Per il fiume Tagliamento, bene comune e patrimonio dell’umanità, come ogni corso d’acqua o lago o sorgente.
Quest’ estate i problemi ambientali sono in primo piano in Carnia ed in Friuli, ma avrebbero dovuto esserlo già da molti anni. Centrali e centraline hanno alterato l’ecosistema fluviale ed il Dio denaro ha preso il sopravvento su Geo, la terra.
Ma dopo aver parlato di tante situazioni, ora intendo ritornare sul fiume Tagliamento ed alla bocciatura, da parte della maggioranza regionale, dello stesso come patrimonio dell’umanità Unesco, invitandovi a firmare, su change.org, la petizione ‘Il Tagliamento sia patrimonio mondiale naturale Unesco’, che ha già collezionato oltre 12.000 sostenitori.
_________________
Inizio quindi questo articolo con una considerazione: un fiume è sempre un patrimonio dell’umanità, indipendentemente da Unesco o meno, e lo è anche un torrentello di acqua dolce, lo sono le risorgive e le sorgenti, come da secoli le religioni e la mitologia ci hanno insegnato.
E se andate a visitare la basilica di San Clemente in Roma, vedrete che vi è una croce, simbolo dell’albero della vita, da cui si dipartono i quattro fiumi dell’Eden: il Fison, il Gehon, il Tigri e l’Eufrate. Ed a Roma vi è, a piazza Navona, la celebre Fontana dei quattro fiumi, che rappresenta il Nilo, il Gange, il Danubio, il Rio della Plata, ma vi è anche il Tevere, collegato, nei tempi antichi, a Tiberino fratello di Fonto, dio delle sorgenti. Ma perché vi dico questo? Solo per far capire a tutti l’importanza dei fiumi a cui era associata anche una certa sacralità, e pure in Carnia i fiumi avevano un nome proprio declinato al maschile od al femminile: il Tagliamento, la But, per esempio.
Il Tagliamento, in latino Tulmentum ma anche Tilaventum o Tilaventum è il fiume più importante del Fvg, una lunga scia d’acqua che corre per 170 km dai monti al mare, permettendo all’erica, fiore alpino, di crescere sulle dune sabbiose della sua foce. Non solo: il Tagliamento è fiume lungo le cui sponde si presentarono un tempo popolazioni diverse per usi, costumi ed economia, a cui ‘questo grande padre’ d’acqua detta da bere e da vivere. Ed intorno al Tagliamento ruotò l’economia del Friuli, e il fiume fu pure via di trasporto per il legname, per le merci, per le persone, grazie a barche che lo attraversavano.
Roma. Palazzo senatorio o Campidoglio. Rappresentazione del Tevere. Si noti la cornucopia in mano, simbolo di fertilità ed abbondanza. (Erin Silversmith / GFDL. (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Roman_sculpture.jpg.
La barca a Cavazzo Carnico. Da http://gpascolo.blogspot.com/2015/05/la-conca-ed-i-ponti-di-cavazzo-carnico.html.
Ma il fiume fu pure temuto per le sue piene, ma era anche rispettato, e nessuno un tempo costruiva la casa ‘in ta’glerie’ né alcun comune lo avrebbe mai permesso. Ma ora non è così, ed una delle alluvioni che ha funestato la Carnia e non solo, si è portata via anche una casa, a Terzo o Casanova di Tolmezzo, costruita sulle sponde della But.
_________________
L’11 agosto sono andata a Socchieve, paese che potremmo erigere a emblema del grande Tagliamento in secca grazie alle captazioni, per sentire parlare di un fiume, violato e ferito profondamente in montagna, ma in alcuni tratti ancora integro, per chiedere che venga considerato patrimonio mondiale naturale Unesco, proposta bocciata dalla maggioranza in Regione Fvg, leghista e di destra, con la solita giunta di non eletti come fu con Serracchiani, stravolgendo l’assetto democratico, a mio avviso.
Motivo? Il più assurdo che abbia sentito è quello che così i motociclisti non possono più incidere con le loro ruote la ghiaia del letto del fiume, come se esso fosse una proprietà privata di società motoristiche, (Moretuzzo Socchieve 11 agosto 2020), il secondo è quello che, se la proposta fosse stata accettata, non si sarebbero più potute costruire le casse di espansione o uno sbarramento a Pinzano. Ma queste casse dovevano esser costruite ben 15 anni fa e, già nel 2005, Alfonso Pecoraro Scanio, parlamentare dei Verdi, si era precipitato in regione, invitato dall’ Associazione ‘Assieme per il Tagliamento’, presieduta, se non erro, da Franca Pradetto, per tenere un incontro con le amministrazioni comunali e per sostenere «quanti stanno lavorando contro lo sperpero di denaro pubblico e la devastazione del fiume e dei territori che lo circondano» (Pinzano. Oggi pomeriggio il “verde” incontrerà comitati e amministrazioni. “Casse, arriva Pecoraro Scanio”, in: Il Gazzettino, 5 ottobre 2005). E già allora, 15 anni fa, il progetto era stato definito, senza mezzi termini, “delirante e devastante”.
Articolo dal Messaggero Veneto, 6 ottobre 2005, ove si parla delle casse di espansione come progetto superato. Da: http://www.assiemeperiltagliamento.org/stampa_05_1.htm.
Articolo da Il Messaggero Veneto, 24 settembre 2005, che parla di una delle manifestazioni a favore del Tagliamento, contro le casse di espansione. Da: http://www.assiemeperiltagliamento.org/stampa_05_1.htm.
Ma in Regione Fvg, pare che, bocciato un progetto, lo si riproponga tranquillamente 15 anni dopo, come nulla fosse accaduto o che ne si proponga uno similare e magari ancora più impattante, e fra l’altro io, sotto il ponte di Pinzano, non ho visto invero chiare e fresche acque, da anni a questa parte, ma un rigagnolo circondato da una vastissima pietraia con qualche rovo nel mezzo.
_________________
Inoltre molti anche in Regione dovrebbero leggere l’articolo di Virgina Della Sala, pubblicato da ‘Il Fatto Quotidiano’ il 14 novembre 2019, ma forse sarebbe stato più adatto per la giornata dei morti, intitolato: “I nostri fiumi malati di cemento. Così si sono distrutti in 50 anni”, che mostra una situazione agghiacciante. I dati riportati dalla Della Sala provengono da un dossier dettagliato del Wwf “Un futuro per i nostri fiumi” «110 pagine di dati, cartografie e analisi» (Virgina Della Sala op. cit.).
Detto studio, sottolinea come i nostri fiumi «sono in gran parte ‘canalizzati’, dighe e sbarramenti ne interrompono la continuità, i boschi rìpari vengono tagliati e gli alvei dragati. Inoltre si coltiva in modo insostenibile, molti centri non hanno ancora sistemi fognari adeguati e il consumo di suolo continua a trasformare il territorio». (Ivi). E secondo l’Ispra, già nei tre anni prima del 2016, «le regioni hanno continuato drammaticamente a portare cemento ed infrastrutture dentro la fascia dei 150 metri» (Ivi). Così, tanto per riportare un paio di esempi fra quelli scritti dalla Della Sala, «ad Aulla, in Liguria […] nel 1959 fu costruito un argine a ridosso del fiume che ha portato a edificare fin dentro il corso. Risultato: la città nel 2011 è stata invasa da acqua e fango. E ancora, il Vara, altro fiume ‘impazzito’ nel 2011, pochi giorni fa (novembre 2019 ndr) ha sommerso Borghetto di Vara». (Ivi). E questo è accaduto perché l’alveo attivo dei fiumi è stato ridotto progressivamente, perché si è consumato e si continua a consumare suolo all’ interno di aree ad alta pericolosità idraulica. (Ivi).
E si edifica a ridosso deli fiumi perché «argini e dighe trasmettono un senso di ‘falsa sicurezza’», dimenticando il Vajont. Ma in Carnia ci si dimentica pure quanto accaduto, con l’alluvione Vaia del 2018, a Ovaro, dove l’acqua del Degano, sbarrata da una chiusa, che resta per me un mistero se avesse almeno un portellone di scarico aperto o meno al momento del fatto, superò gli argini e allagò la zona circostante, compresa la chiesetta di San Martino, di alto valore archeologico, zona che si trovava posta a livello più basso del fiume, essendo stato il letto dello stesso ivi artificialmente sopraelevato per motivi di utilizzo economico, decenni fa. Allora crollò anche il ponte di Comeglians, pare a causa, principalmente, dell’intervento dell’uomo sulla parete della montagna di lato.
La forza dell’acqua del Lienza, in località Molinetto della Croda di Refrontolo, causata pure dai vigneti accanto al torrente, che furono trascinati nel letto del fiume e fecero una specie di diga. Da: https://mattinopadova.gelocal.it/regione/2016/04/21/news/tragedia-di-refrontolo-quattro-indagati-1.13337566.
Ponte San Martino ad Ovaro durante l’alluvione Vaia. Ad Ovaro il fiume Degano, il cui corso è stato alterato in vario modo, invase il terreno adiacente e lesionò il ponte. Immagine da: https://www.rainews.it/tgr/fvg/articoli/2018/10/fvg-ponte-san-martino-ovaro-a260a2de-eb2a-465d-a975-a4ca44973880.html.
«In mezzo secolo si è costruito su corsi d’acqua per un’area pari a 310 mila campi di calcio. A rischio alluvione 7,7 milioni di italiani» – si legge in occhiello dell’articolo su ‘Il Fatto Quotidiano’, già citato. Ma cosa vuoi che sia … Per esempio nell’agosto 2014, una bomba d’acqua, che è pure elemento portante dei mutamenti climatici, ha fatto straripare il torrente Lierza, sembra anche parzialmente ostacolato nel suo corso da detriti, rami, vigne, finiti nel suo alveo a causa della forza dell’acqua, che ha travolto i partecipanti alla sagra degli Omini nel paese di Refrontolo, in località Molinetto della Croda, causando morti e feriti anche per la caduta del tendone. (https://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2014/3-agosto-2014/bomba-d-acqua-trevigiano-4-morti-zaia-chiedo-stato-calamita-223680333980.shtml).
Ma il problema non è questo: è come mai si è permesso che, lungo l’asse del torrente Lierza, si trovassero radunate un centinaio di persone? Comunque la giustizia ha poi ipotizzato alcune responsabilità. (https://mattinopadova.gelocal.it/regione/2016/04/21/news/tragedia-di-refrontolo-quattro-indagati-1.13337566).
Ma cos’è accaduto allora a Refrontolo, nella terra del Prosecco, secondo una fonte? Che un nubifragio si è abbattuto sulla vallata di Rolle intorno alle 22 del sabato, aprendo, nella notte, «47 nuovi squarci: frane e smottamenti tra i Comuni di Cison di Valmarino e Refrontolo che hanno fatto scivolare a valle interi vigneti di prosecco. L’acqua ha riempito il catino cercando di trovare spazio nell’alveo tortuoso del Lierza, ma i numerosi alberi caduti sul torrente, i ponticelli ostruiti, la curva secca e la passerella pedonale poco a monte del Molinetto della Croda, per attraversare il corso d’acqua, hanno fatto da barriera naturale: provocando un effetto che molti hanno definito da «piccolo Vajont». La valanga d’acqua ha spazzato via tutto ciò che ha trovato a valle: a cominciare dalla sfortunata festa paesana». (https://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2014/08/03/news/disastro-al-molinetto-della-croda-di-refrontolo-il-torrente-travoilte-la-festa-morti-e-dispersi-1.9698952). Ma ancor’ oggi si alterano paesaggi e terreni per aumentare la produzione di prosecco, ampiamente finanziata con soldi pubblici, e le viti vengono trattate con vari pesticidi, sperando che il glisolfato sia stato bandito realmente, come deciso da Luca Zaia. (1).
Naturalmente il Presidente della Repubblica, allora Giorgio Napolitano, ha esternato la solidarietà della Nazione alla comunità colpita e la partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime, oltre a formulare un augurio di buona guarigione ai feriti, (Ivi), ma forse sarebbe stato importante che anche la carica più alta dello Stato si fosse posta la domanda del perché fosse stato concesso di fare una sagra sulle sponde di un fiume che corre infossato fra due pareti rocciose, almeno per un tratto, e con balle di fieno, sterpaglie, ramaglie, vigneti di prosecco lungo le rive, quando già era iniziato un mezzo putiferio atmosferico. Ma così va il mondo …
Vittorio Molinari. Primi Novecento. Il Tagliamento. (Archivio di Vittorio Molinari/Gruppo Gli Ultimi).
_________________
Ma ritorniamo al Tagliamento. Anche l’Europa si batte per la rinaturalizzazione dei fiumi, dopo che gli stessi sono stati snaturati, ma in Fvg no, si vuole creare uno sbarramento o le casse di espansione a Pinzano, che, per inciso, a noi cittadini costano parecchio, alterando così il corso del Tagliamento, senza neppure uno studio proiettivo di incidenza sull’ambiente, in un periodo di mutamenti climatici epocali. E la Regione Fvg come le altre, continua ad avere le fisse della cementificazione, così, dato che la temperatura tende ad aumentare, ci abbrustoliremo più facilmente. E per farci capire questo, ha ritirato fuori l’autostrada Cimpello – Gemona, con alti piloni da costruire, sempre a spese nostre, sopra il greto del Tagliamento, già bocciata dalla popolazione non solo locale più volte. Siamo al ritorno dei progetti ‘dinosauro’ anche come datazione, penso sconsolata.
Inoltre neppure la portata del fiume, a mio avviso, può essere ora ricondotta a quella di qualche anno fa, perché centraline su centraline potrebbero alterare l’apporto di acqua degli affluenti al grande fiume, e in ogni caso è difficilissimo calcolarla, in un luogo specifico, utilizzando le scala di deflusso, a causa delle caratteristiche del Tagliamento. E questo lo dice Anna Scaini, che non è un politico che esprime una sua opinione personalissima senza dati a supporto, ma una ricercatrice presso il Dipartimento di Geografia Fisica all’università di Stoccolma.
«Il Tagliamento conserva la natura dinamica e la complessità morfologica che caratterizzava la maggioranza dei fiumi alpini prima di interventi da parte dell’uomo» – afferma Klement Tockner, uno dei maggiori esperti mondiali di acque dolci, docente di Ecologia acquatica alla Freie Universität di Berlino, che più di ogni altro conosce l’ecosistema del Tagliamento per averlo studiato a lungo sul campo, e che lo ha portato all’attenzione della comunità scientifica internazionale. «È una risorsa inestimabile non solo come sito di riferimento per le Alpi – continua – ma come modello di ecosistema per i grandi fiumi europei». E per Tockner, il Tagliamento «ha una serie di caratteristiche che non sono state tenute in debito conto nell’ecologia fluviale: un immenso corridoio di oltre 150 chilometri che collega la terra e il mare e due biomi, le Alpi e il Mediterraneo; sezioni di piana inondabile non irregimentata caratterizzata da un mosaico dinamico di habitat acquatici e terrestri; un gran numero di isole vegetate, circa 700». (https://www.ilpais.it/2020/07/27/il-tagliamento-e-una-risorsa-inestimabile-e-va-tutelata-pieno-sostegno-di-klement-tockner-massimo-esperto-al-mondo-del-re-dei-fiumi-alpini-alla-can/).
Il Tagliamento. Da: https://www.ilpais.it/2018/08/08/tagliamento-soggetto-a-prelievi-ecosistema-fluviale-in-sofferenza/
Inoltre, e per inciso, la VI sez. del Consiglio di Stato, con sentenza del 27 giugno 2014 n. 3264, ha autorevolmente ribadito che le sponde dei fiumi e dei torrenti, per un’estensione di mt. 150 dalle rive, sono tutelate con vincolo paesaggistico ai sensi dell’art. 142, comma 1°, lettera c, del decreto legislativo n. 42/2004, comprese quelle dei corsi d’acqua minori, che non sono né fiumi né torrenti e non iscritti nelle acque pubbliche. (https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/2014/07/18/il-vincolo-paesaggistico-riguarda-anche-fiumi-e-torrenti-non-iscritti-nellelenco-delle-acque-pubbliche/). Ma per permettere la costruzione delle mille centraline che fendono e feriscono le nostre acque, si è tenuto conto di questo? E per la Cimpello, Gemona?
Ed Andrea Agapito Ludovici, biologo, esperto di conservazione della natura e rinaturalizzazione fluviale, responsabile “Acque” per il WWF Italia e socio fondatore del Centro italiano per la riqualificazione fluviale, ha evidenziato come il Tagliamento offra la rara opportunità di studiare i processi naturali in una scala che non si trova quasi in nessun altro luogo in Europa, invocando la necessità di una visione complessiva del bacino idrografico per la gestione e conservazione del fiume. (https://www.ilpais.it/2020/07/27/il-tagliamento-e-una-risorsa-inestimabile-e-va-tutelata-pieno-sostegno-di-klement-tockner-massimo-esperto-al-mondo-del-re-dei-fiumi-alpini-alla-can/).
E su questa posizione si è attestato pure Francesco Boscutti, docente e ricercatore in botanica ed ecologia applicata all’Università di Udine, che si è soffermato sulla straordinaria biodiversità del Tagliamento, sulla sua complessità ecologica e sulla sua dinamicità, capace di creare ambienti unici» (Ivi). Per inciso Boscutti che, per molti anni, ha insegnato presso l’’International Alpine Workshop’, laboratorio organizzato dall’Università di Scienze applicate di Zurigo insieme all’Università di Udine e dedicato allo studio del Tagliamento, «ha ricordato come il fiume da moltissimi anni sia al centro dell’attenzione di naturalisti e scienziati di tutto il mondo, al quale guardano come un ecosistema modello per ripristinare condizioni naturali in altri grandi e più noti corsi d’acqua, compromessi nelle loro dinamiche dagli interventi dell’uomo». (Ivi).
Ma invece la maggioranza in Regione Fvg che fa? Ha bocciato la proposta di ritenere il Tagliamento patrimonio dell’umanità Unesco, e, se ho ben compreso, voleva semmai giungere alle solite soluzioni un po’ sì ed un po’ no, che caratterizzano la politica italiana, e che valgono men che zero, ma guardano al consenso elettorale. Ed è ora che anche i consiglieri regionali e assessori si ricordino che esistono beni comuni necessari per la vita, che sono per la gente e della gente, smettendola di utilizzare ogni escamotage (per esempio la pubblica utilità), per distruggere, cementificare, violare, mettendo tutta la popolazione a rischio per il futuro.
Salviamo il nostro fiume, collettore di diverse comunità, già distrutto in montagna, e con ben 32 prese al suo attivo, dall’insipienza degli uomini. E chi lo desidera sottoscriva la petizione a sostegno della candidatura del Tagliamento a patrimonio mondiale naturale Unesco al link https://www.change.org/tagliamentounesco.
Alcune scelte si impongono per noi, per i nostri figli, per i nostri nipoti.
Laura Matelda Puppini
(1). Manuele Collodet, Uso folle di disseccanti sotto le viti di Prosecco: 100 multe in 40 giorni, in: Il Gazzettino, 8 giugno 2015; Il video choc: centinaia di quintali di uva gettati via”, in: https://www.trevisotoday.it/attualita/veneto-uva-prosecco-distrutti-10-ottobre-2018.html, ove Andrea Zanoni del Pd denuncia che uva su uva viene gettata via perché le cantine sono piene; “Tanti, troppi pesticidi sulle vigne del Prosecco”. Spumanti in Veneto e Piemonte, mele in Val di Non, vivai di Pistoia: concentrazioni inquinanti record nelle terre di superproduzione agricola, in: https://www.lastampa.it/tuttogreen/2018/07/09/news/tanti-troppi-pesticidi-sulle-vigne-del-prosecco-1.34030631; Giuseppe Pietrobelli, Il Veneto continua a disboscare per il prosecco, in: Il Fatto Quotidiano, 21 maggio 2020. Questo fenomeno avviene sulle colline di Conegliano e Valdobbiadene, patrimonio Unesco.
https://www.nonsolocarnia.info/per-il-fiume-tagliamento-bene-comune-e-patrimonio-dellumanita-come-ogni-corso-dacqua-o-lago-o-sorgente/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2020/08/Immagine1.jpg?fit=662%2C500&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2020/08/Immagine1.jpg?resize=150%2C150&ssl=1AMBIENTEQuest’ estate i problemi ambientali sono in primo piano in Carnia ed in Friuli, ma avrebbero dovuto esserlo già da molti anni. Centrali e centraline hanno alterato l’ecosistema fluviale ed il Dio denaro ha preso il sopravvento su Geo, la terra. Ma dopo aver parlato di tante situazioni, ora intendo...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
C’è chi mi ha scritto, per quanto riguarda l’esondazione del Degano ad Ovaro nel 2018, ai tempi di ‘Vaia’ che: “Non vi è il minimo dubbio che a paratie aperte l’acqua defluisce. E’ defluita nel 1992 ed è defluita nel 1966”.