Mi è giunto da Umberto De Antoni questo testo, che riporto integralmente come pervenutomi, relativo agli interventi sulla montagna presi in considerazione nella tavola rotonda «La risorsa montagne del Friuli Venezia Giulia”, moderata dal professore emerito Flavio Pressacco, con la partecipazione di personalità di rilievo come Stefano ZannierAssessore regionale, docenti universitari quali Cristiana Compagno e Mauro Pascolini, e il Presidente UNCEM FVG Ivan Buzzi», tenutasi a Malborghetto il 5 ottbre 2024, nel ricordo di Enzo Cainero, che volentieri pubblico ringraziando chi me lo ha inviato anche perché non manca di evidenziare aspetti della nostra terra su cui è importante riprendere un confronto. Preciso che il grassetto per alcune frasi è mio.  Ricordo ancora solo un articolo sull’argomento su questo blog “Dalla montagna perduta alla montagna risorsa. – Non solo Carnia”  scritto grazie a Paolo Iussa, che mi ha fornito lo spunto principale. Ma ho scritto qui articoli su articoli riassumendo quanto detto da altri sulla montagna, i cui titoli cercherò successivamente di riportare in un solo testo.  

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«Flavio Pressacco, Professore emerito: illustra e conduce i lavori.

Dopo aver salutato tutti i presenti, precisa che questa è solo la prima tappa di un percorso di sei tappe e che non si è venuti qui a insegnare. Il gruppo degli amici storici di Enzo Cainero intende dare un contributo alla realizzazione di questa iniziativa in sua memoria, nella convinzione che sia possibile ricreare nel suo nome e nella comunità della nostra Montagna quella magica atmosfera di entusiasmo, disponibilità e impegno competente che il gruppo aveva sperimentato nella seconda metà degli anni 60 frequentando la facoltà di Economia e Commercio all’Università di Trieste. Il gruppo intende essere catalizzatore ma non finalizzatore di questo processo. Spetterà alla comunità della Montagna a conclusione del processo di fare una sintesi operativa. Questa è dunque l’eredità che Enzo ci ha lasciato e che sentiamo il dovere di sviluppare e valorizzare.

Cristiana Compagno, Professore di Economia e Gestione delle Imprese, già Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Udine.

Afferma che è un onore essere qui oggi nel ricordo di Enzo Cainero. Anche lei è e si sente una “montanara”, originaria di Rigolato. Ricorda i rapporti intercorsi fra lei, all’epoca Rettore di UniUd, ed Enzo, un rapporto di grande collaborazione, basato sui comuni valori fondamentali della nostra terra. Ricorda in particolare che il 21 marzo 2010 a Sella Chianzutan, una delle salite simbolo del coinvolgimento del nostro territorio nella storia del Giro d’Italia, si inaugurò, per volontà di Enzo un cippo a ricordo della nascita (1978) dell’Università di Udine, simbolo della Rinascita del Friuli, stimolo e punto di eccellenza per le giovani generazioni. Altri tre cippi, in altrettante salite significative ricordano la Protezione Civile, gli Emigranti, gli Alpini. Enzo Cainero aveva presente le difficoltà del Friuli, del sistema economico, del sistema universitario, una Università all’epoca in difficoltà finanziarie e costretta a fronteggiare forti disavanzi. L’Ateneo riuscì comunque a completare il risanamento del bilancio, e la Compagno ricorda nel 2011 una mail di Enzo a lei indirizzata, nella quale si complimentava per il risultato raggiunto. Li univa quindi l’interpretazione della Montagna come sfida, come fatica ma anche come simbolo di alte vette, traguardi cui approdare. Guardando al futuro, si parlerà di cosa poter fare in concreto per la Montagna, ma è altrettanto importante parlare non solo di cose da fare ma anche di chi vive in Montagna, quali persone servono per la Montagna. E in questa ottica concentrerà qui l’attenzione sulle leadership che servono alla Montagna. E in effetti proprio Enzo è stato esemplare dimostrazione che certo ci devono essere buoni progetti ma che essi viaggiano sulle gambe delle persone e nella testa delle persone. Ripete allora che la domanda chiave è non solo cosa fare per la Montagna, ma chi serve alla Montagna: servono leader comunicativi, partecipativi, disponibili, quelli che si definiscono “leader generativi”. E appunto a questo proposito Enzo Cainero era la quintessenza della figura di un leader generativo. Leader generativo è colui che ha influenza sociale, è in grado di immaginare nuove possibilità, di proporre nuove azioni che vanno oltre lo status quo, è capace di organizzare eventi, e aprire nuove strade, nuovi percorsi di sviluppo. I leader generativi hanno tre caratteristiche. Essi sono orientati con fiducia al futuro ma hanno la capacità di attivare azioni concrete in grado di superare gli ostacoli che hanno un impatto nel medio termine. Prima caratteristica: guardano con fiducia al futuro e hanno la capacità di attivare azioni concrete in grado di superare gli ostacoli. Seconda caratteristica: è la responsabilità sociale. Amare il territorio (in questo caso la Montagna) e sentire il dovere di essere utile. Terza caratteristica: è un’intelligenza emotiva, capace di mobilitare emozioni nel contesto sociale di riferimento, creare orgoglio e senso di identità in una comunità. A suo avviso i montanari l’identità la trovano nella Vallata, una identità collettiva che non esclude ma include, dove non ci si chiude tra le Montagne. Conclude leggendo una suggestiva poesia in carnico di Leonardo Zanier, dal titolo: Identitât. (1). 

Ivan BUZZI, Presidente Delegazione F.V.G. di UNCEM – Unione Nazionale Comuni e Comunità Enti Montani.

Bisogna vedere le nostre Montagne come una risorsa e non come un problema. L’area delle 6 Comunità di Montagna costituisce il 66% del territorio regionale. Obiettivo dell’UNCEM è agire in coerenza con il dettato dell’art. 44 della Costituzione italiana: esso prevede che il legislatore disponga provvedimenti a favore delle zone montane. Ricorda che le Montagne del FVG sono state oggetto nel tempo di ripetuti cambiamenti istituzionali. Dapprima ci sono state le Comunità Montane, poi soppresse e sostituite dalle UTI, Unioni Territoriali Intercomunali, a loro volta soppresse e sostituite dalle odierne sei Comunità di Montagna, che sono Enti sovracomunali.

Le Comunità di Montagna sono state istituite per l’esercizio associato obbligatorio di funzioni sovracomunali finalizzate alla tutela del territorio montano e alla promozione dello sviluppo sociale, economico e culturale delle popolazioni dei territori montani. Le Comunità dovrebbero riuscire a far fronte alle grandi difficoltà che tanti singoli piccoli comuni incontrano per il reperimento del personale e l’organizzazione dei servizi, in particolare nella sfera dei servizi essenziali per sanità, istruzione, trasporti, ove si registrano notevoli carenze.

In particolare i territori hanno lamentato di recente il diritto a un adeguato servizio sanitario e di tutela della salute. L’UNCEM sta cercando di affrontare questi problemi per porgere aiuto ai Sindaci anche procedendo d’intesa con gli Assessori regionali Zannier e Roberti In maggior dettaglio l’UNCEM si sta concentrando su tre direttrici operative.

Primo: la valorizzazione del patrimonio delle Montagne, soprattutto del patrimonio boschivo. La certificazione forestale con il PEFC è un esempio. C’è la proprietà comunale dei boschi. Ci si pone inoltre l’obiettivo di accedere alle risorse dell’U.E.

Secondo: facilitare l’accesso alle risorse finanziare previste dallo Stato a favore delle Aree interne; tale accesso risulta difficoltoso a causa della farraginosità delle relative procedure amministrative che compromette o causa comunque gravi ritardi alla programmazione e realizzazione dei necessari investimenti.

Terzo: la semplificazione delle procedure amministrative. È comunque, anche in generale, uno strumento cardine della capacità dei piccoli Comuni di Montagna di fornire ai cittadini i servizi necessari.

I suggerimenti e l’esempio di Enzo Cainero debbono stimolarci a procedere con la necessaria unità d’intenti per praticare con successo queste strategie.

Mauro PASCOLINI, Professore di Geografia UNIUD e delegato per “Cantiere Friuli – Officina Montagna”.

Esordisce ricordando quando assieme a Enzo Cainero si ritrovò a Rigolato per riflettere su una variante all’assetto viario, perché era stata progettata una strada che avrebbe tagliato fuori il centro del paese, ossia il suo luogo della memoria. Annuncia che il cuore del suo intervento sarà rivolto ai giovani.

Ricordando che il 43% del territorio regionale è costituito da territori prettamente montani, sottolinea che peraltro trattasi di Montagna molto variegata; sarebbe più opportuno utilizzare l’espressione Montagna di Montagne. Tante Montagne diverse con una diversità che non è solo ambientale ma anche culturale.
Queste Montagne devono oggi affrontare due grandi sfide:

-il “gelo demografico”, molto più che una crisi demografica;

-il repentino cambiamento climatico con quel che comporta per radicali modifiche allo scenario del turismo. Già ora il tasso di crescita del turismo estivo supera quello invernale che sembra in notevole calo a causa dello scarso innevamento naturale.

Prosegue ricordando tre significative occasioni di confronto sul tema della Montagna.

Il convegno dal titolo: “La Montagna da problema a risorsa”, svoltosi a Tolmezzo nei primi anni ’90.  Esso fu seguito a breve distanza di tempo da un incontro voluto dall’allora Arcivescovo di Udine, mons. Alfredo Battisti, dal titolo: “Vivere in Montagna si può”. In tale occasione si sosteneva la tesi che “Vivere in Montagna” poteva e doveva essere l’esito di una consapevole scelta di essere parte viva di un territorio da vivificare.

Infine il Convegno tenutosi a Camaldoli nel 2019, che generò un Manifesto per la Montagna. Il Manifesto asseriva che la Montagna non doveva più essere intesa come periferia ma come luogo di una nuova centralità, basata sulla sua ricchezza di “nuove risorse”.

Stimolati da queste risorse ci si chiede allora: chi abiterà la Montagna, chi vivrà la Montagna? La risposta è che queste Montagne possono e debbono essere rese attrattive appunto per i giovani; non più viste in un’ottica negativa come nel passato, ma in positivo perché c’è un bell’ambiente, c’è una qualità della vita migliore di tanti altri posti di pianura, perché ci sono opportunità di lavoro, di svolgere delle nuove professioni, e perché tanti luoghi delle Montagne sono e saranno facilmente raggiungibili grazie alle nuove infrastrutture viarie.  In sintesi quindi le Montagne da problema possono diventare risorse! Un aiuto può venire anche dalla “crisi climatica” e possiamo pensare che in futuro una quota significativa di giovani potrebbero manifestare una preferenza per vivere e abitare la Montagna.
E qui un ragionamento va fatto, su come intervenire per rendere accessibile ai giovani l’abitare in Montagna. A partire dall’accessibilità al patrimonio immobiliare che si scontra con prezzi molto alti e proprietà spezzettate. C’è un mercato immobiliare che si sta sviluppando e sul quale bisognerà concretamente intervenire, perché la casa è importante per i giovani. (2).

Un altro punto chiave sul quale intervenire è quello della carenza di certi servizi, a partire dalla banda larga, dalla gestione della mobilità interna, dalla costruzione di reti, di infrastrutture cooperative. Secondo autorevoli opinioni in questa ottica l’elemento portante per l’attrazione dei giovani nella riorganizzazione delle Montagne è la Valle nel suo complesso: i servizi possono soddisfare le esigenze dei residenti se sono prestati a livello di Valle. Deve quindi cambiare la logica che aveva visto solo nel centro maggiore il luogo della loro prestazione, se il centro diventa la Valle (potremmo dire un policentrismo di Valle).

Stefano ZANNIER, Assessore regionale alle risorse agroalimentari, forestali e ittiche.

Premette che non è portato a fare ragionamenti sulle Montagne di una caratura tale da pervenire a un Manifesto delle Montagne, perché è portato a ragionare su una scala inferiore. Premette inoltre che ci sono territori montani che sono tali tanto quanto quelli maggiormente conosciuti, vedi la Carnia ad esempio, ma che hanno l’onere di dover spiegare che la loro condizione è la stessa di tante altre aree montane.

Noi non abbiamo la Montagna in Friuli Venezia Giulia, noi abbiamo le Montagne, che sono profondamente diverse tra loro per questioni fisiche, orografiche, geografiche, per le condizioni ambientali e sociali che hanno generato quelle realtà: usi, costumi, parlate, tradizioni, ecc.
Le Vallate non sono disposte allo stesso modo. Le Vallate della Carnia convergono, le Vallate del Pordenonese finiscono nella pianura e quindi è molto più facile che le Vallate del Pordenonese finiscano spopolate perché la pianura è un grande attrattore naturale. Ciò implica l’esigenza di contestualizzare per avere una base appropriata per la definizione degli interventi concreti.

Individua un punto debole delle procedure attualmente in uso: si tende ad applicare alle Montagne le stesse regole che valgono per gli altri territori. Perché? Probabilmente perché la stragrande maggioranza delle persone non vive nelle zone montane e di conseguenza, quando si devono prendere le decisioni, tende a prevalere quanto viene deciso dalla maggioranza della popolazione (quella residente in pianura), a discapito delle esigenze di quella montana che in questo caso rappresenta un’esigua minoranza.

Passando a temi più concreti si tratta di prendere in considerazione i concetti di identità e di appartenenza. Essi hanno assunto una dimensione diversa e più ampia rispetto al passato grazie ai giovani, e a una atmosfera dei nostri tempi molto diversa da quelli in cui ognuno si chiudeva nella propria frazione, nel proprio paese, nel proprio Comune.

Un punto chiave è quello dei servizi da dare alle persone che vivono in Montagna, ad esempio servizi relativi all’istruzione, perché non è pensabile che la localizzazione degli istituti scolastici richieda spostamenti che fra andata-frequenza-ritorno implicano non meno di dieci ore.

È impensabile inoltre che si possa vivere in Montagna dappertutto con le sole attività turistiche oppure con le sole attività agricole. Soprattutto cos’è che manca? La socialità! Si tratta di tener conto del concetto sociale del vivere, del concetto di società. Si tratta di andare avanti e tutti quanti in una direzione, uscendo dal concetto che le Montagne sono svantaggiate e che di conseguenza non si possa fare niente

Il cambiamento climatico produrrà delle conseguenze: i boschi delle Montagne non saranno più di conifere ma di latifoglie. Ci saranno spostamenti di persone che troveranno nelle Montagne ambienti più accoglienti rispetto alla pianura. Le Montagne in tal modo saranno ripopolate. Chi vive in Montagna non ha paura di fare, pretende però che gli vengano garantite le condizioni di poter fare. Per ultimo: non parliamo di territori fisici, parliamo di persone, ossia delle persone che vivono in questi territori, che vivono nelle Montagne.

Messaggio finale: nelle Montagne non possiamo ragionare con le regole ordinarie, servono regole straordinarie. Le soluzioni non sono facili ma abbiamo il dovere di cercarle.
“Per rilanciare la Montagna per prima cosa bisogna fare in modo che sia vivibile per chi ci abita. In poche parole servizi. Quindi: trasporti, scuole, collegamenti per il digitale, sanità. Perché il rischio è che la Montagna, pur con le sue peculiarità che generano sviluppo economico, venga utilizzata e non sia vissuta”».

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A questo testo seguirà quello che riporta gli interventi, sempre giuntomi dalla stessa fonte. Li riporterò come pervenutimi, ed infine cercherò di sintetizzare dai due testi alcuni punti fermi, già qui evidenziabili nel mio grassetto, partendo da queste parole dell’assessore Zannier: “Per rilanciare la Montagna per prima cosa bisogna fare in modo che sia vivibile per chi ci abita. In poche parole servizi. Quindi: trasporti, scuole, collegamenti per il digitale, sanità”, e “Il cambiamento climatico produrrà delle conseguenze” che presuppone una presa d’atto su questo punto. Non solo: bisogna pensare un ruolo più attivo, propositivo, incisivo per la Comunità di montagna, che ora pare in forte difficoltà. 

Laura Matelda Puppini 

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L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta il palazzo veneziano di Malborghetto (Valbruna) dove si è tenuta la tavola rotonda qui sintetizzata. (Foto da: Palazzo Veneziano – Malborghetto –). L.M.P. 

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