Per quei 400 lavoratori della Coop- ca che andranno per un anno in cassa integrazione e poi….
Sono alla Coop – ca ad acquistare qualcosa che mi manca, e guardo i volti dei lavoratori, volti tristi e rassegnati, altri 400 in Italia che non sanno quale sarà il loro futuro… il futuro delle loro famiglie, ma cosa vuoi che sia … .
Vedo rabbia repressa, vedo voglia di urlare contro quei dirigenti che “non hanno visto” negli anni, che avevano un buco di milioni di euro, e che, come accade in Italia, non pagheranno mai, probabilmente. E penso che ormai ci siamo abituati a tutto.
Naturalmente le partite iva diranno che almeno loro hanno la cassa integrazione, ma è spesso guerra fra poveri e poverissimi. Si cala il sipario su Coop-ca e zittiti un po’ i soci, di quei 400 lavoratori nessuno parlerà forse più. Suvvia, è estate, siamo interessati a come si mangia il melone, all’ultimo modello di costume, alla canzone della spiaggia, sperando non sia in Tunisia.
Neppure il Messaggero Veneto si occupa più di Coop- ca, neppure la chiesa, pare, dato che non sono praticante e quindi non so se don Zanello abbia fatto un cenno nelle sue prediche al problema, o se ora sia solo occupato nella solita mostra illegiana, che, a rappresentare l’agire della donna, vede il noto Giuditta ed Oloferne di Caravaggio, ove il povero maschietto è ormai ridotto ad una testa mozzata.
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Cala il sipario su 400 famiglie e sull’economia della Carnia, ma siamo stati tutti, si fa per dire, con il fiato in sospeso sulla possibilità che Enzo Marsilio, al terzo mandato regionale, fosse allontanato dalla Regione Fvg, ma forse era solo una curiosità dei soliti quotidiani locali e di quattro pensionati in un bar… altri si interessano di ben poco o nulla, tranne i soliti derby di calcio ora anche carnico, nel dilagante nichilismo del tira a’ campà in cui è ridotta l’Italia, l’Italia del pareggio in bilancio dei vertici U.E. e della loro moneta unificata, ove lo schiavismo della finanza impera, l’Italia senza diritti e con una marea di obblighi per tutti, e dove il rituale dei politici è spendere più del previsto e poi aumentare le tasse.
Restano i sindacati, così poco amati dal giovane pimpante premier Renzi, che si può permettere le vacanze a Courmayeur, a cercare di difendere quei lavoratori, ma si sa che questi sono tempi di magra, magari non per tutti, ma sicuramente di magra per i poveri, a cui, con il solito:« Ci dispiace tanto», stagnano i rubinetti o fanno gocciolare l’acqua dono di Dio per la vita. Anche di questo si sono impossessati, per fare denaro sonante. Tanto cosa vuoi che sia se par fâ deliberatamentri spisullâ l’aga, si bloccano le colonne dei water magari di un intero condominio… cosa vuoi che sia se i vecchi ed i poveri non bevono abbastanza, cosa vuoi che sia se i vecchi ed i giovani non si lavano ed i fiumi sono in secca, cosa vuoi che sia …
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Ma torniamo ai lavoratori Coop- ca.
«Non vogliono scatenare una guerra tra poveri, – si legge sul Messaggero Veneto – ma non accettano che i lavoratori siano «l’ultima ruota del carro» nella complessa vertenza CoopCa. I sindacati Cgil, Cisl e Uil di Friuli Venezia Giulia e Veneto sono andati a battere i pugni a Roma, ieri, al tavolo convocato al Ministero dello sviluppo economico sulla procedura concordataria della cooperativa.
Necessario, dicono le rappresentanze, portare sotto i riflettori nazionali una vicenda che coinvolge due regioni e oltre 650 dipendenti, su cui pendono a oggi almeno 400 esuberi. Per chiedere di far rientrare nella trattativa l’universo delle cooperative, rosse o bianche che siano, e scongiurare il baratro occupazionale. (…).
Così le sigle del lavoro hanno chiesto ai tecnici del ministero di fissare un nuovo vertice con le associazioni delle cooperative e con la stessa CoopCa; è il momento di tentare il tutto per tutto per cambiare prospettiva a uno scenario nero per il personale». (Lodovica Bulian, CoopCa, 400 esuberi tra i dipendenti: appello al ministero. Sindacati a Roma per denunciare gli effetti del piano. «Garantiti solo un terzo dei posti, franchising non risolutivo», in: Messaggero Veneto, 16 giugno 2015).
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Ma in ogni caso le esigenze si riveleranno quelle dei tagli alla spesa, non quelle dei lavoratori, che costano. E siamo ancora al: Ci dispiace tanto ma…
«Udine. Il commissario giudiziale, Fabiola Beltramini, le definisce «criticità». Nodi da sciogliere al più presto, perché rischiano di compromettere un piano già fragile.
Scatta la corsa a blindare l’attivo concordatario dal gravame delle perdite e dei costi della gestione corrente di CoopCa, per cui è prevista la continuità aziendale fino al 31 dicembre 2015.
Il macigno più pesante arriva dai costi del personale: 22 milioni nell’esercizio 2014. Troppo per garantire la sostenibilità economica della procedura. Il commissario giudiziale, Fabiola Beltramini, ieri all’adunanza dei creditori ha fatto sapere che la questione sarà affrontata in settimana al Ministero del Lavoro.
L’obiettivo è attivare la cassa integrazione straordinaria per alleggerire la spesa. I costi relativi ai dipendenti, infatti, potrebbero ingolfare la continuità operativa già messa alla prova dalle perdite dei primi mesi del 2015 che, anche se si annunciano minori rispetto a quelle del 2014, pesano sul possibile realizzo finale. Ecco perché, ha ribadito il commissario, bisogna fare presto.
Ma il destino dei 639 dipendenti di Coop Carnica è l’altra grande patata bollente, insieme al prestito sociale, di una vertenza che si profila ancora più nera sul fronte dei posti di lavoro. Seppur ancora da ufficializzare, l’atto di liberalità annunciato dalle cooperative a favore del rimborso del 50 per cento del risparmio è arrivato come una manna ad alimentare la prudenziale speranza dei prestatori sociali, per i lavoratori di CoopCa, invece, è ancora il nulla.
Il piano concordatario, infatti, a oggi prevede il mantenimento di appena 216 posti di lavoro sul totale del personale, vincolato alle proposte di acquisto di supermercati della cooperativa dislocati tra Fvg e Veneto che sono arrivate da Coop Nordest, Conad, Despar, Ali e Discount. All’orizzonte si affacciano 400 esuberi a partire dal 31 dicembre 2015.
Ma le procedure per l’attivazione degli ammortizzatori sociali e la cassa integrazione straordinaria per i lavoratori potrebbero scattare, dunque, ben prima, nell’intento di ridurre i costi nella gestione 2015. (…). Il piano prevede la messa in mobilità dei dipendenti che non saranno trasferiti alle nuove gestioni, una volta scaduto il periodo ordinario di durata della cassa integrazione straordinaria.
Per i sindacati Cgil, Cisl e Uil di Fvg e Veneto, che sono andati a battere i pugni a Roma al tavolo convocato al Ministero dello sviluppo economico, sarebbe un bagno di sangue occupazionale, da scongiurare prima che si trasformi in una tragedia sociale». (Lodovica Bulian, Coopca, oltre 400 dipendenti senza una prospettiva: si batte cassa a Roma, in: Messaggero Veneto, 21 giugno 2015).
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Infine il finale: «Tolmezzo: Cassa integrazione straordinaria per 12 mesi per tutta la forza lavoro Coopca. Questi i termini dell’accordo firmato ieri a Roma al ministero del Lavoro, sottoscritto tra le sigle sindacali e di categoria di Cgil, Cisl e Uil e l’azienda. L’effetto degli ammortizzatori sociali sarà retroattivo, ovvero parte dal 20 aprile scorso, data di ammissione alla procedura di concordato, interesserà a rotazione 628 dei 639 dipendenti e per 397 di essi annullerà, convertendolo, il contratto di solidarietà che era stato sottoscritto nell’ottobre 2014». (David Zanirato, Coopca, oltre 600 lavoratori finiscono in cassa integrazione, in: Il Gazzettino, 24 giugno 2015).
Poi dopo quell’anno di cassa integrazione, comunque pagato con soldi nostri, una volta tanto ben spesi: stop. Ma perché non pagano i dirigenti Coop – ca? Perché siamo in Italia? Ma cosa pretendiamo, poi? Che chi affossa le aziende, cooperative o meno, paghi i danni fatti, per una gestione del denaro altrui come minimo poco accorta?
E mentre penso ai “diamanti padani ed alle feste romane” ma anche ai molti italiani che hanno perso o stanno per perdere il lavoro, la tristezza mi assale, come ai tempi di Parmalat ed altri mille casi tutti italici, tutti nostri. Hanno sperperato quello che i nostri padri hanno tesaurizzato, hanno privatizzato persino l’acqua da bere, hanno distrutto lo stato sociale.
Il sipario non cala solo sulle vite e le famiglie di quei 400 dipendenti Coop- ca ma sull’Italia intera.
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Sperando che qualcuno si ricordi di quei 400 e degli altri 1400 si fa per dire, che stanno perdendo od hanno perso il lavoro, a Nord come a Sud, passando per il centro, ricordiamoci almeno che un tempo si creavano reti di solidarietà e di mutuo aiuto, con sostegno politico, ma ricordiamoci anche che la costituzione italiana, a meno che non si voglia cambiare anche nei principi basilari, definisce l’ Italia una Repubblica fondata sul lavoro (almeno sulla carta), non sul profitto di pochi e la povertà di tanti.
Una volta, a fine ‘800, primi ‘900 esistevano le società di mutuo soccorso, che avevano come finalità l’erogazione di prestiti ai soci anche grazie all’istituzione di casse di depositi e prestiti; il collocamento dei soci disoccupati; il concorso economico per l’istruzione dei soci e dei loro figli; l’assunzione in proprio di lavori in appalto; la costruzione di case per gli operai; l’aiuto agli indigenti ed ammalati. Alcune erano dotate, pure, di un magazzino cooperativo. Ora invece, anche le banche cooperative, sotto il governo Renzi, sono state privatizzate.
Le società di mutuo soccorso non avevano veri e propri consigli di amministrazione, né direttori generali ecc. ma erano rette da uomini di buona volontà che prestavano gratuitamente la loro opera. Ma allora c’erano i filantropi, gli idealisti e via dicendo. Insomma erano tempi in cui si credeva ancora in una economia al servizio dell’ umanità, e non viceversa. Forse sarebbe utile incominciare a pensare nuovamente a forme di società di mutuo soccorso cooperativo su piccola scala, organizzate in modo da non esser rapinate, poi, da nessuno nei loro capitali, come accadde per una percentuale di utile sui buoni postali, come accadde per la cassa pensione delle maestre, come accadde per l’Istituto Nazionale di Credito per la Cooperazione, ai tempi del fascio, come accadde… ma che diano possibilità di sollievo a chi, ora come allora, è senza “pane e lavoro”.
Laura Matelda Puppini
L’immagine che correda l’articolo è tratta, solo per questo uso, da: Wu Ming, Con i lavoratori della logistica. Resistere a Granarolo e ai padroni «buoni», pubblicato l’1.02.2014 in: http://www.wumingfoundation.com/. Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/per-quei-400-lavoratori-della-coop-ca-che-andranno-per-un-anno-in-cassa-integrazione-e-poi/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2015/07/lavoratori-coop-daindexda-www.wuming.foundation.com_.jpeg?fit=259%2C194&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2015/07/lavoratori-coop-daindexda-www.wuming.foundation.com_.jpeg?resize=150%2C150&ssl=1ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀSono alla Coop – ca ad acquistare qualcosa che mi manca, e guardo i volti dei lavoratori, volti tristi e rassegnati, altri 400 in Italia che non sanno quale sarà il loro futuro… il futuro delle loro famiglie, ma cosa vuoi che sia … . Vedo rabbia repressa, vedo...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Condivido, cara Laura le tue osservazioni. E vorrei esprimere la mia solidarietà ai lavoratori della Coop-ca, e a condividere qualsiasi forma di resistenza decidessero di attuare.
SONO VICINO A VOI, LAVORATORI DELLA COOP-CA.Pensando alla Cooperativa che fù ai tempi di Cella e poi di De Caneva condivido la tristezza dei soci e dei dipendenti.
Alcune osservazioni.
1. In Friuli Venezia Giulia è successo in pochi mesi quello che non si era mai visto in Italia (dove per altro di crisi cooperative se ne sono viste alquante, ma non ancora di questo tipo): la crisi di 2 delle 3 principali cooperative di consumo. Con perdite di posti di lavoro, di prestiti sociali versati dai soci, e di gran parte del settore cooperativo nel consumo. Cerchiamo di domandarci perché, invece di alimentare il piagnisteo di massa.
2. Qualche settimana fa, a Pesariis, ho visto il bel filmato realizzato nel 1973 dal gruppo “Gli uttimi” proprio sulla Cooperativa Carnica. Diciamo che i motivi della crisi erano chiari già 42 anni fa, e si collocavano ancora un quarto di secolo prima. La guerra fredda, l’alleanza tra Dc e socialdemocratici, la fine della tradizione storica del socialismo carnico, trasformatosi in un ceto piccolo borghese integrato e moderato. Alla fine degli anni ’40, subito dopo la guerra, comunisti, socialisti e socialdemocratici di sinistra furono non solo sconfitti, ma addirittura cacciati dalla Coopca. Divenuta così il patrimonio collettivo del conservatorsmo carnico. Ironia della sorte, tra i cacciati dalla Coopca c’era uno dei più innovatori tra gli imprenditori friulani, il socialista Fermo Solari.
3. Per quanto al vertice della Coopca ci fossero anche persone simpatiche, come Mino Cortiula, era difficile non rendersi conto che ormai il gruppo dirigente era fatto da imprenditori privati (ma coi soldi degli altri), al di fuori di ogni senso mutualistico e cooperativo. Eppure li si sono accettati, così come è successo a Trieste con le Cooperative Operaie. Salvo poi svegliarsi quando era troppo tardi. Una domanda: ma i soci, dov’erano? Perché continuavano ad approvare bilanci evidentemente in perdita? Sulla base di quali criteri accettavano quei gruppi dirigenti? Se uno va in banca, e gli fregano i soldi, non ha che da lamentarsi del capitalismo. Se vota ciarlatani e puttanieri in Parlamento ed altrove, sta solo sperimentando le meraviglie del “mercato” democratico-borghese. Ma se si è soci di un’impresa autogestita, e non ci si preoccupa di cosa succede, vuol dire dormire della grossa. La democrazia è una cosa seria e la cooperazione, se non è un tentativo realizzato (bene o male) di democrazia economica, non è cooperazione, semplicemente. Come dire: “chi è causa del suo mal, pianga se stesso”.
4. La Nemesi storica. Ancora qualche anno fa, il presidente di Confcooperative Regionale, già esponente democristiano (legato all’ex vicepresidente della regione Moretton) e già presidente di Coop Operaie, elencando la cooperazione di consumo “bianca” parlava di Crai, Coop Operaie, Coop Carnica e di qualcos’altro ancora che ho dimenticato (era la conferenza preelettorale della cooperazione del 2008, nuovo auditorium della Regione in Udine). Sarebbe ora da chiedere al cooperatore “bianco” neosindaco di Claut come mai siano ora le coop “rosse”, cioè quella Coop Consumatori Nordest che lui espungeva dal suo quadro concettuale, a dover cercare di salvare il salvabile.
5. Con questo non credo di aver individuato più di qualche problema. Ma, se non vogliamo limitarci al “destino cinico e baro” (nota espressione concettuale saragattiana, quindi coerente con parte del pensiero dominante in Coopca…), dobbiamo cominciare a porci domande. Ad esempio: quali sono stati i riferimenti politici cui si sono appoggiate Coopca e Coop Operaie per le loro ultime avventuristiche imprese? Quel Luca Ciriani, invisibile assessore regionale alle attività improduttive della giunta Tondo (dio mio, Renzo, di chi ti sei dovuto circondare!), è proprio sicuro di poter fare oggi il “catone censore” della cooperazione regionale ? Anche lui: dov’era?
Grazie per gli interrogativi e le conclusioni che raggiungi. Non sono mai stato socio di cooperative, ma quando ho letto e saputo ciò che sta avvenendo nelle cooperative del FVG, mi sono posto le stesse domande,
Che in ultima analisi sono domande retoriche, perchè quando si è soci in qualcosa, democrazia e responsabilità reciproca esigono controllo e discussione. Ma ciò urta contro l’attuale mancanza di democrazia che nega la necessità dello stare assieme e fare le cose assieme. E predilige e pratica l’abitudine alla delega, cieca e muta.
Recentemente alcuni compagni parlavano dei loro risparmi depositati nella coop.Quelli loro e dei loro figli. E non sapevano se, e quando, e quanto potevano sperare di recuperare.
Raccontavano la loro disgrazia (che di disgrazia si tratta) quasi si trattasse di un improvviso acquazzone che li aveva inzuppati ..colpiti dal destino, un destino non ancora concluso,, uno spiraglio al quale aggrapparsi
Ascoltandoli pensavo .. ma se fossi al loro posto … vorrei la testa dei responsabili.. li vorrei sotto processo, condannati, e farei il diavolo a quattro perchè ciò avvenga.
Ma ciò non avviene. Almeno così mi sembra
Quanto mi manca il 1789. ….
Giorgio Stern
Io non conosco alcuni fatti legati ad aspetti di partito, e non mi consta di aver mai usato la dicitura “cooperative rosse”, ma se tu scrivi. “anche lui dov’era?” – non posso che concordare con te. Anch’io credo che si debba individuare se ci furono responsabilità politiche ben precise, che non possono certo essere dei comunisti del P.C.I. che non esiste più da un pezzo.
Nel mio precedente, sulla crisi Coop-ca, su: nonsolocarnia, intitolato: “Il caso dell’ azienda Coop-ca”, e pubblicato il 27 marzo 2015, così scrivevo:
«I fondatori ed amministratori della Cooperativa Carnica, aperta a tutti, come del resto la consorella di Credito, ed il Consorzio Carnico, dichiaravano, nel 1909, che la superiorità della stessa, rispetto ad altre “aziende economiche”, era data «dall’avere come fondamento l’altruismo di coloro che la reggono e la gestiscono» e la mancanza di ogni “interesse personale”. Ed aggiungevano che, se questo avesse dovuto prevalere, avrebbe fatto fallire tutta l’opera svolta e poteva, a pieno titolo, venir interpretato come un segnale del “tradimento del mandato che la Carnia aveva loro conferito”. (Laura Puppini, Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988, p. 56). Non si voglia, però, in modo alcuno, leggere queste righe come un’accusa agli amministratori attuali della Cooperativa Carnica, il cui operato altri devono giudicare, ma solo come un dato di fatto».
E scrivevo questa ultima frase a scanso di possibili denunce, perché le possibili responsabilità dei dirigenti Coop-Ca, nel crac della stessa, devono venir evidenziate non da me, ma da chi di dovere. Comunque, successivamente, il Messaggero Veneto metteva in risalto alcuni aspetti e chiamava in causa la dirigenza della Cooperativa Carnica.
Riportavo, poi, l’intervento di Sergio Bolzonello, dal sito dei soci Coop-Ca, che si poneva alcune domande sui revisori ed aggiungevo: “Altro mistero per una che non ha mai avuto azioni in CoopCa e quindi poco conosce la reale situazione negli ultimi anni della nota azienda cooperativa: I bilanci d’esercizio allegati ai verbali di revisione sono sempre stati approvati dai soci. Come mai nessuno si è accorto di nulla?”
Comunque rimando alla lettura del mio: “ll caso dell’ azienda Coop-ca”.
Io credo che non si possa accusare un partito o l’altro del crollo Coop – ca, ma, semmai, gli amministratori, sul cui operato spero che la legge faccia chiarezza. Sai, scrivere ancora e con forza di quei lavoratori è un’obbligo morale. E questo mio secondo articolo non è rivolto a Lega coop o a chissà chi, è solo una presa d’atto, un non voler far sopire, nel caldo estivo, un problema, non è dettato da pietismo, ma da senso della realtà. “Parlano solo dei soci, sistemati quelli nessuno parla più di noi. E noi che faremo?” è, più o meno, quello che mi è stato detto.
Ieri Il Manifesto, su di un articolo intitolato: “I poveri di Renzi & Boeri”, che riportava dati Inps ed a cui rimando, fotografava un Italia a due passi dalla Grecia ma senza Tsipras. Per non dimenticare, nel caldo estivo, per non farsi attrarre dal canto delle sirene, magari dell’Expo, e per restare con i piedi per terra.
Il Messaggero Veneto di oggi, sabato 11 luglio 2015, riporta la notizia che il Consiglio di amministrazione di CoopCa ha chiesto la liquidazione della Cooperativa Carnica, suscitando l’ira dei soci.
Ieri la Presidente della Regione Fvg Debora Serracchiani ha preso la parola al convegno “Cooperazione tra valori ed imprenditorialità” ed ha sottolineato il lavoro della Regione per la salvezza di Cooperative Operaie di Trieste, e quanto si sta facendo per la CoopCa, chiamando in causa Confcooperative, ma ha anche affermato che la Regione intende intervenire sulla vigilanza, da ora in poi, in ambito cooperativo, con adeguata normativa. Ha parlato, pure di “Fatti immensamente spiacevoli” ed ha affermato “Serve pulizia”.
13 membri del Cda CoopCa sono indagati, assieme a revisori contabili, per reato di falso in bilancio ed abusiva raccolta di risparmio, aspetti sull’accertamento dei quali è competente la Procura della Repubblica di Udine. (l.b., Serracchiani: «Errori intollerabili. Chi ha sbagliato dovrà pagare», in: Messaggero Veneto, 11 luglio 2015).
Non so niente della Coopca, salvo c he ero cliente del negozio di Spilimbergo. Dopo di che, al netto del disastro per dipendenti e soci prestatori, e degli errori di gestione , da dimostrare, ricordo che la COop Borgomeduna jha capito per tempo che le piccole cooperative di consumo non potevano stare sul mercato nonostante lalegislazione di favore e le nobili tradizioni solidaristiche., se non aggregandosi alle grandi centrali toscoemiliane, del resto oggi neanche loro in splendida salute.
Precisazioni sulla situazione dei lavoratori, da Renzo Balzan «Coop – ca la Waterloo della Carnia».
Coop – Ca la Waterloo della Carnia . Così intitola un suo pezzo Renzo Balzan su “Ladins dal Friul – agosto 2015.
Arriva alla dirittura d’arrivo per la Carnia intera la situazione, che si può definire la bancarotta di Coop- Ca, una tragedia per i lavoratori, gli azionisti i soci che avevano creduto in essa.
I lavoratori sono passati dal contratto di solidarietà, che li interessava dall’ottobre scorso, con il 20% in meno di ore lavorate per tutti, alla cassa integrazione straordinaria dal 20 aprile 2015, che coinvolge 628 lavoratori su 639, che permette di ricevere l’80% dello stipendio, e durerà sino al 19 aprile 2016.
Dopo la cassa integrazione giungerà la mobilità ed infine la perdita definitiva del lavoro. L’assessore Loredana Panariti ha assicurato l’ interesse della Regione e promesso corsi di riconversione lavorativa ed iniziative di sostegno ai lavoratori che perderanno il posto. Infatti le trattative per acquisto di negozi Coop- Ca prevedono il mantenimento del lavoro a soli 215 addetti.
Francesco Bonaparte, della Cgil Filcams, spera non finisca così perché l’impatto sociale sarebbe devastante per Tolmezzo e per la Carnia intera. Inoltre i lavoratori licenziati saranno per la maggior parte donne non giovani, con scarsa possibilità di reimpiegarsi.
Per quanto riguarda i soci, essi, grazie a Coop Estense, Coop Adriatica, Coop Consumatori Nordest, verranno rimborsati del 50% del capitale prestato.
(Renzo Balzan, Dal Timavo al Livenza, Coop-Ca la Waterloo della Carnia: cassa integrazione, liquidazione, sono le tappe della storia, in Ladins in Friûl, agosto 2015).
Coop Ca in liquidazione. Oggi il Messaggero Veneto riporta la notizia con un titolo in prima pagina:” Coop Ca in liquidazione è la fine”. A p. 11 Lodovica Bulian scrive che ieri i giudici della sezione delle imprese del tribunale di Trieste hanno accolto le ragioni della Società Coop- Ca e nominato i liquidatori, che sono: Paolo Rizza, Roberto Pittoni, Giovanni Sgura, di Coop -Ca, lasciando a bocca asciutta il cda parallelo voluto dai soci. Il portavoce dei soci, denuncia il silenzio “assordante” della politica, ed attende le motivazioni della sentenza del tribunale triestino. Il legale dei soci Gianberto Zilli, invece, attende, per agire, gli esiti del filone penale. (Lodovica Bulian, il tribunale nomina 3 liquidatori. Addio al cda “parallelo” dei soci, in Messaggero Veneto, 1 agosto 2015).