Pillole di informazioni su cui riflettere, da vecchi giornali pronti per il cassonetto.
Siamo alle porte di Natale e già in pieno Avvento, e ritengo di dover fare qualche pulizia domestica, in particolare di buttar via alcuni vecchi numeri di Il fatto Quotidiano, Avvenire, Il Manifesto e Messaggero Veneto che attendono di terminare nel bidone della differenziata, dopo adeguata selezione degli articoli da mantenere.
Così, mentre penso al nuovo/ vecchio governo Gentiloni, che ha osato riproporre agli italiani, come Ministri, quelli che erano stati rigettati insieme al loro “Mangiafuoco che tirava i fili”, uomini e donne che vogliono il potere ad ogni costo, almeno così pare, non sapendo neppure, a mio avviso, cosa significhi far politica se non detenerlo (e se erro correggetemi e mi scuso subito per questo mio pensiero), sfoglio vecchie pagine e riscopro strane informazioni. Vediamone alcune.
Terremoto. Ve lo ricordate il terremoto ad Amatrice, quasi sparito dalle cronache?
Orbene. Quello che stupisce è che, se i morti sono stati da terremoto, se l’Orcolat, dell’immaginario collettivo ha colpito ancora, può darsi che esso abbia avuto un aiutino dall’uomo. Infatti dall’articolo di Marco Palombi, Terremoto., incostituzionali le leggi di Lazio e Marche, in Il Fatto Quotidiano, 29 settembre 2016, si viene a sapere che la Corte Costituzionale ha sottolineato, più volte, che la materia degli interventi edilizi in zone a rischio sismico compete allo Stato, è quindi regolata dal Testo Unico 2001, e che deve essere posta particolare attenzione sulle costruzioni in dette aree, per tutelare l’incolumità delle persone.
E cosa prevede, tra l’altro, la legge nazionale? Che nelle località sismiche non si possano iniziare i lavori senza preventiva autorizzazione scritta del competente ufficio regionale. E se si procede senza averlo, anche per esempio a sopraelevazioni? Teoricamente ci dovrebbe essere una regolare denuncia da parte di chi deve vigilare, pure alla Magistratura. Teoricamente.
Ma … in Italia c’ è sempre un ma … Le Regioni Marche e Lazio hanno deciso, con loro norme, (di cui quella del Lazio varata ai tempi del piano casa di Renata Polverini) di accettare ma poi derogare a quanto disposto dal Testo Unico in materia edilizia del 2001. Infatti basta, per costruire, presentare «progetto ed allegati in Comune» e ricevere poi «l’attestazione di avvenuto deposito» della domanda. A questo punto, scrive Palombi – spetterebbe alla Pubblica Amministrazione fare i debiti controlli su ogni edificio, verrebbe da pensare. Macché li fanno a campione! In sintesi nella Regione Marche l’Ufficio preposto è autorizzato a esaminare solo il 10% delle richieste arrivate il mese precedente, nel Lazio il 15%! In sintesi l’85-90% degli interventi edilizi in zone sismiche di dette Regioni può sfuggire tranquillamente ai controlli. (Ivi). Nelle Marche, sempre secondo Palombi, qualcuno di buon senso aveva cercato di proporre modifiche della normativa regionale, ma si è trovato di fronte al “niet” corporativo dell’ordine degli ingegneri, unito al piagnisteo sulla crisi (eterna dico io, e sarebbe meglio impiegare i muratori in altri settori come la manutenzione e pulizia ambientale) dell’edilizia. (Ivi).
Si è fatto qualcosa per intervenire efficacemente in detta materia? Non mi consta, ma se avete nuove avvisatemi. Intanto i danni sono stimati a circa 4 miliardi di euro, mentre le vite stroncate non hanno prezzo. Ma cosa vuoi che sia…
◙
Vi rammentate la polemica sulle armi vendute ai Sauditi da Finmeccanica, che replicava che “Gli affari sono affari” se ben ricordo? Bene, ora vendiamo loro anche droni.
Era il marzo – aprile 2016, quando scoppiava il caso della Finmeccanica, gruppo a controllo pubblico, che vendeva tranquillamente armi ai sauditi, senza ovviamente chiedersi a chi ed a che cosa fossero realmente destinate.
Il Movimento cattolico detto dei “Focolarini” non sempre così encomiabile, il 16 marzo 2016, nel corso dell’incontro alla Camera, chiedeva spiegazioni sulla progressiva concentrazione nel settore difesa del gruppo industriale Finmeccanica, controllato per il 30 per cento dal ministero dell’Economia e finanza, ricevendo una risposta, da parte di alcuni Parlamentari, pare, del tipo: “Suvvia, gli affari sono affari”, che pomposamente si definiva un richiamo al principio della realtà. E i rappresentanti del Movimento chiedevano pure: «Perché non si destinano fondi pubblici alla riconversione dell’industria bellica come pure aveva previsto la legge 185/90?» Risposta: nessuna, come ormai politica vuole. Anzi si potrebbe forse ipotizzare un certo fastidio alla domanda, non documentabile. (http://www.cittanuova.it/c/453561/Finmeccanica_e_armi_un_paradosso_italiano.html).
Ora vendiamo ai Sauditi anche droni, quelli che sono così precisi ed intelligenti, che pare distruggano ospedali invece che centrali terroristiche. “L’Italia se ne infischia: altro che embargo, i nostri droni all’Arabia Saudita”, titola un articolo di Enrico Piovesana, comparso su Il Fatto Quotidiano del 23 luglio 2016. E mentre Olanda e Belgio non vendono più armi all’Arabia Saudita, noi, cattolicissimi ed inclini ad abusare della parola pace un po’ dovunque, continuiamo a renderci complici dei crimini di guerra sauditi nello Yemen, e non si sa ancora dove, proseguendo non solo forniture ma anche assistenza bellica a Ryad. «Dopo la fornitura di bombe Rwm Italia spedite dalla Sardegna (prima negata e poi ammessa dal Governo Renzi) e l’addestramento a Frosinone dei piloti militari di elicotteri, […] alla fiera inglese di Farnborough, Leonardo-Finmeccanica ha firmato un contratto con l’aeronautica militare saudita (e con quella giordana), per la fornitura dei nuovi droni Falco Evo: bestioni di 12 metri di apertura alare, utilizzabili per il puntamento degli obiettivi ma anche per trasportare e sganciare missili Hellfire». (Enrico Piovesana, cit.). Per chi non conoscesse l’Inglese e per inciso, “Hellfire” significa inferno di fuoco. La notizia proviene dalla rivista Usa “Defense news”. (Ivi).
Cosa volete che sia se la guerra dello Yemen ha provocato la morte di 3.200 civili, di cui 700 bambini, che due terzi delle vittime civili siano causate dai bombardamenti aerei dei sauditi, che colpiscono indiscriminatamente scuole ed ospedali (Ivi), cosa volete che sia, dato che l’Europa il 25 febbraio 2016 ha approvato una risoluzione favorevole all’Embargo sulla vendita di armi all’Arabia Saudita? Magari, come ricordavano i Focolarini, vi è anche la legge 185/90 (http://presidenza.governo.it/UCPMA/doc/legge185_90.pdf) in Italia che impedisce la vendita di armi italiane a paesi in guerra che non rispettino i diritti umani? Ma che volete che sia …
Nel novembre 2015, Matteo Renzi andava in visita in Arabia Saudita. Vi ricordate la storia degli orologi e dei regali? «Parapiglia tra dirigenti del governo in viaggio con Matteo Renzi per i Rolex elargiti dagli amici di Ryad». – Si legge su Il Fatto Quotidiano. – Questo racconto, descritto da testimoni oculari, proviene dall’Arabia Saudita. È una grossa figuraccia internazionale per l’Italia. È ormai la notte tra domenica 8 e lunedì 9 novembre. Il palazzo reale di Ryad è una fonte di luce che illumina la Capitale saudita ficcata nel deserto. La delegazione italiana, che accompagna Matteo Renzi in visita ai signori del petrolio, è sfiancata dal fuso orario e dal tasso d’umidità. La comitiva di governo è nei corridoi immensi con piante e tende vistose, atmosfera ovattata, marmi e dipinti. Gli italiani vanno a dormire. Così il cerimoniale di Palazzo Chigi, depositario degli elenchi e dei protocolli di una trasferta di Stato, prima del riposo tenta di alleviare le fatiche con l’inusuale distribuzione dei regali. Quelli che gli oltre 50 ospiti di Roma – ci sono anche i vertici di alcune aziende statali (Finmeccanica) e private (Salini Impregilo) – hanno adocchiato sui banchetti del salone per la cena con la famiglia al trono: deliziose confezioni col fiocco, cognome scritto in italiano e pure in arabo». (www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/08/governo-in-visita-in-arabia-saudita-la-missione-finisce-in-rissa-per-i-rolex-in-regalo/2356663/; http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/21/; rolex-il-testimone-oculare-sulla-rissa-di-ryad-renzi-nasconde-la-verita/2394628/). Infine Renzi dichiarava che lui di Rolex ne aveva uno solo. Renzi sui Rolex: “Ne ho solo uno, un regalo di amici”. Ma Il Fatto Quotidiano ricordava che i dipendenti pubblici non possono accettare regali di valore superiore ai 150 euro. (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/12/renzi-sui-rolex-ne-ho-solo-uno-e-un-regalo-di-amici-ma-resta-il-mistero-sui-restanti-cronografi/2367850/). Beh certi premier e loro accoliti, forse è meglio perderli che trovarli.
◙
Infine una serie di mini – notizie sui giovani italiani, che cercano di sopravvivere, o tentano di affondare, mentre i nostri litigano per i Rolex.
Il Fatto Quotidiano. 26 ottobre 2016. Stefano Caselli, da Torino, ci informa sui giovani, che inforcando una bicicletta, in genere propria, si dannano fiato e salute per pochi spiccioli facendo i trasportatori anche notturni. “Torino in bici dietro gli ultimi schiavi. 40 Km di corsa in una notte per 2,70 euro a consegna” intitola l’articolo, che narra la storia di Daniele uno dei tanti. (http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/40-km-di-corsa-in-una-notte-per-270-euro-a-consegna/).
Ed ancora ritaglio un articolo che parla della “Droga d’estate”, ed intitola: “Napoli e pasticche, le nuove feste mobili per evitare i controlli”. Tra i giovani in fila per la festa- scrivono Veronica Bencivenga e Fabio Capasso – molti hanno gli occhiali da sole anche se è mezzanotte. Questo non solo per preservare gli occhi dalle luci forti della festa, ma anche perchè certe droghe incidono sulle pupille, procurando movimenti incontrollati. Un giovane avvicina gli autori dell’articolo e tenta di vendere loro ketamina, coca, Md. Ma si può comperare anche Mdma, in sintesi la base della pericolosissima ecstasy. L’ectasy si trova in polvere, si scioglie nell’acqua. È la politica dello sballo, che non perdona. Per la droga di una serata ci vogliono 50 euro.
L’ Mdma modifica gli stati d’animo, l’aggressività, l’attività sessuale, il sonno, la sensibilità al dolore. Con l’uso continuativo della droga si rischiano danni perenni al cervello, ma si può rischiare di morire. Non un’ambulanza se qualcuno si sentisse male. Inoltre ai giovani che assumono droghe spesso mancano le informazioni basilari relative agli effetti sul fisico ed a come gestirli. (https://www.left.it/2015/07/31/droghe-e-studenti-informazioni-pratiche-e-serie-sulle-sostanze-cosi-si-salvano-vite/).
«[…] è inutile sostenere che la cannabis fa venire ‘i buchi al cervello’, invece è importante dire ai ragazzi che se uno comincia a sudare freddo e gli batte forte il cuore e gli manca l’aria, ecco questo può essere un attacco di panico scatenato dal Thc che c’è dentro la cannabis. Quindi importante è non spaventarsi e soprattutto chiamare qualcuno in aiuto» – sottolinea Sabrina Molinaro, ricercatrice responsabile della ricerca Epsad, realizzata dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr. – E a proposito della morte in discoteca: «Se a quel ragazzo avessero spiegato che prendendo Mdma sarebbe andato incontro a disidratazione, con 45 gradi, mentre stai ballando e dimentichi di bere e di fare la pipì, ecco, se gli fossero state fornite le informazioni […], il ragazzo sarebbe potuto essere ancora vivo». (Ivi).
É vero che ci sono volontari che spiegano, aiutano soccorrono, ma non sono molti e rischiano. E ci sono i giovani che bevono e vomitano, seguendo la stessa logica: lo sballo del sabato, poi la routine che annienta. Una vita tra droga e jobs act, tra nichilismo e nichilismo, senza futuro. Aiutiamoli a tornare a sognare.
Cosa si è fatto per risolvere questi problemi che sono forse una inezia rispetto ai tanti, alla corruzione che dilaga, ai governanti che pensano, forse, di essere dei sultani, al lavoro che manca, alla povertà che aumenta vertiginosamente, al “gioco delle tre carte” che la politica pare faccia, seguendo sue vie, e cercando di quadrare i cerchi? L’unica cosa che ci ha dato il governo Renzi, da quel che ho capito io, è un mare di parole e l’affossamento dello Stato, svenduto ai privati, come le nostre vite. Ma, tranne il premier, molti altri sono ancora in sella, non si sa come. Vi giuro che ora non solo non guardo la Tv, ma non sento neppure la radio, per non indispormi.E non so perchè non riesco a guardare più una foto di Maria Elena Boschi. Ma è sicuramente limite mio.
E per ora mi fermo qui. Senza offesa per alcuno e così divagando mentre ritaglio vecchi giornali …
Laura Matelda Puppini
L’immagine che correda l’articolo è tratta, solo per questo uso, da https://www.left.it/2015/07/31/droghe-e-studenti-informazioni-pratiche-e-serie-sulle-sostanze-cosi-si-salvano-vite/.
https://www.nonsolocarnia.info/pillole-di-informazioni-su-cui-riflettere-da-vecchi-giornali-pronti-per-il-cassonetto/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2016/12/left-droga-20150730_droga_mdma-1024x682.jpg?fit=1024%2C682&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2016/12/left-droga-20150730_droga_mdma-1024x682.jpg?resize=150%2C150&ssl=1ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀSiamo alle porte di Natale e già in pieno Avvento, e ritengo di dover fare qualche pulizia domestica, in particolare di buttar via alcuni vecchi numeri di Il fatto Quotidiano, Avvenire, Il Manifesto e Messaggero Veneto che attendono di terminare nel bidone della differenziata, dopo adeguata selezione degli articoli...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Invito tutti a leggere, sulle spese militari italiane che si attestano sui 64 milioni al giorno:
Gianluce di Feo, Spese militari: quei 64 milioni al giorno per caccia missili e portaerei, in: http://www.repubblica.it/, 23 novembre 2016.
I dati sono quelli dell’Osservatorio sulle spese militari italiane.
Così scriveva Umberto De Giovannangeli su Left, 22 ottobre 2016 “Non è solo una ‘guerra dimenticata’. È anche qualcos’altro. E di peggio. È la vergogna dell’Occidente e in esso dell’Europa (Italia compresa). È la sanguinosa riprova che alla base dello sfacelo mediorientale c’è la pervicace doppiezza di un “mondo libero” che non si limita, e già questo griderebbe vendetta, ad assistere silente al massacro di civili, ma quel massacro lo alimenta vendendo armi, e garantendo in sede Onu la copertura politica, all’attore regionale che attua un terrorismo di Stato. Yemen, la vergogna dell’Europa. Yemen, dove l’Arabia Saudita perpetra da tempo crimini contro l’umanità. (…). Ciò di cui non si parla, volutamente, nei consessi internazionali, è che dopo diciannove mesi di operazioni militari si continua a morire nello Yemen e più di 6.800 persone sono già state uccise nella campagna lanciata dalla coalizione panaraba guidata dall’Arabia Saudita, per rispondere alla minaccia posta dai ribelli Houthi, e centinaia di civili continuano a essere falcidiati. Gli sfollati sono ormai oltre tre milioni. La popolazione è sempre più allo stremo: più della metà degli yemeniti dipende dagli aiuti umanitari e solo un bambino su 10 riesce ad arrivare vivo a cinque anni. E tutto questo con la complicità occidentale.(…). Ma la Giustizia non si concilia con gli affari. Gli sporchi affari che l’Occidente continua a intessere con Riad. Affari miliardari. Affari di armi. (…). La vergogna pervade anche Parigi. Due volte il Presidente francese Hollande e una il Primo ministro Valls hanno recentemente firmato contratti per 10 miliardi di euro con il regno saudita. Quei soldi coprivano anche un’abbondante fornitura di armi prodotte in Francia. E la vergogna cala anche sull’Italia. Perché su una parte delle bombe sganciate dai caccia sauditi sulle città yemenite c’è una sigla incisa che ci riguarda da vicino: MK83, un modello prodotto da Rwm Italia. Sede operativa a Domusnovas, nel cagliaritano. Proprio da qui, nel 2015, sono partite cinquemila bombe. Un quinto in più rispetto all’anno precedente. Va ricordato che le autorizzazioni all’export dell’industria bellica, le rilascia il nostro ministero degli Esteri. Regola che vale anche per le armi assemblate dalla succursale italiana dal colosso tedesco Rheinmetall Defence. E ai finti ‘smemorati’ di casa nostra, ai piazzisti pubblici e privati di arsenali di morte, va altresì rammentato che la risoluzione del Parlamento Europeo adottata lo scorso 25 febbraio stabilisce «l’istituzione di un embargo sulla vendita delle armi alla Arabia Saudita». La vergogna yemenita nasce anche nel Belpaese. Fino a quando?” L’intero articolo è leggibile online in: https://www.left.it/2016/10/23/yemen-la-vergogna-delleuropa-che-alimenta-il-massacro-vendendo-armi/