Maurizio Ionico, “Montagna e mobilità”. (Con alcune riflessioni di Laura M. Puppini).
Maurizio Ionico, il 24 giugno 2022, ad Ovaro, nel contesto della serie di incontri intitolati: “Vivere in montagna: servizi, trasporti, lavoro” ha tenuto un intervento su: “La mobilità sostenibile in montagna” (1) che qui riporto per il suo interesse e perché è forse l’unico intervento sull’ argomento che io abbia ascoltato. Inframezzerò detto intervento con alcune considerazioni personali sulle difficoltà che la realizzazione di un progetto su questo tema può contemplare.
Dopo i ringraziamenti di rito, Maurizio Ionico, laureato in urbanistica, ha iniziato il suo intervento dicendo che si sta occupando, da un po’ di tempo, di mobilità, e che vorrebbe proporre alcuni ragionamenti rapidi per chiarire il concetto di mobilità sostenibile. «La mobilità – ha esordito – indubitabilmente è un diritto, ma non è soltanto questo. Essa infatti contempla una serie di elementi sia di paradigma sia di natura tecnica che in qualche misura ci indicano la qualità complessiva in cui vive il nostro sistema sociale.
E […] la mobilità è individuata come un fattore che permette, in qualche misura, di alimentare altre attività territoriali o, in qualche modo, di generare interessi verso i territori. Certamente qualsiasi organismo complesso ha bisogno di un sistema organizzativo, e questo è anche il caso della mobilità, il cui sistema organizzativo è caratterizzato da una pluralità di soggetti che forniscono i servizi e da un sistema composito che rende obbligatorio un sistema organizzativo rigoroso, forte e ben strutturato».
Questo ha ribadito Ionico nella sua prima slide, ove si legge che bisogna approntare modelli e pratiche di mobilità sostenibile ed a basso impatto in montagna, sia nell’arco alpino sia sulla dorsale appenninica.
Inoltre la mobilità è un indicatore della qualità della vita, è funzionale all’attrattività di un territorio, è un elemento in base al quale le persone decidono di rimanere a lavorare e vivere in un territorio delle aree interne.
In sintesi, e questo lo dico io, appare chiaro che in un luogo similare all’Overlook hotel di Shining (2), isolato e circondato dalla neve, nessuno vorrebbe vivere men che meno in solitudine, con il rischio di diventare preda dei fantasmi del passato. Ma ugualmente poco attrattivi potrebbero diventare paesi come quello del film ‘the village’ (3), abitato da una comunità di poche famiglie, chiusa e senza alcuna apertura verso il mondo esterno.
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Ma ritorniamo a Maurizio Ionico. Nel suo intervento egli ha sostenuto che proprio i servizi di mobilità e la possibilità di accedere agli stessi sono aspetti importanti e vitali per i componenti di piccoli comuni come quelli montani, caratterizzati da situazioni di disagio (55%), tassi di declino accentuati (30%), di cui 200 sono senza alcun presidio, ed in cui vivono globalmente 14 milioni di persone che abitano in luoghi con carenze di servizi, con una importante regressione demografica, una riduzione marcata di imprese ed anche di negozi e posti di lavoro, e con un ridimensionamento della capacità di produzione di beni ecosistemici e servizi, ed un assottigliarsi del livello qualitativo dell’esercizio del diritto alla cittadinanza.
Certamente la domanda di mobilità – ha continuato Ionico – ci indica lo stato di salute dei nostri territori. E ci sono regioni italiane dove, anche da questo punto di vista, i territori montani stanno bene, e sono quelle ove gli stessi presentano meno regressione demografica ed una animazione economico sociale di tutto rispetto. In questa situazione di benessere si trovano le comunità della Valle d’Aosta, del Trentino – Alto Adige, di parte della Lombardia, e le aree interne dell’appennino tosco- emiliano. Ma invece, in altri territori, in particolare in quelli montani del Friuli – Venezia Giulia, del Piemonte e dell’appennino centrale, la situazione risulta capovolta, e l’indice che mostra la domanda di mobilità verso l’esterno ci dice che lì non si sta bene da più punti di vista: demografico, economico, relativamente allo ‘smash’ domanda offerta. E se mettiamo insieme tutti questi elementi, vediamo che anche qui, in Carnia e nella montagna friulana, stiamo vivendo una situazione a dir poco disagiata.
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A livello nazionale in montagna, ed anche nei comuni alpini di questa regione, si nota come solo il 25% delle persone ivi residenti utilizzi per spostarsi i mezzi pubblici, per lo più studenti (26,6%), e solo il 7% di coloro che vanno altrove a lavorare, mentre i lavoratori si servono, in genere, per spostarsi di mezzi privati (74,4%). E chi non va con i mezzi pubblici usufruendo del trasporto regionale locale, si serve di automobili.
Ma oltre i dati bisogna capire le ragioni che spingono all’uso, in montagna, del mezzo di trasporto privato, per poter ragionare ed intervenire in modo informato e rigoroso, dal punto di vista organizzativo, sul piano del trasporto pubblico. Inoltre, dato che quelli che si servono di più del trasporto pubblico sono gli studenti, con l’invecchiamento della popolazione essi vengono a mancare, e di conseguenza aumenta sempre più, con il passare del tempo, la percentuale di abitanti della montagna che utilizza il trasporto privato.
Con l’aumentare, poi, dell’età degli studenti, aumenta pure la percentuale, sopra i 25 anni di età, di coloro che, pur studiando ancora, si spostano con l’automobile, mentre il 7% di questa categoria usa sia una modalità che l’altra di trasporto. E solo un 7% di coloro che vivono nella pedemontana trova soluzioni di spostamento condivise. (sharing, pooling). (4).
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Cosa si può concludere, dopo aver visto questi dati, che valgono per la Carnia come per la Val Tramontina? Alla fine vince su tutti il trasporto con l’automobile. Ma perché? Si predilige l’automobile perché è funzionale ai nostri bisogni personali, che non sono solo l’andare a lavorare. Ed ognuno di noi ha bisogno di ottimizzare la sua giornata, ha necessità economiche. Ed il fatto che si utilizzi, in montagna, prevalentemente l’automobile è un indicatore della quantità e della qualità dei servizi. Ed una analisi dei servizi presenti su un territorio e la loro qualità sono indici dell’evoluzione del territorio stesso.
Inoltre maggiore è l’accentuazione sulla dimensione policentrica tra un polo che fornisce servizi ed un altro, tanto più un soggetto ha bisogno di avvalersi, per esigenze personali, per ottimizzazioni temporali, per valutazioni sulla qualità, dell’automobile.
E si può programmare la montagna solo se la si attraversa, per poi riconvertire certe tendenze. Ora qui, in Carnia, per esempio, notiamo aspetti importanti relativi alla mobilità, tenendo conto del fatto che il modello seguito nel trasporto pubblico deve permettere la capillarità, ed al tempo stesso una valutazione della qualità dello stesso. Ci sono ore di punta, dove per lo più studenti e lavoratori si servono dei mezzi pubblici, ci sono ore di morbida, (per esempio 8.30, 11.30, 14.30, 17.30), dove l’utilizzo è basso o bassissimo, o quasi nullo con 0,05 passeggeri per corsa, tanto per fare un esempio, o 1,75, o 1,3, dipende dalle corse).
La percentuale, poi, delle persone che, a livello montano nazionale, sono propense, nei vari momenti della giornata, ad utilizzare i mezzi del trasporto pubblico, è assai bassa, a volte nulla. Preso atto di questo aspetto, ci si deve domandare il perché. E ci sono due possibilità: o il servizio non incrocia il bisogno, o il bisogno trova altre risposte che soddisfano esigenze specifiche. Fin qui Ionico, urbanista.
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Riporto ora alcune mie considerazioni su questi argomenti.
Meno negozi di prossimità ci sono in montagna, dico io, più una persona deve spostarsi anche per acquistare un pezzo di pane, ed invece di investire un capitale, rigorosamente nostro, in tappe sul Lussari degradando la montagna Santa, ed in oceaniche adunate Ana, la Regione Friuli Venezia Giulia farebbe davvero il suo lavoro seriamente se mappasse i servizi presenti nei centri montani, e si desse da fare per aumentarli dove carenti, e per sostenere anche quelli esistenti.
Inoltre i piccoli paesi non possono restare senza filiale alcuna delle poste o di una banca, giornalmente aperta, e magari anche senza uno sportello postamat o bancomat, ma invece queste sono situazioni presenti sulla montagna carnica, mentre non mancano campi da calcio dovunque, che costano pure in manutenzione, campi da tennis in alcuni luoghi, per chi non si sa, ed altre strutture sportive o sottoutilizzate o inutilizzate e soggette, pure, a vandalismi, come accaduto al bocciodromo di Ovaro anni fa. E talvolta queste strutture, spesso realizzate per ipotetici futuri turisti foresti, sono state realizzate con prestiti da parte dei comuni, ancora da rendere.
Ci dovrebbe essere in ogni comune una farmacia ed un medico di base, ma nessun medico di medicina generale vuol venire in montagna, ed ora la situazione è catastrofica, mentre i nostri vertici regionali, oltre che continuare a cercare immagine, non si interessano dei problemi reali né cercano soluzioni che non siano quella di investire soldi nostri regalandoli alla sanità privata, dichiarando che privato convenzionato e pubblico sono la stessa cosa, e di rincorrere la sanità lombarda!
Ed il 26 maggio 2023 noi, che siamo andati ad ascoltare nel pomeriggio l’incontro sull’archeologia carnica e in particolare del Canal del Ferro Val Canale, con relazioni tenute da esimi studiosi anche in un’ottica turistica, in una sala senza presenza di assessore regionale alcuno e temo neppure consigliere, abbiamo potuto ascoltare l’accorato appello di Ermes De Crignis, presidente della Comunità di Montagna della Carnia, per la sua terra, per i paesi, per non far finire il territorio spopolato e desertico, come stanno indicando le proiezioni. Ma chi avrebbe dovuto ascoltarlo era, presumibilmente, a bearsi della tappa sul Lussari e a parlare di sport, ancora sport, e di Enzo Cainero che, per esempio, io non so neppure chi sia stato, non interessandomi di calcio e ciclismo, e che oggi la politica ricorda un giorno sì e l’altro anche come un benefattore, mentre a me deve essere sfuggito quanto abbia fatto di positivo per la montagna tutta. Ma è sicuramente limite mio, e magari avrei piacere di esserne informata.
Infine questa vecchia/nuova giunta non fa altro che proporre nuovi ‘stradons’ forse per recuperare legno, visto solo come una fonte di reddito in un’ottica di colonialismo neoliberista, e portare folle in macchina a rifugi, magari, come fanno Giusi e c. in quel di Sauris, a riempirsi la pancia di grassi ed alcool, mentre lo stesso Ermes De Crignis, a cui va il mio sincero grazie per il suo intervento all’incontro sopraccitato, ha ricordato che in primo luogo bisogna sistemare la viabilità normale in Carnia, che ha bisogno certamente di manutenzione e di essere messa in sicurezza. E questo per gli abitanti ed anche per i turisti. E sarebbe importante, pure, impedire sulle strade montane il transito incessante di tir di grandi dimensioni, per le sollecitazioni che producono ad asfalto e declivi, per il rischio di bloccare il transito a causa delle basse velocità e dell’ affanno’ del mezzo nelle salite, e per la possibilità reale di creare incidenti.
Infine come non ricordare che il possesso di una automobile e magari di una giovane bella bionda con cui condividerla, è stato per anni il messaggio pubblicitario base per i giovani della Nazione Italia, per far fare profitti in particolare alla Fiat ma non solo, tanto da far scrivere al grande Giorgio Ferigo questa frase nella sua canzone: “Ve Comeglians”: «Ve Comeglians, i suoi giovani, con il cuore a forma di pallone, che come ideale supremo della vita hanno una macchina di seconda mano» … E credetemi, questo non valeva solo per il paese natale di Giorgio ma per tutti quelli della Carnia, del Friuli e della penisola, e forse vale ancora.
Pertanto vi è anche un problema di mentalità e cultura, formatosi negli anni e nei decenni a causa della pubblicità martellante, che porta a non utilizzare quella cenerentola che è attualmente il trasporto pubblico, se non in pochi casi. E questa cultura viene osannata dalla Regione che favorisce, incurante dei problemi ambientali, gare di moto ed auto da rally pure nella strettissima conca tolmezzina, creando nuovi padroni e nuove servitù, senza presenza dell’Arpa alcuna, e sponsorizza percorsi chilometrici per motoslitte anche in zone bellissime della montagna, incurante della flora, della fauna, dell’economia montana, degli abitanti dei luoghi, che finiscono per respirare chissà che aria piena di polveri sottili e benzene ed ad esser ossessionati dal rumore, che fa male al sistema cardiocircolatorio, oltre ad avere poi ragazzetti e ragazzini che sognano di emulare quelli con le moto e le auto da rally. Ma cosa volete, ormai pare che di noi, residenti in montagna, e delle nostre esigenze questi ‘sorestanz’ regionali non si interessino, e se qui tutti stanno o morendo o prendendo la valigia e tutto va ‘in vacca’, cosa vuoi che sia…. a loro interessa sponsorizzare il territorio. E se erro correggetemi.
Infine il continuo dover spostarsi a orari stabiliti verso servizi delle aziende sanitarie pubbliche o di società sanitarie private; il dover presentarsi in uffici od agenzie locati chissà dove, anche molto distanti fra loro e dal luogo di residenza del cittadino, e che ricevono rigorosamente tutti su appuntamento, a orari che faticosamente si riescono a far collimare e per cui si spende il quadruplo del tempo di prima, pongono seri problemi che non sono solo di mobilità a chi vive in aree davvero svantaggiate, che viene trasformato, anche se spesso anziano, in un soggetto continuamente itinerante.
In ambito socio-sanitario io chiamo questo fenomeno: “sanità on the road”. Insomma, la politica accentratrice e che toglie al territorio vige dovunque, mentre gli anni di vita persi, in montagna più che in altre zone, potrebbero seriamente aumentare sia con l’impoverimento del ssr e pubblico, sia perché la Regione Fvg sta sposando il catastrofico modello della Lombardia. Ed a Brescia si è ora inventato un pronto soccorso per codici verdi – bianchi a pagamento (5), come uno potesse attribuirsi il codice da solo a priori, tanto per fare un esempio, ed avesse subito, quando sta male, i soldi per pagare! Infine è davvero vetusta la considerazione che, se si pone una sanità a pagamento, il welfare scema e con esso la possibilità di investire in altro.
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Ma ritorniamo a Maurizio Ionico.
Ionico ha continuato sottolineando come la strategia per le aree interne, a cui appartengono anche le aree montane del Friuli Venezia Giulia, abbia rimesso al centro del discorso la progettazione del sistema trasporti e la gestione della mobilità. Obiettivi: la promozione del diritto alla mobilità a favore delle persone deboli e fragili, attraverso il volontariato e le cooperative; il rafforzamento e la ri-articolazione dei servizi di trasporto pubblico locale con avvio di esperienze di mobilità sharing pubblica/privata/cooperativa, a domanda. Inoltre si prevede di far volgere il più possibile il trasporto individuale all’intermodalità: collettivo/individuale, gomma/ferro, bus /bici, per ridurre il numero di auto circolanti e per sviluppare dei servizi a chiamata nelle ore di morbida, olte che per ridurre le emissioni.
Ma per fare questo, a livello organizzativo, ci deve essere, da parte politica, una assunzione del «governo della mobilità» e l’enucleazione dei luoghi ove iniziare la sperimentazione.
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Quindi Ionico ha evidenziato una serie di esperienze di trasporto pubblico alternativo all’auto personale provenienti da altre regioni.
In Piemonte vi è il progetto “Astus”, Interreg Spazio Alpino, lanciato dall’Unione montana del Biellese che promuove il trasporto a chiamata e lo spostamento nei e dai luoghi di lavoro attraverso modelli di car sharing e car pooling.
In Alto Adige è in auge il progetto “AlpInfoNet”, Interreg Spazio Alpino, che coinvolge l’intero territorio montano e che ha come obiettivo la realizzazione di una rete informativa relativa alla mobilità sostenibile che fornisca, a chi le richiede, informazioni semplici e accessibili riguardo alle differenti soluzioni di mobilità sostenibile al fine di rafforzare l’utilizzo del trasporto pubblico e ridurre gli impatti dovuti al traffico.
Inoltre nella zona di Merano si sta sperimentando il programma «The Green Mobility of the future», cofinanziato dal Fondo Sociale per lo Sviluppo, con obiettivi: il coordinamento e lo sviluppo della mobilità sostenibile e dell’intermodalità tramite i sistemi ITS che forniscono una connessione continua e pervasiva tra cittadini, viaggiatori e turisti, veicoli, unità di bordo strada e centri di controllo del traffico. In questo modo, si viene a promuovere l’innovazione e si propongono servizi di mobilità elettrica (car-sharing, noleggi e bike-sharing, car pooling/ride-sharing) integrati con i servizi di Trasporto pubblico locale.
In Emilia Romagna, invece, grazie al progetto «Smacker» Interreg Central Europe, si sta sperimentando, sull’Appennino bolognese, l’attivazione di servizi di trasporto a chiamata, onde incrementare il trasporto pubblico e collegare le frazioni con le stazioni ferroviarie, i centri maggiori e le località turistiche fra loro.
Pure in Marche, Abruzzo, Puglia e Molise si sta sperimentando un progetto chiamato «Twist», Interreg III B Cadses di trasporto a chiamata, che interessa la Comunità dell’Alto Maceratese, il Medio Sangro, l’Appenino Dauno Settentrionale, ed i Comuni dell’area di Termoli. La prenotazione di detto servizio può avvenire attraverso un software di infomobility per la programmazione dei servizi. Il progetto coinvolge pure i gestori del Trasporto pubblico locale che forniscono, ad integrazione di quanto già proposto, un servizio di minibus per paesini non raggiungibili, onde rispondere alla domanda differenziata di mobilità nelle aree a bassa densità di residenti ed in montagna.
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Infine Ionico ha riportato pure altre esperienze di mobilità sostenibile in montagna, che sono, sulle Alpi, le seguenti:
Valle Maira, Cuneo. Sherpa bus. Servizio privato a pagamento che fornisce, nel corso dell’anno, il trasporto bagagli a cittadini del luogo o turisti che si muovono lungo la Valle e nelle valli limitrofe, ed inoltre traporta le persone da/per aeroporti, stazioni ferroviarie e hotels.
Unione Montana Alta Langa, Cuneo. Car Pooling Hub. Questo è uno strumento strategico gestito da un’agenzia pubblica che combina tutela ambientale e mobilità sostenibile in una realtà carente di servizi di trasporto; utilizzo del digitale e coinvolgimento delle scuole e degli operatori economici.
Comunità Montana delle Valli di Lanzo, Torino. Servizio “7Sì” (siediti qui). Servizi di trasporto organizzato dagli operatori turistici in collaborazione con la Comunità Montana costituito da navette e bus che trasportano residenti, viaggiatori e turisti all’interno della valle.
Valsesia, Vercelli. Sistema flexibus.
Servizio di trasporto costituito da piccoli mezzi, da prenotare e “ordinare” all’Unione di Montagna, che si muovono lungo le vallate e che le persone possono prendere e/o fermare in relazione alle proprie necessità di spostamento.
Comunità Montana Oltrepò Pavese, Pavia. Taxi bus.
Servizio pubblico a pagamento attivo da lunedì al venerdì (8 – 18), previo accreditamento di anziani, disabili e cittadini privi di patente e per il tramite della prenotazione, anche tenuto conto della certificazione Isee, per il trasporto delle persone e/o gruppi verso uffici pubblici di tipo comunale e regionale, Posta, ospedali, poliambulatori strutture socio-assistenziali diffuse sul territorio di riferimento; inoltre effettua trasporti «tematici» verso i mercati e le terme.
Agenzia Tpl di Bacino, Alta Valtellina, Sondrio. ChiamaBus.
Integrazione sperimentale del servizio Tpl, con un operatore privato dotato di un pulmino di 9 posti, per raggiungere località poco servite e non soddisfatte dai servizi standard. Il titolo di viaggio è lo stesso del trasporto pubblico ed è necessario iscriversi.
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E queste sono le esperienze ed i facilitatori della mobilità sugli Appennini e in Sicilia:
Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese, Srm e Tper ColBus.
Prenotazione delle corse per spostarsi e scoperta dell’Appennino bolognese, tramite il treno e 7 mini bus.
Snai, appennino Piacentino-Parmense. Introduzione del Manager d’area.
Introduzione della figura affinché si occupi dei servizi Tpl e della promozione di azioni complementari di trasporto, sia riguardo le modalità sia i targets di cittadini da coinvolgere.
Snai, appennino Basso Pesarese-Anconetano. Servizi di trasporto flessibili e a richiesta, integrati e digitalizzati. Pianificazione e gestione su scala vasta del servizio di trasporto a chiamata in modo da rispondere alla dispersione della domanda in un territorio a bassa densità, alle esigenze delle fasce di utenza deboli e della popolazione anziana, ed a sostenere il cicloturismo.
Snai, appenino Alto Sangro. Servizio di trasporto intercomunale a chiamata.
Organizzazione del servizio di trasporto a chiamata sostenibile “dell’ultimo miglio” in 9 Comuni, sfruttando gli “orari di morbida” del Tpl e definendo percorsi e orari in modo flessibile. Servizio utilizzato da 29.000 persone già nella prima fase di sperimentazione.
Snai, Unione delle Madonie. Riorganizzazione del Trasporto Pubblico Locale.
Interventi sulle infrastrutture e sugli orari per promuovere l’intermodalità e l’integrazione bus-treno.
Organizzazione del tpl tramite una rete circolare di bus navetta da 9/15 posti adatti alla circolazione in montagna, razionalizzazione dei servizi di trasporto scolastico e delle linee di Tpl in sovrapposizione di tratte e fasce orarie, elevamento dei livelli minimi di accessibilità ai luoghi.
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Maurizio Ionico si è poi soffermato sui tratti comuni di queste esperienze che sono, a suo avviso:
Il protagonismo dei Comuni e delle Comunità di montagna attraverso la Snai e i progetti UE che non delegano i temi della mobilità e dell’accessibilità considerati fattori che garantiscono equità e attrattività.
Il cambiamento di prospettiva dei gestori del Tpl protagonisti nella revisione dei tradizionali modelli organizzativi e di gestione.
L’alleanza «tridimensionale» pubblico (Comuni, gestori di Tpl) – privato (società di trasporto, imprese del turismo) – terzo settore (volontariato sociale, cooperative).
La razionalizzazione dei servizi di trasporto, il superamento di ridondanze e sovrapposizioni di linee e orari, il recupero di risorse dal sottoutilizzo dei mezzi.
Il trasporto sostenibile dei lavoratori. Frammentarie esperienze con navette aziendali, car pooling e car sharing stimolate dalla Legge nazionale n. 77/2020 con il «Piano degli spostamenti casa – lavoro».
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Ma come si distribuiscono i compiti relativamente alla mobilità?
La Regione è titolare del «governo della mobilità» ed è chiamata a stimolare la creazione di: 1) comunità digitali e smart community (internet dei trasporti e della mobilità); 2) un modello di trasporto flessibile e di progetti on demand anche sfruttando le risorse della programmazione europea 2021- 2027 (scuola, servizi, posti di lavoro; promozione di servizi non standardizzati per gli spostamenti turistici); 3) l’integrazione tra i programmi sulla mobilità delle «aree interne» e i servizi del trasporto pubblico locale.
Le Comunità di montagna devono concorrere alla programmazione dei servizi di trasporto per assicurare l’accessibilità ai luoghi, ai servizi ed ai patrimoni in relazione con il gestore del Tpl, con i soggetti del mercato e con il volontariato; inoltre devono procedere al monitoraggio delle esperienze ed alla riprogettazione del modello se del caso.
I Comuni devono predisporre il Desk della mobilità per la fornitura di informazioni relativi alla tipologia di servizi, soggetti erogatori, costi e orari; devono organizzare di servizi ad hoc per alcune fasce di cittadini in accordo con le reti di volontariato e cooperative.
E bisogna tener conto del fatto che la mobilità sostenibile è un processo corale che contempla una «alleanza» tra Agenzie di sviluppo locale (car sharing, car pooling/ride-sharing per raggiungere i posti di lavoro), imprese di trasporto (relativamente all’armonizzazione e flessibilità dei servizi, alla riconversione dei mezzi ed all’aumento eventuale del loro grado di occupazione, alla riduzione delle emissioni), ed imprese turistiche. Tutti si devono muovere indipendentemente dal tipo di servizio, grazie pure alla predisposizione di piattaforme informative e di prenotazione, app e portali per info sull’intero sistema, di piattaforme sharing anche ai fini dell’intermodalità, ed alla possibilità di acquisto di titoli di viaggio integrati, e di modalità di pagamento smart.
E in FVG?
Nella nostra regione – ha detto Maurizio Ionico ad Ovaro- il servizio di trasporto pubblico è capillare dal punto di vista quantitativo, ma dobbiamo prendere in considerazione e migliorare la qualità dei servizi di mobilità per il cittadino. Per quanto riguarda il trasporto passeggeri su rotaia, Ionico ha precisato che la mobilità con treni è regolarmente praticata sia da lavoratori che da studenti e da coloro che devono compiere lunghi tragitti. Ma, e questo lo dico io, si dovrebbe fare un lungo discorso pure sul tariffario, sull’organizzazione dei trasporti e talvolta sui mezzi di trasporto, ma questo è altro capitolo. E, secondo Ionico, il trasporto ferroviario risulta eccellente sia per quanto riguarda la dorsale Trieste – Udine- Tarvisio, sia per il tratto est- ovest da Maniago a Sacile. Ma vi è stata pure una ricalibrazione, in questi casi, del modello organizzativo del servizio, per rispondere alle esigenze dei viaggiatori che sono di diverso tipo.
Inoltre l’intermodalità, cioè per il cittadino il cambio del mezzo di trasporto, viene realizzata fondamentalmente nei centri di interscambio di primo livello. Per quanto riguarda lo sharing, esso ha luogo solo per alcune tratte con organizzazione autonoma di coloro che si devano spostare, e quindi non è ancora soggetto ad una programmazione, ma piuttosto è figlio di un fai da te.
Per quanto riguarda l’uso della bicicletta, sappiamo che in regione ci sono tante bici, ma non siamo stati ancora capaci di produrre un sistema organizzativo che permetta, anche in montagna, un noleggio delle stesse.
La montagna friulana presenta certamente degli elementi positivi per quanto riguarda la mobilità sostenibile – ha aggiunto Ionico. Infatti un gruppo d imprese manufatturiere, minuscolo, episodico, si è posto il problema dei mezzi di trasporto per i lavoratori, ed ha iniziato a dialogare con gli stessi su questo tema, raggiungendo soluzioni sostenibili. E gruppi di lavoratori, per esigenze economiche e su tratte similari, cioè per ‘armonizzazione dello spostamento’, hanno individuato soluzioni autonome individuali per potersi muovere. Ma, d’altro canto, il 90% delle aziende collocate per lo più nella pedemontana, non fanno più da ammortizzatore dell’esodo dai paesi posti più a nord, che scendono in pianura, ove vi è un accentramento di beni, servizi, capitali, economia.
Infine, a livello di servizi, si può notare come, per quanto riguarda la sanità, non si pensi neppure lontanamente ad una mobilità sostenibile. Da ultimo, Ionico ha spezzato una lancia a favore del trasporto flessibile a chiamata proposto da Arriva, che si apre anche ad un ulteriore approfondimento. E la mobilità sostenibile genera dialogo tra le parti ed è un motore di processi che tendono a produrre ulteriori servizi più rispondenti alle esigenze delle comunità.
Per quanto mi riguarda, vorrei precisare che ho visto in Normandia, dove i villaggi formati anche da una o due fattorie sono tanti e dispersi sul territorio, un sistema con taxi che potrebbe essere funzionale al trasporto di anziani per visite e cure, in collegamento con le aziende sanitarie, e che può esser utilizzato pure per altri spostamenti, magari a tariffario convenzionato con la Regione. Al taxista del paese o che fornisce una serie di villaggi, viene dato un elenco delle persone che devono spostarsi per visite o cure, e l’ora in cui egli (o ella) deve passare a prenderli. Il taxista fa il suo piano di trasporto giornaliero, che prevede anche il rientro a domicilio degli stessi soggetti, risolvendo un grande problema per le persone non più giovani. Del resto anche un tempo la mobilità tramite mezzo pubblico era integrata, almeno in Carnia, da quella tramite taxi privato. Ed un taxi serve anche se una persona vive sola ed è in uscita da un ospedale. Per inciso meno auto private circolano, meno parcheggi si devono inventare, risparmiando suolo.
E con queste mie parole chiudo questo articolo su di un argomento importantissimo, ben poco analizzato.
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Un sentito grazie a Maurizio Ionico che mi ha concesso di pubblicare questo articolo, che però egli non ha letto prima che finisse su www.nonsolocarnia.info, e che pertanto firmo solo io.
Fonti per Maurizio Ionico. Le interessantissime considerazioni di Maurizio Ionico, (laureato con 110/110 in urbanistica a Venezia, amministratore unico di Ferrovie Udine – Cividale – FUC e, successivamente, amministratore unico della società Melius s.r.l.), sulla mobilità, sia teoriche che pratiche, sono tratte dalla registrazione mia, cioè di Laura Matelda Puppini, dell’intervento di Maurizio Ionico, il 24 giugno 2022 ad Ovaro, nel contesto della serie di incontri intitolati: “Vivere in montagna: servizi, trasporti, lavoro”, promossi da: ‘Dolomiti Mountain School’ e dalle slides che Maurizio Ionico mi ha fornito, da lui predisposte per un incontro tenutosi a Tolmezzo il 7 ottobre 2021, nel quadro della “Settimana europea della mobilità sostenibile”, promosso dalla Comunità della Montagna della Carnia; dalla ‘Cooperativa ‘Cramars’; e da Europe Direct Carnia. Esse risultano unite nel titolo: “I modelli e le pratiche, nell’arco alpino e appenninico, per garantire i diritti alla mobilità nelle aree marginali e promuovere forme di mobilità a basso impatto”.
Mi auguro che questo testo possa riaprire una qualche forma di dibattito sul tema, ricordando che nessuno viene ad abitare in paesi privi di servizi essenziali, nel 2023, e ridotti a 5 case e 4 gatti, si fa per dire. È ora passata che in regione (con la R maiuscola e minuscola) si riprenda a parlare di questi problemi e non solo di finanza, sport e ‘super – sportivi’, e ben poco di ginnastica dolce e per tutti.
Laura Matelda Puppini
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(1) Maurizio Ionico, “La mobilità sostenibile in montagna” Ovaro, 24 giugno 2022, nel contesto della serie di incontri intitolati: “Vivere in montagna: servizi, trasporti, lavoro”, promossi da: ‘Dolomiti Mountain School.
(2) https://it.wikipedia.org/wiki/Overlook_Hotel. L’ Overlook hotel è un albergo immaginario sperduto e circondato dalla neve ove va ad abitare la famiglia Torrence, il cui capofamiglia dovrebbe farne il custode invernale, ma che verrà preso dai fantasmi presenti in quell’edificio sino ad impazzire. La vicenda e l’hotel sono usciti dalla fervida penna di Stephen King e sono narrati nel volume intitolato ‘Shining’.
(3) ‘The Village’ è un film del 2004, diretto e sceneggiato dal regista indiano – americano M. Night Shyamalan, e racconta di una comunità chiusa in se stessa e legata a regole di vita quasi ancestrali, che vieta a chi vi abita di oltrepassare i propri confini, e da cui 2 giovani cercano di fuggire.
(4) Per ‘Car sharing’ si intende l’autonoleggio a tempo di un’automobile di proprietà di terze parti (in Italia solo le aziende possono dare a noleggio un’auto, in altri Paesi anche i privati). ‘Ride sharing’ (“on demand”) significa una attività di trasporto di terzi da parte di un privato con un’automobile di proprietà, con o senza finalità di lucro. Il ‘Car pooling’: è l’uso condiviso di veicoli privati tra due o più persone che devono percorrere uno stesso itinerario, o parte di esso, senza finalità di lucro. (https://blog.blablacar.it/blablalife/era-della-condivisione/sharing-economy/differenze-carsharing-ridesharing-carpooling).
(5) Cfr. Dario Balotta, A Brescia un altro tassello nella privatizzazione della sanità pubblica, https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/05/26/a-brescia-un-altro-tassello-nella-privatizzazione-della-sanita-pubblica/7174253/.
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L’immagine di ARC Savi che accompagna l’articolo ritrae Maurizio Ionico (allora amministratore unico di Ferrovie Udine – Cividale – FUC) con Antonio Zanardi Landi, (presidente della Fondazione Aquileia), ad Udine il 26/6/2017. Essa correda il comunicato “Ferrovie: Santoro, accordo Fuc-Aquileia supporta turismo Fvg”. (Da: https://www.regione.fvg.it/rafvg/comunicati/comunicato.act;jsessionid=E8DEE620C860F1F04101E31F9D697D3A?dir=&nm=20170626170422008). L.M.P.
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