La lettura della storia al confine orientale d’Italia è caduta in mano filofascista? Chiediamocelo.
C’era una volta un bravo maestro, timorato di Dio e benvoluto, che si chiamava Pietro Menia, che a Trieste aveva insegnato a moltissimi allievi presso la scuola elementare ‘Umberto Saba’. Democristiano credo, e moderato, era originario del bellunese ed era nato, nel 1927, a Danta di Cadore paese di cui, poi, era stato anche sindaco, ed ove aveva vissuto sino agli anni ’60. Ed a lui si deve una raccolta di vecchi ricordi di vita paesana, di testimonianze, storie, usanze, tradizioni del suo paese, scritti pure nell’antico dialetto ladino del Comelico e di Danta in particolare (http://www.anvgd.it/notizie/7389-02-gen-morto-papa-di-roberto-menia), anche se era un cultore della lingua italiana. E nessuno ha dubbi che quando morì fu pianto da molti. Il materiale da lui raccolto, fu pubblicato in occasione del suo ottantesimo compleanno, nel 2007, con titolo: “Il Maestro Piero racconta”, ed è leggibile online, diviso per argomenti, in: http://www.maestropiero.it/. E ho voluto ricordare il maestro Menia solo perchè conosco bene chi l’ha conosciuto di persona e lo stimava, e per la sua raccolta etnografica, se così si può dire.
Il compianto maestro Pietro Menia, detto, a Danta di Cadore suo paese natale, il maestro Piero. (Da: http://www.maestropiero.it/autore.html).
Pare quindi ad alcuni difficile collegare una persona posata come il maestro Pietro al figlio Roberto, noto esponente dell’estrema destra filofascista, ed essendo Roberto un politico, ha un profilo intero su wikipedia e “mille” altre citazioni, mentre il padre Pietro è solo rintracciabile nella scheda ricordo dell’ANVGD come padre di Roberto, su http://www.maestropiero.it/ e poco altro. Ma se Pietro Menia era di Danta di Cadore, cosa c’entrava con lui ed in particolare con il figlio Roberto la nota Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia? Semplicemente la moglie del maestro Pietro si chiamava Augea, era detta ‘la maestra Gea’ ed era di Buie d’Istria, ma non sappiamo, dall’ANGVD se fosse una profuga od esule (http://www.anvgd.it/notizie/7389-02-gen-morto-papa-di-roberto-menia), mentre su: https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Menia, si legge che fu esule «trasferitasi a Trieste».
Roberto Menia, figlio di Pietro e ben più famoso del padre, è nato a Pieve di Cadore nel 1961, e ha iniziato l’attività politica nelle organizzazioni giovanili del M.S.I. di Trieste, sotto la guida di Almerigo Grilz, capo del Fronte della Gioventù. (https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Menia).
Quindi, nel 1980 è diventato segretario provinciale del Fronte della Gioventù di Trieste, ed è stato uno dei maggiori protagonisti delle battaglie contro il trattato di Osimo e contro le proposte di bilinguismo italiano-sloveno nelle scuole di Trieste e Gorizia ed in qualsiasi altro contesto. Nel 1988 è stato eletto presidente nazionale del FUAN, l’organizzazione degli universitari della destra italiana. Nell’estate del 1991, durante la guerra di dissoluzione nella ex Jugoslavia, insieme a Gianfranco Fini si è recato a Belgrado per la discussione della situazione politica istriana, si spera a titolo personale, nel tentativo di rimettere in discussione i trattati che sancirono il confine orientale della Venezia Giulia. Nel 1994 è stato eletto deputato, carica che ha mantenuto per diverse legislature. Nel 2001 è stato pure nominato assessore alla cultura del Comune di Trieste. (Ivi). Dal 2001 al 2003 ha ricoperto pure la carica di membro della I Commissione affari costituzionali e di componente del comitato parlamentare d’indagine sui fatti del G8 di Genova. (Ivi). Nel corso della tredicesima legislatura, ha ricoperto la carica segretario della IV Commissione permanente difesa e ha presentato una serie di proposte di legge: «la n. 1561 recante Norme per il riconoscimento della qualifica di perseguitato politico e dei diritti previdenziali agli esuli istriani, fiumani e dalmati trattenuti in territorio jugoslavo; la n. 1563 Concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati; la legge n. 7008 a favore del Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste in occasione del bicentenario della sua fondazione e del centenario della morte di Giuseppe Verdi; un’altra recante Disposizioni per il riconoscimento del Centro di ricerche culturali dalmate di Spalato». (Ivi).
Immagine non recente che ritrae in primo piano Gianfranco Fini e dietro di lui Roberto Menia con il braccio teso nel saluto romano. (Da: https://lucianoidefix.typepad.com/nuovo_ringhio_di_idefix_l/2010/09/il-grottesco-dibattito-del-pd.html).
Perché mi sono interessata di Roberto Menia, ricordando anche il padre Pietro solo per inciso? Perché Roberto Menia, laureato in giurisprudenza e giornalista pubblicista, è quello che, con La Russa, dopo esser stato una delle punte di diamante del Fronte della Gioventù triestino, è stato, da deputato, il proponente la legge istitutiva del giorno del ricordo. E quando la proposta, praticamente come voluta da Menia e La Russa, fu portata in Parlamento, solo uno sparuto gruppo si oppose alla stessa, che praticamente passò all’unanimità, ritenendo i DS di dover fare una politica centrista, valorizzando da un lato i partigiani, considerati di sinistra, dall’altra le destre, dando loro il giorno del ricordo, e riconoscendosi da che si narrava allora, in quanto scritto sul volume del giornalista Gianni Oliva, “Foibe”. E giustamente Roberto Menia, dell’estrema destra, riteneva questa la più bella battaglia della sua vita, e così dichiarava: «Sono felice che una pagina importante e triste della nostra storia sia stata recuperata ed assicurata alle future generazioni, ma io sento di aver fatto solo il mio dovere». (https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Menia).
Rammento, per inciso, che in precedenza, da che mi è stato narrato, Giovanni Miccoli, docente universitario di storia della chiesa, supportato da Raoul Pupo, suo allievo e di area cattolica, aveva cercato una conciliazione, come allora si usava, tra italiani e sloveni sul tema dei fatti avvenuti a fine guerra detti comunemente ed impropriamente solo “foibe”, con ammissione delle reciproche colpe, fallito a causa delle destre. E se non sono stata ben informata, vi prego di precisare. Così naufragava l’ipotesi politica centrista, lasciando spazi che sarebbero stati riempiti dalle destre. Insomma dopo aver acceso la miccia, divampava la fiamma, senza che il centro riuscisse a gestirla. In detta ottica politica centrista, secondo me, veniva coniato anche il termine “negazionismo” che poi veniva rivoltato pure contro chi lo aveva suggerito. Questo è almeno quello che penso, ma se erro correggetemi.
Corso di aggiornamento del FdG a Montesilvano. Settembre 1981. Giorgio Almirante del M.S.I., che era stato anche dei vertici della R.S.I., con Gianfranco Fini alla sua destra e Gianni Alemanno che parla con Almerigo Grilz, capo del Fronte della Gioventù a sinistra. (Immagine da https://it.wikipedia.org/wiki/Almerigo_Grilz. Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=2451039).
Ma per ritornare a Roberto Menia, egli, nel 2006, veniva confermato deputato nelle file di Alleanza Nazionale, di cui è stato pure responsabile nazionale per la propaganda, ed al cui scioglimento si oppose, ed infine approdava al “Popolo delle Libertà” e, successivamente, a “Futuro e Libertà” per l’Italia. Quindi, «nel novembre 2015, promuoveva, […]. con Gianni Alemanno e Giuseppe Scopelliti, la fondazione di un nuovo soggetto politico: Azione Nazionale, […]». (Ivi). Il 17 febbraio 2017, al congresso fondativo del ‘Movimento Nazionale per la Sovranità, che aggregava Azione Nazionale e ‘La Destra’ di Francesco Storace, veniva eletto vicesegretario, per poi essere eletto il 5 maggio del 2018, dall’Assemblea Nazionale, Presidente dello stesso, che confluiva, infine, in “Fratelli d’Italia” di Giorgia Meloni, di cui ora Menia fa parte. ((https://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Menia).
Il legame tra Roberto Menia, che non fu di famiglia di esuli, perché il padre era cadorino, e la potentissima politicamente qui ANVGD, si può leggere nei numerosi trafiletti che l’Associazione ha dedicato allo stesso, compreso quello in ricordo di Pietro solo perché suo padre, di cui pongo qui alcuni link:
Il saluto di Menia ai congressisti ANVGD, in: www.anvgd.it › Congresso 2009;
06 mar – Menia all’ex campo profughi di Altamura – ANVGD, in: www.anvgd.it › NOTIZIE, 2019;
Giorno del Ricordo: Menia chiede spiegazioni al … – ANVGD in: www.anvgd.it › Comitato Milano, 2019;
Menia: legge per 4/11 festività nazionale (Ansa 04 … – ANVGD in: www.anvgd.it › 4 novembre 2019.
E questo è quanto ho reperito in una velocissima ricerca. E Menia è anche un sostenitore della rivalorizzazione di D’ Annunzio, basta leggere il titolo dell ‘articoletto:
Menia a Bergamo con l’ANVGD rievoca l’impresa fiumana, in: www.anvgd.it .
In questo caso non ho reperito l’anno in cui Menia si è recato a parlare al noto liceo di Bergamo agli studenti, ma è certo che ha presentato il romanzo di Gabriele Marconi “Le stelle danzanti”. Ma non vi pare che così l’estrema destra, grazie al connubio tra una associazione privata l’ANVGD ed un noto suo esponente che fu anche personaggio di spicco del Fronte della Gioventù e del Fuan, intenda dettar legge in materia storica, basandosi su romanzi, ed espandendosi anche oltre i confini della regione Fvg? E il Pd che fa? Ma che fanno anche i 5 stelle ed altri? Perchè i cittadini hanno diritto di conoscere la storia reale del loro paese, non di essere oggetto di coinvolgimenti emotivi di parte.
Non da ultimo, recentissimamante Roberto Menia ha scritto un volume: “Dieci febbraio – dalle foibe all’esodo”, che è stato presentato al Museo Revoltella senza problema alcuno, mentre se parla Alessandra Kersevan … Ma forse non è una politica di mestiere, ma forse … … Si tratta, ci narra Triesteallnews, di «una raccolta di storie di chi l’esodo l’ha vissuto in prima persona o di chi ha visto qualche famigliare finire nel buio di qualche foiba. Alla presentazione erano presenti, oltre allo stesso autore, Massimiliano Lacota in qualità di presidente dell’Unione degli Istriani e Piero Delbello, direttore dell’Irci. A completare il tavolo dei relatori il noto giornalista di Radio 24, del Tempo e del Fatto Quotidiano, Pietrangelo Buttafuoco». (https://www.triesteallnews.it/2020/02/07/storie-di-una-tragedia-lesodo-e-le-foibe-nel-libro-di-roberto-menia/).
Inoltre, dopo aver sdoganato una legge che poteva andar bene, magari, anche sotto un regime dittatoriale come quella del “negazionismo” firmata da Matteo Renzi e da Sergio Mattarella, sulla quale, per esser sinceri, ebbe qualche dubbio il centro destra (Cfr. Martino Cervo su Libero: “Il reato di negazionismo è follia”), ora il Fvg ha presentato un testo di legge in merito all’educazione e cultura sulle ‘foibe’ se mi è lecito scrivere così, ad opera sempre di Fratelli d’Italia, che non mi dite che non è un partito fascista per sua stessa ammissione (basta vedere il suo simbolo e leggere su: https://it.wikipedia.org/wiki/Fratelli_d%27Italia_(partito_politico) che lo stesso «sostiene posizioni di destra ispirandosi all’esperienza di Alleanza Nazionale, mantenendo naturalmente legami storici con il Movimento Sociale Italiano»), anche se nel 2018 si è presentato all’interno di una coalizione di centro destra, vista tra l’altro la legge elettorale Rosato, unitamente a Forza Italia ed alla Lega per Salvini, che nulla ha più a che fare con la Padania. Su detta proposta di legge, mi sono già soffermata, criticandola, in particolare per i suoi presupposti ideologici nella chiave di lettura dei fatti ed altri aspetti, nel mio : “Perché voterei NO alla proposta di legge regionale Fvg su interventi culturali e scolastici per la conoscenza ed il ricordo del dramma post- bellico al confine orientale e delle ‘foibe’ , pubblicato su www.nonsolocarnia.info, e la cui lettura consiglio.
Insomma, sarà forse la destra fascista a parlare ai giovani di storia nazionale, come vorrebbe anche e non solo Roberto Menia, che fu personaggio di spicco del Fuan e del Fronte della Gioventù? Ora siamo alla proposta di legge regionale per mettere metaforicamente “la corda la collo” a tutti quelli che non danno della storia del confine orientale, su D’ Annunzio ecc. ecc. la versione dell’estrema destra, almeno così pare, ponendo persone alla gogna senza processo, e favorendo largizioni economiche solo a chi parla una certa lingua? Ma può la regione proporre, si badi legalmente ma inusitatamente, su materia già determinata dallo Stato ed imporre alle scuole, ancora nazionali, i suoi desiderata in campo storico attraverso associazioni di categoria, senza essere i programmi scolastici argomento che le compete, insegnare versioni dei fatti senza supporto di adeguata analisi storica, che si configurano come implicitamente, anche se non apertamente, possibili veicoli di odio razziale verso gli slavi, i comunisti ed altri, magari via via parificabili? Chiediamocelo.
Come siamo finiti così? E questa domanda è rivolta, in questa Repubblica nata dalla Resistenza, al centro, al centro sinistra, alle sinistre, ed al Pd che pare abbia gli occhi foderati di prosciutto, per poi dedicarsi ai lai, senza muscoli, senza voce, senza ‘palle’, senza conoscenze, ma è anche rivolta alla società italiana tutta. Noi italiani ed abitanti in Fvg non vogliamo indottrinamenti politici ma studi seri da cui conoscere la nostra storia!!!! È un nostro diritto!!! Chi sono coloro che dovrebbero arginare certe pericolose derive? Lo Stato, i governi regionali. Ma che fare se sdoganano negazionismi su argomenti che neppure conoscono bene, invece di favorire studi statali di storici universitari o di chiara fama, senza magari che abitino in Fvg? Che fare se la politica ormai è relegata, tranne poche eccezioni, a guerra e faide tra opposti interessi, ove se uno dice ‘a’ l’altro dice ‘b’ senza ricerche a supporto, e si twitta a piacimento?
Per approfondimenti rimando anche ai seguenti miei articoli su www.nonsolocarnia.info:
Considerazioni su di una mozione per togliere, in Fvg, finanziamenti regionali ai cosiddetti negazionisti e riduzionisti delle ‘foibe’.
25 aprile e giorno del ricordo: giornate nazionali e non di associazioni specifiche.
ed all’articolo di Gigi Bettoli su storiastoriepn.it, intitolato: “Vietato mettere in discussione la versione fascista delle vicende del confine orientale, secondo una proposta di legge in discussione al Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia”.
E chiudo queste righe, scritte in democrazia, dicendo che con le stesse non intendo arrecare offesa ad alcuno, non sto negando nulla ma solo chiedendomi che lettura di alcuni fatti storici si stia facendo e diffondendo, su che fonti e da parte di chi, e che l’articolo rappresenta mie riflessioni personali volte in particolare alla cosiddetta sinistra e che siete liberi di criticarle, ma non di insultare. Inoltre a mio avviso questa situazione non dipende dal dott. Roberto Menia, che fa la sua politica, come l’ANVGD fa la propria, ma da chi ha lasciato loro tanto spazio. E credo che su questo anche qualcuno del fu P.c.i. e dell’ora Pd dovrebbe riflettere.E se trovate qualche imprecisione vi prego di avvisarmi.
Laura Matelda Puppini.
L’immagine che accompagna l’articolo è la mia scannerizzazione dell’articolo di Andrea Zannini intitolato “Non è sufficiente commemorare, è meglio studiare di più quegli anni” comparso sul Messaggero Veneto il 17 gennaio 2020. LMP.
https://www.nonsolocarnia.info/la-lettura-della-storia-al-confine-orientale-ditalia-e-caduta-in-mano-filofascista-chiediamocelo/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2020/02/Zannini-su-foibe-e-decima-mas-no-napologia-del-fascismo-211-1.jpg?fit=931%2C1024&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2020/02/Zannini-su-foibe-e-decima-mas-no-napologia-del-fascismo-211-1.jpg?resize=150%2C150&ssl=1ETICA, RELIGIONI, SOCIETÀSTORIAC’era una volta un bravo maestro, timorato di Dio e benvoluto, che si chiamava Pietro Menia, che a Trieste aveva insegnato a moltissimi allievi presso la scuola elementare ‘Umberto Saba’. Democristiano credo, e moderato, era originario del bellunese ed era nato, nel 1927, a Danta di Cadore paese di...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Per chiarire come si agisca talvolta, in ambito storico anche con pressapochismo e senza informarsi, riporto qui queste righe di Adriano Bertolini, vice presidente Anpi provinciale Udine.
Sviste storiche
20 Feb, 2020 in La Resistenza in Friuli / News eventi di Anpi
Nell’ambito della Giornata del Ricordo è stato consegnato presso l’Istituto Stringher di Udine, alla presenza del Sindaco Fontanini e del Prefetto di Udine, un riconoscimento agli esuli giuliano-dalmati ed alle vittime delle foibe; è stato individuato tra queste Michele Valoppi di Gradisca di Sedegliano ed a un suo nipote si è consegnato il relativo riconoscimento del Presidente della Repubblica. Ciò è riportato dal Messaggero Veneto del 12 febbraio 2020.
In realtà Valoppi Michele è morto il 13 ottobre 1944 a Codroipo, in località Cartera. Era stato catturato dai partigiani nei prati di San Lorenzo di Sedegliano, insieme a tale Di Natale (che però venne rilasciato immediatamente). Nell’ottobre 1944 gli alleati ritenevano di essere prossimi a liberare il nord Italia e radio Londra, anche in base ai dispacci del CINPRO, dava disposizioni per bonificare i territori di azione con la eliminazione dei soggetti classificati come fascisti attivi, collaborazionisti dei tedeschi e spie. E così venne classificato Michele Valoppi, in base alle informazioni raccolte nel Sedeglianese, dove operava ed era conosciuto per la sua attività, nel rapportino steso da Romeo e Dante. Questi registrarono la sua esecuzione ed il documento è presente presso gli archivi dell’IFSML di Udine. Presso l’archivio Arcivescovile della Osoppo esiste, inoltre, la narrazione di tutta la vicenda, pure con spiegabili inesattezze. È fatta da Cemulini Oscar Pippo, partigiano che operò con la Osoppo (ma anche con la Garibaldi Calligaris) e fu protagonista della battaglia del Ghebo in cui fu gravemente ferito. Morì poi a Codroipo il giorno della Liberazione, a 18 anni; tuttora senza medaglie.
Questo travisamento dimostra quanto pressapochismo vi sia a discapito della verità storica documentale e quanto si rischi nel manipolarla od ignorarla; tanto più quando ci si rivolge alle nuove generazioni che nulla sanno della storia familiare, del proprio territorio e poco della Storia del Paese dopo la prima guerra mondiale. Dispiace e preoccupa che la Scuola e le Istituzioni si facciano coinvolgere in queste operazioni senza un minimo di verifica (bastava consultare il libro delle vittime della seconda guerra mondiale IFSML). Una maggiore attenzione sarebbe auspicabile, oggi che la Politica pratica spesso un uso strumentale della Storia, se non tenta addirittura di dettarla. Bisognerebbe prima di tutto accettare di partire da una ricostruzione storica documentale, non fermandosi alla memoria, al ricordo personale, inevitabilmente filtrati da comprensibili rapporti familiari o dai pregiudizi politici spesso su questi costruiti. Le Istituzioni e la scuola in particolare, non dovrebbero derogare a questo metodo, che garantisce dal negazionismo (e riduzionismo, nuovo ridotto avanzato di recente conio) e svela gli alibi di chi lo agita.(…).
Adriano Bertolini Vice Presidente dell’Anpi Provinciale di Udine
http://www.anpiudine.org/sviste-storiche/
Ci sono notizie che mi colpiscono particolarmente. E ve ne dico una. Oggi, 23 febbraio 2020, il Corriere della Sera ha riportato un articolo di Riccardo Bruno intitolato: “Amazon non venda più libri nazisti ai bambini”. In esso si legge che è disponibile per l’acquisto attraverso Amazon, a circa 13 euro, il libretto per bimbi “Der Giftplitz” in italiano: Il fungo velenoso”, scritto, nel 1938, da Julius Streicher, Gauleiter di Franconia, che fu un “alto dirigente del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori”, (https://it.wikipedia.org/wiki/Julius_Streicher), in sintesi un pezzo grosso del nazismo, e che fu fortemente antisemita. E, come ci ricorda sempre wikipedia, “Dopo la guerra Streicher figurò tra gli imputati al processo di Norimberga, accusato di essere uno dei principali istigatori dell’odio razziale nei confronti della popolazione ebraica”. (Ivi). A partire dal 1936, attraverso la sua casa editrice, iniziò a pubblicare libri illustrati per bambini, che «riportavano filastrocche inneggianti la supremazia della razza ariana e i pericoli insiti nella “contaminazione” del popolo tedesco con l’”eterno giudeo”. Tali libri ebbero un’ampia diffusione nelle scuole tedesche […]. Tra i più importanti titoli […]: “Trau keinem Fuchs auf grüner Heid und keinem Jüd auf seinem Eid” (Non fidarti della volpe nel campo né del giuramento di un ebreo) del 1936; “Der Giftpilz (“Il fungo velenoso”) del 1936”; “Der Poodle Pug Dachshund Pinscher” del 1940, un libro suddiviso in racconti dove gli ebrei vennero paragonati a diversi animali ed insetti: bruchi, iene, camaleonti, cimici, serpenti, locuste, eccetera».
E appunto “Der Giftpilz” viene tranquillamente venduto da Amazon. Karen Polloch, direttrice del “Holocaust educational trust”, Associazione inglese che promuove la memoria sulla Shoah, ha chiesto ad Amazon di rimuovere il libretto da quelli in vendita e di far in modo che fatti di questo genere non accadano mai più. Alla sua voce si è unita anche quella del Museo di Auschwitz-Birkenau. Ma Amazon ha deciso di mantenere il libretto in vendita, dicendo che permette l’accesso a tutti i testi scritti. Però Amazon ha già, nel dicembre scorso, ritirato dalla vendita diversi libri di autori di estrema destra, tra cui quelli dell’ex capo del Ku-Klux-Klan David Duke, e del fondatore del Partito Nazista Americano. Ma ditemi un po’ voi ….
La storia del nostro confine è da svariati anni teatro di rivisitazioni storiche bipartisan che tendono, da un lato, a sminuire il ruolo dei partigiani iugoslavi nel cd “massacro delle foibe”, e dall’altro nell’ingigantire i numeri di questo massacro, andando nel contempo a dimenticare tutti quei soprusi attuati dai fascisti nei confronti della popolazione slovena e croata durante il ventennio conseguenza di un odio quasi irrazionale di Mussolini nei confronti degli Slavi, paragonati a bestie selvagge (vedi discorso di Pola). D’altro canto, esistono figure che si collocano nello spettro politico opposto e che negano anche una minima attività di rappresaglia nei confronti delle popolazioni italiane da parte slava, difendendo in maniera quasi maniacale la figura di Tito, che tanto santo proprio non era (di recente il comune di Lubiana ha vietato l’intitolazione di una via a Tito per sue responsabilità nella pulizia etnica delle popolazioni germanofone di Gottschee/Kočevje).
Ricordo, tra l’altro, che esiste anche una relazione bipartisan stilata dalla “Commissione storico-culturale italo-slovena” che ha cercato di far chiarezza sui fatti avvenuti nel confine orientale sotto il fascismo e nell’immediato dopoguerra. Le conclusioni sono facilmente reperibili online. Questa relazione tuttavia non è mai stata accettata dalla politica italiana che continua a proporre le solite storie filo-fasciste di infoibamenti di decine di migliaia di persone e di un esodo forzato di 500000 istriani e dalmati, mentre questo esodo è stato forzato fino ad un certo punto, dipendentemente molto dalla zona geografica di appartenenza. È comunque assurdo come la versione di destra della storia locale sia fortemente radicata nella storia consolidata dell’Italia tanto da trovare spazio anche in alcuni libri di testo scolastici. Questa tendenza filo fascista si può notare anche nelle dichiarazioni dei nostri esponenti politici nel corso dellle recenti commemorazioni alla foiba di Basovizza, dichiarazioni che denotano a volte una profonda ignoranza riguardo alla storia e al tessuto sociale ed etnico locale. Da abitante del Carso di famiglia “mista” provo parecchia vergogna per i comportamenti di numerosi esponenti più o meno fascisti locali (vedi continue azioni anti-slovene da parte degli esponenti di CasaPound di Trieste e Gorizia) che vengono poi strumentalizzati dai media sloveni a generalizzare un comportamento “tipico italiano”, ma non posso non far notare come vi siano comportamenti incoerenti anche da esponenti della popolazione della minoranza slovena locale, uno su tutti le celebrazioni per il primo maggio con inneggiamento a simboli iugoslavi a ricordo dell’occupazione titina di Trieste, che comunque ha portato vittime, in parte innocenti, alla popolazione italiana di Trieste, e dell’assoluta perseveranza nel voler continuare questi festeggiamenti sicuramente di cattivo gusto e poco tatto nei confronti del “vicino”.
Chiudo con una considerazione sulle varie commemorazioni locali delle vittime dei rispettivi massacri. Vi è stata molta pressione da parte della popolazione italiana per la partecipazione di una delegazione slovena alle varie giornate di commemorazione delle vittime delle foibe, e il desiderio è stato finalmente avverato giacche il prossimo 13/7 il primo ministro sloveno Janez Janša sarà presente alla foiba di Basovizza: un gesto sicuramente facilitato dall’orientamento di centro-destra anti-titino di Janša. Sarebbe però ora che anche i nostri esponenti politici si rendessero conto di quanto fatto dai fascisti soprattutto nelle zone della ex-provincia di Lubiana e nell’Istria interna (v. Podhum, Dane) e mandassero una delegazione ad unirsi alle commemorazioni tenute dalla popolazione croata. Forse potrebbe essere un passo di partenza per fare i conti, finalmente, con i crimini del proprio passato fascista.