Ing. Dino Franzil. Origine ed autonomia vitale del Lago di Cavazzo. Bisogna fare subito il bypass.
Dagli studi dei nostri geologi, fra cui M.Gortani ed F.Feruglio, risulta che, un tempo lontano, nella valle del Lago di Cavazzo, alias, Lago dei Tre Comuni, vi era il mare ed in seguito il Grande Lago della piana di Osoppo.
Dalla fine del Tilaventino, ultima era glaciale di diecimila anni fa, il Tagliamento ha iniziato l’inghiaiamento di quel lago ed i torrenti ”Leal” e “Palar”, in primis, coadiuvati dalle deiezioni delle montagne franose circostanti, chiusero il fondo valle. In seguito, il “Palar” trasportò ghiaia verso est formando la morena su cui posa Alesso e confinò il nostro Lago che visse fiorente fino alla costruzione della centrale idroelettrica a metà del secolo scorso.
Le conseguenze di questo devastante impianto sono state evidenziate dai recenti studi, del sottoscritto, in “Lago-Energia-Ambiente” e dai rilievi dell’Istituto di Scienze Marine (ISMAR) di Bologna del Consiglio Nazionale Ricerche (C.N.R.). Risulta che, per colpa della centrale idroelettrica di Somplago, che da oltre mezzo secolo scarica acque fredde e limose, il fango trasportato ha ricoperto abbondantemente il fondale seppellendo le alghe ed assieme al freddo ha fatto estinguere quasi totalmente la vita biologica lacustre ed anche quella ittica che un tempo era molto varia ed abbondante. Inoltre, è stato valutato che “il Lago scomparirà” tristemente in meno di cento anni, perché lo stesso fango lo riempirà e lo trasformerà in una palude attraversata da un canale.
Deviando lo scarico della centrale, con tubi o galleria, il Lago non solo diventerà più caldo, ma riacquisterà anche la sua “antica autonomia vitale”, come ora dimostrerò analizzando i fattori che la determinano, ossia la piovosità, l’evaporazione e l’apporto idrico diretto.
I rilievi pluviometrici dicono che nella Valle del Lago, sui 21kmq del bacino imbrifero montano, negli ultimi decenni sono caduti in media 2800mm/ anno d’acqua, equivalenti a 230/235mm/mese, e che mediamente è stata rilevata una temperatura di 16 C° ed un’umidità del 72%.
Ora, considerando la conformazione geologica del sito, si stima che il 25% dell’acqua piovana, filtrando, vada nelle falde freatiche e che i rimanenti 43 milioni di metri cubi/anno arrivino nel Lago in parte con veloce scorrimento superficiale, ed in parte lentamente attraverso le numerose sorgive del fondale ancora attive. A questo si aggiunge l’apporto diretto della pioggia sul bacino valutato di 3,25 milioni/mc anno. Poi vi è anche il contributo continuo del rio “Scjasazze”, che con un minimo di 200 litri al secondo, versa almeno 6,3 milioni/mc anno.
Allora, sommando, l’apporto complessivo nel Lago si aggira sui 52,5 milioni/mc anno, ma da questi occorre detrarre l’acqua di evaporazione. Calcolandola con la formula di Vicentini per i piccoli laghi, dall’attuale superficie lacustre stimata di 1.115.000 mq, con una media termica dell’aria di 16 C° ed umidità del 72%, l’evaporazione asporta una quantità d’acqua prossima a 1,5 milioni/mc anno.
Quindi, arrotondando i valori, nel Lago arrivano, per statistica, non meno di 51 milioni/mc d’acqua/anno, ossia circa 140.000 mc/giorno.
Questo potrebbe portare ad un aumento di livello dell’acqua del Lago di ben 12,5 cm/giorno e, come un tempo, con le grandi piogge, “las montanas”, defluire nell’antico canale “Taj”. Oggi, ciò non può avvenire perché quest’acqua naturale è costretta a scaricarsi nell’emissario artificiale della centrale. Quindi, si può immaginare che il suo deflusso continuo sia come una roggia che trasporta 1,6 mc/sec. Non è poi tanto se la centrale scarica giornalmente ben 1.900.800mc, ossia 22 mc/sec.
Inoltre, non bisogna dimenticare che, nel contributo d’apporto, non è stato considerato quello del “Palar”, difficile da valutare, ma continuo. L’acqua del torrente “Palar”, che scorre ad ovest in un letto ben 40m più in alto, passa sotto Alesso, filtra nella citata morena alluvionale ed alimenta il Lago con le famose sorgive di fondale chiamate “Busins” di forma circolare e conica, a me note sin dall’infanzia.
Infine, analizzando bene gli studi dei citati geologi si scopre che “il bacino del Lago” fa parte di quell’antico, profondo e ben più grande bacino che oggi configura le faglie freatiche.
Detto questo, si conclude che l’affermazione gratuita “Il Lago scompare se manca l’acqua di scarico della centrale”, fatta da noti personaggi locali, non può essere altro che una penosa bufala speculativa. Infatti, la “Scienza” afferma il contrario: “Il nostro Lago non si prosciugherà mai, a meno che non smetta di piovere ed anche avverte che se non verrà costruito un bypass per isolare la centrale, il bacino si trasformerà in una putrida palude in circa 95 anni!”.
Si deduce che il bypass è’ un’opera che “si deve fare”! Il Lago è un bene inestimabile da salvare, rendere fruibile e da tramandare sano!
“Rinaturalizzarlo” è ritenuto un dovere per i governanti dabbene, ai quali, tale opera, non può non provocare uno stimolo morale per spingerli a porre rimedio, almeno in parte, ai noti ingenti disastri causati all’ambiente ed all’economia della Valle, da concessioni, progetti ed opere inique, che da più di mezzo secolo trasferiscono altrove le risorse locali e quelle del Friuli.
Ing. Dino Franzil Tarcento 28/12/2018
Membro del C.D.S.L. Comitato Difesa Sviluppo
del Lago tre Comuni
Indirizzo: Via Giovanni Pascoli n.4 – 33017
Tarcento (Udine)
Tel/Seg: 0432 – 792238
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Ho ricevuto questo testo dall’ing. Dino Franzil, che ringrazio. L’immagine che accompagna l’articolo è stata da me scattata il 23 maggio 1991. Ricordo agli interessati anche il mio: “Il Lago di Cavazzo, tra sogno, natura e sfruttamento”, in: www.nonsolocarnia.info. Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/ing-dino-franzil-origine-ed-autonomia-vitale-del-lago-di-cavazzo-bisogna-fare-subito-il-bypass/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2018/12/FOTOLAGOILCANNETO103.jpg?fit=1024%2C682&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2018/12/FOTOLAGOILCANNETO103.jpg?resize=150%2C150&ssl=1AMBIENTEDagli studi dei nostri geologi, fra cui M.Gortani ed F.Feruglio, risulta che, un tempo lontano, nella valle del Lago di Cavazzo, alias, Lago dei Tre Comuni, vi era il mare ed in seguito il Grande Lago della piana di Osoppo. Dalla fine del Tilaventino, ultima era glaciale di diecimila anni...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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