Oggi, fuori tempo massimo per il ricordo ufficiale dei terremoti che nel 1976 distrussero il Friuli, voglio pubblicare queste immagini scattate da mia madre alla sua amata Cavazzo Carnico, già toccata dal terremoto del 1928 ed altri minori ed infine terminata in macerie. Poi l’esodo di una parte di popolazione cavazzina verso Agra, grazie al mai sufficientemente ricordato Davide Sironi, dell’ Ana, per passare l’inverno al caldo e con un pasto caldo, di cui ho pubblicato immagini corredate da un breve testo su questo mio blog, con titolo:Agra (Varese), Natale 1976, immagini post- terremoto del Friuli: ultimi aneliti di grande solidarietà collettiva. Poi l’individualismo. Ricordo inoltre e per inciso, in riferimento ad un articolo comparso in questi giorni sul Messaggero Veneto, che non è difficile capire perché le case in Friuli spesso risalgano agli anni ’70: proprio perché dopo i terremoti ebbe luogo la ricostruzione del Friuli colpito da quegli eventi naturali catastrofici, che fecero oltre 1000 moti e centinaia di feriti, ora dimenticati. Potevo correggere il colore delle fotografie, dovuto anche a problemi di stampa con il passare del tempo, ma credetemi: il colore del cielo, il 7 di maggio 1976, pareva questo: era colore di polvere e case sgretolate. Chiedo pure ai cavazzini di aiutarmi a riconoscere meglio luoghi e persone del paese.

Ma ora passiamo alle foto di mia madre.

 

 

 Disastro a Poscolle.

In primo piano Mio di Ninc di Stroç (Geremia Puppini, mio padre). Una persona che abita a Cavazzo Carnico e che ringrazio veramente per l’informazione, mi ha scritto che il signore che sta parlando con mio padre è Arturo Goi detto ‘balonceri’.

Geremia Puppini forse alla fine di via Zorutti ma non sono sicura.

Non so quale parte di Cavazzo sia stata qui ripresa da mia madre e chiedo aiuto.

Mio padre davanti alla casa di Ninc, poi demolita, dove aveva vissuto la sua infanzia e giovinezza. Si notano le arpe poste dopo precedenti terremoti.

Casa d’ epoca, risistemata dopo il terremoto, posta nella viuzza che collega lo slargo dove si trova la farmacia con il ponte sopra il rio.

Blocco credo in pietra, regolatore del flusso dell’acqua nella roggia. Si trovava vicino alla casa di Ninç. Sarò più precisa quando troverò gli appunti di mia madre.

Fine di via Zorutti. Casa di Lino Pillinini, poi demolita ed accanto guardando a destra, la casa di Cornelia Puppini in D’Agaro.

Il roial dopo casa di Ninç.

Il portone che dava accesso al cortile ed alla di Lino Pillinini e Maria Squecco, genitori di Silvia e nonni di Remo e Sandro Brunetti. Maria detta ‘Utta’ era sorella di mia nonna Anna.

 

Il punto dove la roggia veniva incanalata sotto la casa si Ninç.

 

Primi prefabbricati. Qui si era spostata la privativa o il tabacchino che dir si voglia. L’ avviso è del comune ed avverte i proprietari di immobili dell’ inizio della demolizione di edifici in via Zorutti. Se non erro ai tempi del terremoto era sindaco di Cavazzo Cornelia Puppini in D’ Agaro. 

Queste fotografie sono state scattate dalla dott.ssa Maria Plozzer in Puppini, mia madre, e invito i cavazzini anziani o meno, a cercare di migliorare le didascalie. Grazie. La fotografia che accompagna l’articolo è una di quelle al suo interno. Laura Matelda Puppini.

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