Riporto qui una sintesi dell’incontro, tenutosi ad Alesso il 25 luglio 2020, sulla ‘Proposta di Legge Regionale relativa al passaggio in proprietà alla Regione del grande idroelettrico’. Avviso subito che questo testo è frutto della trascrizione della mia registrazione dell’incontro, risultata però, per più fattori concomitanti, non ottimale e di alcuni miei appunti scritti. Se vi fossero degli errori mi scuso subito con gli intervenuti e prego di informarmi immediatamente, perché possa procedere alla correzione. L. M. P..

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Barazzutti ha introdotto l’argomento dopo i ringraziamenti di rito, spiegando il motivo dell’incontro. Già da un anno è stata approvata, a livello nazionale, la legge che trasferisce il grande idroelettrico alle regioni. Ed anche la Regione Fvg si appresta a licenziare la legge attuativa regionale. E ha detto di aver partecipato, pochi giorni prima, ad un incontro a Tolmezzo dove è intervenuto anche l’Assessore regionale alla difesa dell’ambiente, all’energia e sviluppo sostenibile: Fabio Scoccimarro. Attualmente il settore è in movimento in Italia, ma a maggior ragione in Fvg, perché già nella passata legislatura, il 27 febbraio 2017, era stata presentata una proposta di legge firmata da consiglieri di tutti i partiti, in cui si chiedeva la costituzione della Società Energetica Regionale. (1).

Attualmente da più parti si è sollecitato un interessamento della Regione in tal senso, ma non si può parlare del grande idroelettrico e di che problematiche ha comportato per la nostra montagna, senza guardare come è stato snaturato il territorio.
E a questo punto Barazzutti ha proposto una carta con il sistema Tagliamento e le derivazioni che alimentano le Centrali di Ampezzo e Somplago, che è passato ad illustrare, affermando, pure, che egli si è recato alle prese per vedere di persona cosa stava accadendo, quando era più giovane. E non si devono dimenticare, poi, la centrale di Magnanins di Rigolato, quella di Meduno e quelle del Cellina. E ha detto, per illustrare quanta energia produce il sistema Tagliamento, che la centrale di Somplago funziona con tre turbine, che giungono, insieme, ad utilizzare poco più di 60 mc/s di acqua al secondo (2).

Cartina delle derivazioni ad uso idroelettrico effettuate dalla S.A.D.E. in Carnia. Provenienza: Franceschino Barazzutti. In arancione “Corsi in secca a seguito captazione”. In blu derivazioni. In azzurro corso naturale. Quadretti neri: captazioni.

La realizzazione del “sistema Tagliamento” voluto per produrre energia idroelettrica, su concessione rilasciata dal regime fascista sulla base di un progetto di esteso sfruttamento di tutte le acque del Friuli, è iniziata dall’alto, dalla parte che termina con la centrale di Ampezzo. E sulla cartina si può vedere come tutti i corsi della Mauria e della riva sinistra del Tagliamento siano stati derivati. Quindi, attraverso una galleria, l’acqua captata viene portata al bacino artificiale di Sauris, realizzato con una grande diga posta in alta quota, che contiene ben 70 milioni di metri cubi di acqua dolce. (3). E questo bacino, in cui confluiscono pure le acque del Navarza e del Veltri, alimenta la centrale di Ampezzo. Per inciso, il Navarza è stato deviato in galleria, perché si trovava a quota troppo bassa per poter essere adeguatamente sfruttato.

Lo scarico della centrale di Ampezzo non finisce però nel Lumiei, perché, come esce, l’acqua turbinata viene captata insieme a quella residua del torrente Lumiei, e viene convogliata in una galleria sotto Ampezzo. Attraverso la stessa raggiunge il Tagliamento, lo supera con un ponte canale, e finisce sulla sponda destra nella galleria che scende allo sbarramento di Caprizi, che cattura, pure, le acque residue dell’Alto Tagliamento. Quindi la galleria prosegue verso il bacino di Verzegnis, raccogliendo le acque degli affluenti di destra del Tagliamento, comprese quelle delle cascate Plera e Navis, e riceve, all’altezza di Invillino, anche le portate della Vinadia e del torrente Degano, sbarrato ad Ovaro, e dei suoi affluenti di destra e di sinistra a valle dello sbarramento.

Il bacino artificiale di Verzegnis, costruito con diga, alimenta la centrale di Somplago, facendo funzionare le tre turbine con salto in galleria, e ha lo scarico delle acque nel lago di Cavazzo. Ma i Comitati insistono perché lo scarico della centrale non finisca nel lago naturale sconvolgendolo, ma che, con un bypass, venga convogliato a valle del lago, nel torrente Leale, e quindi nel Tagliamento.

Il fiume Tagliamento in secca nei pressi di Socchieve. Da: http://www.hyperfvg.org/img_fvg/photo/idro_carnia/idro_carnia_index.html#idro3.

Bisogna capire, però, che quando continuarono, anche nel secondo dopoguerra, i lavori per il sistema di enorme sfruttamento delle acque carniche a fini idroelettrici, i paesi della Carnia uscivano da un tragico conflitto, avevano fame di pane, lavoro ed energia, e speravano che queste grandi opere portassero sviluppo e progresso. (4). 

Ma per continuare questa storia, Barazzutti ci ha narrato che era già prevista una derivazione del Consorzio Ledra-Tagliamento, che è l’unico ad esser stato onorato da un progetto di questo tipo, funzionale ad ingrandire ‘il granaio’ del Friuli, ed anche ora, se ad Ospedaletto non vi è acqua sufficiente per le necessità di detto Ente, basta una telefonata del Consorzio al gestore delle centrali perché questo debba fare la cosiddetta “cacciata d’acqua” aprendo la valvola di fondo del bacino di Verzegnis.

Ma ora c’ è anche chi si sta chiedendo se questo abbia un senso, dato che il mais vale pochissimo sul mercato, e che l’economia ed il territorio sono cambiati. Ed a questo punto si inserisce il progetto dell’ingegner Dino Franzil per far in modo che le acque della centrale bypassino il lago, che permetterebbe allo stesso di venir rinaturalizzato. (5).

In sintesi, e per terminare, il sistema di captazione delle acque della Carnia è un progetto obsoleto, che si regge solo sulla logica di: “acqua = Kilowatt/ora”, ed anche per la distribuzione non si è badato a problemi ambientali: tralicci da ogni parte, ed uno affonda persino nelle acque del lago.
Ed a seguito di quelle derivazioni e di quella politica, la Carnia ha subito, nella sua zona alta, un depauperamento territoriale e globale, invece che sviluppo, progresso e posti di lavoro, e sempre più corsi d’acqua, in zona montana, risultano in secca, e quello che era stato visto come un toccasana economico, si è rivelato essere l’opposto. E bisogna aggiungere che chi all’epoca della costruzione del sistema di sfruttamento del Tagliamento lavorò alla sua realizzazione, lavorò in condizioni disumane (6).  Non bisogna poi dimenticare che le prese d’acqua sul Tagliamento sono oltre 30. Ed infine Barazzutti ha sottolineato che è inutile intervenire sugli effetti se non si interviene sulla causa.

Cartina con in rosso le prese di Edipower, in giallo quelle della Cooperativa Idroelettrica Fornese, in verde quelle della Comunità Montana della Carnia, in arancione quelle della Secab, in azzurro quelle delle fabbriche, in rosa quelle dei comuni. Provenienza: Franceschino Barazzutti.

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Quindi ha preso la parola Cristian Sergo, a nome di coloro che, in minoranza al consiglio regionale, hanno firmato la proposta di legge relativa al passaggio in proprietà alla Regione del grande idroelettrico, denominata “Disciplina delle modalità e delle procedure di assegnazione delle concessioni di grandi derivazioni a scopo idroelettrico in Friuli Venezia Giulia”, sottoscritta da consiglieri regionali Sergo, Dal Zovo, Liguori, Santoro, Bidoli,  Capozzella, Centis, Conficoni, Honsell, Marsilio, Moretti, Moretuzzo e Ussai. (7). Detta proposta di legge è stata presentata – ha precisato Sergo – perché, pur essendo in vigore da circa un anno e mezzo la legge ‘Semplificazioni’ del 13 febbraio 2019, che dà alle regioni l’opportunità di intervenire in modo diretto nel campo del grande idroelettrico (8), la Regione Fvg, a metà del mese di giugno, non si era ancora mossa presentando un testo, nonostante due interrogazioni del consigliere Mauro Cappozzella sull’argomento. Pertanto si è ritenuto di cercare di incalzare, in questo modo, la giunta e l’assessore competente a decidersi, vista l’importanza per i cittadini e per le imprese che la regione legiferi in materia.

Ma con questa proposta di legge- ha continuato Sergo- si sono voluti mettere anche dei paletti importanti all’interno della materia. Per i firmatari, infatti, alcuni aspetti sono fondamentali: l’attenzione all’ambiente, alla sua tutela; il mantenimento dei posti di lavoro e la qualità del lavoro. Un altro problema sono i proventi, decine e decine di milioni di euro, che derivano dalla vendita dell’energia prodotta grazie ai corsi d’acqua regionali, che vengono intascati dai concessionari privati. La legge del 2019 permette di introitarne una grandissima parte, ora anche tutti, e la Regione potrebbe utilizzarli per le comunità della montagna, interessate dalle derivazioni. Ed infine Sergo ha parlato della quota di cessione di energia a titolo gratuito, sempre prevista dalla legge semplificazioni, che, secondo lui, dovrebbe essere il 100%.  E ha aggiunto che, se vi dovrà essere un partner privato, come sembra, nella Società Energetica Regionale, esso dovrà essere scelto con una regolare gara, e la Regione dovrà avere la maggioranza azionaria. Ma fino a che non verrà presentata la proposta della giunta non si potrà discutere nulla.  Ed egli ha terminato dicendo che su un tema così importante non ci possono essere divisioni politiche ma ci deve essere solo una unità di intenti, scaturita da uno scambio di pareri ed opinioni.

Luca Boschetti, della maggioranza in Regione e già sindaco di Cercivento, ha parlato dell’importanza del coinvolgimento dei sindaci affinché diano il loro contributo nel merito, e ha sottolineato che in questo caso minoranza e maggioranza devono remare nella stessa direzione. Però, ha aggiunto, su quanto bisogna ringraziare la Valcellina, ove i sindaci si sono mossi compatti, mentre in Carnia non è stato sinora così, e sembra quasi che questo argomento faccia a molti paura. Ed anche quando l’assessore Scoccimarro è venuto a precisare che la giunta regionale sta predisponendo una sua proposta di legge, la sala non era certamente piena, e tanti sindaci mancavano all’appello, mentre ci dovrebbe essere, a suo avviso, un po’ più di ‘ardore’, di partecipazione, per un argomento così importante per il territorio, per questa reale possibilità data dallo Stato di cambiare, per una partita di cui si sta giocando la finale. 
E ha ricordato che, per quanto riguarda i canoni delle concessioni, la regione Toscana ha impugnato la legge (9) perché nessuno può sostituirsi alle regioni nel definire le percentuali di ricavo da dare territori, e la Corte Costituzionale le ha dato ragione, definendo che tale canone aggiuntivo è destinato per un importo non inferiore al 60 per cento alle province e alle città metropolitane il cui territorio è interessato dalle derivazioni.

 Renzo Tondo ha parlato degli sforzi precedenti alla legge nazionale, compresa la proposta di legge 27 febbraio 2017 per la costituzione di una Società Energetica Regionale a capitale misto pubblico/privato, e si è detto più che favorevole a sostenere, unitariamente con gli altri partiti, l’applicazione in regione di quanto disposto dalla legge 11 febbraio 2019.

Centrale di Somplago. Da: http://www.ilfriuli.it/articolo/Viaggi/Visite_alla_centrale_idroelettrica_di_Somplago/11/156634

Honsell ha ringraziato Barazzutti per aver esposto in modo rigoroso, da ‘lectio magistralis’ la ricaduta sul territorio ed anche sul sociale delle derivazioni ed opere per le grandi centrali idroelettriche, ed ha richiamato quanto deciso dall’Europa sulla ‘freshwater’, che, per raggiungere l’obiettivo di tutelare e ripristinare in modo più naturale possibile i corsi d’acqua, ha stanziato risorse importanti. E se da un lato si deve tenere conto del fatto che si devono eliminare le fonti fossili, dall’altro non si può produrre energia a scapito dell’ambiente. Ed a suo avviso sarebbe importante che, nel merito di quanto si va dicendo a Bruxelles, ma anche per cercare soluzioni di produzione di energia, intervenissero anche i parlamentari europei, non presenti ad Alesso, per permettere ulteriori approfondimenti in materia. E ha auspicato pure un passaggio dei lavoratori nell’idroelettrico al settore pubblico, perché ci sono state, in alcuni casi, condizioni di lavoro incresciose. 

Aurelia Bubisutti ha sottolineato l’importanza che tutti i politici si impegnino per realizzare al meglio una legge regionale che guardi finalmente ai territori, grazie alle norme nazionali e ha garantito che la giunta regionale, in tempi brevissimi, mostrerà il testo di legge regionale della maggioranza in Regione Fvg, come promesso dall’assessore Scoccimarro, perché questa è un’occasione da non perdere. Ed a suo avviso, non ci saranno grandi differenze tra la proposta di legge della minoranza e quella che andrà a presentare la maggioranza, che sta ricalibrando, sempre secondo lei, sulla base di quanto deciso dalla Corte Costituzionale sul ricorso della regione Toscana e sulla legge della Lombardia, il proprio testo. Quindi hanno preso la parola il presidente del Bim e sindaco di Ampezzo Michele Benedetti, che ha chiesto che, nel testo di legge, la maggioranza inserisca pure la moratoria per le concessioni a future di centraline, ricevendo un fortissimo applauso.

Subito dopo è intervenuta Fabia Tomasino del Comitato Val Cellina Val Meduna, che si è presentata come rappresentante dei promotori del documento sottoscritto da 23 sindaci, posto all’attenzione anche del Comitato della Valtellina e Valchiavenna. (10). Ha informato quindi i presenti che la Regione Lombardia aveva già prodotto una legge nel merito, ma che la stessa è stata impugnata a suo avviso vergognosamente, perché comunque allo Stato rimangono chiare funzioni di controllo. Ha sottolineato, quindi, il lavoro comune fatto fra il Comitato ed i sindaci, risultato molto produttivo, ed ha parlato della situazione del loro territorio, grande produttore di energia, e dove si trovano due grandi dighe. Ed ha sottolineato che si deve volgere lo sguardo al Trentino Alto Adige, dove la Provincia di Bolzano ha il 100% delle azioni dell’idroelettrico e dà energia al suo territorio. (11). Ed ha comunicato che anche i lavoratori per la Edison hanno dovuto subire condizioni di lavoro pessime.

Diga di Barcis. Modalità Creative Common. Di Dage. Looking for Europe. Immagine scattata nel 2018. Da: https://www.flickr.com/photos/64148082@N02/44945337844.

Marco Iob del Cevi ha sottolineato le problematiche che, nel tempo, hanno presentato le società partecipate miste pubblico – privato, dove in genere il privato si è rivelato molto più forte del pubblico. Egli pertanto ha chiesto se non sia preferibile una soluzione di partenariato. Sergo ha risposto che vi sono tre opzioni possibili, ma bisogna vedere se la Regione intende farsi parte attiva, ed, a suo avviso, non vi sono grandi differenze tra il partenariato e la società mista a maggioranza sempre però regionale, e per ora la Regione deve imparare a gestire, per poi poterlo fare totalmente in proprio.

E sulla struttura societaria della Società Energetica Regionale è intervenuto anche Massimo Moretuzzo, dicendo che è ora di finirla con il profitto privato su beni pubblici e comuni. Ha quindi parlato della possibilità, nella erigenda Società Energetica Regionale, dell’affidamento in house ed ha chiesto per la montagna il 100% del ricavato della attività del grande idroelettrico. Marco Lepre si è soffermato sul riequilibrio dell’ambiente naturale in montagna, e sulla storia degli impianti Sade, costruiti per fornire di energia a porto Marghera, senza dare di fatto nulla alla Carnia, dove anzi, i piccoli industriali pagavano l’energia elettrica più di altri. Ed ora si deve guardare alla Valle d’Aosta ed al Trentino Alto Adige.   

Infine è intervenuto Aldevis Tibaldi, che ha detto pari pari, che la popolazione non è soddisfatta della politica regionale in tema ambientale e non da ora. Le normative sulle acque sono per metà in vigore per per metà no, i controlli regionali deficiano, la burocrazia regionale è mastodontica, non vi è dialogo alcuno con il facente funzione del Magistrato delle Acque.  Per quanto riguarda la diga di Barcis, egli ha affermato che è un ‘pericolo incombente’ perché il deflusso è solo al 50%, e se venisse riempita potrebbe avere dei problemi. Inoltre ha chiesto che gli introiti dell’idroelettrico vengano utilizzati per servizi alla popolazione, per energia agli ospedali, alle scuole, per trasporti eccetera, cosa su cui sono tutti d’accordo. Ed ha chiuso con questa proposta, già applicata in altre regioni. Quindi, dopo aver sentito sia Marco De Biasio sia Aldevis Tibaldi, ritengo che sarebbe importante che la Regione, all’atto di diventare proprietaria delle centrali, verificasse le problematiche presenti nelle infrastrutture e ponesse tutto ‘nero su bianco’.

Infine Franceschino Barazzutti ha informato i presenti sul fatto che è stata allestita una mostra itinerante sulla montagna, e sui prossimi incontri con lo stesso tema.  

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Note.

(1) Il riferimento è: Proposta di Legge n. 193, presentata dai consiglieri Roberto Revelant e Renzo Tondo di Autonomia Responsabile, Riccardo Riccardi di Forza Italia, Alessandro Colautti e Luca Ciriani di Alternativa Popolare/Ncd-Fratelli d’Italia/An forza Fvg, Claudio Violino del Gruppo Misto, Enzo Marsilio del Pd, il 27 febbraio 2017, relativa alla “Costituzione della Società energia Friuli Venezia Giulia SEFVG. Recepimento del decreto legislativo 23 aprile 2002, n. 110 (Norme di attuazione dello Statuto speciale della regione Friuli Venezia Giulia concernenti il trasferimento di funzioni in materia di energia, miniere, risorse geotermiche e incentivi alle imprese” in: https://www.consiglio.regione.fvg.it/iterdocs/Serv-LC/ITER_LEGGI/LEGISLATURA_XI/TESTI_PRESENTATI/193_RTF.pdf).

(2) 66 per Elvis Del Tedesco, Centrale di Somplago – Somplago (Ud), in: https://www.progettodighe.it/main/le-centrali/article/centrale-di-somplago-somplago-ud.

(3) 73 per: https://it.wikipedia.org/wiki/Diga_di_Sauris.

(4). In precedenza la Carnia ed il Friuli avevano cercato di iniziare la realizzazione di un loro progetto di sfruttamento in modo autonomo delle acque del Tagliamento per produrre energia idroelettrica, creando l’Ente Autonomo Forze Idrauliche in Friuli, scontrandosi però con interessi grossissimi. L’ Ente fu poi chiuso dal fascismo, che concesse lo sfruttamento delle acque carniche alla S.A.D.E. Cfr. sull’argomento il capitolo: L’Ente Autonomo Forze Idrauliche in Friuli, in: Laura (M) Puppini, Cooperare per vivere. Vittorio Cella e le cooperative carniche (1906-1938), 1988, Gli Ultimi, pp. 175-192, leggibile su www.nonsolocarna.ifo in: https://www.nonsolocarnia.info/cooperare-per-vivere-di-laura-puppini-parte-i/.

(5). Cfr. Lago di Cavazzo: ultima puntata. Rinaturalizzazione o lago finito? In: www.nonsolocarnia.info. (https://www.nonsolocarnia.info/lago-di-cavazzo-ultima-puntata-rinaturalizzazione-o-lago-finito/), ed anche: Il Lago di Cavazzo, tra sogno, natura e sfruttamento, sempre in: www.nonsolocarnia.info.

(6). Si potrebbe definire l’insieme delle situazioni che accaddero in Carnia con la Sade, sfruttamento globale delle forze umane e delle risorse territoriali. E si veda come lavorare in condizioni disumane, e Barazzutti lavorò anche lui per qualche mese, con la ditta Monti, tanto da definirle tali, era considerato un vantaggio, e ci voleva magari la raccomandazione del prete del paese, tanta era la miseria nel secondo dopoguerra, tanta era la fame. (Cfr. Elio Bullian. La storia dei fratelli Lucchini, comunisti e partigiani, ed altre storie ampezzane, in: www.nonsolocarnia.info). Quivi si legge che: «per i comunisti ad Ampezzo la vita non era facile, ed esser comunisti era l’antitesi del “passaporto”, diciamo così. Ed i fratelli Lucchini erano comunisti. Nel 1946, comunque, Mario Ottavio e Francesco erano ancora qui, e lavoravano, mi pare, alla costruzione della diga di Sauris.  Ma la Sade, finiti i lavori principali, ridusse il personale alle sue dipendenze e licenziò molti operai, in particolare quelli comunisti o simpatizzanti per il comunismo, tenendo al lavoro quelli che avevano qualche appoggio in particolare dal prete. Ma in seguito, per non avere in loco mine vaganti, assunsero anche qualche comunista, per esempio Antonio De Luca, che era mio cugino, e Francesco Fiorenza, “Cecchino”».

(7). Il testo della proposta di legge regionale 98/2020 presentata il 24/672020 è scaricabile da: https://www.consiglio.regione.fvg.it/iterleggi/pagine/Dettaglio.aspx?NUM=1828&LEG=XII&TIP=Proposta%20di%20legge%20regionale&PROPP=&PRM=

(8) «L’ articolo 11-quater della legge 11 febbraio 2019, n. 12, dispone una modifica al Dlgs n. 79/1999 prevedendo una vera e propria regionalizzazione della proprietà delle opere idroelettrica, alla scadenza delle concessioni o nei casi di decadenza e rinuncia alle stesse.
Più in dettaglio, è previsto il trasferimento a titolo gratuito alle Regioni delle cosiddette “opere bagnate” (dighe, canali, condotte, ecc.); per le cosiddette “opere asciutte” (fabbricati, macchinari, apparati elettrici, ecc.), invece, è stabilita la corresponsione di un prezzo da quantificare, secondo precisi criteri, al netto dei beni ammortizzati.
È inoltre disposto che le Regioni, “ove non ritengano sussistere un prevalente interesse pubblico ad un diverso uso delle acque, incompatibile con il mantenimento dell’uso a fine idroelettrico”, possono assegnare le concessioni di grandi derivazioni idroelettriche: – ad operatori economici individuati attraverso l’espletamento di gare con procedure ad evidenza pubblica; – a società a capitale misto pubblico privato nelle quali il socio privato è scelto attraverso l’espletamento di gare con procedure ad evidenza pubblica;
– mediante forme di partenariato pubblico-privato». (Da: https://www.nextville.it/news/3589). Il testo della legge si trova pubblicato in G. U. 12 febbraio 2019, pp 87-93. Per quanto riguarda l’argomento in oggetto, cfr. gli articoli 11 ter e 11 quater).

(9). Per il ricorso della Regione Toscana, cfr. https://www.eius.it/giurisprudenza/2020/409. Ivi è riportata la sentenza n. 155 della Corte Costituzionale, emessa il 21 luglio 2020. Ivi si legge che « Con ricorso notificato il 10-15 aprile 2019 e depositato il successivo 17 aprile (reg. ric. n. 53 del 2019), la Regione Toscana ha impugnato l’art. 11-quater della legge 11 febbraio 2019, n. 12 (recte: art. 11-quater del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, recante «Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione», convertito, con modificazioni, nella legge 11 febbraio 2019, n. 12), nella parte in cui, attraverso l’inserimento dei commi 1-quinquies e 1-septies nell’art. 12 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 (Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica), dispone che il canone di concessione delle grandi derivazioni idroelettriche, previsto al comma 1-quinquies, ed il canone aggiuntivo, di cui al successivo comma 1-septies, corrisposti alle Regioni, siano rispettivamente destinati – per almeno il (o per un importo non inferiore al) 60 per cento – alle Province e alle Città metropolitane il cui territorio sia interessato dalle medesime derivazioni». Nel merito così ha deliberato la Corte costituzionale: P.Q.M.
La Corte Costituzionale dichiara l’illegittimità costituzionale dell’art. 11-quater del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135 (Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione), convertito, con modificazioni, nella legge 11 febbraio 2019, n. 12, che ha inserito i commi 1-quinquies ed 1-septies nell’art. 12 del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79 (Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica), limitatamente, nel comma 1-quinquies, al periodo «Il canone così determinato è destinato per almeno il 60 per cento alle province e alle città metropolitane il cui territorio è interessato dalle derivazioni», e, nel comma 1-septies, al periodo «; tale canone aggiuntivo è destinato per un importo non inferiore al 60 per cento alle province e alle città metropolitane il cui territorio è interessato dalle derivazioni».

(10) Documento dei Comitati friulani Valcellina e Valmeduna sul “Rinnovo delle concessioni di grande derivazione a scopo idroelettrico”, fatto proprio anche dal Comitato lombardo della Valtellina Valchiavenna Valcamonica e da vari sindaci, in: www.nonsolocarnia.info.

(11). Già anni fa Franceschino Barazzutti aveva promosso, un sabato mattina, un convegno sulla gestione dell’idroelettrico in Trentino Alto Adige a Tolmezzo, con relatori anche della Provincia di Bolzano, se ben ricordo, ma eravamo in quattro gatti ad ascoltare.

Laura Matelda Puppini

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