Marco Puppini. Un nuovo libro sull’incendio di Forni di Sotto del 26 maggio 1944.
Qualche mese fa è uscito Il pianto delle rondini. La rinascita di un paese segnato dal fuoco, edito dal Centro di Cultura Popolare Fornese, l’ultimo libro dedicato all’incendio del 26 maggio 1944 del comune di Forni di Sotto ad opera delle truppe nazifasciste. I curatori sono Erminio Polo, autore di altri lavori importanti sull’argomento, e Claudio Bearzi, i cui contributi forniscono notizie e punti di vista interessanti.
Il libro ospita interventi di autori diversi e su diversi aspetti correlati al tema dell’incendio. In primo luogo troviamo un noto scritto di Giuseppe Santanera, già segretario comunale e poi consigliere comunale di Forni: Quarantaquattro a Forni. Nella prima parte del suo scritto Santanera svolge un ampio ragionamento per dimostrare come i partigiani ed i CLN fossero rappresentanti in zona dell’unico governo legittimo in Italia, quello monarchico del sud. Ai nostri occhi ci sono cose che paiono del tutto ovvie, noi viviamo ormai da quasi ottant’anni in uno stato democratico che ha per base una costituzione nata dalla lotta partigiana, permeata dai valori antifascisti, ci sembra ovvio che chi lottava per quei valori fosse legittimato. Evidentemente quando Santanera scriveva, a guerra finita, c’era chi metteva in dubbio la legittimità dell’azione partigiana, che riteneva i partigiani banditi al di fuori della legge.
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Lo scritto di Santanera (il libro ospita anche un breve ricordo scritto dalla figlia) si sofferma poi sulla rappresaglia nazista, sulla tragedia di un paese quasi totalmente distrutto, sul bestiame bruciato vivo nelle stalle, sulla fuga degli abitanti privi di soccorsi, sul povero Ovidio Sala, partigiano catturato in precedenza, legato ferito al cofano di una macchina, trasportato in paese fino dalla madre e poi straziato. Altre fonti evidenziano anche i saccheggi operati dai nazisti nelle case prima di bruciarle, gli anelli strappati alle donne in fuga, la violenza forse subita da due di loro. In seguito Santanera scrive delle vicende della Zona Libera della Carnia e delle prime misure di soccorso agli abitanti del comune restati senza nulla. Anche qui molte righe sono dedicate alla legittimità del sequestro di legname operato dal CLN per la costruzione di baracche, evidentemente c’era chi la metteva in discussione.
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Laura M. Puppini presenta un elenco di partigiani di Forni, tra cui lo stesso Ovidio Sala e Cesare Marioni ‘Ceci’, anch’egli ucciso il 26 maggio. Prima che fosse evidente che Marioni era stato ucciso dai tedeschi, Puppini, citando le parole di Erminio Polo, ricorda che «vi fu chi disse che ‘Ceci’ era fuggito con la cassa dei partigiani in Jugoslavia, chi che era stato ucciso dai suoi, chi che era stato ammazzato da qualche fornese irato»(p.54). Calunnie difficili da cancellare. Claudio Bearzi ricorda i due partigiani del comune decorati con medaglia d’argento al valore. Il più noto è senz’ altro Augusto Nassivera ‘Nembo’, simbolo dell’epopea dei tanti lavoratori antifascisti della Carnia e del Friuli emigrati in Francia tra le due guerre, formatisi nelle organizzazioni politiche e sindacali di quel paese, poi combattenti in tutta Europa, Friuli e Carnia compresi, durante la Resistenza. ‘Nembo’ cade a causa di una spia il 9 gennaio 1945. L’altro decorato è Mansueto Nassivera, caduto il 24 giugno 1944, alpino durante la campagna di Russia e poi partigiano a Forni. Bearzi riporta anche un lungo e commosso ricordo di Mansueto della nipote Mascia.
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Il libro ospita anche il testo di un lungo colloquio di Santanera con Giovanni Battista Nassivera, Tite Trote, presidente della Giunta Popolare Comunale Fornese nel periodo della Zona Libera partigiana, poi commissario prefettizio durante l’occupazione cosacca, primo sindaco del dopoguerra su nomina del CLN ed infine sindaco eletto nel 1946, e come tale protagonista della ricostruzione del paese. Un uomo dalle solide convinzioni antifasciste ed al contempo pratico, capace di chiedere ed ottenere una collaborazione da persone impensate compreso il comandante del presidio cosacco e, a guerra finita, del capitano Alleato che aveva giurisdizione a Forni, rischiando di persona. Anche Erminio Polo dedica un’ampia parte alla ricostruzione del paese nel dopoguerra attraverso una serie di foto che la documentano.
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Luca Nassivera scrive del geometra Attilio Nassivera, artefice della ricostruzione del paese, ospitando anche un breve scritto dello stesso geometra. Non mancano alcune foto d’epoca molto interessanti ed una poesia di Bearzi ed Ira Conti dedicata alle donne di Forni.
Interessante la parte dedicata da Erminio Polo a don Pietro Felice, parroco del comune durante il fascismo ed anche nel momento dell’incendio del paese, descritto come uomo rigido ed un poco intransigente, in conflitto con il segretario del fascio Osvaldo Nassivera. Nassivera impedisce di fatto la creazione dell’Asilo Infantile sotto la direzione del parroco e grazie ad una ricca donazione, perché vuole che siano le organizzazioni fasciste a monopolizzare la vita associativa del paese e non quelle del clero. Anche scrivendo della donazione delle fedi nuziali allo stato del 1935, don Felice non manca di aggiungere sul diario parrocchiale che l’oro «andrà poi a finire nelle capaci tasche dei gerarchi del fascismo» (p.111).
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Sul tema delle organizzazioni fasciste e della vita sociale del comune, aggiungo quanto emerso da un documento che ho rinvenuto a suo tempo nell’ archivio di stato. A Forni di sotto i lavoratori socialisti avevano iniziato sin dal 1906 a raccogliere sottoscrizioni per realizzare la Casa del Popolo in comune, ma il progetto era rimasto incompiuto. Con l’avvento del fascismo il denaro raccolto era stato custodito da alcuni militanti di fiducia ed impiegato in vari modi. Informato di questo, il Prefetto aveva fatto notevoli pressioni su questi ultimi perché devolvessero il denaro a favore di attività assistenziali del comune e del regime, come l’Opera Nazionale Balilla o il Patronato Scolastico (ACS – Ministero dell’Interno, cat. G1, busta 208, fascicolo 47). Da chi era venuta la “soffiata” al Prefetto? Non conosco l’esito della vicenda.
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Sul tema dell’incendio il libro fornisce alcuni spunti interessanti. Sull’argomento ricordo anche un utile articolo di Stefano Di Giusto e Tommaso Chiussi su “Storia Contemporanea in Friuli” n.47 – 2017 (Forni di Sotto – Lipa – Avasinis. Nuovi elementi su tre rappresaglie nazi-fasciste). Bearzi e Polo trattano inizialmente dell’uccisione ai primi di maggio di due noti ed accaniti fascisti di Forni (Ruggero Tonello e Marco Polo) ad opera dei partigiani. Fascisti giustiziati assieme ad una terza persona (Virgilio Bortoletto, milite fascista) su cui però l’attenzione e la memoria pubblica sono quasi assenti, forse perché nato e residente in un altro comune. Giustamente i curatori si soffermano sul fatto che la fucilazione era stata decretata in seguito a processo regolare contro due nemici dichiarati ed irriducibili, e riportano il decreto del CLN «nei riguardi di traditori della Patria e di chiunque collabori con i nazifascisti» (p.80-81) erano condannati a morte. Aggiungo che la presenza di fascisti in zona in un momento in cui il movimento partigiano era in formazione, era una minaccia costante. In paese tutti si conoscono, tutti sapevano chi era partigiano, chi erano i familiari, dove erano le loro proprietà; una denuncia alle autorità tedesche avrebbe causato la rovina per il movimento partigiano. E denunce di spie ai danni dei compaesani ci sono state allora in tutta la Carnia. Per la delazione ai danni del partigiano fornese Federico Chinese, arrestato nel marzo 1945, torturato e deportato, verrà ad esempio processata e condannata a dieci anni di reclusione una donna dello stesso comune, L.P.. Non conosco l’esito finale della vicenda processuale, suppongo che L.P. abbia fruito dell’amnistia Togliatti.
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Sul tema dell’incendio del 26 maggio posso aggiungere alcune informazioni ad integrazione di quanto scritto sul libro. La responsabilità morale dell’incendio è senza dubbio dei tedeschi che lo hanno eseguito, che hanno scelto quel modo di rispondere ad una situazione che non gli garbava. Esaminando i fatti in dettaglio, nel libro si scrive della mancata risposta dei giovani al bando di arruolamento nelle truppe tedesche del marzo 1944 (riportato in fotografia a p.15). Si scrive anche della mancata consegna di bestiame da parte della popolazione agli ammassi indetti dai tedeschi per foraggiare le loro forze armate: poco o niente era venuto dal comune di Forni. Forse il reparto tedesco che si mette in movimento la mattina del 26 maggio si stava spostando proprio per rastrellare con la forza bestiame e giovani vista la mancata risposta volontaria ai bandi. Sappiamo che i partigiani fanno saltare la macchina dove viaggiava il comandante (per Di Giusto e Chiussi era il capitano Purnhagen) in località Volte Scure. C’è pertanto chi mette in relazione l’incendio con questi episodi. Giobatta Nassivera afferma però che questi fatti possono aver accelerato ma non determinato l’azione tedesca. Per lui infatti ha giocato anche l’azione di alcuni fascisti di Forni, rifugiatisi ad Udine dove: «con le loro informazioni tendenziose e interessate annerirono ancora di più la fama del paese che li aveva ospitati» (p.94). Elsa Fazzutti “Vera”, partigiana di Forni, parlando con il dottor Pieri (la trascrizione del colloquio è presente nel libro) parla di quattro fascisti di Forni riconosciuti dai paesani tra i nazisti che avevano bruciato il paese (p.83).
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Ho trovato tre nomi di persone che la “voce comune” indicava a guerra finita come responsabili di avere partecipato o istigato i tedeschi a compiere quell’incendio. Presso l’Archivio di Stato di Udine esiste un fondo, Prefettura, Commissariato di PS di Tolmezzo, categoria A9, dove sono conservate le informazioni stilate da Questura e Carabinieri tra il maggio 1945 ed i primi anni Cinquanta su persone sospette. Ovvero, in quel periodo, anche su molti fascisti. Queste carte confermano in primo luogo lo spostamento ad Udine dopo l’uccisione di Polo e Tonello, di un gruppo di esponenti di primo piano del fascismo di Forni. Di L.C., iscritto al Partito Fascista Repubblicano, i carabinieri scrivono che «Voce non confermata riferisce che tra i figuri che appiccarono l’incendio al paese di Forni di Sotto il 26 maggio 1944 ci fosse anche il predetto», e che è «Elemento malvisto in quella popolazione perché ritenuto uno dei principali responsabili dell’incendio di Forni». Sempre quelle carte segnalano come altri due fascisti di Forni, padre e figlio, fossero ritenuti dall’opinione pubblica non solo spie dei nazisti ma: «principali responsabili che istigarono i nazifascisti ad incendiare il paese di Forni di Sotto».
Dalle carte emergono diversi altri dossier intestati a persone nate o residenti in comune. Di uno o forse due di questi dossier, di fascisti nati altrove ma residenti in quegli anni a Forni, non so perché è vietata la consultazione. Alla rappresaglia aveva partecipato in ogni modo un numero imprecisato di militi fascisti, anche friulani. Ai primi di febbraio del 1948, un ex milite repubblichino, Giovanni Della Siega, si era vantato in osteria a Forni di Sotto di aver partecipato all’incendio del paese ed era stato duramente picchiato dai presenti (Botte da orbi a Forni ad un lazzarone repubblichino, Lotta e Lavoro 15 febbraio 1948).
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Certo, che l’opinione pubblica fosse convinta che alcuni personaggi di spicco del fascismo nel comune fossero ritenuti gli ispiratori dell’incendio, non vuol dire che lo siano stati effettivamente. Molte volte Questure e carabinieri segnalavano partigiani come responsabili di uccisioni durante la guerra perché ritenuti tali da una parte dell’opinione pubblica, ma la segnalazione era talvolta molto dubbia. Allo storico interessa però capire come, in assenza di nuove informazioni, molti si siano convinti nel giro di pochi anni che i responsabili dell’incendio non fossero più i tedeschi istigati dai fascisti fornesi ma i partigiani. Pressioni ambientali? Manipolazioni informative di ambienti ferocemente contrari alla Resistenza? Questa è forse una storia ancora da scrivere.
Marco Puppini
L’immagine d’epoca ritrae l’incendio di Forni di Sotto. (Da: https://www.amicodelpopolo.it/2019/08/09/aune-celebra-il-75-dellincendio-del-1944/?doing_wp_cron=1733602778.4044680595397949218750) L. M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/marco-puppini-un-nuovo-libro-sullincendio-di-forni-di-sotto-del-26-maggio-1944/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/12/aune-incendiata2.jpg?fit=768%2C548&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/12/aune-incendiata2.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Senza categoriaQualche mese fa è uscito Il pianto delle rondini. La rinascita di un paese segnato dal fuoco, edito dal Centro di Cultura Popolare Fornese, l’ultimo libro dedicato all’incendio del 26 maggio 1944 del comune di Forni di Sotto ad opera delle truppe nazifasciste. I curatori sono Erminio Polo, autore...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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