No al circuito di 70 km per motoslitte nell’ alta Carnia, voluto, come novità turistica, dalla Regione Fvg, quando il transito di motoslitte in montagna è un grosso problema ambientale da anni e anni.
Il 13 dicembre 2022, il Messaggero Veneto pubblicava un articolo di Alessandra Ceschia, intitolato “Il turismo corre sulle motoslitte. Via ai tour che legano 4 Comuni” che illustra l’ultima novità della giunta regionale leghista e del consigliere e vice presidente del consiglio regionale, il tarvisiano Stefano Mazzolini, e preciso il luogo dove egli abita e lavora solo perché non capisco il motivo per cui, se reputa che questa idea sia ottima, non la applichi a casa sua, invece che a casa nostra, dimenticando una volta per tutte la Carnia.
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Ma veniamo al dunque. Da quello che si sa – udite, udite – la attuale maggioranza della Regione Friuli Venezia Giulia, che ritengo la peggiore di tutte dalla nascita dell’Ente, ha emanato un decreto in modo da permettere di percorrere all’interno dell’Alta Carnia, a chi se lo può permettere, e quindi non certo alle famigliole con bambini che pareva fossero le più amate dalla Regione, ben 70 chilometri tra i boschi, innevati o meno, con le motoslitte, una dietro l’altra, una dietro l’altra, una dietro l’altra. «È la nuova frontiera del turismo delle motoslitte sulla montagna friulana – sostiene la Ceschia, che forse dovrebbe informarsi un po’ di più prima di scrivere – cui la Regione ha dato il via libera definendo uno specifico regolamento. Forni di Sopra, Sappada, Ampezzo e Sauris sono i Comuni che verranno messi in comunicazione con apposite vie su tracciati già esistenti lungo un reticolo di piste forestali estese per una settantina di km ed individuati da un decreto regionale come beneficiari di questa attesa delibera che, di fatto, allarga il ventaglio delle possibilità turistiche invernali e soddisfa la richiesta di una fascia cospicua di utenti e turisti» – cacciati magari da altre parti, dove alla tutela ambientale si guarda eccome. Inoltre questo del transito di motoslitte ‘turistico’ è problema che data 12 anni come minimo, e l’articolo della Ceschia a me pare più dettato, e mi scuso subito con l’autrice, da un ufficio propaganda regionale che altro.
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Persino sulla foto del Messaggero Veneto si vede il fumo di uno degli scarichi di una motoslitta, ma gli scarichi li hanno tutte. Ed ora vediamo cosa propone la Regione, sperando che almeno per gli ultimi giorni della legislatura il Bambinello, venuto al mondo per la nostra salvezza, illumini le loro menti, perché prima pare se ne sia dimenticato. E non lo scrivo a caso, perchè sono cristiana.
«L’aperitivo in baita, la cena al rifugio, la degustazione dei prodotti locali. Distanze percorse scivolando tra i boschi», (Alessandra Ceschia, Il turismo, cit.), quando una motoslitta, che percorre sentieri tutto fa ma non scivola come gli sci, inquina con lo scarico e provoca rumore. Ma un po’ di tono aulico non guasta. Insomma si ripropone a livello invernale ed in grandissima scala il taxi 4 x4 saurano di Giusi, credo tolmezzina, e socio, per spostarsi in alta montagna senza faticare, sempre per una bevuta e mangiata, sperando che non si tratti di clienti anziani o con qualche problema alimentare, (mentre i medici perseverano ad invitare ad una alimentazione sana, secondo me più che mai da seguire dopo esser stati esposti al freddo per chilometri, a velocità ed in alta montagna, non godendo dell’acclimatamento del fisico dato dall’andare e salire a piedi) ma con più che spiccioli in tasca, continuando a stravolgere la montagna ed il concetto di passeggiare, e facendo un piacere alla Slovenia, che magari ci ringrazierà, che sa come tutelare e turisticamente proporre i suoi territori.
Nell’articolo si parla pure di “turismo della motoslitta” come fosse una novità, come l’uso di motoslitte per girovagare, ma anche di elicotteri per voli turistici, che persistono in Carnia, non fossero già stati sperimentati altrove, ed anche cassati. Si può o poteva girare in motoslitta sulle Dolomiti, già distrutte dalle moto in estate (https://www.dolomiti.it/it/motoslitta), si può girare in Islanda. È anche questa, a mio avviso, una forma di nuovo colonialismo, incurante degli altri, dell’ambiente, della madre terra e dei suoi equilibri, e della popolazione stanziale e se erro correggetemi.
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I danni delle motoslitte in ambiente montano.
Legambiente Valchiavenna ed il Cai hanno pubblicato uno studio esaustivo sull’inquinamento dell’ambiente montano dato da motoslitte, intitolato: “Conseguenze dell’uso delle motoslitte nell’ ambiente montano”, in: https://legambientevalchiavenna.blogspot.com/2010/01/motoslitte-e-natura.html, datato 2010, illuminante. In esso si specifica che l’uso di motoslitte ha notevoli impatti negativi sull’ambiente ai quali le popolazioni devono venir sensibilizzate, oltre sottendere aspetti etico-morali non di poco conto.
Disturbo per gli animali, che si impauriscono e possono scappare «in modo dissennato». E «nella stagione invernale le specie stanziali affrontano le avversità concentrandosi nei siti che permettono di continuare ad alimentarsi di quel poco che offre ancora la natura con il minimo dispendio energetico. (…) Se un percorso per le motoslitte o peggio vari percorsi, anche individuali, interessano un quartiere di svernamento, è inevitabile lo spostamento di soggetti verso un sito con minori fattori di disturbo. Ciò determina un fattore di stress ed un notevole dispendio energetico che, specialmente in occasione di periodi molto freddi, può non esser compensato dalle magre risorse alimentari a disposizione, determinando una riduzione di grasso nell’animale, che può anche risultare fatale». (“Conseguenze dell’uso delle motoslitte, cit.).
Il passaggio di motoslitte in montagna porta «inquinamento atmosferico e idrico». Le motoslitte, «come qualsiasi mezzo motorizzato, inquinano l’aria che almeno ad alta quota si vorrebbe preservare pulita. Inoltre parte delle sostanze tossiche dello scarico del motore vanno a depositarsi sulla neve, facendo sì che essa, sciogliendosi, intacchi la purezza dell’acqua dei torrenti e delle falde, rendendola inquinata in partenza. E il passaggio delle motoslitte sulle zone umide d’alta quota, se non sufficientemente protette dallo strato di neve, origina danni da compressione con solcature rimarginabili solo dopo decenni». (Ivi).
Altro limite: il «Disturbo a chi va in montagna in modo sostenibile e cioè con le proprie forze (ciaspole, scialpinismo, passeggiando). Costoro lo fanno per immergersi nella natura, per ricercare tranquillità ed aria pulita. Le motoslitte fanno molto rumore e lasciano una scia di puzza che rimane nell’aria per molto tempo. In alcuni tratti, dove ci sono cunette o curve c’è il pericolo che camminatori e motoslitte lanciate ad alta velocità si scontrino a discapito dei pedoni». (Ivi).
«I tracciati dove le motoslitte passano ripetutamente, fanno sì che la neve si compatti di più, ne consegue che la neve sui tracciati impieghi più tempo a sciogliersi. Dove ci sono i tracciati delle motoslitte, c’è una diminuzione della crescita erbosa e delle prime fioriture. In montagna il periodo vegetativo è già breve e questa alterazione lo rende ancora più breve compromettendo lo sviluppo dei primi fiori primaverili e dunque della biodiversità.
Inoltre in alcuni casi i tracciati vengono fatti prima dell’inverno, togliendo la cotica erbosa per identificarli. Quando la neve non c’è più, rimane una fetta di striscia di terra nuda che, a causa della lentezza vegetativa di alta montagna, non riesce più a ricostruirsi lasciando una striscia di terra che, oltre a rovinare il paesaggio, è altamente più esposta all’azione erosiva di acqua e vento». (Ivi).
Per quanto riguarda il Fvg, 70 chilometri percorsi continuativamente da più motoslitte possono concretamente creare problemi (quando tutto questo, tra l’altro, è finalizzato ad un aperitivo, due fette di salame e due pezzetti di formaggio in baita, oltre l’uso dei servizi igienici), pure a terreni di proprietà privata ed a pascoli malghivi, e questo lo aggiungo io.
Inoltre, sempre secondo il testo di Legambiente e Cai Valchiavenna, i comuni, al fine di permettere il rilascio del permesso, dovrebbero regolamentare il transito delle motoslitte al percorso più breve ed in casi di necessità, non certamente per motivi ludici. Infine la casistica narra di motoslitte lanciate nel territorio come bolidi in totale assenza di sicurezza e di scorribande (“Conseguenze dell’uso delle motoslitte, cit.), come accade pure con le moto d’estate. Ma, per la nostra Regione Fvg, andare con motoslitte in montagna si chiama ‘fare turismo’.
Il testo citato si chiude chiedendo al Governo, al Parlamento, ai Ministri competenti, assieme ad altre Associazioni, «una definitiva regolamentazione che preveda l’inserimento della voce motoslitte all’art. 53 (capo primo e successivi articoli) del Codice della strada, che è il primo passo per ottenere poi, da Regioni e Comuni montani, regole precise che limitino l’impatto ambientale ed i rischi di incidenti per coloro che frequentano la montagna d’ inverno». (Ivi).
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Ma anche la Convenzione delle Alpi si è occupata del problema.
Ma già da tempo, anche la Convenzione delle Alpi si è interessata dell’uso di mezzi a motore sui sentieri montani, e alcune informazioni si trovano su: “Mezzi motorizzati e convenzione delle Alpi” in: https://mountcity.it/2014/10/2207/lo-sport-motorizzato-un-problema-quasi-ovunque-nei-paesi-alpini-lo-rivela-la-convenzione-delle-alpi/, testo datato 31 ottobre 2014.
In esso si legge che il CAI ha ribadito la sua posizione di contrarietà all’ uso non necessario di mezzi a motore in alta montagna, e si precisa che esso «ha sempre condotto e continuerà a condurre le proprie battaglie contro la frequentazione indiscriminata dei sentieri di montagna con i mezzi motorizzati».
Inoltre su detto testo si legge anche: «Come risulta dal documento che MountCity pubblica nella sua integrità (…), la Convenzione delle Alpi ha esaminato nel 2012 la situazione dei veicoli motorizzati nei Paesi aderenti a tale trattato sottoscritto nel 1991 dai Paesi alpini (Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Monaco, Slovenia e Svizzera) e dall’Unione Europea.
In questo documento, la Convenzione, […] precisa che “le Parti contraenti si impegnano a limitare al massimo e, ove necessario, a vietare le attività sportive che comportano l’uso di motori al di fuori delle zone determinate dalle autorità competenti”.
Nella Confederazione Elvetica la circolazione al di fuori delle strade è limitata ai fini di soccorso, controlli di polizia, esercitazioni militari, provvedimenti di protezione dalle catastrofi naturali e la manutenzione delle reti di distribuzione di servizi delle telecomunicazioni. Sono invece espressamente vietate le manifestazioni con veicoli a motore su strade forestali e nel resto della foresta. Nella Repubblica Slovena è vietato guidare, sostare, parcheggiare o praticare escursioni con motoveicoli a due o quattro ruote. (…). In Tirolo sono vietate le competizioni agonistiche con veicoli a motore a combustione in aree naturali. Sono fatte però salve le gare su circuiti per i quali sia stata rilasciata un’apposita autorizzazione o gare che si svolgano prevalentemente all’interno di insediamenti…».
Inoltre, sempre da detta fonte, si viene a sapere che: la protezione dell’ambiente è di competenza dello Stato in Francia e Slovenia, dello Stato e delle Regioni in Italia, dei Länder in Germania e in Austria.
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La richiesta alle Parti contraenti di informazioni circa l’esistenza di normativa specifica a livello nazionale, regionale, provinciale volta a disciplinare l’utilizzo di veicoli motorizzati nello specifico ambito di applicazione territoriale della Convenzione delle Alpi ha fatto emergere come in nessuna delle Parti contraenti esistano né siano previste leggi in materia». Comunque «L’analisi della regolamentazione relativa all’utilizzo di veicoli motorizzati in generale permette di distinguere tre categorie di spazi: Strade destinate all’uso pubblico. Strade non aperte al pubblico e aree esterne rispetto alla rete stradale (off-road) Aree protette» (Ivi).
Ma «Mentre l’accesso alle strade pubbliche è – salvo casi particolari – libero per tutti gli utenti e generalmente vietato o comunque limitato nelle aree protette, varie sono le disposizioni che regolano l’accesso alle altre aree». (Ivi). «Per quanto riguarda la situazione italiana a livello nazionale, la “regolamentazione della circolazione su strade ad uso forestale (…) e loro gestione e l’uso di eliski e motoslitte in zone speciali di conservazione (ZPS a norma della Direttiva Habitat 92/43/CEE) caratterizzate dalla presenza di ambienti aperti alpini”, fanno parte dei “criteri minimi uniformi per la definizione delle misure di conservazione per tipologie di ZPS”, ai sensi dell’art. 6 del Decreto 17 ottobre 2007, così come l’analoga regolamentazione concernente l’uso e la gestione delle strade ad uso forestale (nonché per “l’apertura di nuove strade e piste forestali a carattere permanente”) in “ZPS caratterizzate dalla presenza di ambienti forestali alpini”.
Con il già menzionato DdL Carrara, inoltre, viene riconosciuto alle Regioni il potere di imporre limitazioni alla circolazione dei veicoli motorizzati sulle strade a fondo naturale situate in parchi nazionali, regionali e urbani, e zone soggette a vincolo archeologico». (Ivi). Ma non solo: «Nel Parco Regionale delle Dolomiti Ampezzane non è permesso circolare all’interno del parco con veicoli a motore, salvo gli automezzi adibiti ad attività silvopastorali, soccorso alpino e rifornimento dei rifugi. Ciò vale anche per il sorvolo a bassa quota e l’atterraggio di aeromobili e per la pratica dell’eliski” (art. 1)22». (Ivi).
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Inoltre esiste il protocollo Turismo che, all’ art. 15 par. 1 così recita: le «Parti contraenti si impegnano a definire una politica di controllo delle attività sportive all’aperto, adeguata in modo da evitare effetti negativi per l’ambiente. La necessità di interventi restrittivi rileva non solo all’interno delle aree protette, ma anche negli spazi naturali non soggetti a specifici regimi di tutela». (Ivi). Ma non solo: «Il paragrafo successivo dell’art 15 disciplina invece l’esercizio degli sport motorizzati. In proposito si è concordato sul fatto che questi tipi di sport sono suscettibili di provocare notevoli danni all’ambiente, come dimostra il fatto che non viene richiesto di provare la possibilità o l’esistenza di un danno per adottare provvedimenti di regolamentazione, ma anzi questi devono essere adottati comunque al fine di limitare al massimo gli sport motorizzati al di fuori di aree determinate; né si effettua una distinzione fra le corse su strade o sentieri o su terreni nelle loro vicinanze». (Ivi).
In questo quadro, ecco giungere, stando a quanto pubblicato dal Messaggero Veneto, con un sottotitolo di questo tipo: «A legare Sauris, Forni di Sopra, Sappada ed Ampezzo un circuito di 70 Km. Il vicepresidente Mazzolini: prima sperimentazione grazie al decreto regionale» (Alessandra Ceschia, Il turismo cit.) un decreto che si pone in controtendenza, e che pare sia stato pensato e firmato per far scorrazzare tutti in montagna con motori, impunemente, anzi promuovendone l’uso con la scusa del turismo e “vendendolo” come una opportunità. O tempora o mores! E se erro correggetemi. E per questo progetto, secondo la Ceschia, Stefano Mazzolini assieme al Governo della Regione, «si fregia del risultato ottenuto», definendo questo ulteriore scempio ambientale «un prezioso elemento» aggiunto alla lista delle opportunità di intrattenimento invernale. (Ivi). Così, in questo nuovo parco dei divertimenti altrui in cui la Regione sta trasformando, senza calcolo dei danni ambientali e socioeconomici, la nostra terra, andrà a finire che saremo noi, già distrutti da emigrazioni permanenti e denatalità, a prendere la valigia.
L’ interrogazione di Furio Honsell
A questo punto, e per fortuna, Furio Honsell ha presentato, come consigliere regionale, una interrogazione alla Regione Fvg nel merito, il cui comunicato qui riporto.
«Questa mattina ho depositato come Open Sinistra FVG un’interrogazione alla Giunta per conoscere tutti i dettagli e quali siano state le autorizzazioni ambientali fornite per il progetto di attività motoristica a scopo ricreativo che vedrà prossimamente la luce tra le località di Sauris, Forni di Sopra, Sappada e Ampezzo attraverso un circuito di 70 chilometri: un progetto che porta con sé serie preoccupazioni circa i possibili effetti negativi sulle nostre montagne, in quanto il passaggio delle motoslitte causerà inquinamento e i rumori emessi dagli stessi mezzi metteranno a dura prova la fauna selvatica presente nella zona.”
“È necessario compiere una riflessione seria sul tema della tutela dell’ambiente e del turismo: vogliamo un turismo che distrugge la fauna ed inquina le nostre montagne o vogliamo un turismo lento che tutela e preserva il territorio per le future generazioni? Non è andando avanti con progetti di cementificazione del territorio (come per la salita al Monte Lussari in vista del Giro d’Italia) o con progetti dal forte impatto come in questo caso che si porta avanti un’idea strategica per il futuro turistico della nostra regione.” Così si è espresso Furio Honsell, consigliere regionale di Open Sinistra FVG».
Un grazie di cuore a Furio Honsell.
E dato che turismo Fvg presenta la Carnia così: «Abitata da millenni da un popolo che non ha mai perso la sua fierezza, la Carnia conserva tra le sue montagne un patrimonio culturale e religioso peculiare…» (https://www.turismofvg.it/it/carnia), la Regione sappia che la Carnia cerca anche di conservare le sue montagne, come gliele hanno consegnate gli avi e di mantenerle ‘in salute’, curandole e non distruggendo l’ambiente formatosi nei secoli. Almeno io credo sia così.
Senza voler offendere alcuno, ma per esercitare il diritto di critica ed esprimere il mio pensiero su di un problema appreso dalla stampa.
Nel merito cfr. anche :
Ira Conti. In Carnia ed in montagna, il turismo che scegliamo segnerà il destino dei nostri paesi.
Legambiente ed Italia Nostra Fvg. Per la nostra montagna.
La costruzione della strada per il Marinelli ed altri problemi montani sono sbarcati in commissione.
ed altri, sempre su www.nonsolocarnia.info.
Laura Matelda Puppini
L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: https://it.wikipedia.org/wiki/Motoslitta. L.M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/no-al-circuito-di-70-km-per-motoslitte-nell-alta-carnia-voluto-come-novita-turistica-dalla-regione-fvg-quando-il-transito-di-motoslitte-in-montagna-e-un-grosso-problema-ambientale-da-anni-e-anni/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2022/12/motoslittaSnowmobilesYellowstone.jpg?fit=310%2C209&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2022/12/motoslittaSnowmobilesYellowstone.jpg?resize=150%2C150&ssl=1AMBIENTEECONOMIA, SERVIZI, SANITÀIl 13 dicembre 2022, il Messaggero Veneto pubblicava un articolo di Alessandra Ceschia, intitolato “Il turismo corre sulle motoslitte. Via ai tour che legano 4 Comuni” che illustra l’ultima novità della giunta regionale leghista e del consigliere e vice presidente del consiglio regionale, il tarvisiano Stefano Mazzolini, e preciso...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Una persona ha commentato, su di un gruppo che aveva condiviso l’articolo del Messaggero Veneto: “Alé, tutti con la motoslitta, poi con Trasporti pesanti, ad alta quota,… Ma in compenso sarà vietato l’uso di stufe, caminetti, grigliate, forse anche il Pignarul….. ” L.M.P.
Qualcuno mi ha detto che tracciati per motoslitte interessano anche aree della rete Natura 2000 e per la precisione: ZPS IT 3230089 Dolomiti del Cadore e del Comelico” e “ZSC IT 3230085 Comelico-Bosco della Digola- Brentoni–Tudaio”, nel Comune di Sappada/Plodn, e “ZSC IT 3320007 Monte Bivera e Clapsavon”, nel Comune di Sauris- Zahre”.
Credo sia importantissimo controllare e se risponde a verità, farlo presente in forma scritta alla giunta regionale ed al suo Presidente, che magari non se ne sono accorti.
“Cai e Legambiente contro i tour in motoslitta: «Così si violenta la montagna»”, questo il titolo di un articolo comparso il 23 dicembre su Il Gazzettino. (https://www.ilgazzettino.it/nordest/udine/tour_motoslitta_montagna-7127324.html). Forte e chiara la loro posizione: questa scelta regionale, dice il Cai per bocca del suo Presidente regionale, “Propone un modello di sviluppo che credevamo superato. Credevamo che fosse aumentata una certa sensibilità ai temi ambientali, in vista della scadenza del 2030. Invece, ci troviamo davanti a un modello di tipo ludico che vede la montagna come un lunapark: un modello tipico di una situazione cittadina che viene esportato in vetta, ma che produce inquinamento dell’aria, sonoro, disturbo della fauna». «Bisogna ricordare che queste richieste nascono dai Comuni di montagna e questo ci lascia molto perplessi e con il forte proposito di rapportarci con queste comunità, che scelgono delle scorciatoie». «Tutti stanno parlando di una riconversione ecologica del turismo montano perché lo sci non sembra avere un grande futuro. La Commissione internazionale di protezione delle Alpi elenca forme di fruizione come lo scialpinismo o le ciaspole. Proporre ora le motoslitte è tutto il contrario. Un modello non ecologico e non sostenibile e non compatibile con altre discipline come lo scialpinismo. Il pensiero dominante dei nostri amministratori, sindaci compresi – prosegue Lepre – sembra essere quello del “tutto fa brodo”. Bisognerebbe ricordargli che non tutto fa brodo, che se pensi di fare tutto assieme non funziona. Scriveremo ai Comuni». «Il problema – aggiunge – sono anche i controlli. Se i bracconieri dovessero salire con le motoslitte, chi li va a controllare? I forestali gli corrono dietro a piedi?». Inoltre i gestori dei nostri rifugi, dice Lepre, si lamentano per i pochi clienti che si fermano a pernottare, dove giungono le auto da qualche anno. Non così invece in Slovenia, dove ai rifugi si va a piedi.
come non condividere queste riflessioni, il profitto prima di tutto, il nostro fragile patrimonio ambientale o quello che ne resta, ancora una volta ignorato !
Cara la dott.sa la Puppini, non sono nelle condizioni di sostenere un confronto alla.pari con lei (ho fatto solo l’avviamento + 2 anni di tecniche, ma ho avuto bravissimi insegnanti, ne cito uno, Ciro Nigris, per me un mito)
Lei spazia, nella sua requisitoria, dalla Á alla Z, con grande proprietá di elementi. Sono d’accordo con lei per una certa parte, per il resto è meglio che non mi pronunci, ci sono valutazioni che non posso.assolutamente condividere, d’altra parte, senza dichiararsi, si capisci fin troppo chiaramente, la sua collocazione politica. Non sono della sua Parrocchia, perció preferisco confrontarmi su temi legati alla cura dell’ambiente, mentre per.il resto deve. trovare altri interlocutori.
Sono un cristiano credente e praticante e lei non sa se sicuramente
la prima delle virtú teologali, è la speranza, collocarsi al ne di fuori della dottrina di Cristo, significa rinunciare a determinati principi, che mi sono stati inculcati dai miei genitori. Con la fede in Cristo le Auguro quindi Buon Anno !