Per un’Europa di dignità, pace e diritti per i lavoratori ed i popoli. Giuseppe Mazzotta a Lauco per il 1° maggio 2024.
Riporto qui il secondo intervento da parte di un sindacalista a Lauco, il 1° maggio. Perché a mio avviso ora si parla di lavoro solo per segnalarne le morti e gi incidenti, mentre è importante affrontare nuovamente i temi importanti che vi ruotano intorno, e mettere al primo posto le condizioni del lavoro e la dignità umana. Pertanto vi invito a leggere l’intervento del sindacalista Giuseppe Mazzotta a Lauco, oltre quello, già riportato di Nicola Lauzzana.
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Dopo i ringraziamenti di rito, Mazzotta così ha esordito alla Casa del popolo di Lauco il 1° maggio: «È la prima volta che vengo a Lauco e sono contento che quest’occasione coincida con la Festa del lavoro e dei lavoratori. Giustamente Antonella ha detto che ora sono il segretario generale della Film Cgil di Udine, ma ho sempre, orgogliosamente, la tuta blu addosso, perché sono stato un operaio metalmeccanico, e questo io me lo ricordo sempre in ogni intervento che faccio, e per me è un orgoglio giungere da quel mondo.
Proverò oggi a parlare di lavoro e lavoratori, facendo un passaggio anche su quello che sta succedendo oggi in Europa e nel mondo. È vero che c’è la guerra in Ucraina, a pochi chilometri da qui, ed in Palestina sta succedendo qualcosa di indicibile, […] e se è vero che esiste il diritto all’autodifesa, quando si va oltre il mondo dovrebbe indignarsi un po’ di più.
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Parlare della Festa del Lavoro è parlare dei lavoratori, delle persone e del loro essere, e per noi, sindacalisti, parlare di lavoro è il nostro pane quotidiano. Il lavoro deve essere: diritti, salario, professionalità, dignità e condizione concreta di orari di lavoro; ma il lavoro è anche qualità e trasformazione della società, il lavoro è sapere di avere un proprio ruolo nella società, il lavoro è l’unica reale condizione per creare ricchezza.
Ma il lavoro può trasformarsi anche in schiavitù, che pare connoti alcuni luoghi di lavoro, dove i diritti sono pochi ed i doveri troppi.
Siamo qui per festeggiare la Festa del Lavoro, ed il sindacato da oltre 100 anni parla, discute, combatte, per il lavoro. E se ci sono condizioni migliori di un tempo, lo dobbiamo a tutti quei lavoratori e a tutte quelle lavoratrici che prima di me, prima di noi e prima di voi, con la loro militanza e con il loro sacrificio hanno conquistato quei diritti che oggi noi dobbiamo riconquistare, se vogliamo che, come avvenne con Lo ‘Statuto dei Lavoratori’ il 20 maggio del 1970, la Costituzione varchi nuovamente le porte dei luoghi di lavoro, per costruire la dignità sul lavoro, per tutti i lavoratori.
Nel ’70 questo avvenne: la Costituzione entrò nei luoghi di lavoro, e fu una grande rivoluzione. La Festa del lavoro rappresenta pure un’occasione per cogliere il senso profondo della parola lavoro, di ciò che siamo, di ciò che abbiamo rappresentato, di ciò che ancora rappresentiamo nella storia del nostro paese. Una storia fatta di lotte operaie, di lotte studentesche, di conquiste sociali che hanno accompagnato la vita di migliaia di lavoratori e di lavoratrici. Una storia che è stata un punto di riferimento e che deve diventare patrimonio di ciascuno.
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Partendo dalla Festa del Primo maggio dalle piazze che oggi celebrano il lavoro, i lavoratori vanno ascoltati, e vanno difesi i loro diritti individuali e collettivi, perché solo in questo modo si può creare la condizione per una Europa di pace, di lavoro e di giustizia sociale. Ma sono queste condizioni che non possono prescindere da un salario dignitoso e da una condizione sociale basata sull’uguaglianza e sulla sostenibilità territoriale ed ambientale.
Gli ultimi decreti legislativi su pensioni, welfare e sul mercato del lavoro hanno stravolto il mondo stesso del lavoro. Di fatto le leggi che negli ultimi anni sono state fatte, hanno realmente peggiorato le condizioni di lavoro, hanno abbassato le tutele individuali e collettive dei lavoratori, e qui faccio una parentesi.
Prima Nicola parlava di morti sul lavoro. Ma precarizzare il lavoro non ha fatto altro che aumentare le morti sul lavoro. Perché il lavoratore precario purtroppo, ed aggiungo purtroppo, è ricattabile dovendo portare uno stipendio a casa, avendo un figlio da mantenere, avendo una casa da pagare e difficilmente rivendicherà i suoi diritti perché ha paura di esser mandato via.
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La precarizzazione del lavoro ha di fatto sta aumentando le morti sul lavoro ed ha ridotto i diritti conquistati con le lotte dal sessant’otto in avanti. (…). Inoltre la modifica dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori che è stato un vero e proprio golpe, di fatto ha spaccato il mondo dei lavoratori in due, e si è giunti, poi, alla modifica degli ammortizzatori sociali che, di fatto, ha esteso un diritto ma limitando il suo utilizzo da parte dei lavoratori stessi (1).
Bisogna rimettere al centro dell’azione politica il lavoro, cercando di mettere in campo azioni di lotta partendo dai luoghi di lavoro, provando ad abolire tutte quelle riforme neoliberiste che hanno reso di fatto il mondo del lavoro precario e senza diritti. Bisogna ripartire dai contratti nazionali. Ed a tutti i lavoratori ed a tutte le lavoratrici io ricordo che ci sono contratti nazionali scaduti da anni che non sono stati rinnovati.
Per esempio e per inciso, abbiamo i lavoratori e le lavoratrici nei multiservizi, in sintesi coloro che fanno dignitosamente le pulizie o che si occupano di rendere vivibile un ambiente: un centro commerciale, un bar, una banca, che si sono visti finalmente rinnovare il contratto dopo sette anni di vacanza contrattuale. Ed ancora: abbiamo dei lavoratori del portierato, quelli che per esempio fanno le guardie giurate fuori da un centro commerciale che hanno, ora come ora, un salario di 5, 40 euro all’ora lordi, mentre noi stiamo parlando di salario minimo da anni, e 5,40 euro all’ora non è un salario minimo dignitoso. E ci sono, lo ripeto, contratti fermi da anni, e non si riescono a rinnovare perché i padroni, ed io li chiamo ancora padroni, ovviamente non hanno intenzione di rinnovarli.
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La Cgil ha iniziato dal 25 aprile la raccolta di firme per 5 referendum popolari da fare nel 2025, ed il titolo della campagna è: “Per il lavoro ci metto la firma!” Ed anche qui raccogliamo le firme, e ringrazio Palmiro che ci ha dato la disponibilità per autenticarle. Ed adesso vi leggerò i quattro quesiti che noi vogliamo raggiungano le 500.000 firme in modo da presentare una proposta di legge su temi fondamentali per il mondo del lavoro. (…).
1)Tutti i lavoratori e tutte le lavoratrici hanno diritto alla reintegrazione sul posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo. Un tempo questa clausola esisteva ma ora di fatto non c’è più.
2) Per innalzare le tutele contro i licenziamenti illegittimi per i lavoratori e le lavoratrici che operano in imprese con meno di 15 dipendenti. Nel merito vi ricordo che oggi il tessuto industriale tipo del nostro paese non è fatto di grandi imprese, che sono poche, ma è fatto, specie in Friuli Venezia Giulia, di imprese artigiane che hanno al loro interno 3,4,5 operai dipendenti. Con il referendum noi chiediamo di innalzare le tutele anche a quei lavoratori ed a quelle lavoratrici che rappresentano la maggioranza nel nostro paese.
3) Per superare la precarietà nei contratti di lavoro.
4) Per rendere il lavoro più sicuro nel sistema degli appalti. (2). Io non so se sapete come funziona l’appalto e faccio un esempio per farvelo capire: io Giuseppe appalto un lavoro alla ditta Nicola, ovviamente puntando al ribasso e questo implica ribasso nelle tutele, nei salari, nei diritti.
Ed abbiamo addirittura gli appalti degli appalti dei sub-appalti, definiti: “le scatole cinesi”. Ma questo sistema non può essere tutelante e rispettoso nei confronti dei lavoratori. E ripeto: se voi leggete dove succedono gli incidenti sul lavoro, spesso avvengono in aziende in appalto.
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La nostra organizzazione sta facendo uno sforzo immane per questa campagna referendaria che, partendo dalle piazze, porti i lavoratori a guardare al passato per ridisegnare il futuro, un futuro di dignità, salari e diritti.
Ma è del tutto evidente che, negli ultimi anni, ci è mancato un partito politico di riferimento, mancanza che ha, indubbiamente, condizionato l’azione sindacale ed in particolare quella della Cgil. Ma è anche evidente che l’attuale governo non sta tutelando l’interesse dei lavoratori e, per dirla in breve, non ci ama per niente. Ed abbiamo di fronte agli occhi uno scenario politico imbarazzante, che sta smantellando il welfare, a partire dalla sanità pubblica e dalla scuola, pilastri fondamentali, insieme al trasporto pubblico, di una repubblica democratica.
Vi ricordo che in molte piazze il nostro sindacato, assieme alle altre sigle sindacali, ha messo in piedi delle iniziative su questo tema, ed il prossimo sarà il 4 maggio a Tolmezzo. Quindi tutti a Tolmezzo, il 4 maggio, alle ore 9.30 per la sanità pubblica.
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Per quanto riguarda la scuola, invece, […] ritengo incommentabile l’azione che sta facendo il generale Vannacci sulle classi separate per ragazzi disabili. Ma c’è un problema anche per le attuali forze di governo: che Vannacci è un candidato alle prossime europee. E credevamo che questo (del differenziare i disabili) fosse uno stigma già sconfitto quasi ottant’ anni fa. E io, contro questo signore, a Udine, quando è venuto a presentare il suo libro, mi sono presentato in piazza, insieme ad alcuni compagni e compagne della Cgil, per protestare contro quel volume che non saprei neppure come definire: razzista, omofobo … con tutto il peggio che esso contiene.
Ma quello che mi ha lasciato abbastanza sconvolto è il fatto che c’era la coda ad Udine, per andare a vedere questo signore che presentava il suo libro, che a parte tutto quello che aveva già detto, l’altro giorno ha detto che la scuola dovrebbe separare le classi per disabili da quelle normali. (3). Ed a questo punto io credo che il non abile sia lui, e dovrebbe semplicemente vergognarsi. Però, e lo ripeto, Vannacci è candidato alle elezioni europee.
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Ed a conclusione del mio intervento, dico che ritengo fondamentale che venga rilanciata l’azione del sindacato europeo che, dopo l’enunciazione degli ultimi anni, è rimasta un grande sogno. E ritengo fondamentale unificare le lotte dei lavoratori di tutta Europa, e ritengo questo un passo fondamentale anche per rilanciare una azione comune delle forze politiche di sinistra europee, visto anche che uno dei titoli per questo 1° maggio è: “Costruiamo una Europa di pace”, una pace che va custodita, che va desiderata ma che va anche conquistata.
Perché oggi c’è una narrazione che dice che con le armi si dovrebbe imporre la pace, c’ è una narrazione strana, dove la storia viene raccontata a metà, c’è una narrazione dove non si racconta che gli interessi economici alimentano ogni schifosa guerra. Ed io ricordo che, nel 2014, nel Donbass, (e non tifo per nessuno ok? E sicuramente non sono un tifoso di Putin, anzi tutt’altro, però la storia va raccontata come è accaduta) delle forze armate presumibilmente ucraine hanno incendiato la sede del sindacato e sono morti 13 o 14 sindacalisti. Quindi la storia va raccontata tutta, poi non c’è un buono e non c’è un cattivo, però sicuramente è una storia che, se ci viene raccontata in modo sbagliato, prescinde dalla libera Europa e dall’esportazione della democrazia, a cui non ho mai creduto. I popoli, come diceva Che Guevara, si liberano da soli.
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Ed io credo, in sintesi, che ci debba essere una iniziativa diversa, che viene dal mondo del lavoro e dai lavoratori, come avvenne tanti anni fa con la proclamazione dello sciopero generale del 25 aprile 1945 (1), che noi ancora festeggiamo. E lo dico in questa terra che fu esempio di lotte e sacrificio, e credo che sia più che mai indispensabile che la i lavoratori di tutta Europa si uniscano per dire basta e noi ci fermiamo finché non vi fermate.
Sandro Pertini diceva: bisogna avere libertà e giustizia sociale insieme, cioè ogni uomo deve essere libero nella sua integrità e nel perseguire le sue ambizioni. E deve essere libero dal bisogno, perché se un uomo non riesce a soddisfare i suoi elementari bisogni e vive nella paura e nella povertà, non è libero. E vi ringrazio davvero per questa opportunità che avete dato alla Cgil di essere presente oggi, e come dicevano i vecchi, da cui dobbiamo sempre imparare: “Al lavoro, e alla lotta!”.
Giuseppe Mazzotta.
(1) Il riferimento è allo sciopero generale proclamato da Sandro Pertini il 25 aprile, giorno della liberazione della città, con queste parole: «Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire!» (https://www.rainews.it/archivio-rainews/media/25-aprile-liberazione-Sandro-Pertini-460c51e8-d6af-4e63-8d4f-da2e4a85093d.html).
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Intervento di Giuseppe Mazzotta della Cgil Udine alla Festa del primo maggio 2024 a Lauco. Registrazione e trascrizione di Laura Matelda Puppini. Il testo non è stato sottoposto, prima della pubblicazione all’ autore, ma la trascrizione è fedele a quanto detto, solo in alcuni punti, ma davvero pochi, è stato adattato al linguaggio scritto.
E chiudo anch’io io questo articolo scrivendo il mio solito pensiero: “Pane, e non bombe!!!!!”. La foto che accompagna l’articolo ritrae i sindacalisti Lauzzana e Mazzotta (con il volto parzialmente coperto dalle braccia) a Lauco per il 1° maggio 2024. Foto di Alido Candido, mio marito. Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/per-uneuropa-di-dignita-pace-e-diritti-per-i-lavoratori-ed-i-popoli-giuseppe-mazzotta-a-lauco-per-il-1-maggio-2024/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/05/Lauco-Mazzotta.png?fit=290%2C374&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/05/Lauco-Mazzotta.png?resize=150%2C150&ssl=1Senza categoriaRiporto qui il secondo intervento da parte di un sindacalista a Lauco, il 1° maggio. Perché a mio avviso ora si parla di lavoro solo per segnalarne le morti e gi incidenti, mentre è importante affrontare nuovamente i temi importanti che vi ruotano intorno, e mettere al primo posto...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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