Ricordando la Zona Libera con capitale Ampezzo. Le parole di Antonella Lestani e Paola Del Din il 14/9/2024.
Non potendo andare ad Ampezzo il 14 settembre 2024 per motivi personali, ho seguito la cerimonia per gli 80 anni della Zona Libera di Carnia e di alcuni comuni del Friuli Occidentale, con la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a ‘Telefriuli’, che ringrazio per il servizio reso ai cittadini. Non nascondo di aver registrato gli interventi ufficiali, che si sono tenuti sotto il tendone di plastica scosso da decise raffiche di vento, dalla trasmissione e qui vorrei riportare alcuni passi di quelli che ho ritenuto più significativi e che ho registrato, per chi non li avesse ascoltati e per avere una traccia di discussione futura.
Ꚛ
Premessa.
Inizio questo mio testo con il premettere che la zona libera della Carnia e del Friuli Occidentale non fu la sola ‘zona liberata’ creatasi a seguito delle indicazioni date dal C.L.N.A.I. e dal C.V.L. quando si pensava che la cacciata nazifascista fosse vicina, essendo quasi entrati gli alleati a Roma, (1), ma fu l’unica in Italia a riuscire a creare un governo della Zona Libera seguendo tutto l’iter previsto, prima procedendo alla nomina dei CLN comunali, via via che il territorio si andava liberando, poi creando i CLN di vallata, formati dai presidenti di quelli dei comuni della valle, ed infine il CLN Carnico, che aveva al suo interno un rappresentante nominato da ogni Cln di vallata, poi sostituito dal C.L.N.Z.L. (3), che assunse funzioni di governo della “Repubblica Libera di Carnia” e del Friuli Occidentale. E il C.L.N.Z., con funzioni di coordinamento degli altri CLN, si occupò subito dei problemi più pressanti: l’ordinamento politico ed amministrativo, la tassazione, la giustizia, l’approvvigionamento alimentare, la salvaguardia delle fonti energetiche (da qui, che io sappia, il divieto di tagliare legna per scambiarla con alimenti), la scuola, l’ordine pubblico.
Anche i primi CLN comunali non elettivi vennero, da quello che si comprende, ad un certo momento sostituiti da quelli eletti dalla popolazione, ed elezioni si tennero in ogni comune sicuramente della Carnia. «Le elezioni avranno luogo per scheda segreta ed avranno diritto di voto i capi famiglia e pertanto anche le donne quando rivestano tale qualità» – si legge sul volume di Angeli e Candotti. (4). Ed Il primo CLN comunale in Carnia fu quello di Ampezzo, creato il 17 giugno 1944, a cui seguirono poi gli altri. (5).
Ricordo, per inciso, che la zona libera in questione non comprendeva solo 26 comuni fra quelli che attualmente formano la Carnia, tranne Tolmezzo ed Amaro solo parzialmente liberati, ma anche i comuni di Barcis, Bordano, Cimolais, Claut e Clauzetto, Erto e Casso, Forgaria, Frisanco, Meduno, Tramonti di Sopra, Tramonti di Sotto, Trasaghis, Vito d’Asio. Fra i comuni non totalmente liberati vi erano pure quelli di: Castelnuovo, Meduno, Moggio Udinese, Cavasso Nuovo, Travesio. (6).
Ꚛ
Infine la creazione della Repubblica della Zona Libera di Carnia e del Friuli Occidentale, che fu annunciata, tramite telegrammi, sia al generale Alexander sia al governo del Sud. E Paola Del Din (Renata) ha raccontato alla cerimonia di Ampezzo che, trovandosi in missione come staffetta partigiana nella zona liberata d’Italia, ancora Regno fino a Roma ormai compresa, aveva saputo lì della creazione della zona libera della Carnia e del Friuli Occidentale, le cui vicende, per quanto possibile, venivano seguite con attenzione. Non bisogna dimenticare, infatti, l’importanza strategica della Carnia, che faceva parte dell’Ozak sotto controllo tedesco, che confinava con il terzo Reich, mentre il non distante pordenonese confinava con la Repubblica Sociale Italiana.
Non da ultimo, nella Zona Libera della Carnia e Friuli Occidentale, il potere politico ebbe una forte autonomia da quello militare partigiano, presente solo con funzione di controllo, e rappresentato da Mario Lizzero (Andrea) per la Garibaldi e da Romano Marchetti (Cino da Monte, anche poi solo ‘Da Monte’) per la Osoppo e quindi da due figure chiave e di garanzia per l’organizzazione ed il controllo in loco del due formazioni.
Infine ci furono in Ozak altre Zone libere e liberate: quella del Friuli Orientale, che vide insieme a guidarla militarmente Francesco De Gregori (Bolla) e Mario Fantini (Sasso) uniti nel comando unico (7), ma anche quella di Caporetto (8), molto estesa ma poi distrutta per la gran parte dai rastrellamenti nazifascisti ma non del tutto: infatti rimase un tratto libero (il Litorale sloveno) che servì anche agli alleati per voli e partenze via mare verso il sud Italia.
Ma ritorniamo alla celebrazione dell’80° della Zona Libera di Carnia con l’intervento di Antonella Lestani, presidente dell’ANPI di Udine, che riporterò per le parti per me più interessanti e con qualche aggiunta mia. Poi passerò, a quello di PaolaDel Din e, in altro articolo, alle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha tenuto il discorso di chiusura, cogliendone gli aspetti salienti.
___________________________
Parla Antonella Lestani, presidente Anpi Udine.
Dopo i saluti di rito, Antonella Lestani ha sottolineato come l’incontro debba diventare un momento di riflessione prendendo spunto dalla storia del popolo carnico, da quel momento che vide la creazione della Repubblica della Zona Libera di Carnia così importante per il suo volgersi verso la democrazia, quando imperava l’occupazione nazista sostenuta dalla fascista Repubblica Sociale Italiana. «Oggi – ha proseguito – storia e memoria si incontrano. Storia come racconto dei fatti accaduti, come narrazione oggettiva e documentata di quegli avvenimenti, memoria come narrazione vissuta di esperienze […]. Ed in quel 1944 uomini e donne, che oggi ricordiamo – ha proseguito – si sono trovati a fare scelte difficili, con la consapevolezza della responsabilità nei confronti delle proprie comunità. E non si deve dimenticare che, rispetto ad altre esperienze di Zone libere, quella della Carnia fu la più estesa». Quindi ha ricordato pure che la Zona Libera di Carnia faceva parte dell’OZAK, ed i tragici eventi di quel periodo.
Ꚛ
Ma, e questo lo dico io, all’ultimo momento anche in Carnia, per affrontare il nemico cosacco che avanzava per insediarsi nel suo territorio intero per ordine nazista, venne creato un comando unico o di coordinamento, che aveva come comandante Angelo Cucito (Tredici) veneto e vice- comandante Terenzio Zoffi (Bruno) di Sutrio della Osoppo, e commissario o delegato politico, che è praticamente la stessa cosa (9): Romano Marchetti, un gran sostenitore dell’unificazione delle forze partigiane locali, mazziniano e repubblicano, e suo vice ‘Gracco’ Pietro Roiatti, morto a casa Fabian. (10).
Ma in Carnia le diverse visioni politiche in particolare dei democristiani e di don Ascanio De Luca che pensavano troppo al dopoguerra quando la fine della guerra era ancora lontana, pesarono molto sull’andamento delle azioni osovane (11). Ma queste divisioni ideologiche – ha detto Lestani – non possono sminuire il valore di quella che fu la comune lotta per la libertà. E la Zona libera rappresenta la realizzazione dello spirito del patto siglato a Bari nel 1944 (12), e nel continuo confronto, le forze politiche e partigiane vennero appropriandosi, dopo vent’anni di regime fascista, di un nuovo statuto politico, basato sulla liberazione e sulla democrazia, che coinvolse anche la popolazione della zona liberata.
Ma questo poté accadere anche perché in montagna le comunità erano abituate ad una specie di autogestione del territorio. Per la verità- ha continuato LA presidente Anpi Udine, i CLN videro inizialmente coinvolte poche persone, con una esperienza politica maturata prevalentemente nel mondo dell’emigrazione, nella guerra di Spagna od al confino, insomma i più politicizzati allora. A questi si aggiunsero poi altri più giovani, che avevano vissuto la tragedia delle guerre fasciste e la disfatta dell’esercito dopo l’8 settembre 1943. E l’esperienza militare nelle guerre fasciste e volute dal fascismo fu per alcuni, come Ciro Nigris e Mario Candotti, ma anche, aggiungo io, per Tranquillo De Caneva, Mansueto Nassivera, Elio Martinis, Ciro Nigris, tutti garibaldini, Romano Marchetti, Albino Venier, e altri osovani, motivo per prendere le armi contro i nazifascisti, aderendo al movimento partigiano. (13).
Ꚛ
La Zona Libera realizzò una forma di governo simile a quella che si stava prefigurando per l’Italia del dopoguerra, e l’esperienza della zona libera di Carnia e del Friuli Occidentale presentò alcune caratteristiche particolari: l’unità amministrativa di tutto il territorio liberato, la separazione netta fra civili e militari e quindi fra governo civile e forze partigiane, l’allargamento alla collaborazione con le organizzazioni di massa, ricordate da Antonella Lestani nel suo intervento.
E la giunta di governo decise di difendere il patrimonio boschivo, di scegliere scale progressive, e una scuola rinnovata nei programmi e nei valori educativi, introdusse un tribunale popolare ma emanò un decreto di abolizione della pena di morte per alcuni reati che era stata reintrodotta dal fascismo dopo la sua precedente abolizione nel 1890.
Si era allora formata, nella resistenza, – ha continuato Lestani – una idea di uno stato democratico futuro che non uccide, una luce di speranza dopo venti anni di buio e di cultura intrisa di barbarie. Ma la lotta contro il nazifascismo e poi anche i cosacchi, prima di raggiungere la libertà, fu durissima e il prezzo pagato anche in Carnia, fu il numero alto di civili e partigiani caduti e torturati. Coloro che sopravvissero, trasferirono i valori appresi nella resistenza nella ricostruzione dell’Italia e dei territori, ma nel dopoguerra alcuni furono oggetto di processi svolti da una magistratura mai cambiata o finirono nell’anonimato dell’emigrazione. (14). Troppo pochi parteciparono poi alla vita nuova del Paese. E tantissimo pagò il territorio, con gli incendi di interi paesi: Forni di Sotto, Esemon, Barcis, Bordano, e con le stragi di malga Promosio e della valle del But, oltre che con quelle del 2 maggio 1945 e con i morti di Casanova e Muina/Ovaro, che non furono i soli.
Inoltre, aggiungo io, furono incendiate anche case di partigiani come a Collina di Forni Avoltri (15) e fu saccheggiata la casa dove vivevano, con i genitori che avevano un’osteria, il comandante osovano ‘Walter’ Albino Venier ed i suoi due fratelli, partigiani pure loro, e fu prelevato ciò che si trovava all’ interno e distrutti il mobilio e le finestre (16). Ma ben più gravi furono i saccheggi e gli stupri che fecero i cosacchi nei primi giorni del loro arrivo nel territorio tutto. E poi si insediarono nelle povere case dei carnici, occuparono gran parte dell’ospedale riservandolo a sé, e il panificio cooperativo. (17). Ma il terrore corse ovunque nell’Italia occupata dai nazisti e nella Carnia intera, ove, come in ogni dove, non sapevi più nemmeno di chi fidarti e la vita non valeva nulla.
Ꚛ
Ma per ritornare a Lestani, ella si è soffermata sul ruolo importantissimo delle donne, combattenti e operative sul terreno nella resistenza, che rischiarono moltissimo e che si portarono pure in pianura attraverso il passo di Rest per raccogliere i viveri per i partigiani, (che erano spesso, preciso io per inciso, i loro figli, fratelli, sposi) che l’intendenza Montes raccoglieva o che i contadini vendevano o barattavano con legna. (18). E fu la presenza delle donne – ha detto Lestani – a fare della resistenza una resistenza di popolo, caratterizzata però anche dalla sofferenza, dalla solitudine, dalla debolezza e talvolta dalla contraddizione, ed al tempo stesso dalla ribellione e dal coraggio di chi scese in campo, correndo davvero molti rischi.
Infine la Presidente dell’Anpi si è chiesta quanti conoscono la storia delle zone libere e quanto venga studiata a scuola, e che cosa rimane di tutto ciò, e qual è l’impronta che attualmente è presente. È una domanda che resta aperta – ha precisato – e che si collega a quello del patrimonio civile e morale della resistenza che ha generato la Costituzione nata appunto da quella lotta, e di cui da tempo si chiede la piena attuazione. «Infatti la democrazia, allora guadagnata, è un bene fragile e reperibile, una pianta che attecchisce solo in certi terreni precedentemente concimati anche attraverso l’assunzione di responsabilità di tutto un popolo». Ecco perché siamo qui oggi – ha continuato – «non solo per fare memoria, ma per fare dell’Italia e della Carnia un paese non rassegnato al peggio ma consapevole delle sue radici e della sua cultura, della direzione che esprime la sua Costituzione, che vuole tutti e tutte liberi ed uguali con diritti riconosciuti e doveri esercitati».
Infine ha ricordato che il 2024 è anche l’anno in cui ricorre l’80° della nascita dell’Associazione Nazionale Partigiani d’ Italia, sorta a Roma all’ indomani della Liberazione della capitale, il 6 giugno 1944. Ed ha sottolineato come l’Anpi abbia raccolto, nel dopoguerra in Friuli, le istanze di tutte le formazioni partigiane sia della Garibaldi che della Osoppo, che combatterono insieme in montagna una lotta durissima contro il fascismo ed il nazismo invasore. Ed ha dedicato alle donne il suo intervento che si è chiuso con «Viva l’Italia libera, W la Repubblica italiana».
___________________________
Le parole di Paola Del Din (nome di copertura Renata), partigiana.
Nonostante l’età (ha superato i 100 anni) Paola Del Din (Renata), ha voluto venire ad Ampezzo a ricordare la Repubblica della Zona Libera di Carnia ed a dare la sua testimonianza, sempre accompagnata dalla fedelissima figlia Anna. Il suo intervento è stato breve ma significativo. Ella ha ricordato il ruolo importantissimo ed unificatore del Presidente della Repubblica, che si muove di zona in zona, dove sono accaduti fatti storici di spessore e culturali importanti, per valorizzarli e per sottolineare la presenza dello stato. Ed è questo un lavoro di cucitura nazionale importantissimo «perché L’Italia deve essere un paese unito», e non gli saremo mai abbastanza grati per quello che fa.
Quindi Paola/Renata ha continuato dicendo che si ricorda bene quando è nata la Zona Libera, nel luglio 1944, e che, pur trovandosi al Sud in missione per gli Inglesi, aveva saputo quello che era successo via radio e perché ne parlavano. Quindi ha detto di aver avuto ulteriori informazioni, a guerra finita, su quegli avvenimenti da Romano Marchetti, di cui era amica, e che la teneva in gran considerazione, (ma la riteneva, e questo lo aggiungo io, davvero un po’ troppo anticomunista), che le aveva narrato pure le idee fondamentali che erano state alla base della creazione della Repubblica della Zona Libera: la libertà dall’oppressore e la ricerca di un governo democratico.
«Inoltre – ha continuato Paola Del Din – anche la scuola stava a cuore al governo della Zona libera. Ma, ha aggiunto la dott. ssa Del Din riprendendo Romano Marchetti – per favorire la conoscenza e la diffusione di una coscienza democratica, «bisognava sviluppare in Carnia, oltre all’ istruzione elementare, anche quella superiore e tecnica, favorendo contemporaneamente lo sviluppo di attività locali che frenassero l’emigrazione, come ai tempi di Linussio nel tessile”». Inoltre ha ricordato che il voto alle donne venne concesso solo nel 1946, ma già nelle elezioni dei Cln comunali, fu previsto, la prima volta, il voto alle donne capofamiglia, creando un precedente in senso democratico non di poco conto – come narratole sempre da Romano, non essendo lei in zona. (19).
E quindi ha ricordato la Comunità Carnica, di cui fu primo Presidente Michele Gortani, che Paola Del Din ha definito, a ragione, uomo colto ed amante della sua terra, oltre che uno dei fondatori della stessa, assieme però, e questo lo aggiungo io, a Romano Marchetti ed altri. E la Comunità della Carnia, come prima la Zona Libera, guardava ad un disegno comune per il rilancio del territorio da più punti di vista. Infine Paola/Renata ha terminato dicendo che ha tanti ricordi legati alla Carnia ed alla sua gente. In precedenza aveva però rammentato ai presenti che proprio in Carnia era morto, da partigiano e nel corso di una azione, suo fratello Renato, a cui, aggiungo io, fu tributato un funerale grandioso con gran accorrere di folla. (20).
___________________________
Ho riportato questi interventi e riporterò quello del Presidente della Repubblica per sommi capi, per rendere un servizio ai lettori ed alla comunità sperando che qualcuno li legga. E se è importante l’impatto emotivo di una cerimonia, lo è ancor di più l’aspetto educativo e conoscitivo che dobbiamo tenere presente, perché non sia pura forma. Mi scuso anche con gli interessati per non aver riportato almeno in due parole gli interventi di Michele Benedetti, sindaco di Ampezzo, Ermes De Crignis Presidente della Comunità di Montagna e Massimiliano Fedriga, Presidente della giunta regionale, ma essendo in casa, quando ha iniziato a parlare Michele Benedetti, non avevo ancora iniziato a registrare, semplicemente perché non ci avevo pensato, e ho incominciato forse da metà dell’ intervento di Ermes De Crignis, e così o tutti o nessuno. Chiedo venia per questo, ma non l’ho fatto apposta.
Laura Matelda Puppini
___________________________
Note.
- Giannino Angeli, Natalino Candotti, nel loro “Carnia libera. La Repubblica partigiana del Friuli (estate -autunno 1944)” Del Bianco ed., 1971, p. 56, sostengono che le indicazioni per la creazione delle zone libere furono emanate il 2 giugno 1944, e quelle per il loro mantenimento in vista dell’arrivo alleato a nord, che avvenne solo molto più tardi a causa della resistenza dei nazisti e dei repubblichini, il 10 luglio 1944, ad opera solo del CLNAI. Massimo Legnani, Territori partigiani, zone libere, “repubbliche partigiane”, in: https://www.casamemoriavinchio.it/images/saggi/at_05_legnani.pdf, sostiene genericamente che tali disposizioni avvennero fra giugno e luglio 1944 e furono emanate, congiuntamente, sia dal CLNAI che da CVL.
- Giannino Angeli, Natalino Candotti, op. cit., p. 56.
- Ivi, p. 61.
- Ivi, p. 62.
- Ivi, p. 44.
- Ivi, pp. 80 – 81.
- Cfr. su www.nonsolocarnia.info il mio: La Zona Libera del Friuli Orientale ed il Comando Unico Bolla – Sasso.
- Cfr. su www.nonsolocarnia.info il mio: LA ZONA LIBERATA DAGLI SLOVENI E LA REPUBBLICA DI CAPORETTO.
- Dato che i partigiani avevano vissuto per anni sotto il fascismo, nulla sapevano dei partiti, di un modo diverso di pensare ed organizzare lo Stato e le amministrazioni locali, pertanto i garibaldini per ogni battaglione indicarono un commissario politico che si doveva interessare di educare i giovani ad idee diverse da quelle che avevano appreso sotto la dittatura. Analoga figura venne creata nella Osoppo ma si chiamò delegato politico. Naturalmente i vertici osovani accusarono i commissari della Garibaldi di insegnare solo comunismo, mentre si ritenevano depositari di verità, ma di fatto si divisero pesantemente su questioni ideologiche e di supremazia.
- Romano Marchetti (a cura di Laura Matelda Puppini), Da Maiaso al Golico, dalla resistenza a Savona. Una vita in viaggio nel ‘900 italiano, Ifsml Kappa Vu ed., p. 119. Anche Mario Candotti in più di un suo scritto, parla della formazione di un comando di Coordinamento Unificato Garibaldi – Osoppo in Carnia, per esempio a p. 17 del suo: “La lotta partigiana in Carnia nel’ inverno 1944-45, in Storia Contemporanea in Friuli n.11, 1980, oppure, più diffusamente in: Mario Candotti, Ricordi di un uomo in divisa, (a cura di Ifsml e Ana Pn), Ifsml ed., Ts 1986, pp. 183-184, e in Mario Candotti, Prima fase dell’offensiva tedesca contro la zona libera della Carnia e del Friuli – Operazioni militari nella zona carnica: 8 ottobre – 20 dicembre 1944, in Storia Contemporanea in Friuli, n. 9, 1978, pp. 226-227.
- Le beghe interne alla Osoppo, fecero sì che la formazione fosse segnata pesantemente dalla crisi di Pielungo creatasi in un primo tempo per problemi militari poi trasformata dalla parte più retriva e cattolica in una guerra interna su base ideologica, e contro i rappresentanti del Pd’A e qualsiasi accordo per la formazione di un comando unificato con la Garibaldi, a causa in particolare dell ‘area cattolica. (Nel merito cfr. su www.nonsolocarnia.info, il mio: Laura Matelda Puppini. Romano Zoffo Barba Livio o Livio, il battaglione Carnia, e la crisi innescata dai fatti di Pielungo.) Ma anche la storia di Romano Marchetti, narrata da lui nel suo: Da Maiaso al Golico, dalla resistenza a Savona. Una vita in viaggio nel ‘900 italiano, op. cit., è piena di riferimenti ai problemi che dovette affrontare, durante e dopo la guerra di Liberazione, per esser stato un sostenitore dell’unificazione delle forze osovane e garibaldine nel primo e nel secondo comando unico, poi mai realizzato per un duro intervento di don De Luca, che mandò a casa, Marchetti, da allora cane sciolto, perché troppo filo garibaldino, a suo dire e quindi, secondo lui, in odore di comunismo, quando era solo, come altri del Pd’A, un ufficiale che aveva comandato e conosceva le strategie migliori per affrontare il nemico.
- Il Congresso di Bari fu l’incontro dei Comitati di liberazione nazionale tenutosi al teatro Piccinni di Bari il 28 e 29 gennaio del 1944. In esso si definirono alcuni aspetti unitari. (https://it.wikipedia.org/wiki/Congresso_di_Bari).
- Molti furono i partigiani anche operativi in Carnia che erano prima stati militari. Quindi chi legge malamente la storia contrapponendo gli alpini ai partigiani erra completamente e risente di visioni destrorse che non tengono neppure conto dell’8 settembre con fuga del re e di Badoglio.
- Ho cercato, perché restasse memoria, di ricostruire le schede dei garibaldini carnici o operativi in Carnia, e ne ho schedati oltre 700. Per i loro elenchi cfr. sempre su: www.nonsolocarnia.info: 472 schede di partigiani garibaldini, uomini e donne che scrissero la storia della democrazia, operativi in Carnia o carnici e Altre 327 schede di partigiane e partigiani garibaldini carnici od operativi in Carnia. Inoltre una serie di schede sui partigiani anche osovani nominati da Romano Marchetti, da me compilate, si trovano pure nell’allegato 3 a Romano Marchetti, “Da Maiaso al Golico, op. cit., pp. 377- 414.
- Per l’incendio di case a Collinetta cfr. il mio, su www.nonsolocarnia.info: Domenica 3 dicembre 1944. L’incendio nazifascista a Collinetta di Forni Avoltri.
- Per la distruzione della casa ove abitavano i Venier a Zuglio, cfr. Albino, luigi, Teresina Venier, Una famiglia unita nel turbine della guerra, Aviani Aviani ed., 2013, pp. 154-155. In questo caso al saccheggio ed alla distruzione della casa e dell’locale, partecipò anche un noto esponente Locale dell’R.S.I.
- Cfr. nel merito Michele Gortani, “Il martirio della Carnia”, Stabilimento Grafico Carnia, 1966.
- Da che si sa Romano Zoffo, comandante osovano, nome di battaglia Livio o erroneamente Barba Livio, organizzò una serie di donne che andarono a piedi e con la gerla in spalla per il passo di Rest a prendere viveri per i partigiani ma credo anche per la gente, in modo che potessero creare dei magazzini per il futuro. Infatti i tedeschi, ai tempi della Zona Libera, avevano vietato l’approvvigionamento di cibo alla Carnia non più sotto di loro. Invece non portarono munizioni, che mancavano a tutti, come precisato anche, nel corso dell’incontro, da Lestani.
- Ho modificato lievemente queste righe seguendo quanto mi ha precisato la dott.ssa Paola Del Din.
- Ho pubblicato su www.nonsolocarnia.info 2 importanti contributi di Paola Del Din: uno intitolato: 25 aprile” Festa della Liberazione. Paola Del Din: Noi non abbiamo combattuto per fare gli eroi … e uno Considerazioni su guerra, resistenza, dopoguerra con riferimento all’incontro tolmezzino con Paola Del Din. Forse però vi è su non solocarnia.info un altro articolo di Paolo Del Din che ora non riesco a trovare. Per Renato Del Din, oltre allo studio di Fabio Verardo, cfr. Uomini che scrissero la storia della democrazia. Renato Del Din. Per il 25 aprile, festa della liberazione d’ Italia dal nazifascismo. e La storia di Santo Arbitrio, catanzarese, Capitano della Caserma dei Carabinieri a Tolmezzo ai tempi del funerale Del Din, che non ostacolò, perché resti memoria. Ambedue su www.nonsolocarnia.info.
___________________________
L’ immagine che accompagna l’articolo rappresenta la locandina delle manifestazioni per l’80° della Zona libera di Carnia e di alcuni comuni del Friuli occidentale. L.M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/ricordando-la-zona-libera-con-capitale-ampezzo-le-parole-di-antonella-lestani-e-paola-del-din-il-14-9-2024/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/09/IdL-locandina-_eventi-tutti_page-0001.webp?fit=724%2C1024&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2024/09/IdL-locandina-_eventi-tutti_page-0001.webp?resize=150%2C150&ssl=1Senza categoriaNon potendo andare ad Ampezzo il 14 settembre 2024 per motivi personali, ho seguito la cerimonia per gli 80 anni della Zona Libera di Carnia e di alcuni comuni del Friuli Occidentale, con la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a ‘Telefriuli’, che ringrazio per il servizio reso...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Rispondi