Il 5 dicembre 2024, il Messaggero Veneto ha dedicato due facciate, rigorosamente in cronaca locale, a quello che ha detto a Tolmezzo Riccardo Riccardi sull’ospedale carnico ed ai commenti di alcuni sindaci, ma questi davvero in piccoli riquadri posti a bordo pagina. Il primo articolo si intitola” Ospedale. Il futuro a Tolmezzo tra lavori e tecnologia”, ed è firmato da Tanija Ariis. In esso si legge che, nella primavera, partiranno i lavori di ampiamento del Pronto Soccorso, già previsti e finanziati ai tempi di Serracchiani e c. e poi mai iniziati. Comunque meglio tardi che mai, avrà pensato qualcuno. Però attenzione, perché la metà della cifra, già stanziata, sarà disponibile dal 2028, non si sa perché, e chi vivrà vedrà! Ma forse noi, quattro vecchi che ormai popoliamo per lo più la Carnia, forse non saremo più a vedere tutte queste novità, visti anche i tempi che paiono ridursi sempre più di aspettativa di vita.

Saranno ancora previste o mantenute non ben definite ‘attività oncologiche’ nel nosocomio, ma è tutto sul vago, che andrà a far parte della rete oncologica regionale, cosicché magari, come accaduto per le visite specialistiche, gli udinesi e friulani ci riempiranno l’ospedale, e financo triestini e goriziani, mentre noi andremo dalla Bassa, al centro, al mare. Inoltre la fissa dell’assessore per la concentrazione delle cure in grossi poli, in una regione dove la popolazione è sparsa in mille paesi, ritorna anche in questo ambito: “Facciamo attività oncologica in troppi poli sotto gli standard con il rischio concreto di non riuscire a fornire una risposta adeguata ai livelli di sicurezza e di non garantire condizioni di attrazione di professionisti che scelgono alcune strutture dove investire il loro talento per il futuro – ha dichiarato l’assessore Riccardo Riccardi al Messaggero Veneto. (Viviana Zamarian, Deroga sul punto nascita e nuova rete oncologica. Riccardi: “Nessun taglio”, in Messaggero Veneto, 5 dicembre 2024). Ma questo teorema che accentrando la qualità migliora non è mai stato dimostrato ed è, per me, una fissa di Riccardi. Inoltre se si accentra bastano i medici specialisti che ci sono, mentre si va ad investire in edilizia più che in sanità. Ed infine bisogna ricordare all’assessore che spesso le cure oncologiche si basano su farmaci innovativi e sulla radioterapia, ed al paziente serve solo una rivalutazione ambulatoriale, che non si sa perché debba venir fatta ‘a mille miglia’ si fa per dire, con difficoltà pure per i MMG, abbandonati a se stessi, a contattare i pochi specialisti e con problemi per anziani a fare chemioterapia chissà dove, quando la stessa implica solo la somministrazione per via endovenosa di un farmaco.   E che “grande” è bello in sanità lo crede solo la politica. 
Comunque, sia come sia, senologia a Tolmezzo, utilissima, è perduta. E così, tanto per divagare, per esempio il mammografo di ultima generazione, donato dai cittadini all’ ospedale di Tolmezzo ai tempi della ‘defunta’ aas3, è ancora in loco o qualcun altro se lo è già accaparrato?

Ma per ritornare all’ipotetico futuro descritto dall’assessore per l’ospedale tolmezzino, verrà ripristinato o potenziato, ma non è dato capire, l’ambulatorio di dermatologia, trasformandolo in struttura operativa, si creeranno parcheggi, dove non si sa, e finalmente metteranno l’ospedale in sicurezza antisismica!

Poi ci sarà il nuovo poliambulatorio, non si sa al servizio di chi, speriamo non dei medici di base accentrati per tutta la Carnia e cioè come casa di comunità unica carnica, di riferimento sia per chi abita a ridosso della vetta del Cogliàns sia per chi vive accanto alla depressione del lago di Cavazzo. Verranno acquistati pure un nuovo ecografo ma solo per la sala operatoria ma non si sa per che tipo di operazioni, una tac a 128 strati, ma non si sa finalizzata a cosa, un laser per la chirurgia urologica quando mancano gli urologi. Ma transeat.  Inoltre io, per problemi miei, ho fatto almeno 5 risonanze magnetiche tra 2023 e 2024, ma non ho mai trovato posto a Tolmezzo dove abito a un chilometro dall’ ospedale (tranne una volta, guarda caso, concomitante con un mio impegno pubblico da tempo propagandato) e così per le tac a cui ho dovuto sottopormi e mi sono anche chiesta il perché. Povero Mauro Saro, penso fra me e me, che voleva una risonanza magnatica nell’ ospedale carnico per noi!

In sintesi e ricapitolando, a mio avviso l’assessore ha parlato quasi esclusivamente di lavori pubblici all’ ospedale che rischiano, dato che sono ingenti e da eseguirsi con somme in parte disponibili nel 2028, di prolungarsi nel tempo, sperando che le ditte a cui verranno affidati i lavori non si trovino in difficoltà nel bel mezzo degli stessi, come è successo a Cattinara, trasformando gli spazi esterni dell’ospedale in un ‘eterno’ cantiere che procede a rilento, rendendo la vita di pazienti e operatori sanitari più difficile. E non dimentichiamo che in nosocomio tolmezzino non è posto su di una altura ma in una piccola conca. E Cattinara dovrebbe molto insegnare sull’accorpamento di reparti anche chirurgici, pure per i lavori in corso, che si protraggono da tempo, sul rumore disturbante e sulla qualità peggiorativa dell’aria, grazie anche agli alberi tagliati per fare parcheggi, e su organizzazioni spaziali ospedaliere pensate e diffuse a mezzo stampa poi però modificate. (Cfr. Walter Zalukar, Burlo verso l’estinzione? Con il trasferimento a Cattinara non è più garantita la netta separazione tra i bambini ed i pazienti adulti, post sul suo profilo facebook datato 1°dicembre 2024).

Inoltre l’assessore ha parlato di spostamento di reparti e per esempio la fisioterapia verrà locata nel seminterrato, pare a ridosso dei parcheggi, così l’utenza non si sa come farà ad eseguire anche esercizi di ginnastica e respirazione senza problema alcuno, e si troverà, pure e pare, a ridosso del terminal per le vie nere. Ma ditemi un po’ voi. Chi l’ha pensata deve aver odiato tutti i fisiatri ed i fisioterapisti pubblici, penso fra me e me, o voleva privare il nosocomio tolmezzino del servizio di fisioterapia, puntando al privato. Perché credo che nessun fisioterapista privato abbia posto il suo studio in uno scantinato o quasi.

Per il punto nascita si vedrà: infatti l’assessore ha dichiarato che farà domanda di deroga, per quello di Tolmezzo, allo Stato, ed ancora una volta chi vivrà vedrà. Ma proprio Riccardo Riccardi, (fonte: Christian Seu, «Riccardi: “Inevitabile”. Il sistema è strutturato per 2.500 parti in più» in: Messaggero Veneto del 9 novembre 2024) pochi giorni fa aveva sostenuto che i parti in regione sono stati un quarto in meno rispetto al primo decennio del secolo (2000 – 2010). Grazie per avercelo detto: vuol dire che il Fvg e la Carnia era più attrattivi e donavano speranza per il futuro allora, mentre ora non lo sono più dai tempi di Serracchiani e poi Fedriga, dettati da tagli su tagli, riorganizzazioni, ricorso al privato convenzionato, invii qui e là per una visita e dall’ incertezza e l’angoscia sanitaria per l’utenza.

L’assessore ha detto poi, parlandoci ancora una volta di sé e della propria visione del mondo che, proprio in ambito sanitario «ci devono essere modi e forme che consentano a chi ha la responsabilità di prendere decisioni senza interferenze che fanno soltanto il male delle persone che hanno bisogno di cure». (Christian Seu, «Riccardi: “Inevitabile”, op. cit.).
A parte la modalità non certo costituzionale e democratica che ipotizza un potere assoluto ed assolutistico in mano all’assessore mai eletto, e quindi persino privo di mandato popolare, non si sa che responsabilità abbia o possa avere un politico in una Italia e Regione ove ormai leggi, leggine, articoli di legge, postille, varianti degli stessi coprono qualsiasi azione, basta avere un buon avvocato pronto a scovarli. E certamente gli avvocati della Regione, che sono da noi pagati per difendere i politici della giunta, sanno fare il loro mestiere. Comunque stia tranquillo l’assessore, abbiamo capito da anni che egli è uno di quelli del ‘Volli, volli, fortissimamente volli’ e non intende ascoltare parere diverso dal suo,  facoltà che non ha neppure il ceo di una azienda privata, visto che esistono il consiglio di amministrazione e l’assemblea dei soci. Forse dovremmo pensare che, per un motivo o l’altro, in Regione Fvg la giunta degli eletti e non eletti punti ad un sistema totalitario dittatoriale di governo, viste queste affermazioni?  Non so ditemelo un po’ voi.

Già però qualche giorno fa, dopo un ‘si deve chiudere il punto nascita di Tolmezzo’ lanciato dalla stampa locale in primavera, Riccardi ha sostenuto che egli, bontà sua, per il punto nascita di Tolmezzo, unica eccezione, chiederà una ulteriore proroga al ministero per mantenerlo aperto, (Christian Seu, «Riccardi: “Inevitabile”, op. cit.; Viviana Zamarian, Deroga, op. cit.) ma Dio solo sa, dico io, se verrà concessa e quanto durerà, e se ci troveremo sempre a vivere nella precarietà, attendendo di giorno in giorno che manchi una approvazione, il proseguimento di una decisione, il buon cuore dell’assessore mai eletto. Vorrà dire che ogni anno noi donne della Carnia sfoglieremo una margherita: resterà ostetricia o no? Ma chi si fida in un contesto del genere? Inoltre l’assessore ci ha informato che il Consiglio di Stato ha considerato inammissibile il ricorso del Comune di Palmanova (che però si trova a due passi da Udine) contro la chiusura del punto nascita dell’ospedale della cittadina. Pertanto non si deve mai dare nulla per scontato.

Inoltre Riccardi ha detto che i parametri per un parto sicuro sono indicati da professionisti. Ci dica almeno chi sono questi geni, che fanno spopolare totalmente la montagna e le zone interne. Non solo: egli e detti professionisti paragonano un parto ad una operazione chirurgica! Oddio, quando mai si era sentita una cosa del genere? Un tempo le donne partorivano a casa con l’ostetrica di paese, figura ormai non più esistente, e nascevano molti più bimbi di oggi. Certamente un reparto ospedaliero è più igienico che partorire in casa, che ormai rappresenta un rischio, ma da qui a paragonare un parto ad una operazione chirurgica, ce ne passa!

Questo assioma iniziale è totalmente errato, anche perché in genere i parti difficili sono ipotizzabili preventivamente. Inoltre una operazione chirurgica viene eseguita se hai un problema di salute, se stai male, e quindi è una cura, ma il parto non è una grave malattia, non è paragonabile neppure ad un’appendicite, è un fatto naturale, è un far nascere un bimbo quando il tempo è giunto, ed è, in genere, una gioia, è vedere con i tuoi occhi di madre il piccolo che è cresciuto in te e che hai portato per nove mesi in grembo.  Ci mancherebbe che una madre andasse a partorire con lo spirito con cui un paziente si sottopone a una delicata operazione chirurgica! Si vede che l’assessore ripieno di teoria e linguaggio del mondo della finanza e dei ceo non ha mai partorito.

Inoltre l’assessore, parlando sempre si sé, ha precisato che i dati raccolti però in brevissimo tempo, «ci dicono, peraltro, che la chiusura del Punto nascita di San Vito al Tagliamento non ha comportato problemi di tenuta del sistema». Per cortesia se qualcuno ha compreso cosa voleva dire Riccardo Riccardi è pregato di informarmi.

E pare che il Ministero per i parti, ma l’assessore anche per il resto, non abbiano mai tenuto in seria considerazione le distanze, i taxi che mancano, i mezzi di trasporto funzionali per lo più agli studenti e via dicendo, in questa nostra montagna che così si degrada. Si può morire per questo, la politica ne prenda atto.
Invece noi, poveri diavoli, vorremmo che l’assessore predicasse qui quello che predica a Gorizia, infatti su Quotidiano Sanità compare un articolo, datato 4 dicembre 2024, intitolato “Salute: Riccardi, necessario potenziamento medicina territoriale” che ci narra come l’assessore abbia scoperto l’acqua calda, si fa per dire, ma per Gorizia mica per la montagna o per le valli del Natisone!

E così riporta il testo: «Il tema del rapporto tra medicina generale e sanità pubblica rappresenta una problematica che investe l’intero Paese, dove, ad oggi, mancano più di 65mila medici e 20mila infermieri. Davanti a questa complessità, l’intercettazione del bisogno salute deve essere perseguita attraverso il potenziamento della medicina territoriale. In questo contesto, le Case della comunità possono essere la risposta in grado di dare al cittadino un’assistenza costante: la sfida da affrontare sta nel popolare queste strutture con un sistema professionale qualificato». (ivi).
E ancora: «Tra le numerose tematiche discusse rientra, in particolare, il problema legato alla carenza di medici di base nel territorio isontino e all’istituzione degli Ambulatori sperimentali di assistenza primaria (Asap) per fare fronte alla situazione emergenziale. Su questo aspetto, Riccardi ha evidenziato la necessità di “implementare un servizio di trasporto pubblico per i pazienti fragili, con riferimento specialmente alle aree più periferiche del territorio». (ivi). Magari lo potrebbe implementare dovunque e per tutti, non solo per chi abita nella città retta dal sindaco forzista Ziberna, ma anche nella Carnia e nelle zone cosiddette interne dell’ ampio Friuli.

Per quanto riguarda il taglio della senologia di Tolmezzo, mi si dice che San Daniele non riesce a ‘sopportare’ come utilizzo sale operatorie anche le operazioni al seno di Tolmezzo, ma pure che ci sono sale libere a Palmanova che in qualche modo si devono occupare. E Riccardo Riccardi ha così sostenuto: «I livelli di assistenza che dobbiamo garantire alle donne che si trovano ad affrontare un tumore al seno devono essere di assoluta eccellenza non possiamo ignorare l’aspetto numerico». (Christian Seu, «Riccardi: “Inevitabile”, op. cit.). Ma allora basterebbe spostare l’equipe chirurgica del seno, dato che nessuno ha messo in dubbio che le sale tolmezzine non siano efficienti. Inoltre, per quanto riguarda i Lea, che debbano esistere ciascun lo dice, cosa siano nessun bene lo sa, e cosa comprendono men che meno. E direi che è ora di finirla di parlare di assistenza anche nel caso di operazione chirurgica: infatti giocare con i termini non è del tutto corretto e “assistenza” è termine generico applicabile a più campi, ma non certo a quanto accade in una sala operatoria. E l’assessore, laureato, lo sa benissimo. Poi, una volta operata al seno a Udine per esempio, la persona se ne va a casa, sui monti, con lì sì, magari, ben poca assistenza e molti dubbi e ‘patemi d’animo’.

Quindi, andrà a finire che, magari, le donne avranno lontano una operazione e poi ben pochi livelli essenziali di assistenza nel periodo successivo, fra i monti, e forse senza medico di base ma con un generico ‘medico di vallata’ dalle tante utenze e le poche possibilità operative, o con un MMG con 1400 pazienti a carico. Infine informo il dott. Riccardi che i medici di base spesso non sanno di materie iper – specialistiche, perché, fra l’altro, non è loro compito, e che nel momento in cui una persona viene operata di un cancro, altamente menomante, magari vorrebbe avere vicino i propri cari e non trovarsi in luogo sconosciuto fra sconosciuti che svolgono ‘prestazioni’.

Ma anche un paio di sindaci hanno parlato dei problemi palesi dell’ospedale tolmezzino, su cui l’assessore ha glissato. 

Di fronte, comunque, a tutte le ‘mirabilia’ narrate dall’assessore alla stampa su nuovi lavori pubblici all’ ospedale tolmezzino, che fanno ipotizzare radiosi futuri al di là però nel tempo, mentre la montagna si spopola, restano alcune perplessità del tutto condivisibili espresse da alcuni sindaci.

L’assessore, infatti, non ha detto come fare a chiamare medici specializzati ed infermieri verso Tolmezzo ed i nuovi edifici perché non restino scatole vuote, e non ha parlato di implementare i posti letto a medicina, che copre ogni specialità, e che, con chiusa la medicina di Gemona ne ha persi tantissimi, ed anche propri riducendosi a circa e forse 80 posti letto, una vera miseria.

Tre sindaci hanno dichiarato di aver fiducia nell’ assessore e credergli, tre, più realistici e si direbbe in gergo ‘scafati’ hanno osato palesare le difficoltà evidenziate, senza parlare poi di quelle presenti nella rete territoriale. Infine, e questo lo dico io, potrebbe accadere che il perdurare nel tempo di lavori di ristrutturazione edilizia porti alla fuga di medici ed infermieri. E non una parola sulle ambulanze davvero risicate per un territorio ocsì vasto, in particolare la notte. E per ora mi fermo qui, riprendendo il titolo che ho dato a questo articolo: “Non è oro tutto ciò che luccica”.

In chiusura di questo mio scritto dico pure che sono ben contenta se l’ospedale di Tolmezzo viene reso antisismico e che finalmente si ampli il Pronto Soccorso, come previsto ai tempi di Serracchiani,  ma questo non risolve tutti i problemi della sanità locale, men che meno di quella territoriale. Inoltre è fondamentale che l’ospedale di Tolmezzo funzioni, come un tempo, principalmente per la popolazione locale, non per tutta quella regionale, rischiando, come accade, di escludere quelli che sui monti vivono. Non solo: la rete territoriale deve essere riportata
Senza voler offendere alcuno questo ho scritto, notando pure come l’assessore, ora più che mai prometta e parli, senza però dire nulla sulla sanità ma solo sui lavori pubblici ospedalieri, e guardando ad un futuro di cui nulla però si sa e ci dice. E se erro correggetemi.

Laura Matelda Puppini

L’immagine che accompagna l’articolo è tratta dal Messaggero Veneto del 5 dicembre 2024, e rappresenta il progetto dell’ ospedale di Tolmezzo ampliato. L.M.P.

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