Mentre la montagna frana, la destra in regione continua con la politica degli stradoni, questa volta per le e- bikes.
Leggo un illuminate articolo di Corrado Zunino, intitolato: “Il turismo e-bike spacca le montagne: l’allarme sui sentieri di Lombardia e Trentino” (1), che chiarisce senza tanti se e ma i problemi ambientali e territoriali delle nuove piste in alta montagna per le e-bike, che nessuno sa per chi dovrebbero esser costruite. Ma quando in Fvg ogni anno si chiude al traffico dei cittadini una strada pubblica, come quella che sale al monte Pura e poi raggiunge Sauris, per far passare Trussardi ed i suoi amici che poi passano una notte in un albergo in questo comune, si capiscono molte cose. Ma ritorniamo alle piste ciclabili in montagna e in zone di alto valore naturlistico, e quindi per pochi eletti che si possono permettere una e-bike e praticano questo sport o vorrebbero praticarlo. Quindi è inutile, nello specifico, parlare di mezzo di trasporto alternativo: queste nuove ferite alle montagne non hanno nulla a che fare con chi va al lavoro ogni giorno, o a trovare i parenti nel paese vicino.
L’articolo sopraccitato incomincia così: « Ciclovie da 110 chilometri realizzate con escavatori ed esplosivi in provincia di Sondrio, percorsi in mezzo ad animali protetti sopra il Lago di Como. E nuove funivie nel Nord-Est.
All’Alpe Devero, grazie al meticoloso lavoro del Comitato Tutela Devero, il progetto di “sistemazione e valorizzazione” di un sentiero lungo 5 km nell’area protetta del Grande Est, è stato bloccato dal TAR. Le iniziative si moltiplicano e fragili ecosistemi corrono rischi enormi». (2).
Da questo testo veniamo pure a sapere che la ciclovia del Bitto, in provincia di Sondrio, è stata costruita lungo il Parco nazionale delle Orobie Valtellinesi, il cui l’Ente gestore è guidato dal leghista Doriano Codega che ne ha promosso la realizzazione. E si tratta di una nuova pista di 110 chilometri «escavata in quota – 1.800 e 2.000 metri sul livello del mare – alle testate delle Valli del Bitto, di Albaredo e di Gerola». Si vuole convogliare qui, allargandolo, il turismo da e-bike, ma siamo pur dentro un parco, area protetta per definizione. Di più, si vanno a toccare le sue zone più pregiate». (3).
Ma l’aspetto ulteriormente interessante è che i sette comuni toccati dal progetto sono tutti favorevoli allo stesso, ma bisognerebbe sapere se il parere positivo è stato dato magari, come pare proprio quello per la pista di motoslitte di 70 chilometri in Val Tagliamento, solo attraverso l’approvazione di un tracciato da parte del sindaco di turno, senza delibera alcuna da parte della giunta e del consiglio comunale. Almeno io questo so per il progetto carnico, e se erro correggetemi.
Ed ancora: «I documenti del Comune di Gerola alta, ricevuti dal comitato nato in difesa delle valli, dicono che la costruzione della Ciclovia del Bitto si sta realizzando […] a turni di mini-escavatori e a colpi di esplosivo, necessario per svellere le rocce più resistenti: “Si utilizzano, quindi, gabbie di acciaio per stabilizzare il tracciato escavato”. Le prescrizioni e i vincoli imposti dal Parco per il rilascio della valutazione di impatto ambientale e l’autorizzazione operativa […] sono stati disattesi dalle ditte incaricate dei lavori». (4).
E le nuove piste realizzate con l’impiego sistematico di mini-escavatori fanno sì che, in pochi istanti, la perfezione con cui pietre, muschi, terra e radici si sono incastrati perfettamente uno nell’altro, venga dissolta «lasciando spazio a nuovi paesaggi davvero brutti». (5).
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Ed ancora: «Per tutelare il Lago Zancone e la Val Tronella (posti in alta montagna n.d.r), paesaggi integri e prevalentemente rocciosi, si è formato un gruppo spontaneo di opposizione al progetto che ha avviato una raccolta firme (2.300 adesioni, ad oggi) e a metà ottobre è sceso in piazza. Il lancio della petizione su Change.org dice: “La costruzione di ciclovie in aree protette come quella del Lago Zancone rappresenta un intervento devastante per il nostro patrimonio naturalistico ed escursionistico. Questo non è solo un attacco alla bellezza naturale del territorio, ma anche una minaccia alla sua biodiversità. Le nostre montagne sono luoghi di rifugio per numerose specie di flora e fauna, molte delle quali sono già a rischio. La costruzione di infrastrutture invasive come le ciclovie può causare danni irreparabili a questi delicati ecosistemi ». (6).
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«Un altro progetto, e un’altra contestazione, sono partiti in Valle di Rozzo e Val Sanagra, provincia di Como, Lario occidentale. Anche qui una pista “e-bike”, nel caso solo di 6,3 chilometri, dal costo di 200.000 euro. I lavori, che dovranno correre tra gli alpeggi di Nasdale e Rozzo, sono iniziati lo scorso agosto. Il Comitato di salvaguardia aveva portato il progetto al Tar, insieme alla Lipu e al Wwf Lombardia, e il 23 giugno scorso ha perso. I custodi di questa montagna non avevano le risorse economiche per proseguire la battaglia al Consiglio di Stato». (7).
E se il Trentino Alto Adige ha conosciuto, ultimamente, il boom delle e bikes, è anche vero che i problemi che ha dovuto e deve affrontare non sono pochi, e sono dati dalla incoscienza ed incompetenza degli escursionisti. Così il Trentino ha pensato bene di produrre un testo contenente le 10 regole d’oro che ogni ciclista in montagna deve seguire a partire dall’ affrontare un percorso adatto al proprio fisico dopo debito allenamento e con un mezzo adeguato. (8).
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Elenco qui i suggerimenti da seguire, anche per sottolineare le problematiche che si potrebbero incontrare anche sul nostro territorio, con possibile intervento poi gratuito magari del secondo elicottero per soccorsi, costosissimo (si paral di 17.000 euro a soccorso) e totalmente inutile quando in alcune situazioni potrebbe intervenire, tra l’altro, il preparatissimo corpo dei Vigili dei Fuoco. Ma mi verrebbe voglia di dire pure: «Basta pirla in montagna!» e basta spendere per salvare turisti in difficoltà quando miglia di carnici sono senza medico di base e la sanità è allo sbando: paghino loro se vanno a “cercarsi notte”, altro che riempire di articoli di salvataggi la stampa e le news di Radio Studio Nord!
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Ed ora cosa si progetta in FVG?
Dato che la nostra politica regionale Fvg è priva pare di buon senso e inventiva, che fa ancora una volta? Scopiazza la Lombardia. Ora che cosa hanno pensato credo la Regione Fvg, magari tramite un qualche suo funzionario esecutore, con l’Università di Udine e 5 comuni o sindaci dei comuni della Carnia (Forni di Sopra, Forni di Sotto, Sauris, Sappada, Forni Avoltri) con capofila il municipio retto dall’architetto Marco Lenna? Di riempire la Carnia pure di nuove piste per e- bikes, e poi chi vivrà vedrà. E hanno chiamato questo nuovo possibile scempio delle Alpi, pomposamente, “patto ambientale per la montagna”, che uno non sa se ridere o piangere. (10).
La cosa interessante è che la notizia è uscita lo stesso giorno in cui il Pal Piccolo è franato. E se il buongiorno si vede dal mattino ….
Il “Dolomiti Playground – Un patto ambientale per la montagna friulana occidentale”, titolo per esteso del nuovissimo progetto, rientra nei “Progetti di investimento”, altrimenti se magari fosse un progetto di salvaguardia e tutela ambientale temo che la Regione FVG non lo prenderebbe nemmeno in considerazione, e prevede di fatto, «la realizzazione di un anello ciclabile che unisce i 5 comuni attraverso mulattiere e sentieri percorribili in bici, collegando questo nuovo percorso alla Ciclovia Alpe Adria e alla futura Ciclovia del Tagliamento». (24).
«Complementare a questa progettualità, dal quadro economico di quasi 7 milioni e mezzo (€ 7.418.050) il progetto prevede anche:
– per Forni di Sopra la realizzazione di una viabilità ciclabile di connessione con i territori comunali di Forni di Sotto e Sauris e il recupero di un edificio ottocentesco di proprietà comunale (Albergo Ancora), dismesso da 40 anni, facendolo diventare sede didattica dell’Università di Udine, accoglienza per i ricercatori e struttura ricettiva del tipo “Apart Hotel”. Il percorso ciclabile, che corre lungo tutto il territorio comunale, mira ad investire sul turismo e sulla percorrenza lenta mediante la creazione di viabilità ex-novo, laddove necessario; la rigenerazione delle strade forestali esistenti e l’implementazione di servizi di bike sharing lungo il tracciato.
– per Sauris la ristrutturazione dell’ex segheria sul lago, in modo da consolidare la sinergia tra turismo naturale, trekking e turismo lacustre.
– per Forni Avoltri la riqualificazione dell’area ex Caserma Durigon. In particolare, verranno realizzati spazi e servizi ad uso dei turisti della percorrenza lenta (come una ciclofficina, il mountain bike sharing, degli spogliatoi, un ambulatorio e un info-point) e sarà realizzata una foresteria e dei luoghi di comunità polifunzionali.
– per Forni di Sotto la realizzazione di un centro di aggregazione giovanile.
– per Sappada opere di riqualificazione degli antichi nuclei di Sappada/Borgata Cima». (10).
E chiudo questo mio che non vuole offendere alcuno, ma solo esprimere un paio di opinioni, nello stesso modo in cui ho chiuso l’articolo precedente, sulla frana del Pal Piccolo: la Lega F.I. e Fd’I continuano, quindi la loro politica ambientale distruttiva, fregandosene delle problematiche di tenuta del territorio e delle proteste possibili dei cittadini (ormai pare che il parere dei comitati venga ignorato) e spendendo in ‘sogni di gloria’ invece che nella sanità defunta. E poi chi vivrà vedrà. Ed aggiungo solo che questa politica, vista da chi vive in Carnia, si potrebbe pure configurare come una rapina del territorio, tolto agli abitanti e dato in uso di fatto ad altri per il loro puro divertimento, da enti che dovrebbero invece tutelare l’ambiente ed essere al servizio dei cittadini. Inoltre la sanità e la Protezione Civile in Fvg devono essere pronti ad accorrere a nostre spese in soccorso dei ‘nuovi invasori’ se si mettono nei guai per attività ludiche su strutture realizzate con i nostri soldi e fortemente impattanti. O tempora o mores! Se questa chiamasi politica che guarda alla Nazione in primo luogo (altrimenti perché chiamarsi ‘Fratelli d’ Italia’ o ‘Forza Italia’) ed alla Regione autonoma oltre misura, forse mi è davvero sfuggito qualcosa.
Senza voler offendere alcuno, questo ho scritto. E se erro in qualche mia considerazione, correggetemi.
Laura Matelda Puppini
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(1) Corrado Zunino, Il turismo e-bike spacca le montagne: l’allarme sui sentieri di Lombardia e Trentino, in: https://www.mountainwilderness.it/news-dal-mondo-dellambientalismo/il-turismo-e-bike-spacca-le-montagne-lallarme-sui-sentieri-di-lombardia-e-trentino/.
(2) Ibidem.
(3) Ibidem.
(4) Ibidem.
(5) Ibidem.
(6) Ibidem.
(7) Ibidem.
(8). Cfr. “10 consigli per l’E-mtb” in: https://www.visittrentino.info/it/articoli/outdoor-estate/e-mtb-istruzioni-per-l-uso.
(9) Ibidem.
(10) Un patto ambientale per la montagna friulana occidentale, in: https://www.studionord.news/un-patto-ambientale-per-la-montagna-friulana-occidentale/?fbclid=IwAR2Y5VeFZ8aysY08YAnFP7i6s76XwOd7utfnlh0nJuzHnvA2j0oCXq3bHSQ.
(11) Ibidem.
L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: https://www.pianetamountainbike.it/team/42433-reparto-sport-lee-cougan/44347-diego-arias-7-e-luca-ronchi-12-al-sella-ronda-hero.
https://www.nonsolocarnia.info/mentre-la-montagna-frana-la-destra-in-regione-continua-con-la-politica-degli-stradoni-questa-volta-per-le-e-bikes/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/12/per-articolo.jpg?fit=960%2C640&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/12/per-articolo.jpg?resize=150%2C150&ssl=1AMBIENTEECONOMIA, SERVIZI, SANITÀLeggo un illuminate articolo di Corrado Zunino, intitolato: 'Il turismo e-bike spacca le montagne: l’allarme sui sentieri di Lombardia e Trentino' (1), che chiarisce senza tanti se e ma i problemi ambientali e territoriali delle nuove piste in alta montagna per le e-bike, che nessuno sa per chi dovrebbero...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Credo che l’approccio con l’argomento dovrebbe essere scevro da pregiudizi e mirato a soluzioni sostenibili. Quello delle E-Bike è un fenomeno in continua evoluzione,destinato a crescere ulteriormente, perchè consente di praticare il ciclismo, anche senza essere superatlete o superatleti e salvaguardando le coronarie. Creare piste ciclabili in quota potrebbe implementare il turismo verso molte mete montane e sviluppare nuovi insediamenti ricettivi. Naturalmente la cosa dovrebbe procedere in armonia con il preesistente ambiente, ovvero sfruttare sedimi preesistenti, apportando eventuali modifiche che non vadano a deturpare o sconvolgere idrogeologicamente le terre di passaggio. Nello specifico, dove già sussistono piste di sci o strade forestali (nopn le nuove camionabili), con i necessari adeguamenti alla sicurezza (copertura parziale delle canaline di scolo e barriere laterali in punti pericolosi) credo si possa far coesistere dei percorsi Bike. Lungimiranza e buonsenso, unitamente e progetti sostenibili e inclusivi potrebbero rappresentare la chiave per un rilancio turistico delle nostre montagne.
Caro Stefano, in primo luogo grazie per il tuo commento. Ma pure nella tua soluzione io vedo alcuni problemi. In primo luogo, da quanto detto da Stefano Mazzolini a Radio Studio Nord news forse un paio di anni fa, la Regione intende dotare i percorsi per e-bikes di torrette per la ricarica dei motori elettrici; poi vorrebbe ampliare sentieri, già per altro percorsi da chi, sportivo, va con mountain bikes in montagna senza disturbare (e a Tolmezzo ed in Carnia ce ne sono, credimi), trasformandoli in stradoni, anche perché il terreno dei sentieri non so quanto sia adatto per e-bikes; quindi non so se ti rendi conto di cosa significhi chiudere le canalette di scolo delle acque e porre barriere, che impediscono il passaggio degli animali, che perdono il fiuto degli antichi tracciati per muoversi d’istinto verso acqua e cibo. Ed ora a Ludaria di Rigolato i caprioli, i cervi, ma mesi fa anche volpi, scendono sino al paese forse a cercare cibo ed acqua, forse perhè tendono a perdere l’orientamento, cosa che un tempo non facevano. Magari chiediamoci perché. Inoltre il Cai, che era rimasto senza soldi per mancato finanziamento della Regione per sistemazione, fatta da personale che lavora gratuitamente, dei sentieri, giunta regionale che glieli aveva tolti a causa della mancata adesione dello stesso ad ogni ideona per la montagna dell’Ente Regionale, e poi, in periodo pre-elettorale ridati, quasi fossero propri o vincolati ad una specie di asservimento acritico a ogni desiderio assessorile e della maggioranza anche ora fedrighian- leghista, di Fratelli d’ Italia e di Forza Italia, non mantiene grazie al lavoro dei suoi soci strade ed asfalti che prima o dopo il verde si riprende. Non da ultimo non si sa perché la nostra Carnia deve diventare terra di motori e per motori, con tutto ciò che questo comporta, come ipotizzato anche, tanti anni fa, se ben ricordo, dal politico di destra Valter Marcon di Tolmezzo, legato,da che so, ad una associazione motoristica, mentre nel Tarvisiano si vive tra il verde. Certe idee Mazzolini le sperimenti in casa propria, se vuol essere coerente e se crede che siano ‘ideone’ che portano il progresso e non la distruzione sistematica del territorio montano. Laura Matelda Puppini