Correva l’anno 2010 quando, dalle pagine del periodico L’Espresso, Giorgio Bocca, con il suo:Questi sono brutti tempi ci regalava delle riflessioni amare sui ‘tempi moderni’. (1).

«Mala tempora currunt, – scriveva – la società italiana nel suo insieme sembra incline al peggio, al mediocre. Le tendenze dominanti nel modo di pensare, nel modo di essere sono preoccupanti, chi ha un naso politico sente tanfo di fascismo. Vediamoli questi brutti segni.

ll primo è che nella nostra politica si è diffusa come una nebbia spessa l’ipocrisia del populismo. Cosa hanno insegnato i grandi legislatori da Licurgo al Mosè del decalogo? A regolare, a controllare gli istinti e gli appetiti umani, a fare entrare nella testa degli uomini il concetto fondamentale di civiltà: non fare ciò che lede i diritti altrui. Ma il populismo praticato dalla maggioranza e da cui anche l’opposizione è tentata che cosa è se non invogliare il popolo a seguire i suoi appetiti, a rifiutare i prezzi, i costi della vita in società?» (2).

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Quindi Bocca si domanda come mai oggi «in tutti i paesi ricchi le mafie tendono a diventare componenti stabili, inevitabili degli equilibri sociali». Questo a suo avviso accade perché il denaro è diventato «il più importante dei valori» e ciò comporta che «chi è padrone del denaro comunque fa parte del potere», solo perché lo possiede. (3).

Ed è idea populista, (nell’accezione negativa del termine), sempre secondo Bocca, «che il governo del paese possa essere affidato alle platee televisive dove gli urlatori hanno la meglio sui pensatori. La partecipazione di tutti all’informazione di massa, la finta partecipazione di tutti che la televisione simula sapendo di mentire, alla fine ha prodotto la disinformazione generale sostituita dalla faziosità, dal ‘tifo’» (4).  

«La lettura dei giornali che di solito apre le nostre giornate – continua il noto scrittore –  ci mette davanti a questa tristezza: migliaia di persone hanno impegnato la loro intelligenza, la loro passione politica, la loro memoria, la loro scrittura per mentire, per ridurre le notizie, i ragionamenti a propaganda. E non è tutto. Al piacere di essere faziosi, mentitori, diffamatori si unisce quello di servire; il popolo sovrano, come lo chiamano, che è andato a votare alle elezioni europee per il governo dell’Europa, ignora volutamente come noiosi, come complicati i problemi dell’Europa, mandando al parlamento europeo i politici di serie B, bocciati alle elezioni italiane, come premio di consolazione.

Di fronte a questo voto ignorante e incosciente, da gregge, risultano più comici che impudenti gli elogi sperticati che i professionisti della politica rivolgono ai cittadini elettori o l’intercalare furbesco sugli italiani “che non sono stupidi, che non si fanno ingannare, che a loro non gliela fa nessuno”». (5).

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«Come chiamare questo periodo della nostra storia? -prosegue Bocca – Deludente, mediocre ripetizione. Dopo gli anni feroci ma memorabili della guerra di liberazione, dopo gli anni della fervida ricostruzione e del ritorno alla democrazia sembrava finalmente che il Paese avesse trovato la strada di una crescita civile duratura, la strada dei diritti ma anche dei doveri e delle conoscenze, non quella di mandare a governare l’Europa chi dell’Europa non sa niente. Fedele Confalonieri, l’amico da una vita di Berlusconi, dice che Silvio è “come Anteo, se lo butti a terra moltiplica le sue forze”. Ma il governo di un paese non è una gara di sollevamento pesi o di tiro alla fune, è la voglia, il tentativo di ridurre la giungla degli appetiti individuali al rispetto delle buone leggi». (6).

Se Bocca avesse scritto oggi, tra internet, facebook, tik tok, Instagram e quant’ altro, tra una politica fine a sé stessa ed a chi la pratica, lontanissima dal popolo italiano e dai suoi bisogni, e con l’eterno sogno del premierato (chissà perché istintivamente mi vien da scrivere primariato) che vuol dire potere assoluto e che, secondo me, porta ancor più dritto a un nuovo fascismo anche se con caratteristiche peculiari ed ad un governo totalitario, io credo che Giorgio Bocca sarebbe stato ancora più duro.

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Nel 2010 dominava ancora, da poco meno di un ventennio, sulla scena politica italiana Silvio Berlusconi, che ha sempre, secondo Giorgio Bocca, rincorso il sogno di avere il potere assoluto il più possibile. E così il noto giornalista ed intellettuale scriveva su L’Espresso il 18 dicembre 2010 in un articolo intitolato “Bugie in nome della pace”: «Da noi il capo dello Stato (Giorgio Napolitano allora n.d.r.) ripeteva il suo appello alla concordia nazionale, fra il consenso quasi unanime dei capi di partito, a cominciare dal cavaliere di Arcore che con ogni mezzo di pressione e di seduzione sta cercando, dalla bellezza di quindici anni, di affossare la Repubblica democratica e di istaurare quella presidenziale e autoritaria che più gli aggrada». (7).

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Ed ora a che punto siamo? Lima la democrazia qui, limala là con una scusa o l’altra, mentre l’autonomia differenziata sta distruggendo lo Stato ed anche i servizi puntando al caos primigenio dove nulla aveva un ordine, un governo di estrema destra taglia servizi pubblici e punta al premierato come Berlusconi, mentre quest’ultimo pare beatificato d’ufficio dalla destra (vedi anche, in Fvg, la reazione di Fedriga e Riccardi al Consiglio Regionale nei confronti di Furio Honsell, rimasto seduto al ricordo dell’uomo di Arcore, quando l’alzarsi non era minimamente atto dovuto (8)). E i presidenti di giunta regionale e gli assessori eletti e spesso non eletti si sentono, da quello che a me pare almeno qui, ormai i nuovi capi e capetti, e spesso puntano anche loro, seguendo la stessa logica e presi a mio avviso dall’ebrezza del potere, al terzo mandato, unico problema che ai vertici regionali del Fvg pare interessi, oltre alla concentrazione di potere nelle stesse mani, ed il riferimento è in particolare a Riccardo Riccardi, mai eletto ma potentissimo. Ma sono opinioni mie criticabilissime, e se erro vi prego di correggermi. Però se stiamo vivendo ormai al di fuori di un contesto realmente democratico, come ipotizzava già nel 2010 Giorgio Bocca, allora è comprensibile che qualcuno pensi ( o sussurri in un angolo remoto ad un amico, sperando di non esser ascoltato) che sindaci ed altri non vogliano mai prendere posizione contro gli uomini al comando per non perdere poi qualsiasi contributo a prescindere. Ma chi oserebbe chiamare questa democrazia?

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Un altro articolo interessante, salvato dal mio cassonetto, è quello di Edmondo Berselli intitolato “Nel mondo delle favole” in L’ Espresso 18 febbraio 2010. Sottotitolo “Dire sonore bugie: è la tecnica da talk show inventata dagli spin doctor del centrodestra. Che funziona”. Queste parti del testo.

«Una delle tecniche da talk show inventate dagli spin doctor del centrodestra è semplice e irresistibile: dire sonore bugie. E poi ripeterle. Le bugie sono inconfutabili, anche perché ammutoliscono gli interlocutori; richiederebbero verifiche d’archivio, e in studio non c’è ovviamente né modo né tempo.

Poche settimane fa, all”Infedele’ di Gad Lerner, una giovane esponente del Pdl, Francesca Pascale, consigliere provinciale a Napoli dopo una carriera in televisioni locali, ha aperto il suo discorso accusando esplicitamente Rosa Russo Jervolino di avere compiuto brogli alle elezioni comunali di Napoli. Qualche voce si è levata a contestare questa affermazione, priva di ogni prova, Lerner ha puntualizzato, ma dopo qualche minuto la discussione ha naturalmente cambiato segno, e dei brogli della Jervolino non si è più parlato.

Per la cronaca, la Jervolino ha querelato, ma prima di una sentenza definitiva passeranno alcuni anni e intanto la signorina Pascale avrà ottenuto il suo scopo. Perché in casi come questo ciò che interessa ai protagonisti non è rivelare qualcosa, uno scandalo, una verità nascosta, ma semplicemente far vibrare un elemento emotivo. Poco importa della verità: importa che l’intera audience venga coinvolta in una vera o falsa entità semantica, che metta nella memoria quella dichiarazione, in modo che al momento buono risuoni ancora nell’intelletto l’equazione Jervolino uguale brogli. Vera, falsa, mah.

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A proposito, basta ascoltare due o tre esponenti del Pdl per accorgersi che le bugie sono pianificate e costruite con perfetta sapienza. Per fare qualche esempio: “Gli italiani hanno fatto capire che vogliono una giustizia che funzioni”. Figurarsi, gli italiani. Diffidare di qualsiasi politico che attribuisce “agli italiani” una volontà generale indiscutibile, e un ‘mandato’ degli elettori alla politica». (9).

Ed intanto, «si è riusciti per esempio a far diventare la giustizia una questione nazionale. In realtà il sistema giudiziario ha soltanto due problemi: uno, la posizione di Silvio Berlusconi; due, l’inefficienza di sistema. Il primo problema è praticamente irrisolvibile perché implica il coinvolgimento della politica, e quindi il dibattito sul legittimo impedimento e il processo breve, con l’opposizione che viene considerata ‘giustizialista’ se si oppone a stravolgimenti costituzionali. Il secondo, l’inefficienza del sistema giudiziario, coinvolge la funzione dei magistrati, il loro ruolo, le ore lavorate, l’efficacia delle indagini, e non ultimo la gerarchizzazione del lavoro: quindi non si risolve con leggine o provvedimenti parziali. Ma nei talk show conviene raccontare bugie. All’unisono, gli esponenti del Pdl ripeteranno le loro fole, concordate come sulle veline del Minculpop.

Ma la verità ha l’antipatica tendenza a farsi viva a dispetto delle falsità ufficiali. (…). Che importa. Ciò che conta è trasmettere visioni ottimistiche. Bugie. Ripeterle con sicurezza, sulla giustizia, sulla Costituzione, sull’economia. Signori, questo è il panglossiano migliore dei mondi possibili. Va tutto per il meglio, anzi, andrebbe tutto per il meglio se non ci fosse un’opposizione irresponsabile, ancora condizionata dai comunisti e dai giustizialisti, e incapace di collaborare. Quindi niente musi lunghi».  (10).

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Questo articolo mi ha pure ricordato l’aggressività che era presente in certi incontri televisivi su temi di attualità allora, ma talvolta presente anche ora, dove le destre neppure lasciavano parlare chi aveva una idea diversa dalla loro, riempiendo ogni spazio comunicativo, seguendo la logica del sopruso e dell’interruzione del, per loro, ‘avversario’, in modo che il cittadino ascoltasse solo loro. È per questo che ho quasi smesso di ascoltare programmi di attualità politica (che certe volte parevano trasformarsi in programmi di pressione politica a mio avviso) con diversi interlocutori. Ma questo dimostrava e dimostra anche un limite pure dei conduttori anche se devo dire che ora forse è un po’ meglio e un paio di loro fanno la differenza.

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Altro articolo interessante è quello di Piero Messina intitolato: “Il Mossad ci dà una mano”. Sottotitolo: “Per la sicurezza degli aeroporti anche la consulenza dei servizi segreti esteri. Parola del presidente Enac.

L’ “Istituto per l’intelligence e servizi speciali” conosciuto semplicemente come Mossad è l’agenzia di intelligence e un servizio segreto dello Stato d’Israele, focalizzato sulle operazioni all’estero. Non sappiamo però se questa collaborazione sia ancora attiva, ma da quello che si legge, 13 anni fa, giochi di simulazione di passaggi di terroristi venivano svolti, per studiare metodi di prevenzione, nei nostri aeroporti, come raccomandato dalla commissione europea, con il coordinamento dei servizi segreti italiani e «con il contributo metodologico dei veri specialistici del settore: l’m 16 ed il Mossad» (11).

Può darsi che l’Europa non voglia essere, in questa storia della carneficina del popolo palestinese o strage degli innocenti che dir si voglia, che corona le uccisioni ed angherie precedenti, contro il governo di Israele che le attua semplicemente perché Europa e Israele collaborano a chissà quale livello già da tempo. E quindi via umanità, morale ed etica e coloro che potrebbero aver qualcosa da ridire sullo sterminio in atto di donne, bambini, uomini innocenti, che Israele sta perseguendo anche tramite i coloni, che giocano al tiro al piccione con i palestinesi che, in Cisgiordania, raccolgono olive. Ma non è accaduto solo ora, tra un quasi totale silenzio generale della politica italiana ed europea. Perché le ragioni di stato, le logiche degli uomini e delle donne di potere ed al potere, non guardano ai bimbi, alle mamme, ai contadini ed ai poveracci non hanno neppure il concetto di ‘pietà’ nel loro vocabolario, ma agiscono solo in base a “O sei con me o sei contro di me” ed ai propri meri interessi. Ed è possibile che pregresse alleanze da ‘patto più forte dell’acciaio’ legassero e leghino Usa, Ue, e governo israeliano, con la clausola anche se non esplicita, che ognuno debba ritenere buono e giusto tutto quello che fanno gli uni e gli altri.

E la logica del potere, legata all’ossessione per la sicurezza, rischia di far cancellare tutto quello che viene vissuto come possibile fonte di insicurezza, anche solo presunta. Fra i palestinesi si nascondono gli uomini di Hamas, ci dice Israele, e quindi, par proprio di capire, si deve sterminare tutta la popolazione palestinese di Gaza e dintorni, lasciandola morire di fame, di sete e senza energia e pure fra atroci dolori, cacciati da Gaza nord e spinti a Gaza sud per poi bombardarli. E sono bimbi e donne incinte, madri vecchi e malati, pastori e coltivatori, da anni vessati e calpestati dal governo israeliano, mentre altri palestinesi anche della Cisgiordania, da tempo sono diventati bersagli facili e disarmati di coloni ebrei assetati di terra e potere. (12). Ma non mi riferisco solo a questo e penso alla situazione assurda di Julian Assange, cittadino australiano, reo di aver pubblicato la realtà dei crimini anche americani. Ma forse gli USA devono nascondere tutto per apparire i puri che non sono mai stati.

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Sempre su L’ Espresso del 18 febbraio 2010 possiamo pure leggere un articolo di Antonella Caruso intitolato: “Saddam è tornato a Bagdad” che ci riporta all’essere senza pace dell’Iraq, dopo l’invasione da parte degli Usa e dell’Europa, dove dominava il premier Saddam Hussein, ma dove convivevano musulmani e cristiani tanto che un vice primo ministro era pure Tāreq ʿAzīz, di fede cattolica caldea, morto in carcere a Nassirya. Ma ritornando all’articolo sopra citato, il suo sottotitolo è il seguente: «Attentati quotidiani con centinaia di morti. E i nostalgici del defunto rais che cercano la rivincita. Per contare nel processo politico. Così un paese spaccato va al voto”.  

E non a caso su https://it.euronews.com/2023/03/20/linvasione-delliraq-20-anni-dopo-la-situazione-e-disastrosa, si legge che: «Il 20 marzo 2003 la coalizione a guida americana invase l’Iraq per liberarsi di Saddam Hussein, presunto sostenitore del terrorismo di matrice islamica e presunto possessore di armi chimiche. Quello che inizialmente fu visto con favore dagli iracheni, 20 anni dopo si è rivelato un disastro. 20 anni dopo la guerra in Iraq, iniziata il 20 marzo 2003 da una coalizione guidata dagli Stati Uniti (vi parteciperà anche l’Italia: il presidente del Consiglio italiano era Silvio Berlusconi), la situazione nel Paese è disastrosa. La maggior parte dei giovani è disoccupata, miliardi di entrate derivanti dal prezzo record del petrolio vengono esportati da élite corrotte, le milizie dominano ancora alcune parti del Paese e la formazione di un governo stabile è sempre un’impresa ardua. Milioni di giovani iracheni stanno lottando per avere prospettive future». (13).

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Inoltre mi pare interessante pure l’articolo di Alberto D’ Argenzio intitolato “Attacco all’ Europa”, in L’Espresso 18 febbraio 2010. Sottotitolo: “Grecia, Spagna e Portogallo: la speculazione prende di mira i paesi più deboli e l’euro perde sul dollaro. Bruxelles cerca di erigere difese, ma manca l’unità politica ed il futuro della Ue è a rischio”.

L’ articolista, da Bruxelles, ci racconta che già allora, nel 2010, una crisi economica si stava abbattendo sulla penisola ellenica e da essa stava rischiando di volgere verso la penisola iberica, l’Italia ed il Belgio, ed i paesi con un debito più alto. E Paul De Grauwe, economista all’università cattolica di Lovanio e consigliere di Barroso si meravigliava, allora, che i mercati non avessero ancora attaccato l’Italia. (14). 

E così sull’ articolo: «La crisi tocca il cuore dell’Europa unita e la sua creatura più cara, l’euro, che nelle ultime settimane ha perso terreno rispetto al dollaro. Ma non lo tocca solo, lo colpisce con forza, sperando di mandarlo a tappeto. Il “Financial Times, citando i dati del Chicago Mercantile Exchange, parla di un attacco speculativo di 8 miliardi di dollari […] contro l’euro e le sue economie più fragili, […] mentre il tempo stringe. La Grecia deve finanziare metà del suo debito da qui fino a fine maggio per circa 27 miliardi di euro. Ce la farà? E a che prezzo, con i tassi di interesse sul debito e i Cds (Credit dafault swap n.d.r.) schizzati alle stelle?» (15).  

Ma non siamo anche ora, in nome del libero mercato, schiavizzati dagli Usa, che vogliono la supremazia del dollaro sull’euro, e pare che lo abbiano raggiunto grazie alla Von der Leyen ed al suo sostegno sconsiderato alla guerra in Ucraina che si poteva evitare, e che ha tolto agli ucraini: vite umane, paesi interi, terra fertile, diritti e democrazia ed a noi energia ed economia, trasformandoci in un paese per molti a povertà energetica, e con energia carissima, tanto da temere il tracollo?

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E chi governava prima qui? Diciamocelo senza peli sulla lingua: Berlusconi e c, ma almeno Berlusconi aveva fatto sull’energia una politica più accorta, di accordi con Gheddafi, sotto il quale, a posteriori, pare proprio che la Libia stesse meglio di oggi e che noi avessimo meno migranti in fuga, e di accordi con Putin per il gas. E di questo gli va dato atto.

Invece oggi l’Europa, senza un minimo di calcolo politico- economico, si è lasciata trascinare nell’azzardo ucraino, inutile e pericoloso, e chi governava e governa l’Italia? L’uomo di Bruxelles, Mario Draghi, su cui è meglio lasciar perdere e poi la Meloni e c. che hanno l’ossessione del premierato. Chi comandava in Grecia prima del tracollo? Non certo le sinistre, ma, dopo il colpo di Stato dei colonnelli, che le ha spazzare via, ci sono stati diversi governi che, pare, in nome di ‘la privatizzazione è bella’, si sono posti nell’ ottica di vendere beni pubblici a privati che si sono arricchiti, se ben ricordo, per giungere all’autunno del 2009, quando il neo-primo ministro Giōrgos Papandreou rivelava pubblicamente che i bilanci economici trasmessi dai precedenti governi greci all’Unione europea erano stati falsificati con l’obiettivo di garantire l’ingresso della Grecia nella Zona Euro. (16). Non solo: la crisi greca, che ha avuto uno dei suoi apici nel 2015, quando è stato chiaro a tutti che la situazione politica e sociale era precipitata e che le restrizioni avevano portato a conseguenze pesanti sul piano dell’occupazione e della protezione sociale, con una forte crescita della povertà. (17). Allora in Grecia, ora accadrà in Italia, da quello che si vede all’orizzonte. Ed in Grecia sono riusciti persino a vendere a cinesi il porto del Pireo, facendo fare a questi un grosso guadagno, non certo al popolo Greco (18) ed il porto di Salonicco.  

«Dopo gli aeroporti e il Pireo, la Grecia vende anche il porto di Salonicco. – si legge su: https://www.webitmag.it/grecia-gli-aeroporti-pireo-venduto-anche-porto-salonicco_127472/.
«L’agenzia ellenica per le privatizzazioni Hrdaf ha confermato l’accordo di vendita per 1,1 miliardi di euro del 67% della proprietà dei moli del porto di Salonicco a un consorzio internazionale guidato dai tedeschi del gruppo Deutsche Invest Equity Partners, e comprendente le francesi Terminal Link Sas e Cma Cgm, l’azienda pubblica cinese China Merchants Holdings International. Unica concessione alla nazione ospite il gruppo greco Belterra Investments, controllato dal miliardario russo-greco Ivan Savvides». (19).

Ed allora chi pagò ed ora chi paga in Grecia? I primi ministri succedutisi ed i colonnelli? Neanche per sogno. Pagò e paga ancora la povera gente, senza sanità, allora ridotta a non avere neppure la possibilità di prelevare con bancomat i propri risparmi, ridotta alla fame. Eppure c’erano anche vie diverse, e invano Yanis Varoufakis, noto economista greco, cercò di portarle in Europa, per sostenere la sua gente ed il suo popolo. Semplicemente di fatto gli fu impedito dal Consiglio europeo con mezzucci di esprimerle (20), perché la via autoritaria e schiavizzante per il popolo greco, voluta dalla Ue ormai pare al servizio delle multinazionali, in primo luogo ora delle armi, doveva esser l’unica. Altro che democrazia e lotta al totalitarismo!

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Finiremo così anche in Italia con Giorgia Meloni e gli altri, con la privatizzazione dei beni e dei servizi pubblici che altro non è che passare, svendendo a multinazionali, quanto era nostro, dell’Italia e della Nazione, frutto del lavoro dei nostri padri, secondo me? Leggiamo almeno cosa era accaduto in Jugoslavia, in A.O.I., in Trentino Alto – Adige con il fascismo, per capire cosa può accadere.

Ma forse le destre al potere, come qualcuno sussurra, di politica ed economia capiscono ben poco, ma invece molto di vitalizi per sé e famiglie al seguito, ed anche di come cercare di affossare o almeno piegare il sistema giudiziario, in modo da non avere nessuno a contrastare le loro scelte anche se discutibili. Non lo so, e chiedo lumi. Ma se questo fosse vero, avremmo aperto così le porte ad una mezza dittatura a mio avviso, e se erro correggetemi.

E ritorno a Giorgio Bocca ed alla sua frase che sostiene che qulacuno può iniziare a sentire tanfo di fascismo. Ma, per carità, non l’ho scritto io ed è da verificare, ma non da scartare a priori.

Senza voler offendere alcuno, ma solo prendendo degli spunti da un paio di articoli pubblicati su L’Espresso e salvati dal cassonetto, questo ho scritto come personali considerazioni criticabilissime, cercando di capire senza avere né fede nei politici attuali né la sfera di cristallo. E se erro correggetemi.

Laura Matelda Puppini  

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  1. Giorgio Bocca, Questi sono brutti tempi, in L’Espresso 11 febbraio 2010.
  2. Ivi.
  3. Ivi.
  4. Ivi.
  5. Ivi.
  6. Ivi.
  7. Giorgio Bocca, Bugie in nome della pace, in: L’Espresso il 18 dicembre 2010.
  8. su www.nonsolocarnia.info “Politica regionale Fvg. Sulle scelte, sui metodi e sui linguaggi. scritto da Laura Matelda Puppini.
  9. Edmondo Berselli,Nel mondo delle favole, in L’ Espresso 18 febbraio 2010. Articolo anche pubblicato on line in: https://lespresso.it/c/opinioni/2010/2/12/nel-mondo-delle-favole/26075. Preciso che i nomi sono quelli riportati nell’articolo.
  10. Ivi.
  11. Piero Messina, “Il Mossad ci dà una mano”, in L’Espresso 18 febbraio 2023.
  12. https://www.infopal.it/coloni-sparano-a-contadini-durante-la-raccolta-delle-olive-a-ovest-di-salfit/; https://www.corriere.it/esteri/23_ottobre_29/cisgiordania-hamas-f98e4e52-75c6-11ee-a16a-b8665192755e.shtml.
  13. Cristiano Tassinari, La guerra in Iraq, 20 anni dopo: “La situazione è disastrosa”, in: https://it.euronews.com/2023/03/20/linvasione-delliraq-20-anni-dopo-la-situazione-e-disastrosa
  14. Alberto D’Argenzio,Attacco all’ Europa, in L’Espresso 18 febbraio 2010.
  15. Ivi.
  16. https://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_economica_della_Grecia.
  17. Ivi.
  18. “Grecia sigla cessione porto Pireo a China Cosco”, in: https://www.webitmag.it/grecia-gli-aeroporti-pireo-venduto-anche-porto-salonicco_127472/ e “La privatizzazione del Pireo è stata un affare, ma solo per i cinesi, non per i greci”, in: https://www.huffingtonpost.it/economia/2021/09/05/news/la_privatizzazione_del_pireo_e_stata_un_affare_ma_solo_per_i_cinesi_non_per_i_greci-5267417/
  19. “Grecia, fuori tutto: dopo gli aeroporti e il Pireo, venduto anche il porto di Salonicco”, in: https://www.webitmag.it/grecia-gli-aeroporti-pireo-venduto-anche-porto-salonicco_127472/.
  20. Quando non vi è trasparenza, simmetria di potere, informazione corretta, non vi possono essere democrazia e libertà di pensiero.
  21. “Grecia, fuori tutto: dopo gli aeroporti e il Pireo, venduto anche il porto di Salonicco”, in: https://www.webitmag.it/grecia-gli-aeroporti-pireo-venduto-anche-porto-salonicco_127472/

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L’immagine che accompagna l’articolo è la scannerizzazione di una parte del primo articolo di Giorgio Bocca qui citato. L.M.P.

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/11/bocca-espresso-2010-478.jpg?fit=1024%2C948&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2023/11/bocca-espresso-2010-478.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Laura Matelda PuppiniECONOMIA, SERVIZI, SANITÀETICA, RELIGIONI, SOCIETÀCorreva l'anno 2010 quando, dalle pagine del periodico L’Espresso, Giorgio Bocca, con il suo: “Questi sono brutti tempi” ci regalava delle riflessioni amare sui ‘tempi moderni’. (1). «Mala tempora currunt, - scriveva - la società italiana nel suo insieme sembra incline al peggio, al mediocre. Le tendenze dominanti nel modo...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI