Ci sono articoli che non si vorrebbero leggere, ed uno di questi è quello, pubblicato da ‘Il Gazzettino’ in data 12 dicembre 2022, intitolato: “Chat e media, ecco le regole di Arcs” e corredato da una foto di Joseph Polimeni, il manager definito da Nicola Conficoni come il promosso per essere rimosso dall’incarico precedente di dg dell’ass pordenonese. (Consiglio Regionale 26 ottobre 2022).

Infatti persino le destre, nel gennaio 2022, avevano perso la pazienza nei suoi confronti. «Anche la Lega ha rotto gli indugi nella polemica sul direttore generale dell’Azienda sanitaria Friuli occidentale Joseph Polimeni, che appare sempre più accerchiato. Dopo le critiche dei presidenti degli Ordini di medici e infermieri, dei sindacati, dei primari che hanno respinto l’atto aziendale (poi non approvato entro la fine del 2021), delle forze d’opposizione di centrosinistra e del M5s, del sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani, che ha dichiaratamente finito la pazienza nel tollerare in silenzio gli appelli ad agire in pressing sull’assessore alla salute Riccardi per sollecitare un intervento forte sul capo dell’Asfo, e di numerosi cittadini e pazienti anche il partito del governatore del Fvg Massimiliano Fedriga è sceso in campo in maniera decisa sull’argomento» – si legge su di un articolo del Messaggero Veneto, datato 6 gennaio 2022 ed intitolato “La Lega in campo contro Polimeni «Fiducia a Riccardi ma ora basta»”.

Ma perché ora ci si interessa ancora a Joseph Polimeni, nato a New York nel 1969, e quindi cinquantenne, “now CEO (Chief Executive Officer) of the Regional Authority for Coordination of Health Trusts in Friuli Venezia Giulia Region, Italy” proveniente dalla direzione di Asfo e prima dirigente dell’Ass di Matera, e con altre esperienze dirigenziali in luoghi diversi e di non lunga durata, come si legge sul suo profilo linkedin.com?  

Perché anche l’Arcs ha rinnovato il codice di comportamento per i suoi dipendenti- secondo l’articolo pubblicato da ‘Il Gazzettino’ sopraccitato, fra i quali, tra l’altro, si trovano anche coloro che formano lo staff della Sores, che è struttura con il personale in fuga, secondo i sindacati per le difficili condizioni di lavoro (https://www.quotidianosanita.it/friuli_venezia_giulia/articolo.php?articolo_id=107146 ed altri). E l’approvazione preliminare del testo porta la firma di Joseph Polimeni.

Ora il nuovissimo codice di comportamento Arcs, codice previsto per ogni branca della pubblica amministrazione, implica pure una sezione dedicata al corretto utilizzo delle tecnologie informatiche; dei mezzi di informazione e dei social, da parte dei dipendenti. Ma fin qui io non ho nulla da dire: non si può fare un uso personale di detti strumenti durante l’attività lavorativa, sbirciare le cartelle mediche di tutti, parenti, colleghi, amici e nemici come accaduto in Asufc pare per anni, entrare magari in siti ‘discutibili’ o riprendere immagini di operazioni, come accaduto anni fa nel Veneto, con telefonini che, per inciso, anche per igiene, non dovrebbero esse portati in sala operatoria.

E «le linee guida dell’Autorità anticorruzione prevedono che l’adozione del Codice avvenga in via preliminare, per lasciare spazio a una procedura partecipativa aperta a tutti gli stakeholder interni ed esterni», ove stakeholder, termine preso dall’economia aziendale, altro non significa che «soggetti a vario titolo coinvolti nell’ attività aziendale». (“Chat e media, ecco le regole di Arcs”, cit.)

Ed ancora sempre da ‘Il Gazzettino’ veniamo a sapere che, il documento Arcs appena firmato da Polimeni, norma sia i regali e gli incarichi di consulenza sia la comunicazione di eventuali conflitti di interessi, e si occupa, pure, della tutela del dipendente che dovesse segnalare un illecito, (ammesso sia possibile, e questo lo dico io). Ed anche fin qui, tutto nella norma.

Ma poi, il testo passa a definire l’uso dei social da parte dei dipendenti, sulla falsariga di quanto deciso ora per la Regione FVG. E qui il testo del codice di comportamento ‘new entry’ si fa pesantuccio, sempre leggendo quanto riportato da ‘Il Gazzettino’.

«[…] sono state inserite (sulla falsariga di quanto fatto in Regione per esempio) le regole che riguardano i social. Viene prescritto che il dipendente si astenga “dal diffondere con qualunque mezzo”, compreso il web o i social network, i blog ed i forum, commenti od informazioni compresi foto, video, audio che possano pregiudicare gli interessi dell’Azienda e ledere l’immagine della stessa e dei suoi rappresentanti, l’onorabilità di colleghi nonché la riservatezza e la dignità delle persone, ovvero suscitare riprovazione, polemiche, strumentalizzazioni». (Chat e media, ecco le regole di Arcs, cit).

Ed inoltre, il nuovo codice prevede che il lavoratore si comporti in modo tale da salvare la reputazione dell’Azienda e la fiducia dell’opinione pubblica (ammesso esista, dico io).

Ed ancora: «Il dipendente non può diffondere, in qualsiasi forma e attraverso qualunque media e social media informazioni riservate, confidenziali ed identificative personali di cui sia venuto a conoscenza in ragione del proprio lavoro» (Ivi) e «i dipendenti non devono intrattenere “a titolo personale, anche al di fuori dell’orario di lavoro, rapporti con gli organi di informazione circa l’attività dell’ufficio di appartenenza, rapporti con i mezzi di informazione sugli argomenti istituzionali» (Ivi), che verranno tenuti solo ed unicamente «da soggetti istituzionalmente  individuati nonché eventualmente dai dipendenti espressamente incaricati». Inoltre sui social i dipendenti devono evitare di postare, pubblicare e comunque devono astenersi dall’ esprimere, anche nell’ ambito dei social network, giudizi sull’ operato dell’Azienda, derivanti da informazioni assunte nell’ esercizio delle proprie funzioni che possono arrecare danno o nocumento alla stessa» e , nella partecipazione, a questo punto non si sa su che, a livello lavorativo e personale dato che il lavoro fa parte della individualità di un soggetto ma, come è scritto questo testo, nessuno può più parlare di nulla, neppure se trattasi di un sindacalista, i dipendenti da Polimeni devono mantenere «un contegno equilibrato e rispettoso» ed «adottare tutte le possibili cautele per evitare che proprie manifestazioni del pensiero “possano essere riconducibili o attribuibili all’Azienda”». (Ivi).

E qui io capisco una cosa sola: «usi ubbidir tacendo» è diventato non solo il motto dell’arma dei carabinieri, ma anche quello dei dipendenti dell’Arcs sanità Fvg, a cui, in questo modo, viene cucita la bocca, andando contro la Costituzione italiana, a mio avviso, e se erro correggetemi.

Ora un testo di questo tipo fa pensare ad alcuni aspetti in generale: ad una impostazione difensiva di Arcs, che si sta trasformando in una azienda senza un riferimento democratico e partecipativo, alla ricerca del potere assoluto e del dominio su chi lavora, alla paura delle critiche e di perdere il cadreghino. E per avere un dominio assoluto, nessuno può più parlare, se non per dire bene dei suoi datori di lavoro. Ma questo con la democrazia non ha nulla a che fare, e neppure con la rappresentanza sindacale, favorisce l’uso di pizzini, unico mezzo rimasto per parlare di sé come lavoratori, e pare un testo da sistema totalitario. Infine non tiene conto del diritto di essere informati dei cittadini, e del fatto che, nei dovuti modi, un lavoratore ha il diritto/dovere di segnalare problematiche in ambito lavorativo. E ognuno di noi  può parlare anche di sè come lavoratore e, perchè no, di sfogarsi. E so anche quanto serviva parlare dei problemi della scuola per poterli risolvere insieme, quando vi lavoravo. E vi prego, se ho capito male o non è così, correggetemi. Io so di poter sbagliare. 

Insomma a me pare, da quanto ho letto sull’articolo pubblicato da ‘Il Gazzettino’ che ringrazio per le informazioni date, che questo di Arcs appaia più un testo normativo per i lavoratori del caporalato, che altro, ma è una mia impressione, e per alcuni versi sembra un testo che propone comportamenti imposti come quelli in auge sotto il fascismo agli aderenti coatti allo stesso. E ribadisco: vi prego, se ho capito male o non è così, correggetemi. Io so di poter sbagliare, di poter capire male e non è mia intenzione offendere alcuno, ma solo portare sul tappeto problemi che leggo e mi interessano. Inoltre vorrei capire se non limita pure l’attività sindacale, oltre la libera espressione ed il dirtto di critica. 

Così a me pare che quelli della sanità per ora Arcs, si trasformeranno lentamente nei guerrieri di terracotta dell’esercito cinese posti di guardia alla tomba dell’imperatore Qin Shi Huang, e che si vada, in sanità, verso i protocol doctors, i protocol nurses, i protocol oss a cui ormai vengono, dopo un corsetto, affidati sempre più compiti di ogni tipo con la scusa che manca personale, e noi verremo trasformati nei protocol patients del, realisticamente, “speriamo che me la cavo” e “quando verrà verrà”. E io credo che, se non mandiamo a casa questa Regione, magari si fanno le prove generali in Arcs, per poi allargare testi simili all’ intera Regione Fvg, e chissà ancora a chi. 

E vi prego ancora una volta: se non ho capito bene, scrivetemelo, se ho scritto fesserie indicatemelo, e queste mie opinioni sono criticabilissime. Preciso che non conosco il dott. Polimeni, e che non intendo offenderlo in modo alcuno, ma solo affrontare problemi evidenziati, giustamente, dalla stampa e discuterne. 

Aggiornamento. 14 dicembre 2022 h. 21.04.

Dopo che avevo pubblicato l’articolo, una persona mi ha inviato il testo del nuovo codice di comportamento Arcs, e pubblico qui l’articolo 11 che è quello che ci interessa, integralmente.

Art. 11 – Comportamento nei rapporti privati e nell’utilizzo dei mezzi di informazione e dei social media.

Il dipendente:

  1. nei rapporti privati comprese le relazioni extralavorative con pubblici ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni, non sfrutta, né menziona la posizione ricoperta o l’incarico svolto nell’Azienda al fine di ottenere utilità non dovute;
  2. deve comportarsi correttamente in modo da non ledere l’immagine di sé stesso come dipendente pubblico né l’immagine dell’Amministrazione;
  3. si astiene dal diffondere con qualunque mezzo, compreso il web o i social network, i blog o i forum, commenti o informazioni, compresi foto, video, audio, che possano pregiudicare gli interessi dell’Azienda e ledere l’immagine della stessa e dei suoi rappresentanti, l’onorabilità di colleghi, nonché la riservatezza o la dignità delle persone, ovvero suscitare riprovazione, polemiche, strumentalizzazioni;
  4. si comporta in modo tale da salvaguardare la reputazione della stessa e la fiducia dell’opinione pubblica, astenendosi da comportamenti o situazioni che possano comportare conflitto di interessi o nocumento all’Azienda;
  5. non può diffondere, in qualsiasi forma e attraverso qualunque media e social media, informazioni riservate, confidenziali e identificative personali di cui sia venuto a conoscenza in ragione del proprio lavoro;
  6. non intrattiene a titolo personale, anche al di fuori dell’orario di lavoro, rapporti con gli organi di informazione circa l’attività dell’ufficio di appartenenza. I rapporti con i mezzi di informazione, sugli argomenti istituzionali, sono tenuti dai soggetti istituzionalmente individuati, nonché eventualmente dai dipendenti espressamente incaricati. (v. infra art. 13);
  7. evita di postare, pubblicare e comunque si astiene dall’esprimere, anche nell’ambito dei social network, giudizi sull’operato dell’Azienda derivanti da informazioni assunte nell’esercizio delle proprie funzioni che possano recare danno o nocumento alla stessa;
  8. si astiene, nell’uso dei social media, dall’utilizzo di parole o simboli idonei ad istigare l’odio o la discriminazione;
  9. fatto salvo il diritto di esprimere il diritto di critica politica e sindacale e fermo restando il principio costituzionale di libertà di espressione del proprio pensiero fuori dall’esercizio delle funzioni, in considerazione della qualità di dipendente pubblico, il dipendente, nella partecipazione a discussioni su chat, blog, social forum on line e analoghi strumenti, mantiene un contegno equilibrato e rispettoso;
  10. adotta tutte le possibili cautele per evitare che proprie manifestazioni del pensiero, sia orali, scritte o espresse con qualsiasi mezzo, possano essere riconducibili o attribuibili all’Azienda, assicurando che ogni commento sia inteso come frutto delle proprie opinioni personali e non di quelle dell’Azienda;
  11. segnala problematiche, carenze o di malfunzionamenti inerenti l’attività svolta ovvero le funzioni esercitate dagli uffici aziendali, esclusivamente nel rispetto delle procedure previste all’interno dell’Azienda e nel rispetto delle competenze istituzionali assegnate.

Quindi nel testo integrale, al punto 9 dell’ art. 11 si legge «fatto salvo il diritto di esprimere il diritto di critica politica e sindacale e fermo restando il principio costituzionale di libertà di espressione del proprio pensiero fuori dall’esercizio delle funzioni, in considerazione della qualità di dipendente pubblico, il dipendente, nella partecipazione a discussioni su chat, blog, social forum on line e analoghi strumenti, mantiene un contegno equilibrato e rispettoso;», ma io non capisco come potrebbe esercitare il diritto di critica, quello di libera espressione del proprio pensiero, sancito dalla Costituzione, e quello sindacale  relativamente all’ ambito lavorativo, un dipendente di Arcs che si attenga a quanto scritto in detto articolo 11. Inoltre noi cittadini non possiamo sapere nulla, solo la versione aziendale, e quindi ci viene negato il diritto di essere informati in modo adeguato su cosa accade in ambito sanitario ai massimi livelli. E se avete capito diversamente e sono in errore fatelo presente.

Laura Matelda Puppini

L’ immagine che accompagna questo testo fotografa l’articolo “Chat e media, ecco le regole di Arcs”. L.M.P.

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