Dicembre 2023. La montagna crolla ancora, in Carnia come nel Veneto.  

Primi di dicembre 2023. Leggo una notizia spaventosa per la nostra montagna: un enorme frana, staccatasi dal Pal Piccolo (1), ha cancellato 5 tornanti ed una galleria della strada che portava (il passato è d’ obbligo ormai) da Paluzza a Monte Croce Carnico e quindi in Carinzia, oltre che tutta una serie di percorsi e tracciati per alpinisti.

«Crollano le montagne e crollano intere pareti di arrampicata: il fenomeno negli ultimi anni è in aumento su tutto l’arco alpino ed è collegato al riscaldamento globale. È successo anche nella notte tra l’1 e il 2 dicembre lungo la strada che sale da Timau, in Friuli, al Passo Monte Croce Carnico, e scende sul versante austriaco verso Kötschach-Mauthen». Così si legge sull’articolo intitolato”Un’enorme frana chiude il Passo di Monte Croce Carnico”, in: https://www.montagna.tv/.

Ed ancora: «Un enorme distacco ha provocato gravi danni alla strada statale 52 (52 bis per l’esattezza n.d.r.), proprio lungo i tornanti finali del versante italiano, danneggiando anche le gallerie. Fortunatamente a quell’ora, intorno alle 23, nessuno transitava nella zona»  – continua l’articolo sopra citato. E molte voci ripetono che quella notte decembrina è scomparsa  una delle più interessanti aree di arrampicata della Carnia. Non solo: anche segnali della grande guerra, oggetto di turismo possibile sono stati annientati (2), come lo furono migliaia di corpi di giovani che su quelle rocce persero la vita in un inutile conflitto. Ma ogni guerra è una inutile strage come ci ha ricordato papa Benedetto XV uomo ripieno di saggezza.

E così descrive lo smottamento carnico “Il Dolomiti“, giornale online che purtroppo i nostri politici non leggono, ma che io avevo consigliato, e che ci narra passo dopo passo, lo sgretolarsi delle  Dolomiti cadorine: «Grossi massi, uniti a fango, alberi e detriti, si sono […]  staccati della montagna a causa delle piogge e sono caduti sulla strada, che ha ceduto sotto il peso della frana». (3).

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Ma credetemi, tutto era prevedibile, ed in questo caso più che mai, ma vedremo poi perché. Comunque la prima cosa che mi sono chiesta è se quella montagna non avesse dato segnale alcuno all’uomo della sua sofferenza, e questo mi pare davvero strano, perché le montagne, quasi fossero esseri viventi, parlano ed indicano quanto sta per succedere loro. Ed un tempo i nostri vecchi che le percorrevano in genere per la caccia, o le donne per guadagnare qualche lira come portatrici o per raccogliere due rami da bruciare, sapevano leggere i messaggi che inviavano, sapevano ascoltare i rumori che producevano, sapevano vederne le nuove crepe. Ma ora tutto è abbandonato, quasi che le nostre montagne non fossero altro che un immobile plastico per inserire strutture ideate non si sa da chi per un nuovo  possibile od impossibile turismo, nel contesto di una visione del territorio che io definirei al limite del demenziale, solo per esprimere le mie idee, senza voler offendere alcuno, e se erro correggetemi.

E qualcuno dovrebbe pure  ascoltare e leggere quanto scritto dai geologi e conoscere la storia delle nostre terre, che ci narra persino di una enorme frana che, alla fine del 1600, chiuse il corso del Tagliamento, creando un lago artificiale che sommerse un intero villaggio chiamato Borta, ma tutto questo pare passato di moda.

E proprio il primo dicembre del lontano 2018, essendo appena avvenuta la tragedia della tempesta Vaia che aveva martoriato il territorio carnico, si era tenuto, presso l’ISIS ‘F. Solari’ di Tolmezzo un convegno a cui aveva partecipato pure un geologo: Massimo Valent, che aveva parlato, per la Carnia, di una montagna troppo friabile per piogge troppo intense. (4). Unica persona che ha registrato e riportato l’intervento: la sottoscritta sul suo blog. Nessun politico dai miei ricordi ad ascoltare quell’ interessante ed illuminante incontro, ove si parlava di geomorfologia del territorio, tanto questi argomenti sono una perdita di tempo, e sono inutili per la progettualità alta della nostra maggioranza Regionale che ritiene che basti non vedere e non sentire, affidandosi al fato, perché tutto vada per il meglio, senza neppure prendere in considerazione il fatto che, mentre  ha già speso per realizzare lo ‘stradone’  Sostasio/Sappada, contro il parere dei più, cancellando due sentieri e spazi ricchi di biodiversità, esso, alle prime piogge, è già parzialmente franato. Perché neppure il Pleros perdona chi lo ferisce. (5).

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Ma per ritornare alla SS 52 bis carnica, quella della Val del But interessata da quei 40 o 50 mila mc di materiale staccatisi dal Pal Piccolo nella notte fra l’1 ed il 2 dicembre 2023, dire che sia una strada sicura temo risulti improprio: basta vedere se non altro l’intervento realizzato però dai volontari della Protezione Civile lungo il suo tracciato, ma forse, come spesso capita, senza adeguata valutazione del contesto nel suo insieme ed adeguati studi preliminari, perché alla politica basta riaprire una strada smuovendo un ostacolo, per poi far pubblicare una dichiarazione dell’ assessore di turno con foto a fianco. Cfr. per esempio nel merito, l’articolo: “Protezione civile: Riccardi, esemplare tempo ripristino ss52 ‘Carnica” (nella realtà 52 bis) (6), che ci narra di una parte del territorio franato, ai tempi di Vaia, in comune di Paluzza, fra detto centro abitato e Cleulis. Allora Riccardo Riccardi, vice presidente di giunta Fvg  con delega alla Protezione Civile, come del resto ora, aveva dichiarato, tagliando non si sa che nastro, dato che non si trattava di una nuova via, che « riattivare un collegamento internazionale come la 52 bis, franato in quel modo, in un così breve lasso di tempo rappresenta una lezione per l’Italia». (7). Ma quelle frane per le piogge avrebbero dovuto, in primo luogo, essere almeno un avvertimento per lui e per la maggioranza regionale tutta.  Ma, come si suol dire, non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere.

Ed ancora sempre il nostro assessore, allora ma poi ahinoi rinominato da Fedriga per anni ancora, a quei tempi: «In merito alle attività di prevenzione avviate dalla Protezione civile, Riccardi ha spiegato che “dobbiamo guardare con intelligenza a opere che possano, almeno in parte, prevenire danni e disastri come quelli provocati da ‘Vaia’ e che vanno al di là del danneggiamento immediatamente visibile a seguito degli eventi calamitosi. Questo è un territorio fragile – ha chiarito – e stiamo immaginando interventi che ci consentano non soltanto di riportare le cose com’erano prima degli eventi disastrosi, ma di ripristinarle nel modo migliore». (8). Ma purtroppo i politici attuali hanno la mania di parlare e parlare, dimenticandosi pure le cose non stupide e progettuali dette.

Infatti questa volta sempre Riccardi si è precipitato a dire che se la frana era caduta venerdì’ 1 dicembre 2023,  il lunedì seguente, cioè il 4 dicembre,  egli avrebbe fatto riaprire la via per l’Austria, (9) https://www.ilfriuli.it/cronaca/frana-monte-croce-carnico-riccardi-la-strada-riaprira-lunedi/) cosa che si sarebbe ben guardato dal sostenere anche il Padre Eterno, si fa per dire, che ha ben più potere di un assessore sulle cose del cielo e della terra. Ma ormai le parole dei politici in Italia sembra escano così dalla loro bocca, mentre sanno benissimo cosa vanno facendo, sperando che qualche grullo ancora  creda a quello che dicono.

Non solo, quasi egli fosse un buon papà, ha rassicurato tutti: infatti il sottotitolo dell’ articolo ultimo citato è il seguente: « L’assessore alla Protezione Civile rassicura sulle tempistiche relative alla riapertura della viabilità sulla strada danneggiata dallo smottamento di questa mattina». (10). Poi il silenzio, nessun assessore sul luogo degli eventi né, che io sappia, a sorvolarli in elicottero, mentre, attoniti, parlano i rappresentati locali del Pd, dall’ing. Diego Carpenedo a Massimo Mentil, a Michele Mizzaro di Tolmezzo, proponendo di cercare di ripristinare il traffico seguendo l’antica via romana che non era l’attuale, anche se qualcuno pensava così anni fa, e mi si diceva pure lo stesso Carpenedo, mentre l’assessora regionale alla viabilità Amirante non ha rilasciato dichiarazione alcuna, e l’Anas, essendo la 52 bis una statale, ha inviato sul luogo il geologo Andrea Mocchiutti che ha fatto, tramite drone, una prima valutazione dell’ accaduto. Risultato: è la più grande frana verificatasi in Regione. Possibili nuovi crolli. (11).

E così si è espresso in particolare detto il geologo: « “Si è staccata una superficie di 50X50 metri per uno spessore di 10, un volume stimato attorno ai 40 mila metri cubi, cambiando di fatto proprio il versante”. Massi e detriti hanno coinvolto diversi tornanti, dal dodicesimo al terzo, alcuni sono finiti nel torrente But, centinaia di metri a valle. Nuovi distacchi sono possibili, anche a breve. “Ci sono fratture aperte, decine di metri cubi possono staccarsi”». (12).

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Ma nel lontano 2017 la giunta Serracchiani aveva sottolineato la pericolosità della SS 52 bis ed aveva stanziato un fondo di 62 milioni per metterla in sicurezza, ma poi … con Fedriga e Riccardi …

Infine, ma questa notizia avrei dovuto citarla all’inizio, già nel 2017, ben prima di Vaia e di Fedriga presidente, si sapeva che la ss 52 bis era una strada a rischio, tanto che Radio Studio Nord news intitolava un articolo, datato 28 settembre 2017: “SS 52 Bis Carnica, ecco il piano da 63 milioni di euro per sistemarla”. (13). Questo il contenuto dell’ articolo: «Un piano di riqualificazione di oltre 63 milioni di euro, organico e già finanziato, che permetterà di valorizzare l’area montana attraverso interventi condivisi con il territorio per la messa in sicurezza della SS52bis. Opere attese da molto tempo che avranno ricadute positive anche sull’economia locale”. Lo ha affermato la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, intervenendo, assieme al presidente di Anas, Gianni Vittorio Armani, e all’assessore regionale a Infrastrutture e Territorio, Mariagrazia Santoro, alla presentazione dello studio di fattibilità per la riqualificazione della SS52bis e del passo di Monte Croce Carnico. L’incontro, svoltosi nella sala consiliare del municipio di Tolmezzo, ha visto la partecipazione dei sindaci dei Comuni interessati dall’attraversamento dell’asse viario (Tolmezzo, Arta Terme, Zuglio, Treppo Carnico, Paularo, Paluzza, Sutrio, Cercivento e Ravascletto). “Si tratta – ha spiegato Serracchiani – di una serie di interventi che renderanno più sicuro, fluido e accessibile il collegamento stradale sia in relazione al traffico locale sia a quello turistico. Non si tratterà di un lotto unico ma di lotti distinti che permetteranno quindi maggior rapidità di intervento, con alcuni lavori già cantierabili».  (14).

Quindi già allora si sapeva che la ss52 bis era una strada da mettere subito in sicurezza, solo che allora era Presidente della giunta regionale Debora Serracchiani, che avrà avuto dei limiti ma questa volta ‘ci aveva azzeccato’, e temo che per questo la messa in sicurezza di una strada di importanza nazionale sia stata messa nel dimenticatoio dalla giunta degli stradoni per mountain bikes. E con questa considerazione passo a trattare l’ ultima idea balzana di questa giunta.

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E mentre la montagna frana, la giunta e la maggioranza di destra in Regione continuano con la politica degli stradoni, questa volta per le e- bikes. Ma questo sarà l’oggetto del prossimo articolo.

Infatti mentre il Pal Piccolo frana come il Pleos, La Lega, F.I. e Fd’I continuano la loro politica distruttiva, fregandosene delle problematiche di tenuta del territorio, delle proteste possibili dei cittadini e spendendo in ‘sogni di gloria’ invece che nella sanità defunta. E poi chi vivrà vedrà. O tempora o mores!

Senza voler offendere alcuno, questo ho scritto.

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P.S. 9 dicembre 2023. Ho ascoltato sul gruppo facebook “Salviamo i sentieri Cai 227 e 228” la registrazione dell’intervento del geologo Dario Tosoni a ‘Ore 12’ su Udinese Tv, l’8 dicembre 2023, in cui il noto esperto parlava della frana del Pal Piccolo. Ed egli, pur sottolineando di avere pochi dati a disposizione, ha illustrato con immagini le caratteristiche orografiche ed idrogeologiche del territorio in questione, sottolineando come sia importante studiare bene la complessa situazione, prima di fare qualsiasi progetto di intervento, che non si può basare certamente sulle tradizionali reti paramassi o barriere contro gli scivolamenti. Infatti il terreno è cedevole e ricco di acque sotterranee. E, dico io, se vi è un articolo intitolato “Il disastro del Vajont: analisi geologica di una frana annunciata”, forse, indipendentemente dalle dimensioni della catastrofe umana prodotta dalla frana del Monte Toc, anche per lo scivolamento dal Pal Piccolo si potrebbe parlare di una “frana annunciata”. Ma ora chi parla è l’economia: ed ecco Confcommercio gridare dalla stampa che la strada deve essere subito riaperta, senza pensare ad altro. Ma alla sicurezza delle strade statali e regionali in Carnia si sarebbe dovuto pensare ben prima, invece che a progettare nuove piste da sci, stradoni montani di fatto per moto, e-bikes e mezzi a motore, ed a sancire con decreto ‘presidenziale’ a firma Fedriga, senza citare legge nazionale alcuna ma solo un articolo di una vecchissima legge regionale, 70 chilometri di piste per motoslitte, che ormai ben pochi desiderano di fatto, se non la politica di destra e turisti non certo nulla tenenti ma decisi, magari, a far quello che vogliono dato che pagano. E così si distrugge la restante economia montana. Perché il proverbio dice che non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.

Laura Matelda Puppini

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Note.

(1) “Frana sul passo: «Venuti giù 50mila metri cubi di roccia. Catastrofe che ci riporta al 2018 e a Vaia»”, in: https://www.ilgazzettino.it/nordest/udine/.

(2) Cfr. “Pal Piccolo e Freikofel: un itinerario della Grande Guerra”, in: https://escursionifriuli.it/escursioni_a_piedi/pal-piccolo-e-freikofel/

(3) Frana si abbatte sulla statale 52, la strada cede sotto il peso dei massi, in: https://www.ildolomiti.it/cronaca/2023/.

(4) Cfr. su www.nonsolocarnia.info: Massimo Valent, geologo. Su quella montagna troppo friabile e su quelle piogge intense).

(5) Cfr. nel merito su www.nonsolocarnia.info i miei: “Sull’ infrastruttura viaria Sostasio – Monte Talm – Casera Tuglia – Confine Veneto” – uno scempio ambientale.” e “Storie montane odierne. Su quello ‘stradone’ che distrugge i sentieri Cai 227 e 228 e che neppure ‘l’ira del Pleros’ riesce a fermare.

(6) “Protezione civile: Riccardi, esemplare tempo ripristino ss52 ‘Carnica” (nella realtà 52 bis) in: https://www.triesteprima.it/partner/regione-fvg-informa/.

(7) Ibidem.

(8) Ibidem.

(9) https://www.ilfriuli.it/cronaca/frana-monte-croce-carnico-riccardi-la-strada-riaprira-lunedi/.

(10) Ibidem.

(11) Antonio Di Bartolomeo, “Maxi frana di Timau, possibili nuovi crolli”. Il geologo Andrea Mocchiutti, è la più grande mai vista in regione. Per la messa in sicurezza si parla di mesi. Si pensa a una viabilità alternativa, in:  https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2023.

(12) Ibidem.

(13) SS 52 Bis Carnica, ecco il piano da 63 milioni di euro per sistemarla”https://www.studionord.news/ss-52-bis-carnica-piano-63-milioni-euro-sistemarla/. 

(14) Ibidem.

(15) https://www.geopop.it/tragedia-del-vajont-analisi-geologica-di-una-frana-annunciata/.

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L’immagine he accompagna l’articolo rappresenta lo smottamento del Pal Piccolo che ha interessato la strada statale per il Passo di Monte Croce Carnico ed è tratta da: https://www.ildolomiti.it/cronaca/2023/frana-si-abbatte-sulla-statale-52-la-strada-cede-sotto-il-peso-dei-massi. L.M.P.

 

 

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