C’era miseria durante la guerra, c’era fame durante la guerra. Al poverissimo Giuseppe Candido, Zef di Nano, per esempio, in data 25 luglio 1943, nel corso della campagna ammasso fieno –  1943-1944, la Sezione Provinciale dell’Alimentazione di Udine, precettava 1,50 chilogrammi di fieno, che molto probabilmente la moglie Marianna e le figlie, con immensa fatica, avevano tratto dai monti, (Documento in possesso di Alido Candido, nipote) e c’era la tessera per il pane.

«La tessera del pane era quella annonaria che limitava l’acquisto del pane, come quello di altri generi alimentari, a quantità definite, sulla base, pure, dell’età. Si mangiava poco durante la seconda guerra mondiale, l’alimentazione degli italiani venne regolata dalle tessere annonarie, da tutti chiamate le tessere della fame. Colori diversi per le differenti fasce d’età, verdi per i bambini fino a otto anni, azzurre dai nove ai diciott’anni, per gli adulti grigie. Segnarono la vita di grandi e piccini per un lungo periodo, tutti gli anni della tragedia bellica ed anche dopo, per altri quattro anni, fino al 1949. Il cibo quotidiano veniva distribuito da quei rettangoli di carta che gli uffici municipali dell’annona provvedevano a fornire ogni due mesi, uno per ogni membro della famiglia. Perciò le nostre mamme, numi tutelari dell’appetito familiare, ne divennero gelose vestali, e nelle loro mani si affidava il destino del desinare giornaliero, una sola volta al giorno. (…).  Magri quantitativi per più magre razioni di cibo: duecento grammi di pane al giorno, pane nero fatto di poco grano e di legumi sfarinati, o pane giallo di granturco sfarinato, pane che si induriva, immangiabile, ma che pur bisognava mangiare. Fu allora che la gente cominciò a cantare sottovoce il ritornello “duce duce come na fatt r’dusce, la d’ senza pane e la nott senza lusce”, il primo sintomo di rivolta popolare contro il regime fascista». (Domenico Notarangelo, Le tessere della fame, in: www.la-piazza.it, riportato in www.collezioni-f.it/)».

E mentre gli italiani cercavano di sopravvivere, nel 1941, in piena guerra, l’Opera Nazionale Dopolavoro indiceva un concorso a livello nazionale, per l’ideazione di canzoni patriottiche. Al secondo posto si piazzò, allora, L’ “Inno dei sommergibilisti” (originariamente chiamato “La canzone dei sommergibili), musicato da Mario Rucciore, autore pure di “Faccetta Nera” ed altre canzoni fasciste, e con testo di Zorro, cioè del giornalista Guglielmo Giannini, poi fondatore del Fronte dell’Uomo Qualunque. La canzone, resa pubblica nel 1942, divenne rapidamente popolare, e sul medesimo motivo musicale, il popolo costruì una canzone di denuncia delle condizioni di miseria che si stava vivendo, dal titolo: “È così che vive l’italian”, il cui ritornello, secondo una fonte è:

«È così che vive l’italian / compra sotto man / la polenta e il pan./ Delle leggi e dell’avversità / se ne infischia perché sa / che mangerà!»  

(https://it.wikipedia.org/wiki/Inno_dei_sommergibili).

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Io, da ragazzina, sentii molte volte cantare la versione popolare dell’Inno dei sommergibilisti, da mia madre, la dott. Maria Adriana Plozzer Puppini  e da mio zio Umberto Plozzer, che me lo insegnarono.

Essi avevano imparato la canzone da Andreina D’ Orlando, che, gettata fuori casa sua dai cosacchi, come la sua famiglia, aveva preso alloggio in casa Plozzer.  

Riporto qui il testo della canzone popolare, noto a mia madre, con sotto le parole del testo della canzone dei sommergibilisti, in modo da poter cantare la versione popolare, seguendo, su youtube: “Inno dei Sommergibilisti” (cantato) – YouTube https://www.youtube.com/watch?v=OSdeAk6nca0.

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Passano i commestibili/ Preziosi ed invisibili/ Olio, prosciutto/ salame e strutto/ Formaggio e baccalà!

Sfiorano l’onde nere nella fitta oscurità/ dalle torrette fiere ogni sguardo attento sta.

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Passano i commestibili/ Preziosi ed invisibili/ Olio, prosciutto/ salame e strutto/ Formaggio e baccalà!

Taciti ed invisibili/ partono i sommergibili!/ Cuori e motori/ d’assaltatori/ contro l’immensità!

E va/ ciascuno va/ Portando pasta, uova,/ riso, latte e vino./ Pagar/ senza fiatar/ qualunque prezzo che domandi il contadino.

Andar/ pel vasto mar/ ridendo in faccia a monna/ Morte ed al Destino!/Colpir/ e seppellir/ ogni nemico che s’incontra sul cammino!/

È così che vive l’italian/ Compra sottoman/ La farina e il pan!/ Della guardia e delle autorità/ Se ne infischia perché sa/ Che mangerà.

È così che vive il marinar/ nel profondo cuor/ del sonante mar!/ Del nemico e dell’avversità/ se ne infischia perché sa/  che vincerà.

Alla stazion la guardia La valigia vuol guardar/ Ma l’italiano furbo sotto il naso gliela fa./ Passano i commestibili/ preziosi ed invisibili/ Olio, prosciutto/ salame e strutto/Formaggio e baccalà.

Giù sotto l’onda grigia di foschia nell’albeggiar/ una torretta bigia spia la preda al suo passar!/ Scatta dal sommergibile/ rapido ed infallibile/ dritto e sicuro/ batte il siluro/ schianta e sconvolge il mar!

È così che vive l’italian/ Compra sottoman/ La farina e il pan!/ Della guardia e delle autorità/ Se ne infischia perché sa/ Che mangerà.

È così che vive il marinar/ nel profondo cuor/ del sonante mar!/ Del nemico e dell’avversità/ se ne infischia perché sa/  che vincerà.

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Spero che riusciate a cantare la canzone popolare, in ogni caso cercherò di registrarla ma non sono granchè come cantante.  Anche questi testi sono importanti, a livello documentale, per capire come vivevano gli italiani al tempo della guerra.

28 aprile 2016: Aggiornamento

In: Strofette antifasciste sulla fame e “la borsa nera” in http://www.ildeposito.org/archivio/canti/strofette-antifasciste-sulla-fame-e-la-borsa-nera, sono riportate, 2 strofe, cantate sulla melodia dell’Inno dei sommergibilisti:

La prima è la seguente:

«È così che vive il podestà/ col bötér in ma/ la farina söl spassacà/ del nemico e delle avversità/ lui se ne infischia perché sa/ che mangerà»
(sull’aria della “Canzone dei sommergibili”, raccolta in Lombardia)

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La seconda è questa:
«Andar di qua e di là, / chiedendo pasta, frutta, riso, uva e vino/  Pagar senza esitar/ qualunque prezzo/ che ci chiede il contadino.
È così che vive l’italian:/ compra sotto man/ la polenta e il pan./ Delle leggi e dell’avversità/ se ne infischia/ perché sa/  che mangerà!
(sull’aria della “Canzone dei sommergibili”, raccolta nel cuneese).

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Anche mia madre mi pareva dicesse che la sua amica Andreina aveva imparato la canzone da una parente che abitava a Milano.

Laura Matelda Puppini

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