Buon giorno miei lettori. Presto ritornerò a Tolmezzo per fare il mio dovere ed esercitare il mio diritto di cittadina e votare per il rinnovo del consiglio comunale di Tolmezzo, anche se, per ritornare ad una vera democrazia, bisogna uscire dalle pastoie in cui l’Italia è caduta, con leggi maggioritarie dove chi sceglie i candidati, in prima ed ultima istanza, sono di fatto i partiti politici, sempre più avulsi dalla realtà quotidiana. Voterò scegliendo chi almeno propone qualche innovazione e si interessa dell’ambiente e della madre terra, sperando che poi concretizzi una politica che realmente guardi al futuro ed alle nuove generazioni e riesca, insieme ad altri ed alla Comunità della montagna, ad uscire dalle pastoie del presente che dimostra, in economia, la sua anima vetusta perché, a mio avviso, siamo ancora agli anni ’50.  Voterò una candidata per me giovane, semplice, pulita,  voterò il sindaco per cui si presenta. E vorrei, finalmente, un comune a Tolmezzo che si innovi perché, a mio parere, il comune di Tolmezzo è diventato vecchio senza mai essere nuovo, seguendo sempre le stesse logiche politiche e modus operandi, ed ho quasi 71 anni. Inoltre spero che chi vincerà queste elezioni possa restare fuori, il più possibile e come legge vorrebbe, da condizionamenti esterni di qualsiasi natura e si ritorni a dibattere i problemi ed a decidere in consiglio comunale, superando personalismi e decisionismi di singoli rappresentanti di giunta. (Cfr. https://www.nonsolocarnia.info/sulla-crisi-al-comune-di-tolmezzo-su-di-una-rsa-sparita-sul-consiglio-comunale-del-10-12-2021-dove-qualcosa-si-e-incrinato-definitivamente/).  Ma questo è parere mio e, nell’impossibilità, trovandomi dal 24 maggio in vacanza,  di porre su www.nonsolocarnia.info, i programmi elettorali dei vari raggruppamenti, pongo qui queste righe invitando tutti ad informarsi ed a votare secondo la loro coscienza, come la Costituzione italiana vuole. Ed a chiunque vincerà vadano i miei auguri.

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Perché votare No ai referendum sul sistema giudiziario.

Il 12 giugno si vota anche per alcuni referendum, su cui siamo ben poco informati. Ieri ho ascoltato un programma di La 7 ed ho compreso che al quesito sulla abrogazione della legge Severino (scheda rossa) io voterò NO. Perché la legge Severino è nata proprio per combattere la corruzione in particolare nella pubblica amministrazione, dopo che alcuni studi compiuti dall’UE e dall’OCSE stimavano un suo costo per lo Stato italiano di 60 miliardi l’anno, pari al 3,8% del Pil (con una media UE dell’1%). (https://it.wikipedia.org/wiki/Legge_Severino). Inoltre in un rapporto datato 2011, l’Italia figurava come il terzo paese OCSE più corrotto, con un punteggio CPI (Corruption Perception Index) pari a 6.1, subito dopo Messico e Grecia. (Ivi). Io voterò NO  perché io non credo che detta legge blocchi, come diceva invece Calderoli (il cui partito è tra i proponenti l’abrogazione), la carriera politica di un singolo, in quanto ritengo che in Italia si debba evitare di mantenere un sistema che permette il carrierismo dei politici e che  non favorisce il ricambio. E, a parte questo, la Severino ha introdotto, rispetto alle norme precedenti, ulteriori misure di salvaguardia anche per l’eleggibilità di candidati, normata poi dal Consiglio dei Ministri con il d.lgs. 235/2012 (“Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, a norma dell’articolo 1, comma 63, della legge 6 novembre 2012, n. 190”); ha modificato il codice penale aumentando alcune pene, ha portato in Italia tutta un’altra serie di provvedimenti importanti per rendere più pulita la pubblica amministrazione e la politica. Perché ora dovremmo abrogare questa legge, nata nel 2012 ? Non lo so, e da Roberto Calderoli non ne ho capito proprio il motivo. Inoltre, abrogata la Severino, non vorrei che si abrogassero d’ufficio anche i decreti legge dalla stessa derivanti, riportando l’Italia al prima. Infatti la legge Severino, oltre ad avere un contenuto dispositivo immediato, conferisce pure sette deleghe al governo italiano per redigere delle misure per la prevenzione e la repressione della corruzione nella pubblica amministrazione. (https://it.wikiversity.org/wiki/La_Legge_Severino_(legge_190/2012). E questa legge delega fu varata  sull’ onda dello scandalo Fiorito ed a seguito delle indagini sulle spese pazze dei consigli regionali. (“Referendum giustizia, i cinque quesiti spiegati | 1. Abrogazione del decreto Severino: tornano le porte aperte ai pregiudicati nelle istituzioni”in: https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/06/06/referendum-giustizia-i-cinque-quesiti-spiegati-1-abrogazione-del-decreto-severino-tornano-le-porte-aperte-ai-pregiudicati-nelle-istituzioni/6612607/ che vi invito a leggere integralmente). E forse ha riguardato anche la famosa questione dei diamanti padani e spese estere, anche se non ne sono certa.(Nel merito cfr. https://www.huffingtonpost.it/entry/diamanti-conti-alle-bahamas-villaggi-vacanze-la-passionaccia-della-lega-per-i-soldi-allestero_it_5f1f01fac5b69fd4730feb4c/).

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Il secondo quesito riguarda la abrogazione delle norme attuali relative alla custodia cautelare, una misura preventiva applicata per limitare la libertà a un imputato durante un processo, in caso di pericolo di fuga, inquinamento delle prove o di reiterazione dei reati come delitti personali o legati alla criminalità organizzata.

E se forse, l’eccesso di carcerazione preventiva si può configurare come un problema reale, però in vari casi per esempio in caso di stalking, truffa, reati fiscali e finanziari, violenza verso le donne, spaccio di sostanze stupefacenti, il pericolo di reiterazione del reato appare un pericolo obiettivo. Inoltre non si potrebbe più tenere in carcere uno spacciatore. E se ne è accorto, a due passi dal voto, forse anche Matteo Salvini che, essendo la Lega uno dei due partiti promotori del referendum e per l’abrogazione, ha ricevuto diverse critiche non solo dalla Meloni, in questo caso giustamente, ma anche da Piercamillo Davigo. (Cfr. Niccolò Magnani, Referendum, Davigo: “Salvini vuole delinquenti liberi”/ “Abolisce custodia cautelare”https://www.ilsussidiario.net/news/referendum-davigo-salvini-vuole-delinquenti-liberi-abolisce-custodia-cautelare/2187375/). E così afferma Davigo: “La conseguenza diretta  è che se dovesse passare il Referendum, potranno essere sottoposti a misura cautelare solo coloro per cui sussiste il «concreto e attuale pericolo che costoro commettano gravi delitti con uso di armi o di altri mezzi di violenza personale o diretti contro l’ordine costituzionale ovvero delitti di criminalità organizzata». Niente carcere preventivo dunque per corrotti, falsari, bancarottieri ma anche ladri e scippatori”. (Ivi). Pertanto io voterò NO.  La scheda per votare tale quesito è di colore arancione.

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Il terzo quesito riguarda la  Separazione delle funzioni dei magistrati e richiede di esprimersi sull’ abrogazione delle norme in materia di ordinamento giudiziario che consentono il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti e viceversa nella carriera dei magistrati.

Così intitola il Fatto Quotidiano un articolo su questo argomento: “Referendum giustizia, i cinque quesiti spiegati | 3. Separazione delle funzioni: strada spianata verso un pm che prende ordini dalla politica”, (https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/06/07/referendum-giustizia-i-cinque-quesiti-spiegati-3-separazione-delle-funzioni-strada-spianata-verso-un-pm-che-prende-ordini-dalla-politica/6617236/). Infatti, per ora, “la magistratura giudicante (giudici) e quella requirente (pubblici ministeri) fanno parte dello stesso ordine, la loro carriera è gestita dallo stesso organo di autogoverno (il Consiglio Superiore della Magistratura). In questo contesto, a differenza che nel passato, il Pubblico Ministero gode delle stesse garanzie di indipendenza del giudice con il quale condivide il medesimo status.

L’esigenza di ricondurre il Pubblico Ministero sotto il controllo del potere politico è una tentazione ricorrente nel mondo politico, ma si scontra con il dettato costituzionale. Per separare la carriera del Pubblico Ministero da quella dei giudici sono state avanzate numerose proposte di riforma costituzionale. Il quesito referendario si propone di realizzare lo stesso obiettivo, aggirando l’ostacolo della Costituzione”. (https://www.wordnews.it/costituito-il-comitato-per-il-no-ai-referendum-sulla-giustizia).

Inoltre qui si chiede ai cittadini di “obbligare il magistrato a scegliere quale funzione ricoprire sin dall’inizio della carriera, senza poterla più cambiare in seguito”, (Ivi), ma il passaggio da pubblico ministero a giudice e viceversa, sono eventi già rarissimi viste le norme esistenti, che li contemplano solo ad alcune precise condizioni: cambiando Regione; dopo cinque anni di servizio; previa partecipazione ad un corso di qualificazione professionale e subordinatamente ad un parere di idoneità alle diverse funzioni del CSM. Ed io non capisco davvero perché non permettere più, ope legis, detta possibilità, e a chi giovi ciò.

Ma poi, scusate: a noi poveri cristiani, cittadini italiani e votanti, cosa interessa di vietare ad un giudice di passare a pm e viceversa? Vi pare un nostro problema, senza che neppure ci sia stato ben spiegato il perché? Inoltre sarebbe ben più importante porre un reale e rigoroso limite – come sostiene Davigo- al rientro in magistratura di chi ricopre incarichi politici, ed è comprensibile il perché. (Rossella Guadagnini, Davigo, “la riforma Cartabia? soluzioni non idonee e referendum dannosi”,in: http://www.libertaegiustizia.it/2022/04/30/davigo-la-riforma-cartabia-soluzione-non-idonee-e-referendum-dannosi/). Anzi: secondo Davigo la possibilità di fare il giudice per un pubblico ministero permetterebbe a chi svolge questo incarico di essere maggiormente aperto anche verso le considerazioni della difesa e di non trasformarsi in un super-poliziotto. Infatti “il pubblico ministero che ha fatto il giudice sa che cosa è necessario per decidere e non svolgere indagini dispersive. Il giudice che ha svolto funzioni requirenti è, di solito, il più severo censore del pubblico ministero, perché sa che cosa avrebbe potuto fare e non ha fatto”.  (Ivi). Inoltre un forte sistema corporativo fra solo giudici e solo pubblici ministeri non porterebbe alla giustizia italiana vantaggio alcuno. Pertanto il mio voto sarà NO. La scheda relativa a questo quesito è di colore giallo.

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Il quarto quesito posto alla nostra attenzione chiede ai cittadini di votare per la partecipazione dei membri laici a tutte le deliberazioni del Consiglio direttivo della Corte di cassazione e dei consigli giudiziari.  Attualmente in Italia i magistrati vengono valutati dal CSM, Consiglio Superiore della Magistratura, ogni 4 anni sulla base delle valutazioni dei Consigli giudiziari, composti da magistrati, avvocati e professori universitari di diritto, anche se sono solo i magistrati ad aver diritto di voto nelle valutazioni professionali dei colleghi. E non si capisce perché, in fretta e furia, il sistema attuale dovrebbe cambiare, quando la valutazione è garantita a tutti. Ed in certi casi è preferibile, prima di modificare un metodo di giudizio, pensarci bene, perché magari, poi, potrebbe andare a finire che, apportando modifiche non ben ponderate, si vanifica il sistema stesso. Pensate, per esempio, quanto semplice fosse il sistema dei voti scolastici, e quanto complicate ed inutili siano ora sia le prove Invalsi, che massificano più che diversificare e portare al pensiero divergente, e la definizione dei livelli raggiunti usando termini che sono ben poco comprensibili, e quanto farraginoso sia il metodo delle tesine e la scelta delle materie per la maturità, e via dicendo. Ed io credo che il sistema giudiziario vada cambiato ma per renderlo più agevole ed efficiente e meno influenzabile dai partiti e dalla politica, ma questo richiede tempo, e non una proposta affrettata di Lega e radicali.  Non solo: se magari i membri del CSM possono essere meno vulnerabili alle sirene dei partiti, siamo sicuri che, allargando la sfera dei giudicanti tramite voto, non ci possa essere una vulnerabilità maggiore nel giudizio? Ma questo è pensiero venuto a me, e se erro correggetemi. Infine il rischio è quello che un giudice debba rimettersi al giudizio di un avvocato, che potrebbe incidere su un eventuale avanzamento di carriera o esprimersi a suo sfavore per contrasti professionali”. (https://www.quotidiano.net/politica/referendum-12-giugno-2022-spiegazione-1.7754677).

Pertanto il mio voto, anche in questo caso sarà NO, anche per non incentivare il desiderio dei partiti di cambiare parti di leggi a loro piacimento in questo modo e con questo metodo, mentre le tv sono piene di dibattiti sulle vergognosissime liste di proscrizione relative ai cosiddetti ‘putiniani’ del Corriere della Sera e sulla guerra Russia- Ucraina con Usa e UE, che ci porterà ad un disastro economico fra l’altro da noi deciso, e solo da qualche giorno si parla di questi referendum.  La scheda per questo quesito è di colore grigio.

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Il quinto quesito ci chiede di abrogare le norme in vigore per l’elezione dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura (CSM). Infatti sinora, ad un aspirante a diventare un membro del CSM, vista l’ importante e delicata funzione che svolge detto organismo giudiziario, è richiesto l’appoggio di un numero che va da un minimo di 25 ad un massimo di 50 firme di magistrati a sostegno, onde fare una prima scrematura. L’abolizione di questa norma porterebbe a ritornare al 1958, con la proposizione personale di ogni singolo aspirante a diventare membro del Csm, il che complicherebbe pure di molto la scelta, che dovrebbe vertere su di un giudizio sulla persona, invece che sulle sue doti professionali, che vengono definite invece, da altri magistrati.

Infatti, come sostiene Alfiero Grandi del Comitato per il NO “il quesito elimina la lista, facendo si che ciascun magistrato si possa candidare senza bisogno dell’appoggio di un gruppo di magistrati che sostenga la sua candidatura. Secondo i promotori in questo modo si farebbe venire meno l’influenza delle correnti nella elezione dei membri del Csm. A ben vedere l’obiettivo che il referendum si propone (marginalizzare il peso delle aggregazioni di magistrati nella elezione dei membri del Csm) non può essere condiviso, perché l’elezione dei propri rappresentanti in un organo di autogoverno di rilievo costituzionale necessariamente comporta un confronto fra orientamenti culturali (e politici) differenti, non è una competizione fra qualità personali, che restano sconosciute se il magistrato non partecipa alla vita associativa. Per giunta si tratta di un obiettivo velleitario perché il singolo magistrato, che non sia capace di trovare 25 colleghi che sostengano la presentazione della sua candidatura, non ha nessuna possibilità di essere eletto, avendo bisogno di ottenere almeno 500 voti. In realtà l’eventuale approvazione del quesito da parte degli elettori non comporta alcuna riforma del Csm, ma solo un allungamento della scheda elettorale, che conterrà più nomi. In definitiva si tratta di un quesito, non si comprende se più inutile o bizzarro, che propone una non riforma: esprime soltanto un segnale politico di diffidenza verso l’associazionismo ed il pluralismo culturale all’interno del corpo dei magistrati”. (https://www.rainews.it/articoli/2022/06/quinto-quesito-le-ragioni-del-si-e-quelle-del-no-d38bcd25-7be2-476d-a85e-8c3b839f502e.html). 
Pertanto anche per questo quesito il mio voto sarà NO. La scheda per questo quesito è di colore verde. 

 

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Conclusioni.

Credetemi: quando materie così delicate e relative ad argomenti così importanti come la strutturazione del sistema giudiziario vengono, da due partiti: la Lega ed il Partito Radicale, posti così, improvvisamente all’attenzione dei cittadini, solo perché previsto dalla legge, non c’ è mai da ben sperare. E spesso la politica ha cercato di piegare il sistema giudiziario ai suoi desideri, ed ora è in ballo anche la modifica del sistema giudiziario proposto dal Ministro Cartabia, che forse, unita alle nostre decisioni referendarie, se approvate, riuscirebbe a raggiungere quell’assoggettamento totale del sistema giudiziario alla politica, da molti partiti desiderato permettendo pure a loro rappresentanti di raggiungere una quasi impunità non solo parlamentare e facendoci abbandonare la democrazia.  E se erro correggetemi, ma in 70 anni di vita ne ho viste molte in Italia.  Ed a chi volesse approfondire la pericolosità del votare Sì, suggerisco di ascoltare https://www.youtube.com/watch?v=-mzIT3MrkVc.

Inoltre vi è chi ha sottolineato come, in questo caso, si utilizzi il referendum impropriamente: infatti  la nostra Costituzione prevede l’adozione del referendum abrogativo, ma l’uso corretto di questo strumento è relativo all’abrogazione di leggi che si ritengono sbagliate, non il taglio di parti di leggi per ottenere risultati diversi dal principio della legge stessa. “Il referendum deve essere abrogativo e non una forma surrettizia e impropria di legiferare. Le riforme, anche le più necessarie, devono essere concepite organicamente, discusse e approvate dai rappresentanti dei cittadini nel Parlamento. Inoltre, se si tratta di argomenti complessi e molto tecnici, c’è il forte rischio che gli elettori si orientino sulla base delle indicazioni dei partiti e non nel merito dei quesiti specifici. In questo caso l’urgente miglioramento e la velocizzazione della giustizia italiana devono passare dalle aule parlamentari, non dalle forzature referendarie. Inoltre è da deprecare la demagogica utilizzazione di referendum distorti in chiave antiparlamentare che mina alle basi il sistema complesso delle nostre istituzioni. La discussione è antica, ma mai come in questo caso è attuale”. (https://www.rivoluzionedemocratica.it/acomitato-per-il-no-ai-referendum-sulla-giustiziaa.htm).

Inoltre: “Il quadro della politica e dell’etica pubblica in Italia è catastrofico. Il fatto che alcune forze politiche abbiano proposto dei referendum, non per migliorare la giustizia italiana, ma per indebolire la magistratura è molto pericoloso. La giustizia italiana, come tutte le burocrazie di questo paese, funziona male. Le cause sono molteplici e occorre che il parlamento e le forze politiche le affrontino e si impegnino per una rapida e radicale riforma. Ma i referendum proposti non toccano alcun elemento reale per migliorare e velocizzare il sistema giudiziario, il loro obiettivo generale è chiaro: aumentare ulteriormente l’impunità, in particolare per i crimini dei potenti che meglio possono avvalersi di interpretazioni capziose e negatrici del diritto. Particolarmente gravi sono l’abolizione della Severino con l’intento di riportare i corrotti in parlamento e il depotenziamento indiscriminato della custodia cautelare, che aggrava l’insicurezza dei cittadini e non migliora le garanzie di libertà. Il vero problema è quello della eccessiva durata del procedimento (indagini + processo), ma questi referendum non sciolgono (né potrebbero) tale nodo. I referendum su separazione delle funzioni e metodo di votazione del CSM presentano aspetti di grande problematicità. Si tratta di questioni che richiedono soluzioni attente e calibrate votate in Parlamento. La verità è che anche questi quesiti referendari hanno l’obiettivo non solo simbolico di punire la magistratura. In effetti, si vuole dividere il paese in una truffaldina scomposizione tra sedicenti “garantisti” e cosiddetti “giustizialisti”. La Giustizia deve essere davvero efficiente e uguale per tutti, senza privilegi e impunità.” (Ivi).

In sintesi, dopo aver passato ore a cercare di capire, alla luce di quanto ho appreso su questi referendum, il mio consiglio A TUTTI È DI VOTARE ‘NO’, SENZA SE E SENZA MA, pur nel massimo rispetto di chi voterà diversamente.

 Laura Matelda Puppini

L’immagine che accompagna questo articolo è tratta da: http://www.comune.sanfelicedelbenaco.bs.it/content/referendum-popolari-del-12-giugno-2022-esercizio-del-diritto-di-voto-nell%E2%80%99abitazione-di. Lmp.

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