Marco Puppini. Una riflessione sulla morte del comandante Arturo – Aulo Magrini, e sulla “vulgata” antipartigiana.

«Il 15 luglio del 1944, settantanove anni fa, cadeva in azione il commissario garibaldino Arturo, Aulo Magrini.
Comunista, garibaldino, popolarissimo “medico dei poveri”, al suo funerale parteciparono alcune migliaia di persone incuranti del rischio di venire individuate dalle spie fasciste. Come da copione, sulla sua morte già all’epoca forze ed esponenti contrari alla Resistenza soprattutto garibaldina hanno avanzato dubbi. Magrini non sarebbe stato ucciso dai militi della Waffen SS quel giorno sull’altopiano di Alzeri, in comune di Sutrio, ma dai suoi stessi partigiani.

Militare delle SS in azione. Da: https://it.wikipedia.org/wiki/File:Bundesarchiv_Bild_101III-Adendorf-009-14,_Russland,_SS-Rundfunkberichter_bei_Aufnahme.jpg

Tra quanti in tempi recenti hanno sostenuto con maggiore accanimento questa tesi, c’è il “giovanotto ovarese” Gianni Conedera, conosciuto dai lettori di questo blog. Sull’edizione del Messaggero Veneto del 10 luglio è comparsa una lettera di Conedera oltraggiosa sulla morte di Ferruccio Roiatti, ucciso assieme a tre compagni comunisti e garibaldini da partigiani monarchici e badogliani a Malga Silvagno (stranamente titolata, immagino dal Messaggero Veneto: I fratelli Lupieri ed i partigiani quando era la risposta ad una lettera di Pierpaolo Lupieri sui tre fratelli Roiatti).
Per lui l’uccisione di Ferruccio e dei suoi tre compagni è stata ”una sentenza eseguita da partigiani moderati contro un manipolo di scalmanati che non voleva capire ragione”. Con istruttiva operazione di depistaggio, per dimostrare questa affermazione se la prende non con lui ma con suo fratello Pietro e con Mario Foschiani, forse perché entrambi comunisti e di Cussignacco.
Sono queste le tesi scientifiche con le quali è doveroso confrontarsi?. Va bene, vediamo allora di capire meglio quanto è accaduto quel 15 luglio 1944.

Lapide sul ponte di Noiaris di Sutrio a ricordo dei tre morti nell’azione partigiana del 15 luglio 1944. (Da: https://www.carnialibera1944.it/partigiani/magrini_morte_kent.htm).

Quel 15 luglio viene segnalata ai partigiani una colonna tedesca che discendeva da Timau verso Arta e Villa Santina. Si trattava di tre camion con oltre un centinaio di uomini della Waffen SS in totale, dotati di fucili. Ciascun camion aveva in dotazione anche una mitraglia pesante. Dietro l’ultimo camion, viaggiava anche l’auto del comandante del reparto. Questo sappiamo oltreché dalle relazioni partigiane sull’episodio, anche dalla testimonianza di Alois Innerhofer, che del convoglio tedesco faceva parte, raccolta da Conedera e presentata nel suo secondo libro cui farò sempre riferimento citando il suddetto (Dalla Resistenza a Gladio. Lotta partigiana ed organizzazioni paramilitari segrete sul confine orientale, Roncade (TV), 20112).

I partigiani decidono di attaccare la colonna subito dopo il ponte di Noiaris, in comune di Sutrio, lungo il rettilineo dopo la curva che segue il ponte sul fiume But. All’azione partecipano sia garibaldini che osovani. I garibaldini si sistemano a est, sul lato sinistro della strada secondo la direttrice del convoglio tedesco, nascosti sulla zona boscosa ed erbosa che declina verso la strada. Quanti erano? Ecco il primo quesito. La squadra garibaldina è composta (Conedera ricava le notizie da Senio – Mario Beorchia. Il partigiano Kent (Fabio Lazzara) che giunge sul posto appena finita l’azione ma che non vi partecipa direttamente, ne scrive sul sito Carnia 1944 – partigiani – Aulo Magrini – F. Lazzara Kent: La morte di Aulo Magrini) da otto elementi.
In posizione avanzata verso la strada è Griso (Ermes Solari). Alle sue spalle Aso (Italo Cristofoli) ed altri due non conosciuti, alla sua sinistra Olmo (Enore Casali), Marco (Ciro Nigris, allora comandante del battaglione Carnia), Arturo (Aulo Magrini, commissario dello stesso battaglione) e Senio (Mario Beorchia).

Ciro Nigris Marco, in primo piano. Dietro si intravede Giulio De Monte Zan Zan. (Da Archivio fotografico Anpi Udine).

Marco parla invece di una quindicina di uomini (A. Buvoli e C. Nigris, Percorsi della memoria civile. La Carnia. La Resistenza, IFSML, 2004 p. 41) citando oltre ai già ricordati anche Matteotti (Nicolò Muser) e Badoglio (Miss Eliodoro).
Tempesta (Emilio D’Agaro) e Morgan (Ruggero Vidale) hanno rilasciato al giornalista Lao Monutti due testimonianze su quell’episodio dichiarando di aver fatto parte anch’essi della squadra. In realtà per Conedera e Kent non è possibile fossero là. Non voglio però trascurare le loro testimonianze, le prenderò con una certa cautela.

Una nota dattiloscritta molto interessante proveniente dalla Osoppo relativa a questo ed altro episodio presente tra le carte di Bruno (Terenzio Zoffi), comandante osovano presente all’azione, conservata nell’archivio dell’Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione e riportata anche sul sito “Non solo Carnia” in data 10 luglio 2016, si leggono i nomi propri o di battaglia di una decina di osovani che avrebbero partecipato all’azione, tra cui E. Moro (Enzo Moro) e l’unico caduto osovano, Vito (Felice?) Riolino. In realtà pare che gli osovani abbiano avuto un ruolo minimo nel combattimento, anche perché posizionati sulla riva opposta del fiume But, sul lato destro, troppo distante dalla strada. L’unico osovano caduto nel corso dell’azione, era distante dal resto del gruppo. Dalla loro posizione godevano però probabilmente di una vista migliore rispetto ai garibaldini perché, stando a Tempesta, segnalano l’arrivo dei camion sbandierando.

L’azione però inizia con un errore di valutazione. L’attacco doveva avvenire dopo il passaggio dell’ultimo camion, alle spalle, per aumentare la sorpresa e la confusione del nemico.  Sbaglia forse chi segnalava il transito dei camion, oppure i lanciatori.

Stato dei luoghi. Immagine da: Alberto Buvoli, Ciro Nigris, Percorsi della memoria civile. La Carnia.La Ressitenza, Ifsml ed., 2004, tratta qui da: https://www.carnialibera1944.it/partigiani/magrini_morte_kent.htm.

Griso inizia a lanciare le bombe contro il secondo camion mentre sta transitando sul rettilineo, quando il terzo deve ancora passare e sta spuntando dalla curva. L’errore è confermato dalla nota manoscritta della Osoppo prima citata: “Non è stato rispettato il piano di attacco perché anziché lanciare le bombe sull’ultimo camion di militi tedeschi le si è lanciate sul penultimo”.
Probabilmente Griso non è il solo a lanciare, come suggerisce Kent tenendo presente la sequenza degli scoppi, e come afferma Marco. Le bombe provocano la devastazione sul secondo camion, fonti tedesche parlano di diciassette feriti in totale, quattro o cinque dei quali gravi (non sappiamo se siano deceduti dopo il trasporto in ospedale). I partigiani aprono il fuoco con le armi leggere, ma la reazione dei tedeschi è immediata.

La colonna era già stata attaccata in precedenza e quindi era in guardia. Le mitraglie piazzate sui camion spazzano la zona dove sono piazzati i garibaldini, anche se a detta di alcuni in modo non molto preciso, e gli uomini delle Waffen SS, scesi dai camion, iniziano a loro volta un fuoco di fucileria. Cade colpito a morte quasi subito Griso, il più esposto. Un gruppo di Waffen SS del terzo camion inizia a salire sull’altopiano prendendo quasi alle spalle la squadra garibaldina (“gli uomini dell’ultimo camion hanno potuto aggirare alla piana degli Alzeri i garibaldini” si legge sul documento osovano). La testimonianza di Innerhofer conferma questo fatto. Per Marco, la ritirata inizia quando alcuni partigiani posizionati alla destra dello schieramento, verso nord, segnalano l’arrivo della squadra tedesca (Buvoli e Nigris, p.42).

 

Aulo Magrini. Foto credo proveniente dalla famiglia Magrini. (Da: https://www.carnialibera1944.it/partigiani/magrini_vita.html

Le SS, giunte sul costone, trovano Arturo, che non ha seguito la via predisposta per la ritirata nell’intento di proteggere il gruppo, con una grossa borsa a tracolla. Per Innerhofer, che però non faceva parte della squadra, lo trovano già morto (“Nessuno di essi ha detto di avere fatto uno scontro a fuoco ravvicinato con i partigiani su quel piano” Conedera p.90). Era stato colpito alla testa da una fucilata dalle SS poste sulla strada, come afferma Kent che giura di aver visto il suo cadavere quando viene trasportato a valle?
I soldati delle Waffen SS in operazione antipartigiana avevano in dotazione il solo fucile mentre i sergenti avevano la machinpistole (Conedera p. 91 del secondo libro), e la precisione dei cecchini austriaci era nota già dalla prima guerra mondiale. A mio parere – vedremo poi perché – Magrini mentre è a terra viene investito da una raffica della machinepistole in dotazione al sergente che guidava il gruppo delle Waffen SS salito all’altopiano, che gli ha dato in questo modo il colpo di grazia, o forse ha semplicemente voluto cautelarsi nel caso fosse ancora vivo prima di avvicinarsi. Nelle testimonianze di Morgan e di Tempesta (con le cautele con cui queste vanno prese) all’arrivo della squadra delle SS sull’altipiano Arturo (Magrini) è ancora vivo, in loro compagnia, e viene ucciso sul momento, mentre i due riescono a fuggire.

I tedeschi prelevano la borsa che Arturo ormai cadavere portava a tracolla e scoprono che all’interno vi è una grossa somma di denaro, che evidentemente aveva appena ricevuto o non sapeva dove lasciare in quel momento in custodia. La borsa viene portata al comandante del reparto  SS che sequestra una parte del denaro, con l’altra premia i fortunati scopritori. La borsa viene restituita qualche tempo dopo dai tedeschi alla famiglia? Non sono certo di questo particolare, che potrebbe avere  importanza non per le circostanze della morte di Arturo, ma per i fatti che ne sono seguiti.

Copertina di un libro su Aulo Magrini. (Da: https://www.carnialibera1944.it/partigiani/magrini_vita.html).

Sullo stato del corpo di Arturo molto è stato scritto, a partire dal diario di Osvaldo Fabian, che vede il cadavere di Magrini mentre alcuni partigiani lo stanno scaricando da un automezzo vicino alla chiesa di Pieria. “Il suo corpo  – scrive – presentava numerosi fori di entrata nel petto, nel ventre ed anche uno al volto (…) fu proprio mia moglie, (…) a rimuovergli dalla schiena due pallottole di machinepistol che affioravano dopo aver attraversato tutto il corpo ed una al piede” ( (O. Fabian, Affinché resti memoria. Autobiografia di un proletario carnico 1899 – 1974, KappaVu, Udine 1999, p.121). Dunque un colpo alla testa ed una o due scariche di machinpistole, almeno una quando era a terra. Kent parla invece di un solo colpo alla fronte, opera delle SS.

La prova che Conedera presenta per sostenere la tesi che Arturo è stato ucciso dai suoi partigiani è la testimonianza di quello che nel primo libro chiama “Comandante Y”, che si scopre nel secondo libro essere Senio (Mario Beorchia). Un mistero perché nel primo libro abbia voluto nasconderlo. Nel primo libro Senio dice pure che i tedeschi non erano mai saliti al pianoro d’Alzeri (p.41) cosa contraddetta dalle numerose testimonianze che ho riportato, affermazione che sparisce nel secondo libro. La cosa meno probabile e verosimile, come afferma Kent commentando la testimonianza di Senio, è che nel frastuono della battaglia qualcuno abbia capito che la fucilata che ha abbattuto Arturo venisse da destra, da nord, dove c’erano gli altri partigiani. E dove tra l’altro c’era anche la squadra tedesca che saliva sull’altopiano. Le differenze tra le varie testimonianze sulla durata dell’azione, da pochi minuti a quasi mezz’ora, non mi paiono fondamentali: l’impressione soggettiva in quei momenti poteva variare di molto, e l’azione poteva non comprendere solo la sparatoria ma anche lo sganciamento e la ritirata.

Copertina del filmato “Carnia 1944” a mio avviso discutibilissimo dal punto di vista storico, ma che riporta aspetti legati alla vita di Aulo Magrini e mostra la borsa che si dice fosse stata fatta recapitare, vuota, dai nazisti a Margherita Cecchetti, sua sposa. (Da: http://repubblicadellacarnia1944.uniud.it/repubblicadellacarnia1944/liniziativa/film-documentario/dove-e-quando-il-film-carnia-1944.-unestate-di-liberta.html

Altra fonte presentata da Conedera è una lettera dell’ottobre 1945 di Gino Pieri, anche lui medico partigiano (la leggo nella copia riportata alla pagina 95 del secondo libro) indirizzata ad un amico e presente nell’archivio Osoppo. Pieri non solo non era presente all’azione, ma ha sempre operato lontano dalla Carnia, per cui poteva solo riportare dicerie e commenti. Qui, trattando di altri argomenti, scrive una breve riga in cui afferma di essere a conoscenza “che è stato Olmo ad uccidere il dottor Magrini”. Mi pare una prova delle dicerie che circolavano già allora sulla morte di Arturo, ma null’altro.

Possiamo pertanto affermare che, per quanto ne sappiamo sinora, Arturo è stato ucciso dal nemico, in combattimento, e non da qualcuno dei suoi uomini perché imponeva loro una qualche disciplina, come è stato insinuato già a partire da quel 1944 da decine di calunniatori della Resistenza. Certo, la storia è scienza in divenire, se qualcuno ha altre fonti che dimostrano il contrario le esponga e le renda accessibili, ma al momento lo stato dell’arte è questo. Si tratta non solo di stabilire la verità e di rendere onore al comandante Arturo, ma anche e soprattutto agli uomini che in quel 15 luglio hanno combattuto coraggiosamente al suo fianco, rischiando la vita, segnati per anni dal sospetto di avere ucciso il loro comandante per motivi abbietti.

Marco Puppini»

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Commento di Laura Matelda Puppini.

Le immagini qui inserite sono state scelte da me, e pure le didascalie sono mie. Importante è ricordare, come fa il mio gemello Marco, che, come in ogni storia, esistono fonti dirette e riportate, narrazioni scritte solo per fini politici, senza nulla a supporto, che spesso però vengono riprese da persone che storici non sono, non so per quale motivo. E ci sono e ci furono le chiacchiere da bar. Inoltre in Friuli spesso la poltica o certa politica ha sostenuto sempre la tesi, solo per la resistenza, delle due verità, basandosi su fonti orali e opinioni personali discutibili che nulla di storico hanno, ma che potrebbero esser definite chiacchiere. 

Perché qual è in primo luogo il compito dello storico? Quello di vagliare le fonti ed incrociarle contestualizzandole, ed aggiungendo tassello dopo tassello come in un puzzle, informazioni, quando possibile, ad una ricostruzione verosimile di fatti ed accadimenti, tenedo conto che documenti sono anfdati perduti e che ne esistono di falsi. 

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Ricordo che Giulio Magrini ha denunciato Gianni Conedera per quanto aveva scritto su suo padre, e che il Conedera ha perso in tre gradi di giudizio in quanto «La nozione di critica storica è stata oggetto di elaborazione soprattutto da parte delle sezioni penali di questa Corte di legittimità; ma può accettarsi anche ai fini civilistici che l’espressione di un giudizio di critica storica esige la ricorrenza di un metodo scientifico d’indagine, mediante l’accurata, se non esaustiva, raccolta del materiale utilizzabile e lo studio delle fonti dalle quali esso è stato prelevato, la correttezza od l’appropriatezza di linguaggio, l’esclusione di attacchi personali o polemici: affinché l’indagine storica assuma il carattere scientifico è necessario, tra l’altro, che le fonti siano esattamente individuate, che esse siano varie, che esse siano interpellabili o riscontrabili, che il fenomeno che si vuole studiare sia ampio e riguardato sotto le più varie sfaccettature e, in sostanza, che la ricerca, la raccolta e la selezione del materiale da sottoporre a giudizio, sia la più completa possibile ( per tutte: Cass. Pen.,11 maggio/29 settembre 2005, n.34821, Lehner ed altro)». Queste righe sono tratte dalla sentenza che ha visto perdere il Conedera contro Giulio Magrini , e sono riportate nel mio, su www.nonsolocarnia.info: L’importanza delle fonti nella storia anche per i giudici. Perché Gianni Conedera ha perso contro Giulio Magrini.  a cui rimando e che vi prego di leggere.  Laura Matelda Puppini

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/07/magrini.jpg?fit=350%2C548&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/07/magrini.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Laura Matelda PuppiniSTORIA«Il 15 luglio del 1944, settantanove anni fa, cadeva in azione il commissario garibaldino Arturo, Aulo Magrini. Comunista, garibaldino, popolarissimo “medico dei poveri”, al suo funerale parteciparono alcune migliaia di persone incuranti del rischio di venire individuate dalle spie fasciste. Come da copione, sulla sua morte già all’epoca forze ed...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI

About Laura Matelda Puppini

Laura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.

1 Comment Already

  1. Riportava 2 giorni fa, il 15 luglio 2023, un mio contatto sul suo profilo facebook a ricordo di Aulo Magrini, da una lettera alla moglie Margherita Cecchetti: “(…) So e sento che pur nello strazio anche mio nel lasciarvi, saprai comprendere che ci sono delle leggi e dei doveri, come uomini e come cittadini, di fronte ai quali tutto deve passare in second’ordine, interessi ed affetti, sentimenti ed impulsi. Ho creduto e credo fermamente in una società migliore e in un miglior prossimo avvenire di questa povera umanità. Non credo possibile, né posso in questo momento, rifuggire dalla responsabilità e dai doveri che me ne derivano. Non è questa che la ferma e calma decisione che chiunque, nelle sue pur modeste condizioni, voglia considerarsi degno del nome di uomo, deve prendere per sé e soprattutto per i propri figli. (…) ” dalla lettera di Aulo Magrini alla moglie Margherita”. Parole bellissime che riportano al senso della Resistenza per coloro che lottarono per la nostra libertà e democrazia. Ma vi è chi pensa ancora che ogni comunista fosse una belva feroce, proprio come riteneva anche chi era fascista o nazista allora e diffondeva la loro propaganda. (Cfr. immagine posta da me all’interno dell’articolo: Paolo Ferrari. Guerra al confine nella propaganda nazista, in https://www.nonsolocarnia.info). Inoltre cfr. anche la canzone fascistissima: ‘All’armi’, il loro inno, che ha più varianti fra cui una strofa che dice: “All’armi! All’armi! All’armi siam Fascisti alla forca i comunisti”, ma io ho trovato o sentito anche: “All’armi! All’armi! Siam Fascisti, a morte i comunisti!”
    Esi sta poco a diventare vittime di stereotipi inculcati per anni da uno e dall’altro.

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