Sono alla Coop – ca ad acquistare qualcosa che mi manca, e guardo i volti dei lavoratori, volti tristi e rassegnati, altri 400 in Italia che non sanno quale sarà il loro futuro… il futuro delle loro famiglie, ma cosa vuoi che sia … .
Vedo rabbia repressa, vedo voglia di urlare contro quei dirigenti che “non hanno visto” negli anni, che avevano un buco di milioni di euro, e che, come accade in Italia, non pagheranno mai, probabilmente. E penso che ormai ci siamo abituati a tutto.
Naturalmente le partite iva diranno che almeno loro hanno la cassa integrazione, ma è spesso guerra fra poveri e poverissimi. Si cala il sipario su Coop-ca e zittiti un po’ i soci, di quei 400 lavoratori nessuno parlerà forse più. Suvvia, è estate, siamo interessati a come si mangia il melone, all’ultimo modello di costume, alla canzone della spiaggia, sperando non sia in Tunisia.

Neppure il Messaggero Veneto si occupa più di Coop- ca, neppure la chiesa, pare, dato che non sono praticante e quindi non so se don Zanello abbia fatto un cenno nelle sue prediche al problema, o se ora sia solo occupato nella solita mostra illegiana, che, a rappresentare l’agire della donna,  vede il noto Giuditta ed Oloferne di Caravaggio, ove il povero maschietto è ormai ridotto ad una testa mozzata.

Cala il sipario su 400 famiglie e sull’economia della Carnia, ma siamo stati tutti, si fa per dire, con il fiato in sospeso sulla possibilità che Enzo Marsilio, al terzo mandato regionale, fosse allontanato dalla Regione Fvg, ma forse era solo una curiosità dei soliti quotidiani locali e di quattro pensionati in un bar…  altri si interessano di ben poco o nulla, tranne i soliti derby di calcio ora anche carnico, nel dilagante nichilismo del tira a’ campà in cui è ridotta l’Italia, l’Italia del pareggio in bilancio  dei vertici U.E. e della loro  moneta unificata, ove lo schiavismo della finanza impera, l’Italia senza diritti e con una marea di obblighi per tutti, e dove il rituale dei politici è spendere più del previsto e poi aumentare le tasse.

Restano i sindacati, così poco amati dal giovane pimpante premier Renzi, che si può permettere le vacanze a Courmayeur, a cercare di difendere quei lavoratori, ma si sa che questi sono tempi di magra, magari non per tutti, ma sicuramente di magra per i poveri, a cui, con il solito:« Ci dispiace tanto», stagnano i rubinetti o fanno gocciolare l’acqua dono di Dio per la vita. Anche di questo si sono impossessati, per fare denaro sonante. Tanto cosa vuoi che sia se par fâ deliberatamentri spisullâ l’aga, si bloccano le colonne dei water magari di un intero condominio… cosa vuoi che sia se i vecchi ed i poveri non bevono abbastanza, cosa vuoi che sia se i vecchi ed i giovani non si lavano ed i fiumi sono in secca, cosa vuoi che sia …

Ma torniamo ai lavoratori Coop- ca.
«Non vogliono scatenare una guerra tra poveri,  – si legge sul Messaggero Veneto – ma non accettano che i lavoratori siano «l’ultima ruota del carro» nella complessa vertenza CoopCa. I sindacati Cgil, Cisl e Uil di Friuli Venezia Giulia e Veneto sono andati a battere i pugni a Roma, ieri, al tavolo convocato al Ministero dello sviluppo economico sulla procedura concordataria della cooperativa.
Necessario, dicono le rappresentanze, portare sotto i riflettori nazionali una vicenda che coinvolge due regioni e oltre 650 dipendenti, su cui pendono a oggi almeno 400 esuberi. Per chiedere di far rientrare nella trattativa l’universo delle cooperative, rosse o bianche che siano, e scongiurare il baratro occupazionale. (…).

Così le sigle del lavoro hanno chiesto ai tecnici del ministero di fissare un nuovo vertice con le associazioni delle cooperative e con la stessa CoopCa; è il momento di tentare il tutto per tutto per cambiare prospettiva a uno scenario nero per il personale». (Lodovica Bulian, CoopCa, 400 esuberi tra i dipendenti: appello al ministero. Sindacati a Roma per denunciare gli effetti del piano. «Garantiti solo un terzo dei posti, franchising non risolutivo», in: Messaggero Veneto, 16 giugno 2015).

Ma in ogni caso le esigenze si riveleranno quelle dei tagli alla spesa, non quelle dei lavoratori, che costano. E siamo ancora al: Ci dispiace tanto ma…

«Udine. Il commissario giudiziale, Fabiola Beltramini, le definisce «criticità».  Nodi da sciogliere al più presto, perché rischiano di compromettere un piano già fragile.
Scatta la corsa a blindare l’attivo concordatario dal gravame delle perdite e dei costi della gestione corrente di CoopCa, per cui è prevista la continuità aziendale fino al 31 dicembre 2015.
Il macigno più pesante arriva dai costi del personale: 22 milioni nell’esercizio 2014. Troppo per garantire la sostenibilità economica della procedura. Il commissario giudiziale, Fabiola Beltramini, ieri all’adunanza dei creditori ha fatto sapere che la questione sarà affrontata in settimana al Ministero del Lavoro.
L’obiettivo è attivare la cassa integrazione straordinaria per alleggerire la spesa. I costi relativi ai dipendenti, infatti, potrebbero ingolfare la continuità operativa già messa alla prova dalle perdite dei primi mesi del 2015 che, anche se si annunciano minori rispetto a quelle del 2014, pesano sul possibile realizzo finale. Ecco perché, ha ribadito il commissario, bisogna fare presto.

Ma il destino dei 639 dipendenti di Coop Carnica è l’altra grande patata bollente, insieme al prestito sociale, di una vertenza che si profila ancora più nera sul fronte dei posti di lavoro. Seppur ancora da ufficializzare, l’atto di liberalità annunciato dalle cooperative a favore del rimborso del 50 per cento del risparmio è arrivato come una manna ad alimentare la prudenziale speranza dei prestatori sociali, per i lavoratori di CoopCa, invece, è ancora il nulla.
Il piano concordatario, infatti, a oggi prevede il mantenimento di appena 216 posti di lavoro sul totale del personale, vincolato alle proposte di acquisto di supermercati della cooperativa dislocati tra Fvg e Veneto che sono arrivate da Coop Nordest, Conad, Despar, Ali e Discount. All’orizzonte si affacciano 400 esuberi a partire dal 31 dicembre 2015.
Ma le procedure per l’attivazione degli ammortizzatori sociali e la cassa integrazione straordinaria per i lavoratori potrebbero scattare, dunque, ben prima, nell’intento di ridurre i costi nella gestione 2015. (…). Il piano prevede la messa in mobilità dei dipendenti che non saranno trasferiti alle nuove gestioni, una volta scaduto il periodo ordinario di durata della cassa integrazione straordinaria.
Per i sindacati Cgil, Cisl e Uil di Fvg e Veneto, che sono andati a battere i pugni a Roma al tavolo convocato al Ministero dello sviluppo economico, sarebbe un bagno di sangue occupazionale, da scongiurare prima che si trasformi in una tragedia sociale». (Lodovica Bulian, Coopca, oltre 400 dipendenti senza una prospettiva: si batte cassa a Roma, in: Messaggero Veneto, 21 giugno 2015).

Infine il finale: «Tolmezzo: Cassa integrazione straordinaria per 12 mesi per tutta la forza lavoro Coopca. Questi i termini dell’accordo firmato ieri a Roma al ministero del Lavoro, sottoscritto tra le sigle sindacali e di categoria di Cgil, Cisl e Uil e l’azienda. L’effetto degli ammortizzatori sociali sarà retroattivo, ovvero parte dal 20 aprile scorso, data di ammissione alla procedura di concordato, interesserà a rotazione 628 dei 639 dipendenti e per 397 di essi annullerà, convertendolo, il contratto di solidarietà che era stato sottoscritto nell’ottobre 2014». (David Zanirato, Coopca, oltre 600 lavoratori finiscono in cassa integrazione, in: Il Gazzettino, 24 giugno 2015).

Poi dopo quell’anno di cassa integrazione,  comunque pagato con soldi nostri, una volta tanto ben spesi:  stop. Ma perché non pagano i dirigenti Coop – ca? Perché siamo in Italia? Ma cosa pretendiamo, poi? Che chi affossa le aziende, cooperative o meno, paghi i danni fatti, per una gestione del denaro altrui come minimo poco accorta?

E mentre penso ai “diamanti padani ed alle feste romane” ma anche ai molti italiani che hanno perso o stanno per perdere il lavoro, la tristezza mi assale, come ai tempi di Parmalat ed altri mille casi tutti italici, tutti nostri. Hanno sperperato quello che i nostri padri hanno tesaurizzato, hanno privatizzato persino l’acqua da bere, hanno distrutto lo stato sociale.
Il sipario non cala solo sulle vite e le famiglie di quei 400 dipendenti Coop- ca ma sull’Italia intera.

Sperando che qualcuno si ricordi di quei 400 e degli altri 1400 si fa per dire, che stanno perdendo od hanno perso il lavoro, a Nord come a Sud, passando per il centro, ricordiamoci almeno che un tempo si creavano reti di solidarietà e di mutuo aiuto, con sostegno politico, ma ricordiamoci anche che la costituzione italiana, a meno che non si voglia cambiare anche nei principi basilari, definisce l’ Italia  una Repubblica fondata sul lavoro (almeno sulla carta), non sul profitto di pochi e la povertà di tanti.

Una volta, a fine ‘800, primi ‘900  esistevano le società di mutuo soccorso, che avevano come finalità l’erogazione di prestiti ai soci anche grazie all’istituzione di casse di depositi e prestiti; il collocamento dei soci disoccupati; il concorso economico per l’istruzione dei soci e dei loro figli; l’assunzione in proprio di lavori in appalto; la costruzione di case per gli operai; l’aiuto agli indigenti ed ammalati.  Alcune erano dotate, pure, di un magazzino cooperativo. Ora invece, anche le banche cooperative, sotto il governo Renzi, sono state privatizzate.
Le società di mutuo soccorso non avevano veri e propri consigli di amministrazione, né direttori generali ecc. ma erano rette da uomini di buona volontà che prestavano gratuitamente la loro opera. Ma allora c’erano i filantropi, gli idealisti e via dicendo. Insomma erano tempi in cui si credeva ancora in una economia al servizio dell’ umanità, e non viceversa. Forse sarebbe utile incominciare a pensare nuovamente a forme di società di mutuo soccorso cooperativo su piccola scala,  organizzate in modo da non esser rapinate, poi, da nessuno nei loro capitali, come accadde per una percentuale di utile sui buoni postali, come accadde per la cassa pensione delle maestre, come accadde  per l’Istituto Nazionale di Credito per la  Cooperazione,  ai tempi del fascio, come accadde… ma che diano possibilità di sollievo a chi, ora come allora, è senza “pane e lavoro”.

Laura Matelda Puppini

L’immagine che correda l’articolo è tratta, solo per questo uso,  da: Wu Ming, Con i lavoratori della logistica. Resistere a Granarolo e ai padroni «buoni», pubblicato l’1.02.2014 in: http://www.wumingfoundation.com/. Laura Matelda Puppini

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