Messaggero Veneto del 25 marzo: il dott. Pietro De Antoni sul San Michele di Gemona. Ospedali: destini legati in Alto Friuli.
Così Pietro De Antoni sull’ospedale San Michele di Gemona: «Ospedale sempre più povero? Colpa delle “baronie”. Che a sentire il dottor Pietro De Antoni, urologo in forze al nosocomio di Gemona ormai da 20 anni, ci sono anche nella sanità.
Se il San Michele continua a “perdere” (…) è colpa anche “dei colleghi, dei direttori di dipartimento” che lavorano negli ospedali di San Daniele e Tolmezzo.
“Sono convinti che il San Michele sia solo una palla al piede e nonostante l ‘invito, reiterato a più direzioni aziendali, a differenziarsi, specializzarsi, a non arroccarsi nella difesa dei rispettivi orticelli, nulla si è fatto. Ogni richiesta è stata disattesa”.
Ai comitati che da anni denunciano la progressiva spoliazione del San Michele, (…) si aggiunge dunque, oggi, la voce del dott. De Antoni. Una voce autonoma. Che non critica la politica, né l’ attività della direzione generale dell ‘azienda sanitaria 3, bensì i colleghi che, secondo il medico di origine carnica, non hanno alcun interesse a mantenere in vita l’ospedale di Gemona. La logica? “Mors tua vita mea”».
Il dott. Pietro De Antoni ricorda che: “Sono stati portati via da Gemona, spostati a Tolmezzo, prima lo screening di prevenzione femminile, quindi, dal primo di marzo, anche quello di prevenzione maschile. Senza spiegazioni”. (…). “Ormai siamo ridotti malissimo ed è un peccato – afferma-. Questo ospedale ha un tasso altissimo di occupazione dei posti letto in medicina, siamo superiori al 90%, vantiamo un gruppo di medici giovani, preparati, impegnati, ma qui si vuole disfare tutto”- afferma ancora De Antoni. (…).
La chirugia è ormai svolta in week surgery, vale a dire che alle 18 di venerdì il reparto spegne le luci e gli interventi più impegnativi che richiedono maggiori giorni di degenza, finiscono a Tolmezzo. (…).
“A Udine l’ ospedale è pieno, potremmo fare del nostro (il San Michele di Gemona n.d.r.) un centro provinciale se non regionale per la chirurgia in day Hospital e in week e day surgery. Invece oggi è ridotta ai minimi termini. (…). Fare week surgery è valutato in generale come una diminutio, ma per noi sarebbe un’occasione. “ (…).
“ Chi ci perde è alla fine Gemona, “ma se l’ospedale dovesse arrivare a chiudere, Tolmezzo – per De Antoni – seguirà a ruota. E lo pensano in molti, tanto che pochi anni fa c’era stato un accordo per dar vita a sinergie tra i due ospedali”. Propositi, stando al medico, rimasti lettera morta.
La riforma sanitaria che avanza, la necessità di riorganizzare gli ospedali, (…) possono ora essere l’ occasione per un ripensamento. Che De Antoni (…) si augura (…).
“Facciamo del San Michele un ospedale di servizi. Centrale rispetto al territorio dell’azienda. Dotiamolo della risonanza magnetica che non serve a ospedali per acuti. Portiamo qui la week surgery, il day hospital, alleggerendo gli altri nosocomi della provincia” rilancia l’ urologo, guardando a un futuro alternativo per il San Michele, minacciato oggi da più di una spada di Damocle, visti i rischi chiusura che incombono sull’ emergenza, la medicina e ancora sul pronto soccorso».
(Maura Delle Case, “«Gemona? Palla al piede. I medici di San Daniele e Tolmezzo ci ostacolano». Il dott. De Antoni accusa colleghi e direttori di dipartimento. Inutile l’invito a differenziarsi, vogliono la morte del San Michele” Messaggero Veneto, 25 marzo 2015, a cui si rimanda per chi volesse leggere l’intero articolo).
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