Regione Fvg. Donna: ti tolgo io quel velo integrale! Peccato che il divieto al volto coperto in pubblico risulti normato sin dal 1931.
Il dott. Fedriga e le destre nostrane ormai non sanno più che fare per guadagnarsi tutti i soldi che gli diamo e così, pare a causa delle elezioni comunali a Monfalcone che avverranno tra pochissimo, invece di pensare alla sanità che sta andando a rotoli, si mettono a fare le pulci a quattro ragazzette col volto coperto dal velo islamico integrale (’hijab) , perché non sia mai che … E questo dopo che, tranquillamente, a causa di imperizia, la sua giunta ha già speso e sta spendendo una barca di soldi nostri per passare, pezzo dopo pezzo, almeno così pare, la sanità regionale a società private, che sono note anche per i famosi medici argentini forse sottopagati, forse no con possibili lauti guadagni per i mediatori.
Non solo: quelle ragazze non sono figlie degli extra comunitari, giunti vivi qui per miracolo, abusivi, non abusivi, senza pane, senza cessi, senza docce, senza dignità e senza che l’Europa guerrafondaia (guidata dalla Von der Leyen, novella Giovanna D’ Arco anche se un po’ attempata) si occupi di loro, ma di operai chiamati a lavorare al cantiere di Monfalcone proprio da quelle società private che tanto sono amate dalle destre e che, quindi, dovrebbero venir ringraziati perché sono una delle salvezze della città del goriziano e della nostra economia. E trattasi, da quanto si sa, di 4 giovani ragazze che, ogni mattina, davanti ad una persona che lavora per la scuola, donna, prima di entrare in classe tolgono il velo per farsi riconoscere. Ma invece dal nostro Fvg partirà una nuova crociata che porterà linfa vitale ad una nuova legge, proposta in gennaio dalla lega alla Camera “contro il velo islamico” come si suol dire, come se la materia non fosse già stata ampiamente regolata.
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Infatti si deve sapere che questo grande problema di cui si fa bella ora la Lega, sottoponendolo al dibattito regionale Fvg ed anche parlamentare, è già normato fin dal lontano 1931 dallo Stato italiano. Figurarsi se il Gran Consiglio del Fascismo, i fascisti convinti e Benito Mussolini avrebbero lasciato andare persone dal volto coperto sull’ italico suolo! (Cfr. Regio Decreto 18 giugno 1931 n. 773, detto anche TULPS cioè Testo Unico Leggi Pubblica Sicurezza, che nel tempo ha subito modifiche ma è ancora in vigore). Comunque vi è anche una legge antiterrorismo, del 1975 ed altre norme che vietano di oscurare integralmente il volto in luogo pubblico, ma non credo che un’aula scolastica, in orario di lezione, sia paragonabile ad una piazza.
E il problema che alcune ragazze forse del Bangladesh portano il velo integrale (’hijab) a scuola a Monfalcone vi sembra un problema per il quale smuovere mari e monti? A me no, ma pare che i nostri politici della maggioranza vogliano apparire, vogliano farsi belli, vogliano dichiarare ed ancora dichiarare, allontanando l’attenzione dei cittadini da un problema serio come quello della privatizzazione della gestione della sanità, a nostre spese, fra l’altro, che sta andando avanti passo dopo passo, senza giungere nelle sedi istituzionali. Invece in consiglio ci si precipita a portare il problema del velo integrale indossato da quattro ragazzette di numero nel goriziano ed in un contesto specifico, quando non mi consta che nel merito abbia mai legiferato altra regione italiana, né la Lombadia, né il Lazio, né il Piemonte e via dicendo, che di casi sicuramente ne hanno ben più di noi. Pies di cussì, mi ven di dî ….
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E per l’esistente, a livello normativo italiano, così si legge su: https://www.avvocatodicarlo.it/andare-in-giro-con-il-volto-coperto-quali-conseguenze/: «come abbiamo anticipato, non è possibile andare in giro con il volto coperto. Punto di partenza è il Testo Unico sulle leggi di Pubblica Sicurezza (R.D. 18 giugno 1931, n. 773) il quale, all’art. 85, prevede: «È vietato comparire mascherato in luogo pubblico. Il contravventore è punito con la sanzione amministrativa da euro 10 a euro 103». Ovviamente la cifra è stata adeguata ai tempi correnti essendo la legge ancora in vigore. Quindi che novità ci stanno propinando le destre del consiglio regionale? Nessuna, tranne un’ inasprimento delle pene ed una nuova caccia alle streghe però velate.
«Successivamente, con legge 22 maggio 1975 n. 152, sono state introdotte nuove disposizioni a tutela dell’ordine pubblico, aggiornate con la legge 533 dell’8 agosto 1977 e infine dall’art. 10, comma 4-bis, D.L. 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla L. 31 luglio 2005, n. 155». (Ivi).
L’ articolo 2 della Legge 22 maggio 1975 n.152 è stato modificato in questo modo dalla legge 153 dell’8 agosto 1977, con entrata in vigore il 4 settembre di quell’anno: «È vietato l’uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo. È in ogni caso vietato l’uso predetto in occasione di manifestazioni che si svolgano in luogo pubblico o aperto al pubblico, tranne quelle di carattere sportivo che tale uso comportino. Il contravventore è punito con l’arresto da sei a dodici mesi e con l’ammenda da lire centocinquantamila a lire quattrocentomila. Per la contravvenzione di cui al presente articolo è facoltativo l’arresto in flagranza». (https://www.normativa/ uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1977;533).
Relativamente al casco, bene ha fatto il legislatore, perché spesso assassini ed altri nell’ italica penisola si muovono in moto con casco integrale, veloci e fulminei. E questi sono davvero un problema, ma su di loro si soprassiede, come su quelli che corrono su moto da cross, italiani e non italiani, dovunque, sempre a viso coperto e con addosso una tuta integrale, con il mezzo senza targa e che possono rappresentare un reale pericolo, anche perché ti potrebbero piombare addosso a velocità sostenuta. Altro che due ragazzette in ’hijab ! Ma i motociclisti che violano leggi a volto coperto, senza targa e correndo a velocità sostenuta difficilmente finiscono multati o in galera, perché è difficile prenderli.
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Ma ritornando al nostro problema attuale, successivamente l’ammenda, con la legge L. 31 luglio 2005, n. 155, comma 4 bis dell’art. 10 è aumentata, infatti: «Il contravventore è punito con l’arresto da uno a due anni e con l’ammenda da 1.000 a 2.000 euro» (http://www. normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legge:2005;144). Attenzione però perché l’articolo 5 della legge 22 maggio 1975, presumibilmente abrogato, prevedeva pure pene anche di 6000 euro, roba già da far fallire tutti gli operai di Fincantieri con figlie a carico.
Ed aumentare le multe è pura follia, è andare a cercare, alla prima applicazione, conflitti sociali. E io credo nell’educare non nell’imporre, mentre mancano del tutto i mediatori culturali ovunque, ma anche dei rappresentanti di ambo le comunità che parlino fra loro. È pertanto inutile, a mio avviso, che la Lega faccia finta di ergersi a baluardo di civiltà anche se per le ragazze sarebbe più igienico vivere a volto scoperto, per motivi di salute. Ma non è la salute dei cittadini, pare, che interessa ai politici del Fvg che formano la maggioranza, ma bensì, sembra, nello specifico, colpevolizzare facendo nuove crociate, mentre gli unici da colpevolizzare per la pessima politica condotta in regione negli ultimi 7 anni, sono loro, secondo me. E se erro correggetemi. Inoltre mi si dice che talvolta le stesse madri di famiglia di paesi musulmani si relegano in casa, come da ancestrale costume insegnato loro, ed approvano il velo ed il burqua. L’economia può cambiare velocemente – diceva Marx – mentre le sovrastrutture (le culture diremmo oggi) sono difficili da modificare ed implicano molto tempo.
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Ma, tornando alla politica, pare che certe azioni siano concordate. Ed ecco comparire una notizia che sostiene che una nuova proposta di legge ‘contro il velo integrale’ sia stata presentata a Montecitorio il 19 gennaio 2025 dall’onorevole leghista Igor Iezzi, per capirci quello che ha aggredito Leonardo Donno del M5S per una bandiera italiana l’11 o 12 giugno 2024 (https://www.rivistadirittoereligioni.com/wp-content/uploads/2025/02/Lega-proposta-di-legge-contro-il-velo-IT.pdf). Poi è avvenuta la presentazione di analoga proposta in Regione Fvg, sempre da parte leghista, ritengo a sostegno di Iezzi e creando un precedente, che io vivo come un passo ulteriore verso una regione stato nello stato, ove ormai si gioca senza avversario e senza contradditorio, non per colpa dello stesso.
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E GUARDATE DA CHE PULPITI SONO PARTITE QUESTE PROPOSTE: A LIVELLO DI MONTECITORIO DA UNO CHE PRENDE A PUGNI SENZA MOTIVO UN ALTRO ONOREVOLE, LEONARDO DONNO, FACENDOLO USCIRE SULLA SEDIA A ROTELLE (www.editorialedomani.it/politica/italia/camera-botte-rissa-donno-iezzi-autonomia-calderoli-tricolore-sd0t4690 e molte altre fonti); IN REGIONE FVG DA UN CONSIGLIERE, ANTONIO CALLIGARIS, CHE HA DICHIARATO, A MICROFONI ACCESI, SALENDO ALL’ ONORE DELLE CRONACHE, NEL 2020: «IO SPAREREI TRANQUILLAMENTE AI MIGRANTI». (“Trieste, il consigliere regionale della Lega: «Io sparerei tranquillamente ai migranti» – Il video”, in: https://www.open.online/2020/08/05/ ma anche https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/08/04/migranti-consigliere-leghista-del-friuli-io-gli-sparerei-e-polemica-a-montecitorio-e-il-centrosinistra-chiede-al-carroccio-di-dissociarsi/5890069/ in cui la frase però è : «I migranti? Io sono uno di quelli che gli sparerebbe a quella gente lì”» e https://www.telefriuli.it/cronaca/sparerei-ai-migranti-grave-silenzio-di-fedriga-sulle-parole-di-calligaris/, ove la frase sarebbe stata: ” “Io sono uno di quelli che gli sparerebbe tranquillamente (ai migranti). Ed ancora: “Due giorni di sospensione al consigliere Fvg Calligaris per la frase «sparerei ai migranti, tranquillamente»”, in: http://www.studionord.news/due-giorni-di-sospensione-al-consigliere-fvg-calligaris-lega-per-la-frase-sparerei-ai-migranti-tranquillamente/). QUESTO PER DIRE CHE RAZZA DI POLITICI CI RAPPRESENTANO, E CHE EDUCAZIONE PROPONGONO AI GIOVANI.
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Ma che sta succedendo in Fvg ed in questa Italia? Forse in questa mia Patria e terra si sta veleggiando sempre più verso l’oscurantismo, mentre i politici della maggioranza sia nazionale che regionale dimostrano sempre più la loro intolleranza in ogni modo, vivendo qualsiasi opinione divergente dalla loro, proveniente dai banchi dell’opposizione, meramente come un attacco nemico a cui opporsi con fuoco fiamme spade e scudi. Ma torniamo all’ argomento di questo mio.
La proposta legislativa nazionale di Iezzi – si legge su ((https://www.rivistadirittoereligioni.com/wp-content/uploads/2025/02/Lega-proposta-di-legge-contro-il-velo-IT.pdf) – «prevede l’introduzione nel Codice penale italiano del “delitto di costrizione all’occultamento del volto”, attraverso l’inserimento dell’art. 612 quater e la modifica degli articoli 6 e 9.1 della legge 5 febbraio 1992 n. 913, concernenti gli impedimenti all’ottenimento della cittadinanza. Il nuovo delitto andrebbe a sanzionare, salvo che il fatto non costituisca più grave reato, con la pena della detenzione fino a due anni e la multa fino a 30.000,00 euro oltre alla preclusione dalla richiesta di cittadinanza, chiunque costringa qualcuno all’occultamento del volto, con violenza, minaccia o abuso di autorità, ovvero in modo da cagionare nella persona un perdurante e grave stato di ansia o di paura, oppure ingenerando un fondato timore per l’incolumità dell’offeso o di un prossimo congiunto». Cifre folli ed imposizioni che possono solo generare odio, non certo fratellanza. E se un genitore chiede ad una figlia di mettere il velo, ecco che «Nel caso di minori, il giudice può anche valutare di attivare la decadenza dalla responsabilità genitoriale e l’allontanamento dalla residenza familiare». (Ivi). Come se una ragazza vivesse meglio in una comunità terapeutica o in una casa famiglia dopo aver vissuto nella sua di famiglia senza magari problemi, a causa di un volto coperto a scuola, dopo avvenuta identificazione visiva! Inoltre c’è chi ha detto che è preferibile una giovanetta velata e riconosciuta prima dell ‘entrata in aula che una costretta ad abbandonare la scuola stessa. Ed ha sacrosantamente ragione. O tempora o mores!
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E la nostra giunta ed il nostro consiglio regionale, invece di interessarsi a noi che siamo i cittadini della regione, inseguono il velo monfalconese, che sinora non aveva dato fastidio a nessuno, tranne appunto forse alla signora Cisint ed al consigliere Calligaris che ho appena scritto cosa pensa, ed ad un qualche loro seguace. Non da ultimo, gli stessi Cantieri di Monfalcone potrebbero vedere non di buon occhio questi attacchi alle famiglie dei loro dipendenti.
Sarebbe però la prima volta che una Regione cerca di legiferare in materia di velo e quindi di ordine pubblico perché non è di sua competenza il farlo: infatti l’ordine pubblico è principalmente materia del Prefetto e del Sindaco, e tra queste due autorità, proprio sulla possibilità di indossare la copertura totale del volto, più volte si sono verificati nel tempo numerosi problemi, di cui riporto solo il caso, tutto friulano, che è finito sino al Consiglio di Stato.
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Il caso Azzano Decimo.
La situazione più complessa si è verificata proprio in Fvg, dove pare che alcuni siano particolarmente astiosi verso le donne velate (ma spesso in questa regione secondo me verso le donne in genere, e se erro correggetemi) e si è verificata nel 2004 se ho ben compreso, ad Azzano Decimo. Il Sindaco della cittadina emanava allora una ordinanza relativa all’ordine pubblico «con la quale veniva fatto divieto di circolare in luogo pubblico travisati, specificando in particolare come dovesse ritenersi persona travisata quella che indossasse il “velo che copre il volto”». (Giovanni Cavaggion, Gli enti locali e le limitazioni del diritto alla libertà religiosa: il divieto di indossare il velo integrale, in: Stato, Chiese e pluralismo confessionale, rivista telematica (www.statoechiese.it), n. 28/2016, 28 settembre 2016, p. 10).
A questo punto il Prefetto di Pordenone, conformandosi al parere facoltativo reso dal Ministero dell’Interno sulla questione, annullava l’ordinanza del Sindaco, «ritenendo che la stessa eccedesse le competenze attribuite al Sindaco in materia di pubblica sicurezza, oltre a creare una situazione di “disorientamento e confusione” circa l’interpretazione della legge». (Ibidem).
Ma il Sindaco, testardamente, ricorreva al Tar del Friuli Venezia Giulia, che però «respingeva il ricorso con sentenza n. 645 del 2006, ritenendo che il Sindaco, se considerato nella sua qualifica di “rappresentante della comunità locale”, fosse sprovvisto di competenza ordinaria e generale in materia di pubblica sicurezza e che, avendo egli agito come ufficiale del Governo, si trovasse necessariamente in posizione gerarchicamente subordinata rispetto al Prefetto, il quale era certamente legittimato ad annullarne i provvedimenti». (Ivi, p. 11).
«Il Comune impugnava la sentenza dinnanzi al Consiglio di Stato, adducendo sostanzialmente gli stessi motivi di diritto già portati all’attenzione del TAR. Il Consiglio di Stato respingeva l’impugnazione con sentenza n. 3076 del 2008». (Ibidem). Il Consiglio di Stato sottolineava pure come l’art. 15 della legge n. 121 del 1981 conferisse al Sindaco, ove non fossero istituiti commissariati di polizia, le attribuzioni di autorità locale di pubblica sicurezza, non in altri casi. E l’art. 13 della stessa legge attribuiva al Prefetto la responsabilità generale della pubblica sicurezza nella Provincia. Inoltre rifacendosi alla norma emanata dal Sindaco di Azzano Decimo, sottolineava come fosse palese che essa era volta solo ed unicamente a vietare il burqua nel suo comune, indossato da alcune donne di fede musulmana. (Ivi, pp. 11-12). Inoltre il Consiglio di Stato sosteneva che non si poteva paragonare il burqua ad sistema di mascheramento bensì ad un «tradizionale capo di abbigliamento legato alla pratica della fede islamica» (Ivi, p.12) e non poteva venir sanzionato in base ad una legge sull’ordine pubblico.
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Ma alcuni ritenevano criticabile questo verdetto, in quanto indossare il velo integrale era considerata una pratica culturale discriminatoria nei confronti delle donne, con violazione della parità fra i sessi. Ma ci sono casi in cui la donna volontariamente indossa il velo, la pratica dell’indossarlo non è ‘sic et simpliciter’ discriminatoria, perché ella potrebbe decidere, «in piena autonomia e nell’esercizio dei propri diritti fondamentali, d’indossare il velo, anche integrale, come espressione della propria fede o della propria cultura». (Ivi, p. 13). In questi casi il divieto violerebbe la libertà femminile, e porrebbe una forzatura «in senso patriarcale» verso coloro che liberamente intendono vestire in pubblico seguendo i loro principi religiosi e tradizionali. (Ibidem). Insomma sarebbe un po’ come vietare alle carniche di vestire con il loro costume tradizionale. Inoltre la donna, per certe culture, deve o può apparire velata proprio in pubblico non in ambito privato per non mostrare ad altri il volto. A noi pare anacronistico, ma è così. E «nella cultura islamica il velo (e in alcuni casi finanche il velo integrale) non presenta di per sé una connotazione necessariamente oppressiva o di sottomissione, ma viene invece spesso indossato per libera scelta da moltissime donne». (Ivi, p. 14).
«Una criminalizzazione della pratica in quanto tale appare quindi del tutto sproporzionata, lesiva di diritti costituzionalmente tutelati della persona (come il diritto alla cultura ovvero il diritto alla libertà religiosa e di manifestazione del pensiero) e forse addirittura controproducente nel complicato processo d’integrazione» (Ivi, p. 14), e «Quel che è peggio, un divieto totale, con l’obiettivo di tutelare alcuni diritti fondamentali della donna (e in particolare la parità di genere, oltre che il diritto a non subire pratiche eteronomamente imposte), finirebbe per ottenere l’effetto sostanzialmente opposto, annullandone del tutto il diritto all’autodeterminazione e privandola della possibilità di operare una scelta realmente libera». (Ivi, pp. 14-15).
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E vorrei vedere come poi farebbe la giustizia a sapere da una giovane che si metterebbe così contro la sua famiglia (quando in Italia non siamo riusciti neppure a salvare Saman Abbas, che si era rivolta ai servizi sociali ma poi, all’ ultimo momento, ha voluto ritornare a salutare la mamma ed il papà) se il velo sia imposto o meno. Inoltre per il velo allontanare una ragazza dai genitori mi pare davvero eccessivo, come imporre 30 mila euro di multa, cifra che solo i nostri strapagati politici possono avere. E, se il velo è imposto con la forza alle ragazze, ci sono già leggi a tutelarle, non ne servono di nuove piombate dalla maggioranza Lega Fd’I e approvate in un battito di ali, senza discussione alcuna.
Infine secondo il Consiglio di Stato, la copertura integrale del volto è già vietata per la legge n.152 del 1975 nel corso di manifestazioni pubbliche, anche se pure questo sarebbe discutibile a livello costituzionale. (Ivi, p. 15). E anche noi, da piccoli, giravamo tutti imbacuccati in passamontagna o con berretti e sciarponi che ci coprivano il volto, e così facendo risparmiavamo catarri e malattie da raffreddamento e nessuno si preoccupava se ci si muoveva con solo gli occhi visibili.
E da qualsiasi parte si veda il problema, esso è afferente alle leggi di Pubblica Sicurezza (al Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza detto TULPS) o al TUEL (Testo Unico Enti Locali), non certo alla Regione Fvg che non si sa su che base arroghi a sè il diritto di legiferare in materia.
E chiudo qui, dicendo che ho scritto questo testo senza voler offendere alcuno e solo per partecipare ad un dibattito che quasi sempre ormai manca. Non soffriamo tutti di demenza senile o Alzheimer, cerchiamo almeno di dire la nostra prima che sia troppo tardi, senza ingiurie, senza offese, ma pensando anche in modo diverso su un problema difficilissimo: quello dell’ integrazione di persone provenienti da diverse culture nel nostro mondo senza farci, reciprocamente, del male. Infine voglio riportare questa frase da A.T. su facebook, da me condivisa: “Famiglie non arrivano a fine mese, Sanità a ramengo, scuole che cadono in testa ai nostri figli ma il problema è il velo islamico”.
Laura Matelda Puppini
La foto che accompagna l’articolo è tratta da: http://www.diariofvg.it//2025/03/18/consiglio-regionale-fvg-approva-legge-anti-velo-integrale-tra-polemiche/.
https://www.nonsolocarnia.info/regione-fvg-donna-ti-tolgo-io-quel-velo-integrale-peccato-che-il-divieto-al-volto-coperto-in-pubblico-risulti-normato-sin-dal-1931/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/03/VELO-INTEGRDepositphotos_378152940_S.jpg?fit=749%2C664&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/03/VELO-INTEGRDepositphotos_378152940_S.jpg?resize=150%2C150&ssl=1ETICA, RELIGIONI, SOCIETÀIl dott. Fedriga e le destre nostrane ormai non sanno più che fare per guadagnarsi tutti i soldi che gli diamo e così, pare a causa delle elezioni comunali a Monfalcone che avverranno tra pochissimo, invece di pensare alla sanità che sta andando a rotoli, si mettono a fare...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia

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