Dopo avervi invitato a leggere il mio: “Alla scoperta del lago di Cavazzo o dei Tre Comuni in: nonsolocarnia.info, per conoscere la storia del lago, pubblico questo intervento a più firme, giuntomi da Franceschino Barazzutti, e scritto in vista dell’incontro sul grande idroelettrico. Laura Matelda Puppini. 

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«Il lago di Cavazzo o dei Tre Comuni: oltre il presente.

Alcuni cenni storici.

Quello di Cavazzo o dei Tre Comuni è il più grande lago naturale della nostra regione, con una superficie di 1,45 kmq, di origine glaciale, incastonato tra i monti Faeit, San Simeone e Naurint. La sua posizione al limitare delle prealpi carniche e all’inizio della piana friulana fa del lago uno snodo idrico di importanza strategica, tanto più dal momento che in esso il sistema idroelettrico costruito dalla Società Adriatica di Elettricita’ (SADE)  riversa la gran parte delle acque della Carnia sottratte al naturale alveo del Tagliamento e dei suoi affluenti in Carnia.

Nei documenti storici il lago viene citato per due aspetti caratterizzanti: l’elevata pescosità e le sue acque temperate.
L’elevata pescosità è citata in un documento del 1212, mentre nel 1585 Quintiliano Ermacora così scriveva del lago “nutre a meraviglia non solo trote di venti libbre di squisito sapore, ma anche anguille quasi della stessa grandezza, seconde rispetto a nessun altro luogo, ed anche lucci e tinche quali giammai si riuscirebbe a trovare altrove”. Nel dopoguerra i pescatori di mestiere della valle costituirono la “Cooperativa Pescatori” che assumeva dallo Stato l’appalto della pesca nel lago. La sua pescosità ha rappresentato nel corso della storia sino alla metà del ‘900 una riserva alimentare fondamentale per le popolazioni rivierasche ed una importante fonte economica.

Il carattere temperato delle sue acque ed il clima mite facevano della valle una “stazione climatica”, come presentata nelle cartoline postali dell’inizio ‘900, mentre nell’immediato dopoguerra i tre Comuni rivieraschi di Bordano, Cavazzo Carnico e Trasaghis diedero vita al  “Consorzio Ente Lago” per lo sviluppo turistico, capace di guardare ed affrontare i problemi in maniera coordinata, giungendo anche, non senza un sofferto dibattito interno, ad aggiungere al lago la denominazione “dei Tre Comuni” per superare antichi campanilismi.

Lo sconvolgimento.

L’entrata in esercizio negli anni ’50 della centrale idroelettrica SADE di Somplago, che scarica direttamente nel lago le acque turbinate gelide e fangose provenienti dalla Carnia attraverso un sistema di gallerie di 80 km, ha sconvolto il lago, azzerato la pesca ed i piani di sviluppo turistico dell’Ente Lago. Sofferenze ben note: oscillazione del livello con erosione delle sponde, acque gelide e fangose, carenza di ossigeno disciolto in profondità, progressivo aumento sui fondali del deposito di fango scaricato, riduzione della biodiversità autoctona con alterazione e semplificazione delle catene alimentari. Danni all’ambiente, al patrimonio ittico, al turismo, al microclima della valle.

Ma c’è qualcosa di peggio dal momento che  una parte del lago, la più pescosa, è stata utilizzata a discarica del materiale di scavo della caverna-turbine e delle gallerie di accesso e scarico. Inoltre gli atti concessori e disciplinari hanno condannato il lago  (naturale!) a 4 metri di oscillazione  del suo livello. Dal livello 192,90 a 196,90, secondo il sistema  quote proprio della SADE!

Danni ai quali si sono aggiunti anche quelli dell’oleodotto della società privata SIOT, la quale non ha trovato di meglio che piazzare la stazione di pompaggio e serbatoio proprio sulla riva del lago e immediatamente adiacente alla centrale per risparmiare i costi di trasporto dell’energia, e di posizionare un tratto della condotta adiacente alla riva ovest ed un brevissimo tratto sotto il lago. Danni ai quali si sono successivamente aggiunti quelli dell’autostrada che, nonostante il Piano Urbanistico Regionale la prevedesse lungo il Tagliamento, è venuta inspiegabilmente a sventrare la valle, a piantare i piloni del lungo ed impattante viadotto nelle acque del lago, ad inquinare acusticamente la valle. Danni ai quali è tempo di riparare non con ipocrite “compensazioni” monetarie, ma con concreti interventi  in cui mettano volontà e risorse  anche coloro che quei danni hanno provocato e che hanno tratto profitti in tutti questi decenni. Danni mai considerati e valutati. Danni ai quali è tempo di riparare non con ipocrite “compensazioni” monetarie, ma con concreti interventi  in cui mettano volontà e risorse  anche coloro che quei danni hanno provocato e che hanno tratto profitti in tutti questi decenni.

Manifesto del 1922 con cui si pubblicizzava il Lago e la sua Valle in occasione dell’apertura del primo albergo-ristorante sulle rive del Lago. (Da Franceschino Barazzutti)

 Quanto già detto e fatto.

Le iniziative.

Numerose sono state le iniziative delle popolazioni della valle di denuncia del degrado del lago già subito dopo l’entrata in funzione della centrale di Somplago. La più importante è stata il convegno internazionale “Il lago di Cavazzo o dei Tre Comuni: un patrimonio da salvare e valorizzare” svoltosi ad Alesso il 12 e 13 settembre 1987 organizzato dai tre Comuni rivieraschi, dalle Comunità Montana della Carnia e da quella del Gemonese, del quale sono stati stampati gli atti.

Successivamente si svolsero numerose attività tra le quali il convegno indetto dai comuni rivieraschi “Un lago da amare”, poi la manifestazione del 10.10. 2010 sulle rive del lago, il convegno sull’idroelettrico ad Alesso il 9.01.2016, l’incontro del 21.10.2018 sulla riva del lago. Inoltre conferenze stampa, interventi sui mezzi d’informazione, incontri con esponenti delle istituzioni, una costante attività di presidio, di sensibilizzazione e di informazione sul tema da parte dei Comitati anche mediante il bollettino “Il Punto” distribuito alle famiglie della valle. I Comitati della Val del Lago e Legambiente regionale nell’estato 2018 elaborano “la Carta del Lago” a cui aderiscono tanti Comitati, Associazioni, personalità.

Gli studi e le ricerche scientifiche.    

-L’ing. Franco Garzon incaricato dai Comuni di Bordano, Cavazzo Carnico, Trasaghis e Verzegnis, dal Consorzio BIM Tagliamento, dalla Comunità Montana della Carnia e da quella del Gemonese, Canal del Ferro Valcanale nella sua “Perizia di valutazione dell’ampliamento della centrale di Somplago” datata 28.01.2011 a pagina 32 a conclusione dei calcoli dell’apporto di sedimenti di fango nel lago così scrive “Il lago di Cavazzo presumibilmente tra 110 anni sarà riempito”. Dal 2011 sono trascorsi quasi 8 anni in cui il fango ha continuato ad accumularsi per cui il riempimento avverrà tra 102 anni.

-L’ing. Dino Franzil, nel suo studio “Lago, Energia, Ambiente” del marzo 2012, dopo accurati calcoli relativi all’apporto di sedimenti e fango dallo scarico dell’attuale centrale di Somplago, a pag 27 conclude che il Lago scomparirà entro i prossimi 105 anni. Quindi da oggi si trasformerà in una putrida palude in meno di cento anni.

-Le campagne di ricerche condotte recentemente dall’Istituto di Scienze Marine di Bologna (ISMAR) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) confermano che il fondale presenta un paesaggio lunare a causa della consistente copertura di fango modellato dalle correnti, privo di forme di vita a causa delle acque scarsamente ossigenate.

-Nel luglio 2018 la Goletta Verde di Legambiente ha condotto una campagna di monitoraggio delle microplastiche nel lago.

L’evoluzione della legislazione e degli indirizzi politici.

Negli ultimi anni la situazione di grave degrado del lago è diventata oggetto dell’attenzione della legislazione regionale che è venuta via via ad  offrire gli indirizzi e una sponda progettuale agli inevitabili e crescenti conflitti tra l’uso delle risorsa acqua (energetico, irriguo e turistico) e l’ambiente. Il terreno di scontro ha dei luoghi fisici di riferimento:

– la presa di Ospedaletto del Consorzio di Bonifica Friulana;
– il tratto del Tagliamento sotteso da detta presa fino all’altezza di Peonis;
– il canale di scarico del lago sul quale sono state autorizzate due centrali alla società Aqualux di Brugnera e una a Industrial Park (già Cosint) di Tolmezzo, che costituiranno un’ulteriore inaccettabile servitù per il lago dal quale – in assenza del bypass – attingeranno l’acqua diminuendone il livello quando la centrale di Somplago sarà in stato di fermo essendo “centrale di  punta”;
– la derivazione irrigua dallo scarico del lago proposta dallo stesso Consorzio;
– soprattutto, il lago di Cavazzo o dei Tre Comuni a causa dello scarico in esso della centrale;
– le eventuali emergenze ambientali derivanti dall’autostrada e dall’oleodotto.

Il lago di Cavazzo nel 1993. Foto di Laura Matelda Puppini.

La soluzione, quindi, non può che essere integrata. Infatti:

1.In sede di esame del Piano Regionale di Tutela delle Acque (PRTA), esaminando lo stato di sofferenza del Tagliamento a valle della presa di Ospedaletto del Consorzio di Bonifica Friulana ed il progetto dello stesso di derivazione dallo scarico del lago di Cavazzo, la IV Commissione Consiliare Ambiente ed Energia nel gennaio 2014 così unanimemente si esprimeva: «uttavia, viene segnalato che anche il Lago di Cavazzo si trova in condizioni di criticità ambientale, a causa dell’avanzata modificazione dello stato di qualità delle sue acque, dovuta alla pluridecennale immissione delle acque di scarico della centrale idroelettrica di Somplago, provenienti dalla Carnia tramite il sistema derivatorio ex ENEL, ora Edipower, e quindi da ecosistemi profondamente diversi da quello originario del lago. Al fine di mitigare il progressivo snaturamento dell’ambiente lacustre, viene contestualmente chiesto che sia presa in considerazione la possibilità di realizzare un canale di by-pass che convogli le acque della centrale direttamente all’emissario del lago per recuperarlo ad una condizione di naturalità. La Commissione ravvisa una possibile utilità nell’integrazione delle due soluzioni sopra prospettate, al fine di conseguire la salvaguardia ambientale sia del Tagliamento a valle di Ospedaletto  che del Lago di Cavazzo. Pertanto, ritiene opportuno che negli indirizzi del PRTA sia presa in considerazione tale  possibilità, mediante gli studi e le valutazioni necessarie” Si noti l’esplicita indicazione di “un canale di by-pass” – sì, by-pass! – quale opera risolutiva delle criticità del lago per recuperarlo alle condizioni di naturalità. Sì, naturalità!

2. Il PRTA approvato, al punto 3.2.3 delle Conclusioni, considerando la presa del Consorzio a Ospedaletto, la conseguente criticità del Tagliamento a valle della stessa e la proposta di derivazione irrigua dallo scarico del lago  così recita: “Contestualmente dovrà anche essere valutata la fattibilità tecnico – economica di realizzazione di un canale di by – pass, o di altra soluzione progettuale che mitighi l’impatto dello scarico della centrale di Somplago sul lago di Cavazzo con lo scopo di recuperare le condizioni di naturalità del lago stesso e di garantirne la fruibilità”. Si noti: l’imperatività di quel “contestualmente” ed ancora l’indicazione del by-pass quale mezzo per il  recupero delle condizioni di naturalità  e di fruibilità del lago! Sì, contestualmente, naturalità e fruibilità!

3. La Legge Regionale del 6 febbraio 2018 n.3 all’art. 11- (Disposizioni per il recupero della naturalità del lago dei tre Comuni) –  individua lo strumento del concorso di idee per avviare l’iter progettuale al fine di recuperare le condizioni di naturalità e fruibilità del lago. Il concorso è stato indetto con un monte premi di 35 mila euro (in legge figuravano 50 mila) ma purtroppo è andato deserto per motivi che sarebbe bene verificare.

4.  A seguito del concorso di idee deserto, è stata approvata la Legge Regionale 6 agosto 2019 n. 13, che all’art. 4 commi 35-38 prevede la costituzione presso l’assessorato all’ambiente ed energia del Laboratorio Lago dei Tre Comuni “al fine di individuare le criticità del Lago dei Tre Comuni e proporre le conseguenti soluzioni finalizzate  a recuperare  le condizioni di naturalità  del lago stesso e garantirne la fruibilità, anche a fine turistici, in conformità al Piano Regionale di Tutela delle Acque. Sì, naturalità e fruibilità come dal PRTA! Il laboratorio è composto da un rappresentante  e da un esperto designati dalla direzione centrale ambiente ed energia, da un esperto designato da ciascuno dei tre Comuni rivieraschi, da un rappresentante dell’ARPA, mentre può partecipare un rappresentante dell’Autorità di bacino del distretto idrografico delle Alpi orientali e possono essere invitati i soggetti portatori d’interesse. I Comuni rivieraschi hanno nominato i propri esperti e precisamente: l’ing. Gianfranco Pederzolli di Stenico (Trento) vicepresidente della Federazione Nazionale dei Consorzi BIM (Federbim) per il Comune di Bordano, lo Studio L2B Tecnici Associati di Tolmezzo per il Comune di Cavazzo Carnico, il dott. Luca Gasperini dell’Istituto di Scienze Marine (ISMAR) di Bologna del Consiglio Nazionale delle Ricerche per il Comune di Trasaghis. E’ indispensabile che il Laboratorio Lago dei Tre Comuni inizi senza indugio la propria attività ed elabori le soluzioni di cui al  disposto di legge, progetto e relativi costi del bypass per reperire i relativi finanziamenti;

5. A firma dei consiglieri Revelant, Tondo, Riccardi, Colautti, Violino, Marsilio, Ciriani, Zilli, Piccin, appartenenti a vari gruppi consiliari, il 27 febbraio 2017 veniva depositata in Consiglio Regionale la proposta di legge n. 193 avente l’oggetto “Costituzione della Società Energia Friuli Venezia Giulia” a capitale pubblico. Tale proposta è rimasta senza seguito nella scorsa legislatura forse a causa della contraria presa di posizione in merito da parte di “Elettricità Futura – Associazione delle Imprese Elettriche Italiane”, ma nel bilancio regionale 2019 figura una posta di 50mila Euro proprio per lo studio giuridico della fattibilità della Società Energia Friuli Venezia Giulia, la cui costituzione ed operatività sono di primaria importanza e non possono quindi subire ulteriori ritardi.

6. La Legge Nazionale 11 febbraio 2019 n.12 all’art. 11 quater (Disposizioni in materia di concessioni di grandi derivazioni idroelettriche) fra l’altro prevede che “Alla scadenza delle grandi derivazioni idroelettriche e nei casi di decadenza  o rinuncia, le opere ….. passano, senza compenso, in proprietà delle regioni, in stato di regolare funzionamento”.

7. Recentemente i parlamentari Tondo, Bubisutti, Novelli ed altri hanno depositato un’interrogazione al ministro dell’ambiente sulle criticità del lago di Cavazzo sollecitando il suo intervento sullo snodo idrico lago-Tagliamento-derivazione irrigua.

8. La stessa neo Commissione Europea, ponendo il “tema ambiente” tra le priorità, ha indicato gli investimenti nel settore ambientale come produttivi e fattori di sviluppo economico e non già di mera conservazione, ed ha stanziato ingenti somme in vari programmi in cui gli interventi per il lago possono essere inseriti poiché rientrano in tali obiettivi.

Tale indirizzo  si sta facendo strada anche a livello nazionale. E’auspicabile che ciò avvenga anche a livello della nostra Regione. L’insieme  di questi provvedimenti legislativi  e di indirizzi politici determina un quadro favorevole alla radicale risoluzione  delle criticità  del lago e dello snodo idrico  al suo scarico. E’ un’opportunità che va intelligentemente colta.

Lago di Cavazzo in tempo di siccità. (Da Franceschino Barazzutti).

La soluzione integrata.

Ebbene, lo stato delle ricerche scientifiche, l’evoluzione legislativa regionale e statale, la necessità di un rapporto responsabile verso l’ambiente, in particolare verso la risorsa vitale acqua, l’attenzione dell’opinione pubblica verso il lago aprono prospettive favorevoli alla risoluzione del “problema lago” ed alla sua valorizzazione. Su di noi ricadrebbe una pesante responsabilità  se non sfruttassimo fino in fondo questo quadro favorevole.

È urgente un progetto integrato che comprenda e declini una pluralità di obiettivi:  ripristino della naturalità e fruibilità turistica del lago mediante la realizzazione di un by-pass, deflusso ecologico a valle della presa di Ospedaletto, mantenimento della produzione  idroelettrica della centrale di Somplago e utilizzo sostenibile dell’acqua per l’irrigazione.

In tale contesto un ruolo chiave riveste le centrale idroelettrica di Somplago il cui sistema di funzionamento rappresenta un pesante vincolo per il citato progetto integrato. Pertanto, considerato che, a causa di successive proroghe, la scadenza della relativa concessione è il 2029, momento in cui la centrale dovrebbe passare alla Regione ai termini del sopraccitato art.11 quater della legge 12/2019, va valutata l’opportunità che la Regione, ente pubblico, oltre ad adempiere nei termini a quanto ad essa assegnato dal citato art.11 quater della Legge 12/2019, intavoli con i proprietari di controllo di a2a, gli enti pure pubblici Comuni di Milano e di Brescia, una trattativa per averne la disponibilità ben prima del 2029.

Inoltre, è tempo che la Regione riprenda la Proposta di Legge n. 193 della passata legislatura, a firma dei consiglieri Revelant, Tondo, Riccardi, Colautti, Violino, Marsilio, Ciriani, Zilli, Piccin e costituisca la propria “Società Energia Friuli Venezia Giulia – SEFVG” sul collaudato positivo esempio delle Provincie Autonome di Trento e di Bolzano con le rispettive società energetiche “Dolomiti Energia” e “Alperia”, che garantiscono a dette Province il pieno controllo del settore.

Alla Regione ed ai tre Comuni rivieraschi – questi ultimi devono essere ben coscienti del carico di grande responsabilità di cui sono stati investiti – spetta ora il compito di individuare con metodo partecipativo innanzitutto la variante di by-pass e relativo progetto più idonei a garantire la rinaturalizzazione e fruibilità turistica del lago, nonché le possibili fonti di finanziamento, progetti europei in particolare.

Scarico della centrale. (Da Franceschino Barazzutti).

Ciò in un contesto che consideri il lago in una reciproca integrazione con i territori circostanti e le loro valenze ambientali, storiche, culturali, sportive e ricreative, quali ad esempio:

Venzone cittadella medioevale,  monumento nazionale; Gemona con il duomo, via Bini, il castello e il progetto Sportland; Montenars ai piedi del Monte Quarnan con le sue borgate al sole e i roccoli; Artegna con il castello ed Osoppo con la storica fortezza; Forgaria e la riserva naturale del laghetto di Cornino con i grifoni, l’altopiano di Monte Prat degradante verso la conca di Chianet dalla quale scende il torrente Tremugna; Trasaghis con la Nautilago, i campeggi e le aree attrezzate sulla riva del lago, con il vasto territorio affacciantesi sulla Val del Lago solcato dalla forra del Leale dichiarata biotopo naturale e dal corso del Palar dalle acque limpidissime, meta alternativa a quelle torbide del lago per moltitudini di bagnanti, la vetta del Monte Cuar con la malga ed i prati che la circondano; Bordano con la Casa delle Farfalle ed il monte San Simeone, vero balcone sul Friuli; Cavazzo Carnico con la storica fortezza del Monte Festa, la pieve di Santo Stefano svettante sulla rupe, la sottostante chiesetta di San Candido ed il diffuso reticolo di acque di Somplago confluenti nell’immissario del lago sul quale sorge un ponte romano, i prati di Falnor a Cesclans, il sito protetto della palude Vuarbis, la valletta del rio Faeit; le particolari zone del leccio, di rilevante valore scientifico in quanto, seppur quercia sempreverde tipica delle coste del Mar Mediterraneo Occidentale, si insediò sulle rupi sud-orientali dei monti San Simeone, Brancot, Col del Sole, giù sino a Cornino nella fase geologica calda grazie alle favorevoli condizioni climatiche generate dal grande lago che si estendeva sino alla morena, di cui quello dei Tre Comuni è residuale; il Tagliamento con la stretta di Venzone ed il ponte di Braulins della bella canzone friulana; le ciclovie che attraversano il territorio.

Ed, infine, un aspetto estremamente importante per quello che rappresenta non solo per il Friuli: questo è il comprensorio-cratere del terremoto del 1976. Qui si trovano i più significativi esempi della ricostruzione postsismica, sia dei centri storici quali Venzone e Gemona, sia dei tanti paesi. Una ricostruzione esemplare di cui i friulani sono orgogliosi. Questi, sono i principali tasselli di un realistico piano comprensoriale di valorizzazione.

Conclusioni.

I cambiamenti climatici sono già in atto mentre gli interessi e le pressioni sulle acque sono molteplici. Occorrono azioni sistemiche di accompagnamento di lungo periodo.

Il lago di Cavazzo e dei Tre Comuni – il plui grand Lâc da nestre Regjon – è un ecosistema e una grande riserva idrica, ubicata in un’area strategica tra la montagna e la pianura, che diverrà sempre più importante e che non può essere abbandonato all’attuale degrado, alla prospettiva certa dell’interrimento e allo sfruttamento di interessi di parte. Peraltro, anche i residui corsi d’acqua della Val del lago vanno preservati dall’assalto delle centraline idroelettriche: la loro acqua pulita  sarà sempre più preziosa! Tanto più che il contributo delle centraline idroelettriche al fabbisogno nazionale è irrilevante (meno dell’1%) e che il futuro sta nel solare ed eolico. Né è opportuno costruire centrali sul canale di scarico del lago poiché, in  assenza del bypass, costituirebbero un’ulteriore servitù sul lago provocandone un abbassamento del livello stante l’attuale funzionamento di “centrale di punta” di quella di Somplago.

Sarebbe motivo di orgoglio per la Regione, prima in Italia e riferimento per altre analoghe situazioni, la realizzazione di un progetto di recupero della naturalità e fruibilità di un lago gravemente compromesso da un sistema idroelettrico alimentato da derivazioni indiscriminate che hanno messo in secca una molteplicità di corsi d’acqua montani. Un sistema rozzo, superato ed insensibile verso l’ambiente come quello del Tagliamento-lago di Cavazzo, costruito negli anni ’50 dalla SADE, che va profondamente rivisto poichè improntato a criteri meramente produttivistici di trasformazione di tutte le acque in kilowatt e, quindi, in denaro per i suoi azionisti. Criteri che hanno portato alla tragedia del Vajont, di cui il sistema idroelettrico del Tagliamento è gemello. Criteri che sono esattamente opposti a quelli delle varie Agende/Direttive europee in materia di acque, ambiente e sostenibilità/compatibilità ambientale.

Sarebbe un segnale positivo non solo per l’equilibrio delle utenze  e della falda a valle del lago, dalla quale – non dimentichiamolo! – attinge anche l’acquedotto del CAFC, ma anche per iniziare un serio esame dello stato dei corsi d’acqua a monte, in Carnia, dove un sistema di concessioni- disciplinari che sa di coloniale, da Compagnia delle Indie, funzionale solo alla SADE, ha ridotto gli alvei  a distese di ciottoli, a rigagnoli, di norma privi di acqua con conseguenti seri dissesti idrogeologici. Situazione che richiede – ben oltre quel deflusso minimo vitale che sta solo sulla carta – che nei corsi d’acqua ci sia, appunto, un’adeguata portata d’acqua!

Concessioni-disciplinari che vanno riviste radicalmente  per affermare ed attuare il sacrosanto  ed ormai inderogabile principio di civiltà (e necessità!) per cui il “bene acqua” per sua natura richiede un uso plurimo, diversificato. Principio di civiltà che vuole che il Tagliamento sia effettivamente “il re dei fiumi alpini”- come generalmente definito nei testi – e non lo schiavo dell’idroelettrico a cui è stato ridotto nel suo tratto montano.

Nell’intervenire sul lago dobbiamo essere altrettanto bravi quanto lo siamo stati nella ricostruzione postsismica: fare le cose per bene e partecipate.  Un esercizio collettivo di futuro per le comunità rivierasche, il circondario e non solo. Non è un’utopia poiché il recupero della naturalità del lago, della sua fruibilità turistica, di una gestione sostenibile degli usi plurimi dell’acqua che prevenga le crescenti difficoltà acuite dai cambiamenti climatici, delle qualità ecologiche del sistema “Lago-Tagliamento” ben si coniuga con le finalità dei notevoli finanziamenti recentemente messi a disposizione dall’Unione Europea.

Tale recupero rientra nelle linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza Next Generation Italia, approvato dal CIAE e pubblicato il 15 settembre c.a, in quanto si colloca, all’interno della sfida per sostenere la transizione verde e rientra nelle missioni relativa alla “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e nell’ambito tematico “Gestione integrata del ciclo delle acque (anche a fini irrigui) e monitoraggio della qualità delle acque…” e “Valorizzazione sostenibile del patrimonio culturale, paesaggistico e naturale” con effetti indotti anche sotto il profilo  occupazionale.

Trattasi di un intervento non solo ambientale ma anche di sviluppo turistico ed economico non solo della Valle del Lago, ma dell’intero comprensorio. Un intervento riparatore per la Valle pesantemente sacrificata dall’idroelettrico, dall’autostrada e dall’oledotto per interessi altrui.
Un intervento che, attirando sul lago rinaturalizzato e pescoso e nella sua valle turisti, pescatori sportivi, associazioni e squadre dei vari sport per ritiri e allenamenti, gruppi giovanili, ecc., può rendere possibile l’utilizzo con affittanze o bed and breakfast di quel notevole patrimonio edilizio costruito o riparato dopo il sisma del 1976 ed ora purtroppo inutilizzato a causa della caduta demografica. Sarebbe un modo di ”valorizzare” la stessa ricostruzione postsismica.

Pertanto è necessario:

  1. disporre di soluzioni e di progetti elaborati dal “Laboratorio Lago” istituito presso l’Assessorato all’Ambiente. In caso contrario detto laboratorio risulterebbe non credibile se non addirittura una presa in giro;
  2. che le istituzioni locali, la Regione, i Parlamentari si facciano parte attiva per ottenere i finanziamenti necessari – in particolare quelli europei – per ripristinare la naturalità del lago e la sua fruibilità turistica mediante la realizzazione di un bypass che convogli lo scarico della centrale di Somplago a valle del lago;
  3. nell’approvanda Legge Regionale attuativa del disposto sul grande idroelettrico dell’art. 11 quater della Legge Nazionale n.12/2019 nonché nel regolamento attuativo, nel bando, nelle modalità e procedure di assegnazione sia previsto per la centrale di Somplago il vincolo della realizzazione del bypass finalizzato al ripristino della naturalità e della fruibilità turistica del Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni.

È venuto il tempo di riconnettere le nostre attività, le conoscenze, la tecnica, la sapienza, la produzione, gli stili di vita ai complessi meccanismi  della natura. Per garantirci un futuro. Il lago deve ridiventare quello che è stato per coloro che lo hanno visto e vissuto prima del degrado: un luogo che richiama ricordi felici e li proietta nel futuro. Lo dobbiamo alle future generazioni.

 

Val del Lago, 01 ottobre 2020.

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Franceschino Barazzutti, già presidente del BIM Tagliamento, già sindaco di Cavazzo Carnico, per il “Comitato tutela acque del bacino montano del Tagliamento”, con sede a Tolmezzo in via Davanzo n. 9.
Annamaria Gisolfi, per il “Comitato difesa e valorizzazione del Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni” con sede in  Alesso di Trasaghis in via Somplago, n. 10.
 Claudio Polano già vicepresidente della Comunità Montana del Gemonese, già componente del Consiglio direttivo dell’Ente Tutela Pesca del Friuli Venezia Giulia, per il “Comitato forra del torrente Leale, Val del Lago.
Sandro Cargnelutti presidente, per Legambiente regionale.
Marco Lepre presidente, per Legambiente Circolo della Carnia – Canal del Ferro – Valcanale.

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 L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta il lago di Cavazzo ai primi Novecento ed è di Vittorio Molinari. (Da Archivio Vittorio Molinari- Gruppo Gli Ultimi). L.M.P.

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