Il 14 settembre 2023, il Messaggero Veneto pubblicava una lettera del signor Guglielmo Scoglio intitolandola “Un episodio che ha anticipato Porzûs”, che mi chiamava in causa, non mi è chiaro invero perché, per quanto scritto in precedenza da me su ‘Patrioti e partigiani’ (lettera pubblicata dal Messaggero Veneto il 6 settembre 1923). Allora rispondevo con testo pubblicato sempre dal quotidiano locale il 24 settembre 2023. Nella sua prima missiva, il signor Scoglio citava un volume da lui scritto, intitolato “Protagonista nelle trattative tra partigiani di Tito e tedeschi. Leonardo Muzzolini. Alpino Antifascista Partigiano”Aviani&Aviani ed, 2023. Marco Puppini, il mio gemello, possedendo il volume, ha deciso di recensirlo, e riporto qui quanto mi ha inviato. Parallelamente, però, mi chiedo chi fosse Leonardo Muzzolini e come sia morto e riporterò anche quello che ho reperito su di lui, a meno che non si tratti di omonimo. Laura Matelda Puppini 

Marco Puppini. Recensione del volume di Gugliemo Scoglio.

«In prima battuta, va detto che il libro di cui mi occupo qui, di Guglielmo Scoglio, Protagonista nelle trattative tra partigiani di Tito e tedeschi. Leonardo Muzzolini. Alpino Antifascista Partigiano, Udine, Aviani & Aviani, 2023, è un libro documentato e che si legge volentieri. La parte su cui mi interessa aprire una riflessione, che occupa circa la metà delle pagine  ed è evocata nel titolo, è quella dedicata alla proposta di accordo tra partigiani e tedeschi portata avanti da almeno tre parti in gioco nella zona di Gorizia, nel luglio 1944. Proposta che ha visto impegnato Leonardo Muzzolini, alla cui figura il libro è dedicato, su incarico del conte Marino Pace, latifondista e ex funzionario austriaco della vecchia Contea di Gorizia e Gradisca, nominato dai nazisti prefetto della provincia di Gorizia, con l’appoggio del barone Locatelli – Hagenauer, altro funzionario austro – ungarico mediatori per conto dei nazisti. E dal partigiano Marcello Taussig accompagnato da un responsabile dell’OZNA per il territorio, Zdenko Zavadlav, e talvolta da altri esponenti partigiani in rappresentanza del IX Korpus. La prima parte del libro è invece dedicata alla biografia di Muzzolini. Le fonti che l’autore presenta consentono a mio parere di arrivare a conclusioni chiare, i suoi commenti finali però creano a mio parere molte perplessità.

La proposta di arrivare ad una tregua tra partigiani e tedeschi nasce nel mese di giugno 1944 su iniziativa di Pace, spinto come affermato da lui stesso da motivi umanitari, per favorire il rifornimento dei viveri alla popolazione. Sulle cause della carenza di viveri proprio durante il periodo estivo, Scoglio cita le risposte di Rainer ai sindaci delle valli dell’Isonzo che si erano lamentati ripetutamente con Pace per tale carenza: un magnifico discorso volto a colpevolizzare totalmente i partigiani della situazione e di ricatto verso i sindaci stessi (p.85). Scoglio espone e non commenta, ma dalla relazione del comunista goriziano Emilio Mulitsch citata nella parte finale del libro sappiamo che i tedeschi avevano ostacolato la distribuzione delle carte annonarie ai residenti nei comuni occupati dai partigiani; per ritorsione i partigiani ostacolavano la fornitura di generi al capoluogo (pp. 142-144). Non era vero che la popolazione era affamata a causa delle confische fatte dai partigiani, come affermava Rainer, la situazione era più complessa, d’altro canto che aspettarsi da lui di diverso? Il lettore però poteva essere meglio informato. Le motivazioni della proposta avanzata da Pace in realtà erano più complesse ed articolate, ve ne erano anche talune strettamente personali. Pace e Locatelli nel corso delle trattative chiederanno anche “che i loro beni e i loro familiari fossero rispettati dai partigiani” (p.90), attraverso l’accordo cercavano anche di salvare affetti e proprietà, anche se l’aspetto umanitario era indubbiamente presente.

La trattativa viene portata avanti dai due intermediari, Muzzolini e Marcello (Taussig) alla presenza di Pace, Locatelli e Zavadlav. Fin da subito, le due, ma sarebbe meglio dire le tre parti in gioco (nazisti, partigiani e la missione inglese dell’MI6) cercano di capire in che modo possono trarne vantaggio. I tedeschi cercano di favorire le trattative. Accettando la tregua, come emergerebbe da un colloquio tra i generali Kubler e von Zangen del 2 luglio, i nazisti non avrebbero avuto molto da perdere “se durante i colloqui i partigiani si fossero astenuto dallo spostare le loro unità e contemporaneamente i tedeschi avessero potuto spostare le loro truppe senza temere sabotaggi ed agguati” (p.94 – fonte Stefano Di Giusto, Operationszone Adriatisches Küstenland, Pasian di Prato, 2005). Anche la missione britannica pensa che l’accordo favorirà i tedeschi, ma nel contempo vuole trattare per acquisire informazioni. Tra le ipotesi sul tavolo, scrive Scoglio citando Gaj Trifković (Parleyng with the Devil: Prisoner Exchange in Yugoslavia 1941 – 1945, University Press of Kentucky, 2020) c’era un possibile sbarco Alleato in Istria che avrebbe certamente infastidito i partigiani, ma che “sarebbe diventato più accettabile [dai partigiani] nel caso che i tedeschi fossero diventati più forti su quel territorio” (p.93). I partigiani del IX Korpus sono (giustamente) diffidenti. Sperano di entrare in possesso durante le trattative di informazioni sui presidi nazisti. Ma temono che la tregua sia una provocazione per avvantaggiare sul terreno i tedeschi e per creare divisioni tra gli Alleati ed i partigiani e quindi dividere il fronte antinazista. In altre parole temono la fregatura.

Le parti si muovono con cautela, sono gli intermediari che si espongono e cercano di forzare le cose, anche troppo. Alla fine di giugno i partigiani chiudono le trattative rifiutando la tregua, Taussig viene spostato in un altra zona, ma dopo pochi giorni rientra con una “fiammante uniforme inglese” (p.91). Sono i britannici della missione MI6 a rispedirlo a Gorizia per riallacciare le relazioni? C’è un nuovo incontro il 3 luglio a Ranziano. A mio parere, quando i colloqui di Ranziano stando alle fonti di Scoglio arrivano ad ipotizzare una tregua che avrebbe dovuto interessare le province di Udine, Fiume, Istria ecc., praticamente tutto il Litorale Adriatico dove operavano formazioni slovene che non facevano parte del IX Korpus ed anche croate ed italiane, mi pare evidente che gli intermediari erano andati oltre ogni mandato, oppure qualcuno che trattava per loro tramite stava giocando sporco. Alla fine a quanto risulta dalle fonti Pace propone la data del 5 luglio come inizio della tregua, e Marcello non dice niente.

E difatti, come sappiamo, la cosa finisce male. Il 3 luglio, prima dell’incontro di Ranziano, i tedeschi lasciano filtrare la notizia che di lì a poco sarebbe stata stipulata una tregua, anzi un armistizio, creando una situazione critica per i partigiani che non avevano preso alcun impegno e che temono che alcuni finiscano per abbandonare le armi. Nel loro colloquio, Kubler e van Zangen avevano concluso che il vantaggio della trattativa stava alla fine nella propaganda rivolta alla popolazione (i tedeschi apparivano umani e pacifisti) e nel fatto che la notizia avrebbe seminato confusione tra i partigiani e favorito la diserzione (p.95). E questo viene fatto, Scoglio ipotizza che l’idea sia stata di Kubler su ispirazione forse dell’Aktion Adria che agiva in zona (p.102). Questa voluta fuga di notizie irrita moltissimo i partigiani che si sentono ingannati e messi in difficoltà. Invitati l’8 settembre a quello che pare un colloquio chiarificatore, Pace, Locatelli e Muzzolini raggiungono il comando partigiano a Loqua. Stando a tre (interessanti) documenti che Scoglio riporta alle pagine 113 – 117 è il neo commissario del IX Korpus, Viktor Aubelj, ad ordinare il loro arresto o la loro eliminazione; la sezione OZNA per la zona decide per la prima alternativa convocandoli al comando con la scusa del colloquio. Da altre fonti risulta una certa confusione sull’ordine di arresto: il Quartier Generale dell’OZNA chiede alla sezione goriziana perché i tre siano stati arrestati, la sezione risponde che era stato fatto per ordine proprio del Quartier Generale. I tre vengono accolti bene dal delegato della sezione, Miro Perc – Max, ma poi sono arrestati; chi li interroga vuole capire da chi era nata la proposta di tregua, chi stava a monte. Era nel frattempo iniziato un rastrellamento tedesco, i tre non potevano restare lì, Miha Marinko, altro personaggio influente presente allora in zona (era membro del comitato centrale del PCS) decide allora di inviarli alla base 24, Quartier Generale dell’OZNA, presso Ćrnomelj.

Stando ad una relazione di Pace inoltrata alle autorità della RSI (perché della RSI? Resta un fatto da chiarire) che lo stesso Scoglio riconosce come reticente, i tre si avviano a piedi accompagnati e sorvegliati da alcuni partigiani. Durante la marcia, nella notte, Pace nei pressi di Postumia riesce a fuggire con uno stratagemma e raggiunge i comandi tedeschi, ma per alcuni è lasciato volutamente scappare dai partigiani di guardia che avevano ricevuto ordini in tal senso (nota 190 pp. 124 – 125) . Il giorno dopo anche Locatelli è liberato, solo Muzzolini prosegue la marcia e scompare nel nulla. Il suo stato di salute, stando alla testimonianza di Pace, era compromesso. Giustamente Spazzali, citato da Scoglio, (Roberto Spazzali, La missione del conte Marino Pace, Prefetto di Gorizia, tra i partigiani di Circhina (11 settembre – 12 ottobre 1944) Studi Goriziani, n.84, gennaio – giugno 1997)  scrive che non sappiamo come Muzzolini sia morto, che sia stato ucciso dai partigiani del IX Korpus è solo un ipotesi e che potrebbe invece essere: “deceduto in seguito all’aggravarsi del suo stato di salute, caduto durante un combattimento in seguito ai rastrellamenti nella zona, eliminato perché ormai inutile e troppo pericoloso per le conoscenze in possesso, catturato dai tedeschi ed ucciso” (p.126).  Altre fonti, nessuna però diretta, confermano l’uccisione per mano partigiana che resta, mi pare, l’ipotesi più probabile ma non l’unica.

Queste le vicende della fallita tregua del luglio 1944 che Scoglio descrive a mio parere con chiarezza. Da capire invece cosa c’entrano le considerazioni del capitolo finale sui “veri motivi dell’esecuzione del partigiano ed antifascista Muzzolini” (pp. 138–146). Perché dichiararsi: ”convinto che Muzzolini sia stato condannato non soltanto per vendicare la diffusione della notizia sul cessate il fuoco ma soprattutto per la sua intensa e generosa attività filantropica, per essere un partigiano esponente del CLN che non accettava che Trieste e Gorizia passassero alla Jugoslavia e per essere un comunista italiano di grandi capacità mai sottomesso alle direttive del partito e tantomeno a quelle del partito sloveno” ? (p.144). Se l’obiettivo dei partigiani sloveni era l’eliminazione dei comunisti che appoggiavano la soluzione italiana ve ne erano tanti ben più influenti di Muzzolini. Non mi pare neppure certo che fosse comunista, alcuni ne parlano come fosse socialista, gli sloveni lo accusano assieme agli altri di aderire al Partito d’Azione. Scoglio deduce che sia stato eliminato perché si opponeva alla politica nazionale dei partigiani jugoslavi dal fatto che nei tre documenti che riporta alle pagine 113 – 117 emerge come gli uomini che interrogano i tre a Loqua si dichiarano convinti che Pace, Locatelli e Muzzolini siano spie tedesche, dei Domobranci ed anche del Partito d’Azione. Che gli sloveni considerassero con scarsa simpatia il Partito d’Azione per le sue posizioni sulle questione nazionale è vero, ma in settembre le formazioni italiane e jugoslave collaboravano, l’obiettivo principale era la vittoria sui nazifascisti. D’altro canto anche Taussig, l’altro intermediario, è arrestato dai partigiani e scompare. Per conto di chi trattava il 3 luglio se i partigiani avevano chiuso le trattative? Della missione inglese? Questo è un tema da approfondire. Se fosse vero, l’arresto dei tre sarebbe un segnale della stretta nei confronti della missione inglese e dei suoi collaboratori che Aubelj attuerà nei mesi seguenti.

Da quanto raccontato dallo stesso Scoglio mi pare in ogni modo evidente che la morte di Muzzolini è conseguenza di una generosa e forse avventata proposta di tregua nata su iniziativa di ambienti non militari, e ad una trattativa condotta forse male ma soprattutto giocata in modo sporco dai tedeschi che se ne avvantaggiano “bruciando” gli intermediari. Quanto la parte della relazione di Iole Pisani (p.141) in cui si afferma tra l’altro che “la corrente estremista dell’OF” aveva deciso l’eliminazione dei tre “perché si prodigavano troppo per il popolo”, sono righe che lei stessa si premura di presentare come ipotesi ed opinioni non comprovate, che non sono necessariamente la verità (ovviamente qui non  voglio negare le qualità umane di Muzzolini ma riflettere sulle cause della scomparsa). Anche la figura di Aubelj non va vista a senso unico. John Earle, ex agente della SOE nei Balcani durante la seconda guerra mondiale, scrive dei pessimi rapporti di Aubelj con gli uomini della missione MI6, che erano invece visti con favore dal suo predecessore Lado Ambrožič “Novljan”. La storiografia italiana deve iniziare a comprendere le diversità nelle valutazioni ed orientamenti dei vari ufficiali partigiani e comunisti sloveni nei confronti della resistenza italiana, delle missioni Alleate ecc. invece di considerarli un unico blocco. Ma scrive anche che: “è facile dipingere Aubelj come (…) il cattivo della storia. Eppure altri fatti indicano che si tratterebbe di un’esagerazione, che questo atteggiamento non esauriva la sua personalità e che l’uomo aveva un carattere più complesso” (John Earle, Il prezzo del patriottismo. SOE e MI6 al confine italo – sloveno durante la Seconda Guerra Mondiale, Muggia (TS) 2008 p.119). Scoglio si permette di scrivere che Aubelj, morto nel 1993, si era suicidato “probabilmente rendendosi conto della scelleratezza dei suoi crimini e  non potendone sopportare il carico” (nota 178 p.120). Quanto è facile giudicare adesso chi ha dovuto prendere scelte estreme e avere tremende responsabilità nel contesto difficile della guerriglia in territorio occupato dal nemico.

Nella quarta di copertina si fa riferimento a questi fatti come una vicenda “anticipatrice dell’eccidio di Porzus”. Pensavo che il testo di quarta fosse opera dell’editore, ma leggendo la lettera di Scoglio al Messaggero Veneto del 14 settembre capisco che egli stesso fa propria questa tesi. Perché tirare la vicenda nel calderone delle diverse rivendicazioni nazionali italiane e jugoslave negandone la specificità? Ormai per alcuni Porzus è diventata la stella polare, il faro verso il quale tutti i marinai, ovvero gli storici della Resistenza sul confine orientale d’Italia, devono alla fine dirigersi.  Diciamolo: ci sono cose illuminanti ed istruttive anche altrove.          

Marco Puppini»

__________________________

Laura Matelda Puppini. Ma chi era Leonardo Muzzolini? Qualche dubbio nato da una breve ricerca.

Marco in questo suo scrive che la prima parte del libro è dedicata alla biografia di Leonardo Muzzolini, ma dato che io non possiedo il libro e quindi ora non so cosa vi sia scritto, ho cercato per conto mio due informazioni su Leonardo Muzzolini e questo ho trovato. Leggete e ditemi cosa avete capito.

__________________________

In file:///C:/Users/User/Downloads/MUZZOLINI%20LEONARDO-DPR_20081203-1.pdf, viene riportato un testo ufficiale della Repubblica Italiana in cui si legge che, il Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, “visto l’articolo 87 della Costituzione”; vista la legge 30 marzo 2004 n. 92 che prevede l’istituzione del “Giorno del ricordo”, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano – dalmata, delle vicende del confine orientale e la concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati, ha concesso ai parenti di coloro che si trovano nell’ elenco allegato «il diploma e la medaglia di riconoscimento, a norma della legge 30 marzo 2004, n.92». Il testo/decreto è datato 3 dicembre 2008, ed è firmato da Giorgio Napolitano, allora Presidente della Repubblica. 

Nell’elenco allegato si trova pure il nome di Leonardo Muzzolini, considerato infoibato, per cui ricevettero diploma e medaglia le figlie: Muzzolini Giovanna e Muzzolini Rosanna. Quindi per lo Stato Italiano Leonardo Muzzolini fu sicuramente infoibato dagli jugoslavi. Ma qui non si trova fonte alcuna per affermarlo.

__________________________

In: https://www.kepown.com/library/view/infoibati-citati-dalle-allieve-del-collegio-santa-gorizia-1944-1945,  viene riportata la testimonianza, con citazione anche di una fonte, della figlia di Leonardo, Muzzolini Giovanna, una delle due che aveva ricevuto diploma e medaglia dal capo dello Stato italiano a nome del padre. Ella narra: «il “papà è stato deportato nel 1944 ed è finito in Jugoslavia. Noi avevamo una tenuta a Capriva [in provincia di Gorizia, NdR], ma era stata requisita dai tedeschi che ne avevano fatto la sede di un comando militare. Erano momenti tremendi, il papà portato via, la casa requisita… Due anni fa (nel 2009) quando hanno aperto gli archivi abbiamo visto che mio papà era stato infoibato” (pag. 55 del libro di Tamara Badini). In effetti nel volume su Gli scomparsi da Gorizia nel maggio 1945, di Lidia Luzzatto Bressan, con 651 nominativi, compare il nome proprio di “Muzzolini Leonardo fu Guglielmo, nato a Billerio di Udine nel 1891 – Alpino VIII Reg. Montespino – risulta scomparso nella zona di Gorizia nel maggio 1945” (p. 113)».

__________________________

Il nome di Leonardo Muzzolini, poi, si trova pure in: Messaggero Veneto 9 marzo 2006. “Mille nomi di deportati emersi dall’ oblio”, gruppo: “Scomparsi prima del 1° maggio 1945”, elenco proveniente dalla Slovenia, che sto pubblicando sul mio: www.nonsolocarnia.info confrontando nomi e dati con quelli presenti in: “Albo Caduti e Dispersi della Repubblica Sociale Italiana”, a cura di Arturo Conti. https://www.fondazionersi.org/caduti/AlboCaduti2018.pdf.

«n. 70. MUZZOLINI LEONARDO. Nato il 15 ottobre 1891 a Billerio (Ud). Padre Guglielmo. Madre Luigia Volpe. Alpino a Dornberk, partigiano Brigata Garibaldi Natisone. Scomparso nei dintorni di Gorizia maggio 1945. Scomparso in scontri tra Sempas e Lovka 11.9.1944, collaborava con i partigiani».

Questo quanto dagli elenchi del Messaggero Veneto. Pare quindi che ci sia una duplice versione della sua scomparsa, e che sia stato forse prima del Rgt Tagliamento a Montespino o Dorimbergo che dir si voglia, ma poteva essere stato anche alpino sotto l’esercito, e poi essere passato ai partigiani garibaldini, dove, quando, perché non si sa.

__________________________

Leonardo Muzzolini è anche presente in: “Albo Caduti e Dispersi della Repubblica Sociale Italiana”, a cura di Arturo Conti. https://www.fondazionersi.org/caduti/AlboCaduti2018.pdf, anche nella ultima versione del 2019.

In quella del 2018, a p. 542, si legge: «Muzzolini Leonardo, nato il 15 ottobre 1891 a Magnano in Riviera, sergente del Rgt. Tagliamento, 1^ Brigata ‘Isonzo’, voltagabbana. Disperso l’11 settembre 1944 a Sambasso – Loqua in Provincia di Gorizia».  

__________________________

Sul suo volume “1943-1945. Reggimento Alpini Tagliamento, Aviani &Aviani ed., 2010, Aldo Mansutti a p. 134, nel capitolo “I caduti”, (sottinteso del Rgt Tagliamento’ -nota mia)  pone anche “Muzzolini Leonardo, nato a Billerio (Magnano in Riviera) classe 1891, Alpino, II Btg. Disperso in combattimento a Montespino il 26. 5. 1944”.

__________________________

Infine in “AA.VV. – a cura dell’I.f.s.m.l. – Caduti, dispersi e vittime civili dei comuni della regione Friuli-Venezia Giulia nella seconda guerra mondiale, Udine, Ifsml, Provincia di Udine, 2 tomi, 1987- 1989, troviamo pure che Muzzolini Leonardo, di Guglielmo e Volpe Luigia, nato a Capriva (Go) il 15 ottobre 1891 e ivi residente, imprenditore edile, coniugato, risulta partigiano della Divisione Garibaldi Natisone con nome di battagli Mirko, ed era stato già maggiore dell’8°, ed è considerato «disperso nella zona fra Sambasso e Loqua in missione di collegamento con formazioni partigiane slovene l’11 settembre 1944».

__________________________

Questo per amore di verità. Ora io, povera cristiana, dall’insieme di queste informazioni e da quanto scritto da Marco capisco ben poco su chi era Leonardo Muzzolini: era del Reggimento Alpini Tagliamento, collaborazionista? Pare di sì, ma da quanto scrive Marco non risulta. Poteva essere il latifondista ed ex funzionario austriaco della vecchia Contea di Gorizia e Gradisca, nominato dai nazisti prefetto della provincia di Gorizia, un aderente al Reggimento Alpini ‘Tagliamento’ con il grado di sergente? Ma avrebbero potuto i partigiani fare un accordo con un appartenente a tale corpo collaborazionista, mai scambiato per amico? Inoltre fu sicuramente infoibato? O, come per la Fondazione Rsi, per Aldo Mansutti e per l’Ifsml risulta disperso nel maggio o nel settembre 1944 in zona vicino a Gorizia? Passò dal Rgt. Alpini Tagliamento, guidato da Ermacora Zuliani, alla Divisione Garibaldi Natisone, per poi finire disperso mentre cercava di raggiungere un btg. sloveno? Marco, sig. Guglielmo Scoglio, Roberto Spazzali, per cortesia mi chiarite e ci chiarite questi piccoli problemi? Grazie.

Laura Matelda Puppini

L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: https://www.amazon.it/Muzzolini-Protagonista-trattative-partigiani-antifascista/dp/8877723505, e rappresenta la copertina del volume recensito da Marco Puppini.

 

 

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/09/MUZZOLINI.png?fit=600%2C350&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/09/MUZZOLINI.png?resize=150%2C150&ssl=1Laura Matelda PuppiniSTORIAIl 14 settembre 2023, il Messaggero Veneto pubblicava una lettera del signor Guglielmo Scoglio intitolandola 'Un episodio che ha anticipato Porzûs', che mi chiamava in causa, non mi è chiaro invero perché, per quanto scritto in precedenza da me su 'Patrioti e partigiani' (lettera pubblicata dal Messaggero Veneto il...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI