Politica attenta all’ambiente, salvezza del lago di Cavazzo, piano strutturato per le acque: se non ora quando?
PREMESSA
Lago di Cavazzo: sono ancora una volta a sentirne parlare, come tanti anni fa, quando la gente che vive intorno al Lago, sempre meno, ha già deciso che vuole che venga salvato, che vuole quel bypass, che vuole che venga rinaturalizzato, per sé, per i propri figli, per l’ecosistema presente da cui dipendiamo.
Sento dire che qualcuno ha proposto che la zona venga riempita di striscioni che ricordino alla Regione questo desiderio più che legittimo, ma forse non servirebbe comunque a nulla. Sento dire che intorno alla centrale di Somplago, che poi diverrà regionale, ruotano degli interessi, ma credo che quelli siano di società private, che possono essere contrarie agli interessi legittimi dei cittadini, ma la Regione deve rispondere agli stessi e rappresentarli, non accettando la logica della finanza e dello sfruttamento.
Ma invece di andare nel senso della tutela del proprio ambiente, i vari assessorati e giunte non hanno fatto altro, negli ultimi anni, e se erro correggetemi, indipendentemente dal colore politico, che sfregiare: prima con l’elettrodotto Terna, poi con ipotesi di strade come quella che non si sa chi abbia deciso debba passare dalla Val Pesarina fino a Sappada, così le moto scorrazzeranno felici, senza neppure pensare ai danni su flora e fauna di un’opera direi quasi faraonica, ed all’ altissimo impatto ambientale. Inoltre trattori ecc. ecc. riescono già a percorrere quel tracciato. ‘’Cui prodest” questa novità, e quanto costerà visti i prezzi aumentati a dismisura in edilizia nel periodo post covid? Io non lo so, francamente.
E credo che abbiamo il diritto, da cittadini della Carnia, di sapere chi ha deciso questo mostro per ricordarcene in futuro prima di svendere tutto ed andarcene altrove.
Però questa volta questa possibile nuova ed inutile viabilità potrebbe derivare forse dal “Biciplan. Patto territoriale e intesa per lo sviluppo 2017-2020. Programma comprensoriale per la mobilità lenta su viabilità ciclo-pedonale – Relazione tecnico – descrittiva”, documento steso, per l’Uti Carnia e per la Regione Friuli Venezia Giulia nel 2019. (1).
Secondo me uno dei problemi che abbiamo in Italia è quello che si progetta senza tenere conto della realtà, quasi si vivesse in un mondo metafisico, dove un computer ti lascia disegnare qualsiasi cosa, come ai tempi del progetto Zoncolan o di quello Zamparini, senza calcolare le ricadute, senza, nello specifico, tener conto di dislivelli, attraversamenti, centrali e centraline, percorsi animali. Inoltre in questo caso si è pure tirato fuori dal cappello del prestigiatore un vecchio progetto ferroviario del 1926, mai realizzato, quando i treni andavano a carbone ed in alto (fino a Comeglians e Paluzza) giungevano tranvie a scartamento ridotto ed ad uso bellico, costruite nella prima guerra mondiale, e non si tiene conto dei costi reali, che poi, lievitando, indebiteranno pesantemente le generazioni future, nè delle modificazioni avvenute sull’ambiente in quasi 100 anni.
Infine andare in montagna su di un sentiero nel bosco per l’ombra e per i piedi ed il passo che si ammortizza è una cosa, altra cosa, invece, e ve lo dico io che di chilometri a piedi ne ho percorsi, andare su di una strada larga forse 6 metri, con l’asfalto che ti taglia le gambe e surriscalda, sotto il sole e con il rischio dei soliti in moto con targa o meno.
Ma invero non so se questo ‘biciplan’ quasi tutto carnico e un po’ veneto, che tocca zone di alto valore naturalistico, sia stato approvato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, le cui linee guida sono leggibili in: https://www.regione.fvg.it/rafvg/export/sites/default/RAFVG/infrastrutture-lavori-pubblici/infrastrutture-logistica-trasporti/ciclovie/allegati/2019_07_02_Numero_2950_decreto_biciplan_Linee_guida.pdf..
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MA RITORNIAMO AL LAGO DI CAVAZZO.
Se c’era un intervento che la Regione doveva fare, stante la legge da lei stessa emanata, era quella relativa al lago di Cavazzo, come ci ha ricordato Franceschino Barazzutti, ma passa un giorno passa l’altro …. L’unica cosa che si vede è il nostro imbiancarsi dei capelli, con il trascorrere degli anni, restando gli annosi problemi della Carnia, come quello della salvezza del lago senza risposta, e della desertificazione dei corsi d’acqua.
Eppure nel 2014, cioè quasi ormai 7 anni fa, la quarta commissione regionale sul Prta aveva sottolineato l’importanza di tutelare il Lago di Cavazzo Carnico e il fiume Tagliamento a valle di Ospedaletto, ove il fiume viene derivato e canalizzato per usi agricoli dal Consorzio Ledra- Tagliamento, lasciando il letto dello stesso con ben poca acqua. E esiste la normativa che sancisce, per fiumi, torrenti e rii utilizzati per scopi vari, in primo luogo centrali e centraline, il minimo deflusso vitale, ma poi non vi è alcuno che controlla e quindi spesso resta lettera morta.
E la sopraccitata commissione segnalava già allora che il lago si trovava già «in situazione di criticità ambientale a causa dell’avanzata modificazione dello stato di qualità delle sue acque, dovuta alla pluridecennale immissione delle acque di scarico della centrale idroelettrica di Somplago» e si auspicava la creazione di un by-pass che convogliasse le acque della centrale direttamente dall’emissario del lago per recuperarlo ad una condizione di naturalità, (2) sposando il progetto dell’ing. Dino Franzil per risolvere il problema.
Un accenno alla rinaturalizzazione del lago di Cavazzo ed al by-pass si trova anche nella conclusione del Piano Regionale di Tutela delle Acque, e, per questo motivo, la legge 6 febbraio 2018 n. 3 prevedeva un concorso di idee nel merito. Infine la legge regionale 6 agosto 2019 n. 13 art. 4 comma 35, faceva secondo me un passo avanti ed uno indietro, decidendo la creazione di una commissione tecnica, chiamata “Laboratorio del Lago”, formata da tre esperti uno per ogni comune interessato (Bordano, Cavazzo Carnico e Trasaghis) e da altri soggetti portatori pure di interesse, non definiti analiticamente, onde «individuare le criticità del Lago dei Tre Comuni e proporre conseguenti soluzioni finalizzate a recuperare le condizioni di naturalità del lago stesso e a garantirne la fruibilità, anche a fini turistici […]».
Ma intanto che accadeva? Che acque sempre più torbide e sempre fredde, a causa degli scarichi della centrale, dominavano il Lago, facendo spostare i turisti verso le acque del rio Palar, cristalline, per altro propagandate anche da ‘Turismo Fvg’ e da TripAdvisor, (3) costringendo il comune di Trasaghis a costruire persino nuovi parcheggi a pagamento.
Perché come ho già detto, il turismo sia povero che ricco cerca natura e luoghi incontaminati, non strade, motori, fanghi e acque gelide. E per vedere come si riesce a fare di un lago una zona di turismo anche alto, basta varcare il confine ed andare in Austria.
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Arrivati a questo punto, tutto si è arenato tra, pare, l’indifferenza dei più. Così, ha detto Barazzutti noi dei Comitati ci troviamo a dover chiedere alla Regione «che rispetti le leggi che lei stessa ha approvato», perché non si conoscono, o meglio secondo Franceschino non ci sono ancora, le soluzioni date da detto Laboratorio al problema della rinaturalizzazione del Lago di Cavazzo. E non mancano di certo gli studi sul lago detto anche dei Tre Comuni, che vanno da quelli fatti dopo la costruzione della centrale di Somplago alla tesina di Giulio Colomba, poi diventato Deputato, dalle relazioni del geologo Dario Tosoni e Cella, ai lavori dell’ingegner Franco Garzon, che ha detto chiaramente che il lago fra 100 anni non esisterà più (4), e dell’ingegner Dino Franzil, che ha convalidato tali previsioni (5). E ci sono pure tutti gli studi effettuati dall’Istituto di Scienze Marine del CNR di Bologna che confermano quanto (6), dopo aver analizzato il fondale del Lago che risulta essere del tutto morto, non esistendo più vita a causa del fango creato dalla centrale che diverrà, nel 2029, proprietà regionale. (7).
Ma sul ‘lago’ si sono svolti anche incontri e manifestazioni per informare e far conoscere: ad Alesso, il 12 e 13 settembre 1987, si è svolto un convegno internazionale intitolato: “Il lago di Cavazzo o dei Tre Comuni: un patrimonio da salvare e valorizzare” di cui sono stati stampati gli atti; quindi, nel 2010 l’incontro intitolato: “Un lago da amare”. Poi vi è stata la manifestazione del 10.10. 2010 sulle rive del lago, il convegno sull’idroelettrico ad Alesso tenutosi il 9.01.2016, l’incontro del 21.10.2018. «Inoltre si sono susseguiti negli anni: conferenze stampa, interventi sui mezzi di informazione, incontri con esponenti delle istituzioni, una costante attività di presidio, di sensibilizzazione e di informazione sul tema da parte dei Comitati anche mediante il bollettino ‘Il Punto’ distribuito alle famiglie della valle». (8).
E le campagne di ricerche condotte dall’Istituto di Scienze Marine di Bologna (ISMAR) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) confermano che il fondale presenta un paesaggio lunare a causa della consistente copertura di fango modellato dalle correnti, privo di forme di vita a causa delle acque scarsamente ossigenate, e nel luglio 2018 la Goletta Verde di Legambiente ha condotto una campagna di monitoraggio delle microplastiche nel lago. (9).
E per eliminare tutto questo vi è una sola soluzione, togliere lo scarico della centrale di Somplago attraverso un by-pass, da realizzare subito, diceva l’ingegner Franzil nel 2018. (Cfr. Ing. Dino Franzil. Origine ed autonomia vitale del Lago di Cavazzo. Bisogna fare subito il bypass, in: www.nonsolocarnia.info). E non bisogna dimenticare che, rinaturalizzando il lago e favorendo il turismo, si creano condizioni migliori di vita anche per il territorio circostante, che va spopolandosi e riempiendosi di case vuote.
Ma se continua così, se le norme regionali non trovano attuazione a tre anni dalla loro emanazione, allora – ha continuato Barazzutti – se l’assessorato non intende far niente per il lago, «abbia l’onestà di venir su in Val del Lago, mostrare la faccia e dire: “Noi non intendiamo intervenire sul Lago di Cavazzo”» ed il perché, cosicché possiamo discutere sulle loro giustificazioni ed operato, sul perché non vogliano salvare una risorsa per tutto il comprensorio. (10).
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IN FRIULI VENEZIA GIULIA BISOGNA PROGETTARE PER L’UTILIZZO DELLE ACQUE DOLCI INTERVENTI STRUTTURATI.
Ma in Friuli bisogna iniziare a pensare anche gli interventi in modo strutturato, integrato, e non singolarmente. E, negli ultimi anni la situazione di grave degrado del lago è diventata oggetto dell’attenzione della legislazione regionale proprio a causa agli inevitabili e crescenti conflitti tra l’uso della risorsa acqua (energetico, irriguo e turistico) e l’ambiente. Il terreno di scontro ha dei luoghi fisici di riferimento:
– lo scarico della centrale nel lago;
– la presa di Ospedaletto del Consorzio di Bonifica Friulana ed il tratto del Tagliamento sotteso da detta presa fino all’altezza di Peonis, che risulta molto alterato nella sua portata (11);
– il canale di scarico del lago sul quale sono state autorizzate due centrali alla società Aqualux di Brugnera e una ad Industrial Park (già Cosint) di Tolmezzo, che costituiranno un ulteriore inaccettabile servitù per il lago dal quale in assenza del bypass – attingeranno l’acqua diminuendone il livello quando la centrale di Somplago sarà in stato di fermo;
– la derivazione irrigua dallo scarico del lago proposta dallo stesso Consorzio;
– le eventuali emergenze ambientali derivanti dall’autostrada e dall’oleodotto. (12).
Inoltre, come ho già scritto in mio precedente articolo (cfr.“Da Carniacque a Cafc: affare strategico, fusione obbligata, o privazione dell’acqua per la montagna e de profundis per la sua autonomia?, in: www.nonsolocarnia.info), senza tener conto delle portate reali e dell’impatto di centrali e centraline, (queste sì autorizzate celermente e spesso a foresti che depredano il territorio magari costruendo una società ad hoc con sede in Friuli ( 13), si rischia di pensare che sia utilizzabile, per esempio per la pianura, acqua inesistente e di non pensare alle sorgenti per l’acqua potabile. Ed anche il Tagliamento nel Pordenonese è quasi asciutto, perché vi giungono solo le acque dell’Arzino, salvato da una lunga battaglia popolare. (14).
Franceschino ha sottolineato pure, nel corso dell’incontro, che le acque di scarico della centrale attraverso il Leale, emissario del lago, che confluisce un po’ più a nord di Peonis, e le acque prelevate con condotta forzata per la centrale dal Tagliamento in Carnia, ritornano ad Ospedaletto al fiume, rimpinguandolo. In quel punto il Consorzio di Bonifica del Friuli Centrale ha derivato per usi irrigui il fiume, che risulta molto impoverito a sud della presa. Facendo il bypass, ci sarebbe pure un vantaggio per il grande fiume, che potrebbe recuperare, almeno in parte, acque sottratte. Per questo si ribadisce l’importanza di un intervento complessivo, che tenga conto di tutte le variabili. Ed entro il 2029, quando la centrale di Somplago passerà alla Regione, bisognerà aver chiare le modalità di utilizzo della stessa, che siano funzionali a tutto il territorio, non solo al rendimento della stessa. (15).
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Ma a che punto siamo ora in Regione? Ad un’interrogazione di un consigliere regionale nel merito, è stato risposto che il Laboratorio creato sta acquisendo elementi valutativi, sta studiando il problema, ma gli studi già fatti non mancano e sono molteplici, e pure del massimo organismo in materia di acque, e possiamo ora dire che: «del lago, da tempo, si sa tutto». (16). Ora si può e si deve decidere cosa fare, bisogna presentare le soluzioni progettuali ed intervenire subito, prima che il lago si trasformi in una insana palude. Insomma bisogna che i tecnici, che non mancano in Regione definiscano le modalità con cui fare il by-pass. (17). E questo è il compito della politica. (18).
Pertanto- ha concluso Barazzutti – noi ci rivolgiamo al Presidente della Giunta Regionale, all’Assessore Scoccimarro, a tutte le rappresentanze istituzionali, a tutti i consiglieri regionali, a tutti gli assessori, perché prendano coscienza di questa realtà e si muovano in conseguenza subito. E bisogna vedere anche più lontano: infatti rinaturalizzare il lago significa anche renderlo più appetibile turisticamente e renderlo di nuovo pescoso, come fu un tempo.
Inoltre noi dei Comitati- ha terminato Barazzutti – chiediamo anche di intervenire in Carnia su quei corsi d’acqua e fiumi da cui si preleva per la centrale che si sono desertificati, come il Tagliamento a Preone. E con l’acqua bisogna avere un approccio responsabile, intelligente, complessivo, non solo guardare alla produzione di energia elettrica e kw/h. Per la produzione di energia bisogna guardare oggi al fotovoltaico, ed altre forme, perché l’acqua serve per la vita (19), pensiero del tutto condivisibile.
Laura Matelda Puppini
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(1) Progetto visionabile e scaricabile in: (http://www.simfvg.it/doc/pianisettore/fase2/Relazione_tecnico_descrittiva_biciplan.pdf). Queste mie righe non vogliono assolutamente offendere alcuno, ma mi sono posta degli interrogativi in proposito e vorrei che la Regione tenesse in considerazione più variabili, se non lo ha fatto l’Uti carnica.
(2) Parere della IV^ commissione regionale sul Prta.
(3) Cfr. https://www.turismofvg.it/2018/07/13/le-smeraldine-acque-del-rio-palar/ e https://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g3526949-d4700241-Reviews-Torrente_Palar-Trasaghis_Province_of_Udine_Friuli_Venezia_Giulia.html.
(4) «L’ing. Franco Garzon incaricato dai Comuni di Bordano, Cavazzo Carnico, Trasaghis e Verzegnis, dal Consorzio BIM Tagliamento, dalla Comunità Montana della Carnia e da quella del Gemonese, Canal del Ferro Valcanale, nella sua Perizia di valutazione dell’ampliamento della centrale di Somplago” datata 28.01.2011 a pagina 32 a conclusione dei calcoli dell’apporto di sedimenti di fango nel lago così scrive: “Il lago di Cavazzo presumibilmente tra 110 anni sarà riempito”. Dal 2011 sono trascorsi quasi 8 anni in cui il fango ha continuato ad accumularsi per cui il riempimento avverrà tra 102 anni». (Comitati Salviamo il Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni. (https://www.facebook.com/permalink.php?id=100485721482759&story_fbid=193272078870789, 2 ottobre 2020).
(5) «L’ing. Dino Franzil, nel suo studio ‘Lago, Energia, Ambiente’ del marzo 2012, dopo accurati calcoli relativi all’apporto di sedimenti e fango dallo scarico dell’attuale centrale di Somplago, a p. 27 conclude che il Lago scomparirà entro i prossimi 105 anni», trasformandosi in una putrida palude in meno di cento anni. (Ivi).
(6) Le campagne di ricerche condotte dall’Istituto di Scienze Marine di Bologna (ISMAR) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) confermano che il fondale presenta un paesaggio lunare a causa della consistente copertura di fango modellato dalle correnti, privo di forme di vita a causa delle acque scarsamente ossigenate; E, nel luglio 2018, la Goletta Verde di Legambiente ha condotto una campagna di monitoraggio delle microplastiche nel lago. (Ivi).
(7) Intervento di Franceschino Barazzutti ad Udine il 20 luglio 2021.
(8) Comitati Salviamo il Lago, cit.
(9) Ivi.
(10) Intervento di Franceschino Barazzutti, cit..
(11) In un commento all’articolo: ‘Uno sbarramento da Ospedaletto a Bordano, riserva d’acqua per il Tagliamento’ in Alesso e dintorni, 23 giugno 2017, prima pubblicazione: Messaggero Veneto (senza altra indicazione), si trova questo commento: «Roger Tomasino scrive su facebook: “Uno sbarramento esiste già ad Ospedaletto, di proprietà del Consorzio Ledra-Tagliamento, che viene sfruttato per alimentare i canali irrigui del Consorzio stesso, anche se non ha grosse capacità di immagazzinamento. Chiaramente in caso di siccità tutta l’acqua viene derivata per necessità irrigue e sotto il ponte di Braulins acqua non ce n’è. Ci sono inoltre accordi tra il Consorzio e l’ex ENEL (ora A2a) per il rilascio, in caso di siccità dichiarata, dal bacino dell’Ambiesta (Verzegnis) dell’acqua necessaria all’irrigazione. […]. Vi erano state delle prove tecniche di rilascio (sperimentale) da parte di Edipower, sulla base di uno studio, per verificare quale fosse il deflusso minimo vitale di ciascuno dei torrenti che sono intercettati per la produzione di energia (non sono informato degli esiti) in modo da garantire un minimo vitale per ciascun corso d’acqua, ma in caso di siccità tutto il sistema entra in crisi, anche perché dopo tutti questi anni di derivazione delle acque del Tagliamento, sicuramente gli equilibri idrogeologici sono cambiati».
(12) Comitati Salviamo il Lago, cit..
(13) Intervento di Franceschino Barazzutti, cit..
(14) Franceschino Barazzutti ha sottolineato, nell’ intervento del 20 luglio 2021, come l’energia prodotta dalle centraline venga poi venduta con sovrapprezzo, aumentando così il costo dell’energia elettrica nelle bollette dei cittadini ed anche di coloro che si trovano ad esser privati delle acque, che così ricevono un doppio danno dalla politica che incentiva le centraline.
(15) Intervento di Franceschino Barazzutti, cit..
(16) Ivi.
(17) Esiste una proposta di far passare le acque, in condotta forzata ed intubate in fondo al lago, un ‘altra che vede la realizzazione di una galleria su una riva del lago per lo stesso scopo. Un altro problema tecnico è quello di stabilire il punto di captazione delle acque della centrale per indirizzarle oltre il lago.
(18) Intervento di Franceschino Barazzutti, cit..
(19) Ivi.
L’immagine che accompagna l’articolo è stata da me scattata nel 1993 e ritrae il lago di Cavazzo. L.M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/politica-attenta-allambiente-salvezza-del-lago-di-cavazzo-piano-strutturato-per-le-acque-se-non-ora-quando/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2021/07/FOTOLAGO1102.jpg?fit=1024%2C695&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2021/07/FOTOLAGO1102.jpg?resize=150%2C150&ssl=1AMBIENTEECONOMIA, SERVIZI, SANITÀPREMESSA Lago di Cavazzo: sono ancora una volta a sentirne parlare, come tanti anni fa, quando la gente che vive intorno al Lago, sempre meno, ha già deciso che vuole che venga salvato, che vuole quel bypass, che vuole che venga rinaturalizzato, per sé, per i propri figli, per...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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