Lago di Cavazzo. Considerazioni su di un’altra parte del secondo studio voluto dalla Regione e dai comuni della Val del Lago. O tempora o mores!
Mi sono giunti materiali ulteriori sul progetto alternativo a quello di Laboratorio Lago, costato, pare, alla Regione Fvg 50.000, 00 euro, che continua a commissionare progetti a piacimento ed a chi le pare. E se erro correggetemi.
Quanto giuntomi, reperibile in rete, è di una mole tale che ha avuto, come risultato sicuro, quello di riempirmi la casella di posta elettronica di ‘libero’. E dato che, da che ho compreso, è quanto presentato in IV Commissione come proposta alternativa al bypass per il lago di Cavazzo, commissionata dalla Regione senza avvisare i cittadini, vorrei sapere quanto tempo prima i componenti di detta commissione l’hanno ricevuta per poterla analizzare con calma e quanto tempo ha dedicato alla stessa chi l’ ha illustrata in quella sede. Perché può succedere che documenti lunghissimi vengano presentati in una mezz’ oretta, e lo dico in generale, senza che chi deve valutare in scienza e coscienza ed eventualmente argomentare in merito possa avere il tempo materiale per capire bene di cosa trattasi.
Ma per ritornare al materiale giratomi, uno dei file pdf è intitolato: «Studio specialistico volto ad approfondire le relazioni tra la Centrale idroelettrica di Somplago e il lago dei tre Comuni e a definire le conseguenti azioni di mitigazione sul breve e sul medio periodo. 2s. Sintesi del piano generale delle azioni di mitigazione sul breve periodo», e fa parte dello stesso progetto, con gli stessi esperti e con frontespizio con i loghi della Regione Friuli Venezia Giulia e dei tre comuni del lago: Bordano, Cavazzo Carnico e Trasaghis, di cui ho già riportato la parte siglata “3” sul mio www.nonsolocarnia.info, con titolo Ma poi in rete si trova un secondo studio sul lago di Cavazzo…, ed è reperibile in rete in: https://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/ambiente-territorio/tutela-ambiente-gestione-risorse-naturali/FOGLIA202/FOGLIA26/allegati/2s._Relazione_sintetica_breve_periodo.pdf.
Ora e vero che il 2 viene prima del 3, ma io avevo trovato inizialmente solo il file pubblicato siglato ‘3’ in rete. Quindi scusatemi.
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Detta seconda parte si sofferma sui problemi annosi del lago, che sono: «1) Ridotta disponibilità del nutriente limitante (fosforo) rispetto alla condizione naturale teorica; 2) Alterazione del profilo termico naturale; 3) Condizioni di torbida, 4) Scarsa attrattività turistica». (1). Lo studio specialistico è volto ad approfondire le relazioni tra la Centrale idroelettrica di Somplago e il lago dei tre Comuni, peraltro già stranoti da tempo anche alle giunte Serracchiani e Fedriga 1 e 2. Quindi fin qui nulla di nuovo. E credo che noi cittadini non avessimo proprio bisogno di questa nuova analisi, leggendone poi i contenuti.
Ma non è solo questo il punto: dato che non siamo all’età della pietra, si fa per dire, ma negli anni venti del duemila, i tecnici ma anche i politici dovrebbero sapere che l’approccio ai problemi è sistemico, non lineare, e che anche i problemi del lago dovrebbero essere analizzati in modo strutturale e con variabili interagenti, tenendo conto anche del futuro. E, nello specifico, io credo che ci sarebbe voluto un gruppo di professori di diverse discipline attinenti alla materia in esame, per esempio biologi ma anche chimici organici e non, per trattare in modo complessivo i problemi del lago di Cavazzo Carnico causati dal sistema collegato alla centrale di Somplago, prima di compiere, magari azioni ‘sperimentali’ senza averne studiato l’esito anche in proiezione futura.
Il documento, dopo aver presentato quattro problemi del lago dei Tre Comuni o di Cavazzo in forma lineare e scissa, prevede pure delle soluzioni discutibilissime, pur di evitare, pare proprio, il bypass, che sarebbe soluzione logica già proposta e riproposta, e salverebbe il lago.
Soluzione al primo problema secondo lo studio: carenza di fosforo nelle acque. Ma c’è un ma …
Così si legge sul testo citato come soluzione al primo problema: «Immissione costante del nutriente limitante (cioè di fosforo) attraverso un sistema di dosaggio in continuo in forma sperimentale nel lago. (2). Questa soluzione, che in un primo momento ad un lettore comune pare quasi lapalissiana, non lo è: e infatti non vi è traccia alcuna dell’analisi degli esiti di una scelta di questo tipo sull’ ecosistema lago. E, nello specifico, io credo che ci sarebbe voluto un gruppo di professori di diverse discipline attinenti alla materia in esame, per esempio biologi e chimici organici e non, per analizzare, da ogni punto di vista, la ricaduta di una scelta come quella di immettere fosforo in continuazione in un ecosistema lacustre delicatissimo e già martoriato, non solo il parere dello Studio tecnico ‘Plantigrado’ di Cuneo, del dott. Massimo Pascale di Pinerolo (To), del dott. Fabrizio Merati di Laveno (Va), e del prof. Giovanni Bacaro di Trieste.
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Ma volendo saperne di più, da profana, ho raggiunto il professore Paolo Strazzolini (3), docente di chimica organica presso l’Università di Udine e, dopo avergli letto questa soluzione di immettere fosforo in modo costante nel lago, nella forma di emendante perfosfato, mi ha fatto presente come «la soluzione di semplice compensazione della carenza fosforica, pur nella sua apparente sostenibilità, rimarrebbe nell’alveo sperimentale e potrebbe rivelarsi non risolutiva del problema, in quanto non incidente sui turbamenti termici e genesi di torbidità facilmente ascrivibili all’apporto dell’acqua di risulta della centrale. Va infatti considerato che l’apporto naturale di fosfati, componenti essenziali nei cicli biologici e indispensabili alla vita, viene normalmente garantito dall’azione liscivante dell’acqua sul materiale inorganico, come pietre, sabbia e ghiaia, presente nei letti di fiumi e torrenti, unitamente all’arricchimento conseguente all’azione erosiva, anche meteorica, esercitata su greti e sponde, in grado di recuperare anche fosfato di diversa origine organica. Se le acque vengono trasportate attraverso condotte forzate canalizzate, come nel caso di quelle immesse dal lago artificiale di Verzegnis al lago naturale di Cavazzo, detto apporto di fosfati, e forse di altre componenti utili, viene a mancare. Detto ciò, la soluzione di realizzare un bypass del lago, pur nella sua onerosità, rimarrebbe quella in grado di fornire, in prospettiva e col minor impatto ambientale, le migliori garanzie di recupero». (4).
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Quindi io ritengo che questi esperti scelti dalla Regione abbiano parlato non come tali, ma in modo generico quando scrivono di immettere fosforo (anche a p. 3 dello studio si parla di “immissione di fosforo” senza neppure formula chimica), senza prendere in considerazione che il fosforo può essere tossico e creare, pure, negli esseri viventi, fosforismo. Ed in ogni caso si sono espressi in modo molto semplicistico su un tema complesso.
Inoltre ho reperito in rete un articolo che sottolinea pure come, in ambiente lacustre, «una presenza troppo alta di fosfati crea situazioni di eutrofizzazione e di anossia» (5). Inoltre un esperto dovrebbe anche analizzare altre componenti chimiche delle acque del lago, prima di immetterne una costantemente, non lasciare il tutto in sospeso.
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Soluzione alternativa secondo lo studio commissionato dalla Regione e qui di riferimento: la «realizzazione di un allevamento in gabbie galleggianti all’interno del lago». In questo modo- prosegue il testo – un ciclo di produzione di per sé stesso remunerativo, comporterebbe una costante immissione di fosforo nelle acque del lago come sottoprodotto dell’allevamento che potrebbe concorrere a compensare la carenza di nutriente». (6).
Ma un allevamento (di pesci presumo) in gabbia, oltre che creare le giuste ire degli animalisti e cacciare i turisti, è impensabile perché, se le acque sono fredde, i pesci muoiono con la variante che, però lo fanno in gabbia. Ma pare che lo studio sia incentrato sulla produttività economica, senza analisi seria alcuna della situazione. Però bisogna riconoscere che, infine, nello studio si accenna al fatto che la capacità di produzione delle gabbie dipende dalla qualità dell’acqua e dal ricambio. (7). Almeno quello …
E gli studiosi voluti dalla Regione, pensano di produrre, fra le altre cose “immettendo fosforo” nelle acque gelide del lago di Cavazzo costantemente ed in via sperimentale, da 25 a 30 chili di pesce al giorno! Ma io credo proprio che in queste condizioni il lago non si presti ad un allevamento intensivo, che non vogliamo, che non si sposa con il turismo, ma si sa che ormai l’ottica politica è spesso solo produttivistica.
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Poi si passa subito alla proposta turistica, contraddistinta dal nuovo costruire, evitando la miriade di problemi presenti.
Immediatamente poi, questi cosiddetti esperti, soprassedendo sui punti “2) Alterazione del profilo termico naturale e 3) Condizioni di torbida” da loro stessi evidenziati, passano a configurare un anello ciclo-pedonale intorno al lago, che dovrebbe svolgersi su un «sentiero facile e panoramico con alcuni brevi tratti su strada asfaltata a basso traffico». (8). E francamente più evasivi di così si muore.
Ma poi ecco gli stessi dare fiato alla frenesia Regionale di modificare tutto ciò che è naturale in regione, sposando pure qui la politica che io chiamo ‘degli stradons’ e di nuove infrastrutture: «Sono stati richiesti finanziamenti, e sono in corso le progettazioni, per attuare alcuni interventi di miglioramento del percorso ciclabile e servizi accessori». Per fortuna lo hanno scritto questi esperti, dato che la Regione pare si muova, in questi settori, come il solito ‘di scuindòn’, così almeno i pochissimi che hanno letto questo pdf sono venuti a sapere che, passando sulla testa tutti, in particolare consiglio regionale, popolazione, e comuni, la stessa si sta dando da fare per realizzare di fatto una nuova pista ciclabile, magari larga 4 o 5 metri, ove potrebbero passare anche le moto, non si sa però se i pedoni.
Inoltre i gabinetti ci sono già, e camion di venditori di panini occupano il piazzale del lago nei periodi di punta e mezza punta, c’è già un bar, ove si può mangiare qualcosa, che si affaccia sul lago, e lungo la strada un ristorante. Che si vuole di più? In fin dei conti il lago di Braies è gettonatissimo anche perché non è pieno di punti di ristoro e non è super infrastrutturato!
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Dalla consultazione della documentazione a tema e dalle visite effettuate in loco – come si legge su questa parte dello studio, «parrebbe che gli interventi debbano rivolgersi alla realizzazione di nuovi percorsi, alternativi a quelli esistenti, che consentano di pedalare su sentieri dedicati, sicuri e il più possibile immersi nella natura, con affacci frequenti sulle acque del lago. In particolare due tratti, tra gli altri, sembrano più idonei al raggiungimento di questo risultato: 1. nuova pista sulla sponda occidentale aggettante sul lago, dallo scarico della centrale alle spiagge dell’estremo meridionale 2. sistemazione del sentiero a bordo lago sulla sponda orientale, a nord di Interneppo Un discorso a parte merita la sponda settentrionale, per la quale sarebbe opportuna la realizzazione di un ponticello sul Rio Schiasazze, in modo da connettere direttamente il sentiero della sponda orientale alle aree verdi a bordo lago sulla sponda occidentale». (9).
Strabiliante, qui è l’uso del condizionale, come se chi ha fatto queste proposte fosse persona terza. Ma magari è vero. Non solo: a me l’idea fa rabbrividire!
Io ho passeggiato non solo una volta intorno al lago, ed esiste già un percorso pedonale, sufficientemente largo ed abbellito con legno, che porta pure al piccolo ecomuseo Val del Lago e che si snoda lungo la sua parte più bella, ed è percorso anche da bici talvolta, senza problemi. Ma a mio sommesso avviso, le manie regionali non contemplano che esista qualcosa in FVG a livello ambientale che loro non debbano toccare, variare, alterare, non certo in senso sostenibile. E se erro correggetemi. Così anche il lago per noi comuni cristiani sarà perso. Inoltre vi è l’altra sponda del lago che ha una parte che è orrida, fra piloni e acqua semi stagnante che arretra di giorno in giorno.
Inoltre qui si nota il solito modo di procedere della Giunta regionale: si paga uno studio, che però non tocca in modo complessivo l’impatto ambientale e le situazioni geologiche e geomorfologiche, poi si chiedono pure finanziamenti e magari si appaltano lavori di cui nessuno o ben pochi sanno, e si va avanti. E se erro correggetemi.
Poi si fanno alcune proposte pratiche per il Parco Botanico di Interneppo.
Apprendo poi da questo testo dell’esistenza di un Parco botanico ad Interneppo, realizzato nel 2002, che non si sa che flora debba studiare e curare, cosa mostrare se le sponde del lago verranno alterate, e che, alla fine, con questo nuovo cemento, potrebbe svanire, come sparirà, con la pista di motoslitte, anche quello collegato a Baita Torino in Val Tagliamento, ben più importante o diventare un elemento scisso da qualsiasi contesto. Pertanto, voi assessori, che a me apparite più come i padroni di ogni cosa, e temo tali vi sentiate, lasciateci per carità almeno il lago com’ è ora, (solo aggiungendoci il bypass), lasciatelo per noi anziani, per i bambini, per le famiglie e occupatevi invece di povertà, sanità e trasporti in regione, e non di snaturare a piacere il territorio. E se erro correggetemi e scrivo questo senza volervi offendere, ma solo per esprimere l’idea che uno che sta dall’altra parte della barricata si fa di voi.
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Ma poi vi è la parte relativa a “Dispositivi di indirizzamento delle acque”, cioè come evitare il bypass, perché la Regione pare non voglia ascoltare le soluzioni proposte da chi il lago lo ha analizzato bene e lo conosce.
Infine viene proposta «una lenticola» cioè un qualcosa che ha la forma di una lente, «a temperatura più elevata rispetto a quelle attuali», per far che non si sa, ma presumo per porvi l’allevamento ittico. «Tale condizione potrebbe essere realizzata indirizzando le acque provenienti dallo scarico della centrale verso la zona più profonda attraverso opportuni dispositivi» – si legge ancora. (10). E nel 2023 questi esperti ci propongono una ancestrale soluzione prodotta dall’ ing. Giancarlo Pillinini, datata 1990, (oltre 30 anni fa, quando l’era della digitalizzazione ed informatizzazione non era neppure iniziata e nessuno aveva il cellulare) e quindi ben prima che una serie di validi studi venisse realizzata anche dai ricercatori del CNR- ISMAR, e quando il lago non era nella situazione attuale, ma forse un po’ meglio. perché più il tempo passa, più la situazione si degrada. Ma costa poco, par di capire!
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Conclusioni.
Se devo essere sincera, questa parte di studio siglato 2s, mal fatto, generico, che riporta soluzioni globalmente non atte a far rivivere il lago, ma semmai a distruggerlo, pare confezionata ad hoc per i desideri di questa giunta regionale, che pare badi solo alla redditività immediata, poco interessandosi della tutela ambientale. Ma ciò che è perso, in natura, non si ricostruisce, e queste proposte paiono da: Lago = allevamento intensivo di pesce, turismo bike, e una botta e via ai comitati da parte della giunta regionale o di un assessorato. Ma si sa pure che, spesso, e lo scrivo in generale, i desideri della committenza e il modo in cui la stessa definisce la richiesta, incidono sul risultato di una ricerca, ora come ora.
Infine i Comitati, il grande ‘Barazut’, i politici e tanti altri, non hanno la fissazione per il bypass, ma seguono quanto indicato in anni di studi da esperti (Vedi studi del CNR- ISMAR) che hanno fatto analisi precise ed in loco prima di proporre il bypass. Ma non c’ un sordo più sordo di chi non vuol sentire. E dopo aver letto questa parte della ricerca mi viene in mente solo una cosa: È ‘ORA PASSATA’, SECONDO ME, CHE QUESTA GIUNTA CHE PARE ODI IL DIALOGO E IMPOSITIVA, VADA A CASA, PRIMA CHE DISTRUGGA TUTTO, DAI MONTI AL MARE, PASSANDO PER LA LAGUNA! Ma è pensiero personale mio, che manco di una ottica produttivistica, e se erro correggetemi. Senza voler offendere alcuno questo ho scritto e per esprimere il mio pensiero anche in senso critico. E mi scuso subito con chi possa sentirsi magari offeso, non era mio intendimento. Ma non capisco perchè i politici della giunta regionale non vogliano ascoltare i cittadini e dialogare con loro.
Laura Matelda Puppini
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Note.
(1)“Studio specialistico volto ad approfondire le relazioni tra la Centrale idroelettrica di Somplago e il lago dei tre Comuni e a definire le conseguenti azioni di mitigazione sul breve e sul medio periodo. 2s. Sintesi del piano generale delle azioni di mitigazione sul breve periodo”, in: https://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/ambiente-territorio/tutela-ambiente-gestione-risorse-naturali/FOGLIA202/FOGLIA26/allegati/2s._Relazione_sintetica_breve_periodo.pdf. Autori: Studio tecnico ‘Plantigrado’ di Cuneo, dott. Massimo Pascale di Pinerolo (To), dott. Fabrizio Merati di Laveno (Va), prof. Giovanni Bacaro di Trieste, (D’ora in poi solo “Studio specialistico s2”), p. 3.
(2) Ivi, p. 4.
(3) Il professor Paolo Strazzolini insegna da anni chimica organica presso l’Università degli Studi di Udine, per i Corsi di Laurea di area agraria (Dipartimento di Scienze AgroAlimentari, Ambientali e Animali – DI4A) e Biotecnologie.
(4) Paolo Strazzolini a Laura Matelda Puppini, 12 gennaio 2024.
(5) “Le principali componenti chimico-fisiche dei laghi”, in: https://www.appa.provincia.tn.it/News/Approfondimenti/Le-principali-componenti-chimico-fisiche-dei-laghi).Pure in questo testo, però, pur parlando prima di ortofosfato, si riparla poi, erroneamente, di fosforo. Questo ci porta a sottolineare, ancora una volta, come si debba essere precisi negli studi e nella terminologia.
(7) “Studio specialistico s2”, p. 4.
(8) Ivi, p. 5
(9) Ibidem.
(10). Ivi, p. 7.
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La foto che correda l’articolo mi è giunta da Franceschino Barazzutti e ritrae il lago di Cavazzo. L.M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/lago-di-cavazzo-considerazioni-su-altra-parte-del-secondo-studio-voluto-dalla-regione-e-dai-comuni-della-val-del-lago-o-tempora-o-mores/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/01/lago-cavazzo-FOTO-panoramica-del-lago-in-data-6-aprile-2019--scaled.jpg?fit=1024%2C653&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/01/lago-cavazzo-FOTO-panoramica-del-lago-in-data-6-aprile-2019--scaled.jpg?resize=150%2C150&ssl=1ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀETICA, RELIGIONI, SOCIETÀMi sono giunti materiali ulteriori sul progetto alternativo a quello di Laboratorio Lago, costato, pare, alla Regione Fvg 50.000, 00 euro, che continua a commissionare progetti a piacimento ed a chi le pare. E se erro correggetemi. Quanto giuntomi, reperibile in rete, è di una mole tale che ha avuto,...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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