Sto leggendo il saggio introduttivo di Franco Venturi (1), antifascista, storico piemontese, professore universitario esperto nell’ Illuminismo, a cui ho dedicato una lunga nota, al volume di Aleksandr Nikolaevič  Radiščev “Viaggio da Pietroburgo a Mosca”, che costò all’ autore una condanna a morte poi mutata in un confino in Siberia, ed ho già letto una parte del libro. Ma chi era Radiščev? Figlio di un possidente terriero, fu uno dei 12 giovani prescelti dalla zarina Caterina II di Russia per recarsi a Lipsia per studiare, prima che avesse luogo la rivoluzione francese, il pensiero illuminista, il diritto e l’etica moderni, in funzione del miglioramento dello Stato russo. Ma l’incontro con Jean Jacques Rousseau, Cesare Beccaria, Claude-Adrien Helvétius ed altri, assieme all’esperienza lavorativa in ambito giudiziario militare, al Ministero dell’interno, nel settore commerciale e doganale, portarono Radiščev a riflettere sui concetti di libertà, giustizia ed altri di notevole spessore, ma anche sulla struttura sociale della sua Nazione ove ancora esisteva la schiavitù della gleba, che criticò nel volume che gli costò la condanna, proponendo brevi e semplici racconti esperienziali di facile lettura.

E «L’assenza, la privazione del diritto diverrà ai suoi occhi uno dei mali più gravi e profondi della sua patria» (2) – scrive Venturi relativamente al pensiero di Radiščev che, nelle sue opere, si sofferma pure sul concetto di “legittimità”, su quello del “valore della norma giuridica”, sull’ arbitrio e dispotismo dei regnanti, sulla censura, sul mondo economico e sul “diritto naturale”, sull’autocrazia, sulla ricchezza dei nobili e proprietari terrieri  e sulla miseria dei servi della gleba, sull’assolutismo, sul rapporto tra paesi ricchi e poveri, sul concetto di libertà che ognuno ha diritto di difendere contro ogni oppressione, sull’ equilibrio dei poteri, ma pure sull’amministrazione dispotica che tutto corrompe. (3). E, sempre secondo Radiščev letto da Venturi, il vivere in una società dispotica, porta al rimpianto ed alla «coscienza che ormai toccasse vivere in una società infelice, distorta, triste, dominata dalla volontà di potere e dall’avidità di ricchezza» (4). Ma forse anche la società attuale è una società di questo tipo? – mi chiedo.

E mentre alcuni, Radiščev compreso, verso la fine del ‘700, anche nella Russia di Caterina II, formavano pure una seppur sparuta ‘intelligencja” ricca di fermenti innovativi e morali, legata pure alla Massoneria, proponendo di fatto il principio di libertà che segnò, con quelli di uguaglianza e fratellanza  la rivoluzione francese, la realtà politica mostrava ancora, in tutta Europa ed anche in Russia, una situazione   ove dominavano il dispotismo, il desiderio di potere e di arricchimento, che nulla avevano a che fare con le idee di Diderot, Rousseau, Mably e Raynal. (5).  

Inoltre questo libro, trovato nella biblioteca dei miei genitori, che io vorrei molti leggessero compresa la sua introduzione, per capire come certi aspetti possano far riflettere anche sull’oggi, riporta ora in auge concetti desueti ma attualissimi, in una società europea che si definisce democratica a prescindere, aprioristicamente, ma in realtà sta andando lentamente, secondo me, verso altri lidi, e in certe situazioni pare quasi contraddistinta da una specie di maccartismo. Sapete, che lo si voglia o no, la filosofia non può esser cancellata. Ma passo subito ad alcuni concetti che in uno stato democratico come dovrebbe essere l’Italia dovrebbero essere in vigore anche perché sanciti da quella costituzione che la finanziaria e banca americana Morgan ha sempre visto come un pericolo per la finanza e gli affari. (Luca Pisapia, Ricetta Jp Morgan per Europa integrata: liberarsi delle costituzioni antifasciste, in: https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06/19/). Insomma: le costituzioni antifasciste, secondo Jp Morgan, pregiudicano gli affari, più facilmente attuabili se le si elimina.  

Forse Morgan sta raggiungendo il suo scopo? Vi invito a leggere l’articolo su internet, perché forse si capirà qualcosa di più del presente, tranne il perché la popolazione non protesti. Ma ritorno ai concetti che vi voglio presentare e su cui farò delle considerazioni personali, naturalmente discutibilissime.

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PAROLE SU CUI RIFLETTERE MENTRE PARE E FORSE, SI STIA TORNANDO INDIETRO.

TOTALITARISMO: Sistema politico autoritario, in cui tutti i poteri sono concentrati in un partito unico, nel suo capo o in un ristretto gruppo dirigente, che tende a dominare l’intera società grazie al controllo centralizzato dell’economia, della politica, della cultura, e alla repressione poliziesca. Storicamente, il concetto […] nasce con riferimento alle esperienze del fascismo italiano: in un articolo scritto da G. Amendola per “Il Mondo”, nel 1923, si parla del fascismo come “sistema totalitario” in quanto “promessa del dominio assoluto e dello spadroneggiamento completo e incontrollato nel campo politico e amministrativo […]». (6). Inoltre implica un radicale anti pluralismo politico e sociale, l’impiego massiccio delle tecniche di comunicazione come strumenti di propaganda, e definisce una forma politica caratterizzata da assenza di strutture e controlli parlamentari (7).

SECONDO VOI ORA SIAMO IN DEMOCRAZIA IN ITALIA E IN FVG O STIAMO VOLGENDO VERSO FORME DI GOVERNO TOTALITARIO PERALTRO NON COSTITUZIONALI? NON LO SO, DITEMELO VOI.

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LEGGITTIMITÀ: «rispondenza alla giustizia e al diritto in senso ampio, o alla ragione, alla logica, ai principî morali,» (8). Ora si potrebbe obiettare che ‘legittimo’ significa pure solo ‘rispondente alle leggi in vigore’ ma nel contesto filosofico esso assume l’accezione più completa. E non si può negare, appunto, che il concetto di ‘legittimità’ abbia a che fare con quello di giustizia.

MA QUESTO GOVERNO ITALIANO OPERA SEMPRE E DAVVERO SULLA BASE DELLA COSTITUZIONE, CHE È LEGGE CHE NORMA LO STATO, E AGISCE SEGUENDO DEI PRINCIPI MORALI UNIVERSALI? NON SO E ME LO CHIEDO.  ED È LEGITTIMO CHE I NOSTRI SOLDI VENGANO SPESI DAL GOVERNO PER IL PONTE SULLO STRETTO, TANTO PER FARE UN ESEMPIO, CHE NESSUNO VUOLE TRANNE UNA MANCIATA DI POLITICI MENTRE LA POVERTÀ ANCHE ASSOLUTA AUMENTA?

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GIUSTIZIA. Tutti noi abbiamo in mente la rappresentazione classica della giustizia: una donna bendata, con in mano una bilancia e, talvolta, una spada. Tuttavia, questo modello di rappresentazione non è stato il primo e tantomeno l’unico presente nella storia dell’arte occidentale. Inoltre la giustizia ha a che fare con due concetti di base: l’equità e l’imparzialità, che hanno pesato diversamente nel corso dei secoli. Ed un tempo la giustizia fai da te aveva una sua valenza, ma ora non siamo più nel basso Medioevo. Ma è solo nel 1532, con la “Costituzione criminale Carolina di Carlo V del 1532”, che la dea ‘Giustizia’ diventa bendata, segno inequivocabile che essa non guarda in faccia nessuno per svolgere il suo compito e che si applica indistintamente a tutti i sudditi. (9).

MA ORA È PROPRIO COSÍ O STIAMO TORNANDO DAVVERO MOLTO INDIETRO, A PRIMA DEL 1500? E SE QUALCUNO PENSASSE CHE ORMAI IN ITALIA ALCUNI POSSONO FARE QUELLO CHE VOGLIONO, IN BARBA ALLA GIUSTIZIA ED ALLE LEGGI, ED ALTRI NO E CHE VA IN GALERA SOLO IL LADRO DI UNA SCATOLETTA AL SUPERMERCATO, SI FA PER DIRE, AVREBBE RAGIONE O TORTO? Inoltre Romano Marchetti scriveva che la giustizia non può esistere se la legge è nelle mani del più forte.

E  in Italia, «per gran parte dell’opinione pubblica, […]  la giustizia è in crisi. Ci si potrebbe chiedere cosa si intenda per “crisi”, ma è un dato che […]  l’idea di una giustizia e di un diritto che “fatica” a stare al passo di una società che invece sta subendo mutamenti decisamente rapidi è largamente diffusa e percepita». (10).
Ma se le persone non credono nella giustizia tendono forse a farsi giustizia da sé o a voler tenere sotto controllo la società da soli, come privati o gruppi di privati: ed ecco sorgere ronde di cittadini definiti dei ‘giusti’ a prescindere, in mano a chissà chi, con una scusa o l’altra, che non si sa che regole seguano.  

Inoltre vi è chi, in questa confusione italiana, dove i diritti dei cittadini paiono spariti, mentre si ipotizza il premierato, che però andrebbe bene anche a chi vuole condizionare la politica nazionale, non fa che mettere i giudici in cattiva luce, e la divisione tra le carriere del giudice e del pubblico ministero creano ulteriori problemi, da che si legge. Non solo: oggi 8 settembre 2024, su Il Fatto Quotidiano è comparso un articolo di Antonella Mascali che riassume i concetti espressi dal Nicola Gratteri alla festa del noto giornale a Roma e intitolato: “Da Draghi a Meloni solo danni: tutte le riforme sono da abrogare” intendendo quelle relative al sistema giudiziario, che portano solo complicazioni anche tali da poter inficiare indagini e risultati.  

QUALCUNO POTREBBE ANCHE PENSARE CHE ALCUNI GOVERNI IN ITALIA TENDANO AD AGIRE LEGALMENTE SUL SISTEMA GIUDIZIARIO, TRAMITE RIFORME, PURE PER SOTTOMETTERLO ALL ‘ESECUTIVO, GIUNGENDO AD UN POTERE UNICO IN POCHE MANI: LEGISLATIVO, ESECUTIVO E GIUDIZIARIO, MA ALLORA NON SI CONFIGUREREBBE UNA SPECIE DI STATO TOTALITARIO E NON PIÙ DEMOCRATICO?  IO ME LO CHIEDO. E GIÀ ORA SI TENDE A RITENERE CHE L’ITALIA SIA SOLO MELONI.

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DIRITTO NATURALE. Per chiarire questo concetto bisogna ritornare a prima di Jean Jacques Rousseau perché esso era presente anche in epoca medievale, ma in modo diverso. Infatti in una società dove ci siano ricchissimi, poveri, schiavi, gioco forza alcuni non godono di dritto alcuno. E bisogna ricordare che «l’idea che l’uomo sia titolare di una serie di diritti naturali è […]  un cardine dell’individualismo moderno, e parte essenziale di quel processo attraverso il quale i diritti diventano il fondamento della società contemporanea. (11). Però i diritti di ogni uomo non sono intesi come la facoltà per ognuno di fare quello che vuole, ma vengono indicati, assieme ai doveri, all’interno del contesto sociale, dal ‘contratto sociale’ che lega i cittadini. Ma la svolta di Rousseau è principalmente legata alla sostituzione del concetto di ‘diritto naturale’ con quello di ‘diritti politici’, anche se, nel contesto sociale, devono venir garantiti due diritti naturali imprescindibili: quello alla vita ed alla libertà. Rousseau dedicò ampio spazio al nuovo termine “droit politique”, rivendicando apertamente il merito di aver finalmente spostato l’attenzione dai diritti naturali dell’uomo nello stato di natura ai diritti dell’uomo nella società civile, contribuendo, così, «alla definizione e alla stessa fondazione antropologica e storica dell’individuo moderno, esaminandone la vocazione e il destino comunitario, svelando il nesso dialettico e ineludibile tra morale e politica nella società civile». (12).

«Col passaggio dallo stato di natura allo stato civile, l’uomo sostituisce nella sua condotta la giustizia all’istinto e dà alle sue azioni la moralità di cui prima mancavano. Allora solamente la voce del dovere succede all’impulso fisico, il diritto succede all’appetito e l’uomo, che fino allora aveva considerato solo sé stesso, si vede forzato ad agire su altri principi e a consultare la ragione prima di ascoltare le sue tendenze». (13).

MA OGGI QUALE CONTRATTO SOCIALE LEGA TUTTI I CITTADINI ANCHE IN UNA PICCOLA REGIONE COME LA NOSTRA? E QUALE LIBERTÀ POSSONO ESSI ESERCITARE? TOLTE MOLTI ANNI FA LE PRETURE, RIVOLGERSI AD UN GIUDICE, PER RIVENDICARE UN DIRITTO, È QUASI IMPOSSIBILE OLTRE CHE FARRAGINOSO E COSTOSISSIMO, LA SOCIETÀ DELLA FINANZA, CHE SI È IMPOSTA A LIVELLO MONDIALE CANCELLANDO L’UOMO E LA SUA DIGNITÀ, PREVEDE DOVERI DI OGNI TIPO MA BEN POCHI DIRITTI TRANNE QUELLO DI COMPERARE, E NEPPURE, VISTO COME VA LA SANITÀ IN ITALIA, QUELLO ALLA SALUTE ED ALLE CURE SE AMMALATI, E NEI TEMPI RICHIESTI …. NON SOLO: I NOSTRI SOLDI VENGONO SPESI NON PER SERVIZI A NOI CITTADINI DI UNA NAZIONE ITALIA UNITA E FRAZIONATA AL TEMPO STESSO, SENZA ESSERE UNO STATO CONFEDERALE, MA TALVOLTA PARE SEMPRE PIÙ PER REALIZZARE I SOGNI DEI POLITICI AL POTERE. E IL PATTO SOCIALE SANCITO DALLA COSTITUZIONE ITALIANA DEL 1948, PARE FINITO NEL DIMENTICATOIO E CANCELLATO NEI SUOI PRINCIPI FONDAMENTALI E STA VENENDO SOSTITUITO DA UNO NUOVO PATTO SCRITTO E VOLUTO SOLO DA UNA CLASSE DIRIGENTE ARROCATA SU POSIZIONI DI POTERE ATTRAVERSO LA MAGGIORANZA OTTENUTA CON LA LEGGE ELETTORALE ATTUALE, L’USO CONTINUO DEI DECRETI LEGGE, LA MINORANZA VISSUTA SOLO COME UN INCIAMPO E COME UN NEMICO. MA QUESTO MODO DI AGIRE POTREBBE LEDERE NELLA NOSTRA PATRIA E NAZIONE PERSINO I PRINCIPI BASE DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE: LIBERTÀ, UGUAGLIANZA, FRATERNITÀ, PER RIPRENDERE VECCHI SCHEMI DELL’ ARISTOCRAZIA PIÙ CHE ALTRO. ALMENO A ME PARE COSÍ, MA POTREI SBAGLIARMI E SE ERRO CORREGGETEMI.

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ARBITRIO DEI REGNANTI. Per arbitrio si intende la “Piena facoltà di scelta nel giudicare e nell’operare da parte del soggetto”. (14).  Ma in Italia pare che tale facoltà sia in particolare retaggio dei politici al governo nazionale e regionale.

COSÌ SE QUALCHE POLITICO, QUASI IN SOLITARIA, VUOLE IL PONTE SULLO STRETTO, SI FARÀ, SE LA GIUNTA REGIONALE FVG VUOLE LA TRAVERSA DI DIGNANO CHE È UNA DIGA SI FARÀ, MA NESSUNO SA SPIEGARE AI CITTADINI LA REALE BONTÀ DI QUESTE ENORMI E COSTOSISSIME OPERE, CHE SOTTRAGGONO SOLDI NOSTRI A SANITÀ, TRASPORTI E SERVIZI, ED ANCHE A CHI FA FATICA A SBARCARE IL LUNARIO. SI PUÒ, SE SI HA IL POTERE IN MANO, UN POTERE QUASI ASSOLUTO, FARE OPERE FARAONICHE INVECE CHE DAR DA MANGIARE A TUTTI I CITTADINI, E FARE  CASSA ANCHE TOGLIENDO IL REDDITO DI CITTADINANZA CHE ERA UNA BUONA IDEA, MA QUESTO NON MI PARE GIUSTO E MI PARE UNA FORMA DI ARBITRIO. E SE ERRO CORREGGETEMI.

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DISPOTISMO. Governo esercitato da una sola persona o da un ristretto gruppo di persone in modo assolutistico e arbitrario. (15).

MA IL GOVERNARE ATTRAVERSO DECRETI LEGGE NON POTREBBE ESSERE VISTO COME UNA FORMA, SEPPUR BLANDA, DI DISPOSTISMO? NON LO SO, DITEMELO VOI.

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LIBERTÀ. Questo è un concetto difficile da esprimere con poche parole, ma nel mondo romano era libero chi non era schiavo o chi era stato affrancato dalla schiavitù. Quindi libertà significa, per espansione, non avere giogo: e si dice pure: essere liberi da una dittatura, da ogni forma di costrizione, da una occupazione straniera ecc. ecc… E un soggetto libero è colui che, in senso astratto e più generale, può pensare, operare, scegliere anche della propria vita in modo autonomo. (16). Ma un individuo libero può esprimere le sue opinioni ed anche il suo dissenso, nel rispetto degli altri, se quello che dice, in un paese democratico, non va contro la legge.

MA È ORMAI DAVVERO COSÍ? NON LO SO, E LO CHIEDO A VOI. ED È LIBERO CHI NON RIESCE A MANGIARE ED A GIUNGERE A FINE MESE? RESTA CERTAMENTE ANCORA LA POSSIBILITÀ DI ANDARE A VOTARE, MA LA GRAN PARTE DELLE PERSONE RITIENE CHE SIA UNA PERDITA DI TEMPO, ED ANCHE SU QUESTO SI DOVREBBE RIFLETTERE.

Ricordo qui, e per inciso, che anche i partigiani, molti dei quali erano soldati delle disciolte forze armate, lottarono e molti di loro morirono e furono torturati per la libertà dall’ occupante nazista e dal regime fascista, risorto nella Repubblica Sociale italiana, ed avevano a cuore la giustizia, così poco equa in epoca fascista ed usata per distruggere il dissenso. E ritengo che i valori espressi nella costituzione, nata dalla resistenza, debbano essere salvaguardati.

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Ho scritto queste righe solo perché stimolata dal volume di Aleksandr Nikolaevič  Radiščev e dall’introduzione di Franco Venturi, senza voler offendere alcuno, ma per cercare di capire questa nuova situazione nazionale ed europea, chiedendo aiuto anche a voi, riflettendo su termini introdotti nel periodo dell’Illuminismo, che hanno impregnato gli stati democratici moderni. E non intendo offendere alcuno, ma solo pormi quesiti generali, io che sono anziana e ho visto molte cose passare sotto i miei occhi. E se non siete d’accordo su qualcosa scrivetemelo o ditemelo e se erro correggetemi.

Laura Matelda Puppini

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Note.

  1. Franco Venturi, grande personalità italiana, ignota ai più ed anche a me sino a questo incontro, di famiglia antifascista ed antifascista lui stesso, membro più che attivo di Giustizia e Libertà e poi del P d’A, rimasto in galera per anni, merita davvero una lunga nota tratta da: https://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Venturi. Franco Venturi, storico piemontese, era figlio di Lionello Venturi, uno dei pochi che si rifiutò di prestare giuramento di fedeltà al fascismo, e dovette, così, fuggire in Francia. Così Franco, suo figlio, si trovò a frequentare la facoltà d’arte alla Sorbona di Parigi. E nella capitale francese ebbe modo di conoscere alcuni esponenti dell’antifascismo italiano aderendo quindi al movimento “Giustizia e Libertà” dei fratelli Carlo e Nello Rosselli. Contemporaneamente indirizzava i suoi studi alla storiografia, con un particolare interesse per l’Illuminismo, a cui dedicò nel 1939 e 1940, due importanti saggi. Ma sempre nel 1939 la sua famiglia d’ origine si trasferì a New York, e Franco, quando cercò di raggiungerla, dopo l’occupazione tedesca di Parigi, fu arrestato in Spagna e detenuto per quasi un anno nel sotterraneo di un convento adibito a carcere. La fame sofferta gli suggerì di assumere il soprannome “Nada” (niente, in spagnolo) nella lotta antifascista. Consegnato alle autorità italiane nel marzo del 1941, fu incarcerato a Torino e poi trasferito Al carcere di Avigliano, dove rimase fino al 25 luglio 1943. Tornato a Torino, fu parte attiva del Partito d’Azione torinese e curò la redazione del supplemento piemontese del giornale di partito “L’Italia Libera” e la sua diffusione clandestina nel Piemonte occupato dai tedeschi. Uscirono nove numeri, dedicati agli scioperi delle fabbriche torinesi e alle iniziative dei partigiani. Dal febbraio del 1944 furono stampati clandestinamente il mensile “Voci d’ officina”, dedicato particolarmente alle lotte operaie contro il fascismo, e venti opuscoli, «I quaderni dell’Italia libera», oltre ad articoli nei “Nuovi quaderni di Giustizia e Libertà” della casa editrice ‘La fiaccola’ di Milano. Alla fine della guerra diresse il quotidiano torinese “GL”, dove espresse la sua preoccupazione per la difficoltà di ottenere in Italia un’autentica svolta democratica e per l’evolversi di una divisione del mondo in due sfere d’influenza. Nel 1947 fu nominato addetto culturale dell’ambasciata d’Italia a Mosca, dove rimase fino al 1950 e, nel 1952, pubblicò “Il populismo russo”, una fondamentale ricostruzione del movimento rivoluzionario russo dell’Ottocento, ma scrisse e dette alle stampe anche uno studio sull’ Illuminismo francese. Tornato in Italia, nel 1951, divenne docente universitario di storia prima medievale, poi moderna nella sua Torino, dove insegnò fino al 1984 e, nel 1989, fu insignito del titolo di ‘professore emerito’ Nel 1959 assunse pure la direzione della “Rivista storica italiana” e, dieci anni dopo, tenne a Cambridge lezioni sull’Illuminismo, che confluirono, poi, nel suo volume: base del suo volume “Utopia e riforma nell’Illuminismo, edito nel 1970. Per quarant’anni lavorò intorno all’Illuminismo italiano ed europeo, pubblicando i cinque volumi (in complessivi sette tomi) dedicati al “Settecento riformatore”, usciti dal 1969 al 1990 (opera restata, peraltro, incompiuta), e curando con altri storici la pubblicazione di scritti degli Illuministi italiani per l’editore Ricciardi. Suo è anche il celebre studio “l’Italia fuori d’Italia” che ottenne il Premio Federico Chabod dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Dalla medesima Accademia ricevette nel 1980 il Premio Feltrinelli di Storia, Geografia storica e antropica. Fu membro e, per alcuni anni presidente, del Comitato scientifico della Fondazione Luigi Einaudi di Torino. Morì il 14 dicembre 1994, due giorni dopo aver ottenuto il «Sigillo Civico», il massimo riconoscimento conferito dal Municipio di Torino a personalità cittadine su proposta del Centro Pannunzio. Ci ha lasciato diverse importanti opere.
  2. Franco Venturi, Introduzione” a Aleksandr N. Radiščev, Viaggio da Pietroburgo a Mosca, De Donato ed. ,1972, p. 14.
  3. Ivi, pp. 13. 14, 22 e 23.
  4. Ivi, p. 33.
  5. Per Denis Diderot, n filosofo, enciclopedista, scrittore e critico d’arte francese, uno dei massimi rappresentanti dell’Illuminismo e uno degli intellettuali più rappresentativi del XVIII secolo, ateo, cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Denis_Diderot e https://www.treccani.it/enciclopedia/denis-diderot/; ci sono molti siti che parlano di Jean Jacques Rousseau, ma comunque si può sempre visionare: https://it.wikipedia.org/wiki/Jean-Jacques_Rousseau. I I punti chiave del suo pensiero sono il contratto sociale, l’uguaglianza legale e sociale di tutti i cittadini, il naturalismo, la religione civile, lo stato di natura, il concetto semplificato come buon selvaggio, la volontà generale, la sovranità popolare, il primitivismo, il ruralismo, la virtù e la democrazia diretta. (Ivi). Il suo pensiero influenzò moltissimo Aleksandr Nikolaevič Radiščev. Gabriel Bonnot de Mably, chiamato anche Abate di Mably o più semplicemente Mably), è stato un filosofo e politico francese ritenuto un precursore del comunismo, non sempre però a ragione. Si soffermò in modo esaustivo sul funzionamento dei regimi rappresentativi e abbozzò la distinzione tra cittadini attivi e passivi, che sarà alla base della costituzione francese del 1791. Ritenne pure che gli eserciti nazionali fossero sostituiti da eserciti di mestiere che, a suo avviso, avrebbero agito con maggior vigore combattivo in difesa della patria. Fu un fiero sostenitore del diritto all’insurrezione contro la tirannide come di un dovere morale del cittadino, (https://www.treccani.it/enciclopedia/gabriel-bonnot-de-mably_(Enciclopedia-Italiana)/). Guillaume-Thomas François Raynal noto anche solo come abbé Raynal, prima ecclesiastico, poi civile, è famoso per aver attaccato nella sua opera più famosa, “Histoire philosophique et politique des établissements et du commerce des Européens dans les deux Indes”, pubblicata nel 1770 e più volte rivista, sia l’opera dei colonizzatori che quella della Chiesa nelle Indie occidentali e orientali, venne per questo condannato e si rifugiò sia in Prussia che in Russia. Si dedicò pure alla divulgazione della filosofia degli enciclopedisti. (https://www.treccani.it/enciclopedia/guillaume-thomas-francois-raynal/).
  6. https://www.treccani.it/enciclopedia/totalitarismo/.
  7. Ibidem.
  8. https://www.treccani.it/vocabolario/legittimita/.
  9. https://massimedalpassato.it/la-metamofosi-della-giustizia-nellarte-tra-aequitas-e-imparzialita-del-giudice/
  10. Ibidem.
  11. Recensione a: Brian Tierney, L’idea dei diritti naturali. Diritti naturali, legge naturale e diritto canonico 1150 – 1625, Il Mulino, in: https://www.mulino.it/isbn/9788815089410?forcedLocale=it&fbrefresh=CAN_BE_ANYTHING
  12. Vincenzo Ferrone, Il problema Rousseau e i diritti dell’uomo. La pratica politica dei diritti tra natura e cultura, individuo e comunità, «stato di pura natura» e società civile, in : Attualità di Rousseau nel terzo centenario della nascita – a cura di Lionello Sozzi, in: “Studi Francesi – Rivista Quadrimestrale fondata da Franco Simone, in: https://journals.openedition.org/studifrancesi/3931.
  13. https://it.wikipedia.org/wiki/Il_contratto_sociale.
  14. Voce ‘arbitrio’ in: https://languages.oup.com/google-dictionary-it/.
  15. https://www.treccani.it/vocabolario/dispotismo/.
  16. https://www.treccani.it/vocabolario/liberta/.

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L’ immagine che accompagna l’articolo rappresenta la copertina del volume citato di A. N. Radiščev ed è tratta da: https://www.amazon.it/Viaggio-Pietroburgo-Mosca-RADISCEV/dp/B005TH8WC2. QUESTA È LA COPERTINA DELLA EDIZIONE ANNI ’70 CHE HO IO, MA IL VOLUME È STATO RISTAMPATO E SI TROVA FACILMENTE IN COMMERCIO. L.M.P. 

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