente immaginare cosa potrebbe accadere a livello ambientale, con conseguente tracollo turistico.
«Ciò detto – ha continuato D’Incà – ci stiamo spendendo in questa sede ed anche in altre per evidenziare queste criticità peraltro evidenti, ma poi sappiamo che i nostri concittadini seguono e votano altri, e noi rappresentiamo davvero il nulla rispetto a quella che è l’opinione pubblica (3).
Perché i cittadini poi accettano più o meno di buon grado ogni tipo di prevaricazione. Pertanto il problema di base è senz’altro di carattere culturale.
Noi dobbiamo- ha continuato – risollevare la cultura nell’opinione pubblica, specialmente nei giovani, che devono capire che devono ritornare ad amare il proprio territorio, la natura ed il paesaggio, ed a prendersene cura».
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Massimo Mentil. Contro il degrado culturale, e contro le scelte economiche della giunta Fedriga. Non possiamo continuare a lottare contro le imposizioni dall’alto, perché così non si può più vivere in montagna.
Quindi Massimo Mentil ha iniziato il suo intervento riallacciandosi al discorso sul degrado culturale che pare abbia pervaso la montagna, mentre il simbolo della politica e dell’economia scelte dalla giunta Fedriga per la montagna sono rappresentate dalla Siot e da ciò che sta succedendo con Siot. E la risposta a ciò è la battaglia contro i cogeneratori Siot di nuova istituzione, che diventa essa stessa un emblema. Ed è una battaglia che stiamo portando avanti tutti assieme, non solamente i comuni di Paluzza e Cavazzo, la gente che ci crede, i comitati. In questo caso – ha continuato – esiste una visione del futuro e del presente. E «mi fa rabbrividire leggere sul Messaggero Veneto che il ministro (dell’ambiente) Gilberto Pichetto Fratin ha parlato dei cogeneratori Siot come un’opera strategica. Ma strategica per chi? Per loro. E che dire del presidente di Siot, Lilli, che ci è venuto a dire, alla prima riunione, che è un mese in ritardo rispetto alle comunicazioni che avrebbe dovuto dare, perché è andato, con la sua famiglia, a far costruire una scuola in Tanzania? Insomma, ha fatto vedere che egli era anche un benefattore, ma non certo per noi.
E vi garantisco che io incomincio a non credere più che noi dobbiamo continuare a vivere in montagna affrontando ogni quinquennio una battaglia: dall’elettrodotto al cavidotto, alla Siot …
Vivere in montagna sotto questo stress credo che faccia perdere attrattività al territorio anche per noi che qui viviamo. E noi, che qui viviamo, dobbiamo avere maggiore consapevolezza di quelli che sono i valori che ci dà il territorio, dei nostri principi, della nostra identità, delle nostre capacità ed al di là di tutto, dobbiamo avere la possibilità di metterle a frutto, di metterle a disposizione, efficacemente, della nostra terra. Ma la Siot non ci permette di guardare alla montagna con rinnovato ottimismo, ci permette, invece, di rivedere un’ennesima servitù fatta a scapito nostro, di noi cittadini delle comunità della montagna carnica. E se il sì ai cogeneratori Siot è un esempio dell’economia seguita dalla giunta Fedriga, io credo che noi non abbiamo bisogno di questo: abbiamo bisogno di ben altro. E ripeto: i cogeneratori Siot sono proprio l’emblema della politica che sta portando avanti questa giunta regionale. E l’assessore di turno, che è Fabio Scoccimarro, secondo me, ci ha preso in giro per un anno, ed io mi sono sentito preso in giro come amministratore perché in tutti gli incontri che abbiamo avuto, partecipati da molti amministratori locali, ha sempre detto che lui è vicino ai territori ed è vicino ai sindaci. Ma io, invero, non ho capito a quali sindaci, però, ed a quali territori. Ed ho capito solo, come ho dichiarato a mo’ di battuta ad un giornale, che egli viene in Carnia per il frico, come egli stesso ha dichiarato.
Infatti quando si è presentato in Regione qui a Tolmezzo al primo incontro sul cavidotto, si è fatto vivo mezz’ora dopo perché ha detto che era andato a comperare il frico, dando l’impressione di non sapere neppure di cosa si sarebbe dovuto parlare realmente.
E quindi penso di poter affermare che abbiamo avuto a che fare, in questa trascorsa amministrazione regionale, con esponenti politici che hanno ricoperto ruoli importanti che, con arroganza, hanno portato avanti tutte le loro giustificazioni sui soprusi che abbiamo subito».
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A questo giro di risposte a domanda, è seguito quello su “turismo e sanità”, che sarà oggetto del prossimo articolo.
Di questi temi vogliamo parlare ancora, e grazie ad Emilia, Pier Mario, Denis, Stefano e Massimo per questi loro contributi, per averci messo su questi temi la faccia ed il cuore, per aver accettato che questi loro preziosi interventi venissero pubblicati.
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Laura Matelda Puppini – Dalla registrazione dell’incontro del 24 marzo 2023 a Tolmezzo, intitolato: “Giriamo pagina. Nuove politiche per la montagna” tenutosi all’albergo Roma, organizzato da Co.S.Mo e nonsolocarnia.info.
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Il 4 giugno 2023 è comparso un interessante articolo di Maurizio Cescon sul Messaggero Veneto, intitolato: “La sanità, l’ambiente e le pensioni. Le segnalazioni al difensore civico”. Sottotitolo: “Gli atti inviati all’ ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale: l’età media degli utenti supera i 50 anni”.
In esso si legge che restano elevate le segnalazioni dei cittadini sui casi sanitari, pur essendo il loro numero ridottosi rispetto al periodo della pandemia, mentre aumentano e si fanno largo gli avvisi in tema ambientale e della lentezza di accesso agli atti degli enti pubblici, mentre altre segnalazioni riguardano l’Ater e la lentezza nella corresponsione del Tfr da parte di dipendenti pubblici.
In tema ambientale, e l’ambiente ora è tutelato dalla Costituzione (Articolo 9: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni) sono giunte diverse segnalazioni. «Stiamo ricevendo diverse segnalazioni – si legge sull’articolo, come dichiarazione del Difensore Civico, dott. Arrigo De Pauli – riguardo la questione dell’ipotizzata acciaieria nella zona Aussa Corno San Giorgio di Nogaro. Non dimentichiamo che il problema è grande. (…)». Inoltre, e questo riguarda la nostra montagna, «Altri rilievi riguardano la strada camionale in montagna tra Sappada e Rigolato, su terreni che potrebbero essere franosi, al posto dell’attuale sentiero». Inoltre risultano anche lamentele, da parte di cittadini, per presunti fumi considerati dannosi e provenienti da alcune realtà industriali presenti sul territorio regionale, ma anche segnalazioni relative a criticità nei servizi pubblici di trasporto e viabilità, o su parcheggi, piani regolatori, permessi di costruzione, graduatorie per concorsi pubblici e ammissioni ai centri estivi.
Ho qui riportato questa parte per far capire, in particolare, che l’ambiente è tutelato ora anche dalla nostra carta fondante di riferimento, e che bene fa chi si oppone al suo scempio. Ed anche questo tema era oggetto dell’incontro del 24 marzo 2023 a Tolmezzo.
Laura Matelda Puppini.
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Note.
(1) Cfr. su www.nonsolocarnia.info: Montagna, imprenditorialità, cooperazione: con l’anpi a Paluzza.
(2) Infatti i terreni che circondano il lago sono gestiti da detto Fondo, che però ora li concede per fare parcheggi. Cfr. Avviso pubblico per l’assegnazione in Concessione di terreni di proprietà del Fondo Edifici di Culto, http://www.prefettura.it/udine/news/Avvisi_e_pubblicazioni_di_altri_enti-16618584.htm, datato 6 maggio 2023, e cfr. https://www.ilgazzettino.it/nordest/udine/turismo_spiaggia_cave_del_predil_chiusura_tarvisio-6720560.html.
Si deve notare, però, che detto Fondo, come specifica Alberto Marzocchi nel suo: «La strada tra i monti fatta cementare per il Giro d’Italia è già chiusa perché “troppo pericolosa”: il Lussari beffa la Giunta Fedriga» è gestito dal Comando dei carabinieri per la tutela della biodiversità e dei Parchi, ed ha pure chiuso la nuova strada per il Lussari, quella percorsa dai ciclisti del Giro d’ Italia, perché effettivamente troppo pericolosa per essere percorsa da ciclisti non del Giro, anche per le sue spropositate pendenze. Ed ha avuto ragione. Inoltre se salgono le bici, chi impedirebbe si salire alle moto? Per la verità chi ha vinto poi le elezioni è stato l’astensionismo.
(3) Per la verità chi ha vinto poi le elezioni è stato l’astensionismo.
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La prima parte dell’articolo è leggibile qui, sempre su www.nonsolocarnia.info:
Per la storia del gruppo delle Cooperative Carniche cfr. sempre su www.nonsolocarnia.info il mio:
Cooperare per vivere di Laura Puppini
Per esperienze industriali locali cfr.
Montagna, imprenditorialità, cooperazione: con l’anpi a Paluzza.
L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta la locandina dell’incontro tenutosi il 24 marzo. Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/giriamo-pagina-nuove-politiche-per-la-montagna-24-marzo-2023-sullambiente-la-sua-tutela-ed-altro-ancora/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/03/VOLANTINO2.png?fit=752%2C1024&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/03/VOLANTINO2.png?resize=150%2C150&ssl=1ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀNon ho avuto il tempo materiale di continuare a riproporre quanto hanno detto alcuni amici nell’ incontro del 24 marzo 2023, ma lo riprendo ora, perché mi pare importante farlo. L’attenzione verso la montagna deve essere sempre vigile, ed i temi si ripetono e sono sempre quelli, collegati ad...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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