Inizio questa terza parte che riporta quanto detto all’ incontro del 18 gennaio 2025° Tolmezzo, dicendo che l’intervento della sindacalista, ai vertici in regione, Orietta Olivo è importante, perché tratta di un altro problema basilare, che viene prima di tutti gli altri, quello del personale che manca e del sovraccarico di lavoro di quello che resta in servizio.

Ed ha ragione la fondazione Gimbe quando sostiene che «Senza risolvere la crisi del personale sanitario, la riforma dell’assistenza territoriale prevista dal Pnrr sarà solo un’occasione mancata», (Sanità territoriale, attivate le centrali previste dal Pnrr. Ma rischiano di essere scatole vuote: “Mancano gli infermieri per farle funzionare”, in: https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/01/24/sanita-territoriale-centrali-operative-pnrr-infermieri/7850173/#Echobox=1737732944). Ma lo stesso problema riguarda il funzionamento e la gestione ottimale delle acuzie negli ospedali, l’area di emergenza urgenza e quant’ altro, ed in generale il ssn e i ssr tutti.

Insomma ora a me pare che l’assessore si stia comportando come fosse un dirigente sportivo che pensa di affrontare una partita importantissima con metà dei giocatori. Ma allora cosa dovrebbe fare? Contare quanti ne ha da mettere in campo e vedere come fare ad ingaggiarne di nuovi e coprire i buchi, prima di fare altro.

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ORIETTA OLIVO. SEGRETARIA REGIONALE F.P. CGIL.

Orietta Olivo ha iniziato il suo intervento dicendo che è un’infermiera prestata al sindacato CGIL, e non più giovanissima, tanto di ricordarsi i sanatori e le mutue, queste come un incubo, essendo di famiglia povera, perché si doveva aspettare con ansia l’arrivo dei soldi dell’Inam, che non arrivavano mai. Ed ha aggiunto di essere terrorizzata al pensiero che si possa ritornare indietro, ritornare a quei tempi.

Quindi è passata a trattare la situazione del personale nel sistema sanitario regionale, personale che è il pilastro del sistema stesso. Ed a fronte di una altissima tecnologia, all’interno del ssr ci deve essere però anche chi opera con i macchinari stessi e ci deve essere chi “ci mette le mani, la testa ed anche la schiena”. In sintesi con un sistema sanitario senza sufficienti medici, infermieri, oss, amministrativi, non si va da nessuna parte. Ma prima le cose andavano meglio, e la pandemia è stata lo spartiacque. Ed ai tempi del covid, coloro che lavoravano in sanità erano tutti grandi eroi, ed ora invece una risorsa su cui non vale la pena di investire.

E questo è dimostrato dal fatto che il Ministro per la sanità pubblica, quando si è trattato del rinnovo dei contratti del personale sanitario, ha deciso di impegnare su questa voce solo il 6% delle risorse disponibili, il che equivale ad una cifra pari ad un terzo dell’inflazione.

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Ma non ci si deve dimenticare che anche la sanità del prima del covid mostrava dei problemi relativamente al personale: ma la pandemia ha messo a nudo tutte le fragilità del sistema sanitario.

Quindi Olivo è passata a mostrare i dati sul personale in servizio attualmente in Fvg, tramite slide di cui però non ha letto i contenuti, ed ha aggiunto che, per riuscire ad avere, nel 2020, i dati relativi allo stesso dall’assessore Riccardi, ha dovuto inviargli una diffida tramite avvocato. Ma non c’era personale a sufficienza neppure ai tempi di Serracchiani/Telesca, con meno accentramento però, ed anche alle stesse era stato manifestato il dissenso del sindacato. Solo che da sette anni a questa parte – secondo Orietta Olivo- la situazione è precipitata.

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Ma quali sono i problemi del personale, secondo la nota sindacalista? L’età avanzata di chi lavora nel ssr. Quasi 4000 lavoratori complessivi si trovano nella fascia di età fra i 55 ed i 59 anni, quasi 2000 fra i 60 ed i 64. E l’età pesa sul lavorare a turni e sul fare un lavoro impegnativo e molto delicato. E sono sinonimo di età che avanza, ma non esclusivamente, le limitazioni alla mansione certificate per il personale, che può non riuscire più a lavorare di notte, o ad alzare pesi, o altro. Ed in questa situazione si trovano ben 3000 persone operative a vario titolo in sanità, su 20.000 unità totali, sempre in Fvg. E questi problemi vengono dati non solo dai turni di lavoro massacranti ma anche dal mancato uso dei sollevatori, magari per velocizzare il lavoro. Ma una cosa è sollevare persone a 20 anni, una cosa è per 20 anni.

Questo gap nella capacità lavorativa di alcuni, quindi, ricade su chi sta ancora bene, tanto è vero che se si prende in considerazione uno studio della Scuola Sant’ Anna di Pisa, che valuta ogni anno alcuni sistemi regionali attraverso il metodo dei bersagli (che enuclea visivamente nell’immediato ove sono presenti problemi) si nota che uno di questi è la presenza al lavoro del personale sanitario, pericolosamente a rischio. Questo perché quando persone vengono sovraccaricate di lavoro, si ammalano più facilmente, ma anche perché è il solo modo dato loro per prendersi un attimo di respiro.

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Poi, oltre le difficoltà date dall’età avanzata e dalla certificazione di alcune limitazioni nel lavoro, vi è anche il problema che una certa quota di operatori in sanità chiede ed ottiene il part time, sistema che permette di conciliare vita e lavoro in particolare alla popolazione femminile, che è quella maggiormente presente in sanità. E è in particolare nel gruppo degli infermieri che si ha il numero più alto di operatori a mezzo tempo, ma si deve anche dire che le richieste di part time sono ben più alte di quelle che vengono evase con esito positivo.

Pertanto- ha continuato la Olivo – se si guardano solo i numeri complessivi del personale in servizio, non si capisce la realtà oggettiva dello stesso all’ interno del sistema in tutte le sue sfaccettature, e ha assicurato che il personale sanitario non sta bene, all’ interno del sistema sanitario regionale. Infatti, un dato che non compare è quello che lo stesso, globalmente, ha totalizzato, in tutto il 2023, 1 milione e 89mila ore di straordinario, per coprire i turni, mentre in precedenza il dato era di circa 400.000, ed erano già tantissime.

Le giornate di ferie non godute da medici ed infermieri, invece, sono passate, globalmente in regione, da 300.000 a 410.000. Inoltre bisogna sapere che lo straordinario, in sanità, non viene pagato tutto, perché viene retribuito solo fino a che il fondo è capiente, dopo di che si va a recupero. Poi, oltre le difficoltà date dall’età avanzata e dalla certificazione di alcune limitazioni nel lavoro, vi è anche il problema che una certaero. Peccato che non si recuperi mai, perché non vi è mai la possibilità di stare a casa. E se per caso uno era riuscito a stare a riposo qualche giorno per recuperare, e questo sistema del recupero non vale però per i medici, può venir richiamato al lavoro, come successo. E ben 27.000 volte infermieri ed oss sono stati richiamati in servizio perché una collega si era ammalata, per esempio.

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Ma come non bastasse, dato che esistono le liste di attesa, al personale operativo in sanità viene pure richiesto di fare le cosiddette ‘prestazioni aggiuntive’, in particolare agli infermieri ed ai tecnici di radiologia, che vanno oltre lo straordinario, e che servono a coprire lacune organizzative e carenze di programmazione. Le ‘prestazioni aggiuntive’ vengono pagate di più – ha proseguito la rappresentante della Cgil – vengono detassate, così da spingere il numero più alto di personale a svolgerle. E il pagamento di queste ore esula dal contratto, che dovrebbe essere sempre ‘l’autorità’ a livello di salario. Pertanto è facile che ricorra a svolgerle chi ha più bisogno di denaro per vivere, lavorando di più. Ma quanto ‘di più’ un essere umano può lavorare? Ed in particolare quanto è sicuro il servizio che uno presta in queste condizioni di superlavoro? E l’utente che chiama per esempio una ambulanza, (e lavorare in ambulanza è impegnativo) ha diritto ad avere una equipe che giunge sveglia, non mezzo assonnata perché lavora da 12 ore o più, fra orario normale, un po’ di straordinario e una prestazione aggiuntiva.

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A questo punto sono io che ricordo, per inciso, che le grandi lotte ai primi Novecento degli operai furono per 8 ore di lavoro, 8 di svago ed 8 di riposo al giorno, visti come un traguardo. Perché non si può far lavorare uno come fosse uno schiavo, neppure a catena, neppure in sanità. Infatti e lo dico io, questo si riversa sulla qualità della vita del soggetto e sulle sue relazioni extra – lavorative, mentre egli impara a vivere in un mondo chiuso, avulso dall’esterno, estraniandosi sempre più a livello sociale più ampio, diventando sempre più difficile per lui (o lei) dedicarsi alla famiglia ed agli amici. Inoltre più uno è stanco più potrebbe innervosirsi anche con i pazienti. Perché non è vero che non vi sia violenza alcuna da parte di operatori sanitari, magari stressati, verso pazienti, ma che solo questi siano i cattivissimi, i potenziali violenti, perché ci sono diversi modi di fare violenza su di una persona. 

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Ma ritorno subito alla relazione della sindacalista Olivo, che ha detto che, essendo queste le condizioni di lavoro che io direi di sfruttamento, 2000 persone sono migrate dalla sanità pubblica a quella privata, per soldi, perché il privato non ha i vincoli del pubblico e se vuole li tira fuori di tasca propria e paga, ma in particolare per l’organizzazione del lavoro e per trovare un equilibrio tra la vita familiare e quella lavorativa.

Però più personale migra verso il privato, meno personale resta nel sistema pubblico, ma più i rimasti nel pubblico vengono sovraccaricati di lavoro, più migrano verso il privato. Ed il privato accreditato, nel 2022, ha aperto un sito che si chiama “sanità per tutti” ove si legge che esso ha erogato, in Fvg, 2 milioni e 100 mila prestazioni. Poi però detto sito non è stato più aggiornato, perché chissà ultimamente che numeri di prestazioni è stato raggiunto! E si sta creando, in regione, un circolo vizioso, pericoloso, di cui questo è solo un piccolo focus.

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Ormai nelle grandi aziende del Fvg si nota un calo degli infermieri ed un aumento di assunzioni degli operatori socio sanitari, che vengono preparati al lavoro con corsi regionali, e bisogna far attenzione che non si tenda, per un motivo o per l’altro, a sostituire gli infermieri con gli o.s.s., perché svolgono due lavori diversi. E se l’infermiere non è un mancato medico, l’operatore socio sanitario non è un mancato infermiere, ed ognuno deve svolgere il suo lavoro. Ma – ha continuato Olivo – si sta facendo ancora di peggio: è stata creata una figura intermedia da collocarsi tra l’o.s.s. e l’infermiere: l’assistente infermieristico, che potrà avere più compiti dell’operatore sociosanitario e meno dell’infermiere. Ma così –  a suo avviso –  cercano di sostituire gli infermieri con questa nuova figura, che però costa meno al sistema regionale, quando invece vi sono già in servizio degli o.s.s. che potrebbero e vorrebbero riqualificarsi.

Inoltre è difficile, anche qualora lo si volesse, reclutare nuovo personale, mentre pure i medici in servizio risultano oberati di lavoro, e chiedono solo “una maggiore serenità” nell’ esercitare la propria professione, e vorrebbero, pure, un maggiore riconoscimento economico ed una valorizzazione del proprio lavoro.

Il numero dei medici in servizio nel ssr ed in particolare quello dei mmg è basso rispetto alla necessità, ed i medici di base sono 778 in Fvg, su una popolazione di circa 1 milione e 200 mila abitanti; e, nel 2021, 577 di questi erano già a 27 anni dalla laurea. Ma dato che essi giustamente riscattano gli anni di studio, che possono essere anche 10, si può ipotizzare che, nel 2021, ce ne fossero già 577 con 37 anni di contribuzione a fini pensionistici. Ed è quindi già noto che fra pochi anni andranno in pensione.

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Pertanto in Fvg non mancano medici di medicina generale perché sono stati colpiti da qualche strana epidemia che colpisce solo loro, ma questo è il frutto di scarsa programmazione. Quindi quello che i sindacati chiedono al governo sia regionale che nazionale è la programmazione, che permetta poi di agire con lungimiranza. Per quanto riguarda i concorsi per gli infermieri, per esempio, si sa che ora nelle università regionali vi è una disponibilità 1/1, quindi per ogni posto messo a disposizione vi è un solo studente che domanda di andare a fare l’infermiere. Ma in precedenza, per esempio nel 2018, vi erano molte più richieste, tanto che si facevano le preselezioni ai concorsi, per vedere chi ammettere o no, perché per un posto si presentavano in migliaia. Nel 2024, invece per 340 posti, si sono iscritti 280 candidati. Ma non tuti si sono presentati alla prova scritta, e poi vi sono l’orale e la prova pratica, ed ancora qualcuno si può perdere per strada.  In sintesi ora come ora, la sanità regionale non riesce mai ad avere neppure tutto il personale che le Aziende Sanitarie dichiarano servire a loro, che è meno di quello che serve nella realtà.

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E come se questo non bastasse, dopo la pandemia si è verificato il fenomeno delle aggressioni al personale, tanto importante da far creare un osservatorio nazionale, dato che ci sono state ben 18.000 aggressioni nel 2023, 500 solo nel Fvg. Ma probabilmente i numeri reali sono maggiori, perché non tutti denunciano le aggressioni che ricevono. Ma, dico io, neppure gli anziani e altri denunciano ciò che accade loro in sanità, trovandosi dall’altra parte della barricata ed avendo i medici ed in generale il personale sanitario il coltello dalla parte del manico ed un potere assoluto sul paziente.

Quindi – ha proseguito Olivo – senza aumentare le assunzioni, il sistema non regge. Riccardi, per quanto riguarda gli infermieri, ha risposto: «Se la Cgil ha infermieri nascosti ce li porti!» e così ha chiuso il discorso. Ma, dico io, e non solo io, vi pare il modo di rispondere da parte di un assessore? Inoltre ci sono certamente degli infermieri giovani che vogliono un posto di lavoro, ma lo cercano nel privato, che, guarda caso, li trova sempre. Ma perché le persone vengano attratte dal settore sanitario pubblico, bisogna che le condizioni lavorative migliorino.

Si deve però sapere che i sindacalisti che siedono ai tavoli di contrattazione per esempio relativamente agli ospedali, non possono metter bocca sulla organizzazione del lavoro al loro interno, in quanto una norma voluta da Brunetta lo impedisce. Chi decide è ora sempre e solo il datore di lavoro in questo ambito. Quindi il sindacato fa quello che può.

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Inoltre – ha continuato la sindacalista CGIL – bisogna dare al personale che lavora nelle strutture pubbliche un adeguato incentivo economico e bisogna investire sulla formazione e sulla telemedicina, che a suo avviso è una grande opportunità, ma che implica, a sua volta, pure essa formazione. Ma, dico io, non si capisce bene cosa significhi ‘telemedicina’, perché più persone hanno dato a questa parola significato diverso da quando, nel 2014, è entrata a far parte del nostro vocabolario. Inoltre, sempre secondo la Olivo, è importante che i concorsi per l’assunzione di personale siano su base regionale, ma bisogna che siano banditi con costanza, visto lo scarso afflusso agli stessi di operatori, bisogna migliorare l’organizzazione del lavoro, partendo dall’ascolto dei suggerimenti che i sindacati o le R.s.u., che raccolgono le indicazioni date dagli operatori nel settore sanitario, portano all’attenzione, perché sono suggerimenti funzionali al miglioramento della vita lavorativa in sanità e quindi, di riflesso, del servizio.

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Bisogna potenziare i servizi territoriali, non facendo finta, non cambiando solo nome ad un servizio già esistente e dicendo che ne è stato creato uno nuovo, come nel caso del Punto Unico di accesso trasformato nella Centrale Territoriale a Pordenone, ove lavora sempre lo stesso infermiere, seguito da un grande articolo sulla stampa che annunciava l’apertura della C.T.; bisogna dare incentivi abitativi e borse di studio agli specializzandi ed al personale, come anche ipotizzato dal consigliere Conficoni. Ma certe idee non vengono accettate, pare, non perché la maggioranza non le consideri buone, ma perché provengono dall’ opposizione.

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Inoltre necessita investire sugli o.s.s. anche in ulteriore formazione, senza inventarsi figure nuove, tenendo conto, pure, che la formazione degli operatori socio sanitari non ha nulla a che fare con le università, ma è tutta regionale, e quindi può essere decisa solo a quel livello. Infine bisogna coinvolgere il personale, renderlo partecipe nel lavoro, bisogna farlo sentire parte del lavoro stesso. E ha sostenuto che le persone abbandonano il settore pubblico perché le decisioni cadono loro sulla testa, dall’alto, perché fanno ore su ore senza vedere un aumento di paga; quanto dicono non viene mai preso in considerazione. Inoltre anche per quanto riguarda il seguire una persona operata: una cosa è seguire una operata al ginocchio, altra seguire una operata al polmone. E quindi è parso a me di capire che, per la sindacalista, ci dovrebbero essere retribuzioni e condizioni diverse di lavoro a seconda di quello che uno fa. 

Ed essendo per lo più il personale femminile in sanità, bisognerebbe sì retribuirlo adeguatamente, ma anche concedere il part time a chi lo domanda, prevedendo pure un aumento del numero di occupati, e bisogna pure ridurre il carico dei lavoratori anziani, magari spostandoli dall’ ospedale al territorio, favorendo i giovani. Ma secondo me questi sono buoni propositi, ma manca il personale, ormai ridotto all’osso, per farlo. Infine a tutti deve esser data la possibilità di conciliare vita e lavoro, ma anche, sostengo io, di affrontare il burn-out o ‘compassion fatigue’, che può presentarsi in questa tipologia di attività.

E con la frase: “Tutti dobbiamo lavorare ma anche vivere”, Orietta Olivo ha chiuso il suo intervento.

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La mia impressione relativamente a questo intervento è che esso abbia evidenziato, lodevolmente, una serie di problemi a me già noti, ma che, comunque, con questo assessore, non verranno presi in considerazione anche perché egli, che vuole agire da solo, non sa come risolverli.

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MASSIMO MENTIL. CONSIGLIERE REGIONALE DEL PD.

Massimo Mentil ha esordito dicendo che aveva preparato un intervento diverso ma che ritiene di non doversi dilungare anche perché molti aspetti sono già stati evidenziati da chi lo ha preceduto. Quindi ha sottolineato come in aula i consiglieri del Pd e della minoranza abbiano presentato più proposte all’assessore per migliorare la sanità regionale, ma pare fossero giunte ‘dalla parte (politica) sbagliata’ visto che non vengono mai prese in considerazione.

Infatti i consiglieri di minoranza e quindi anche del Pd hanno fatte più proposte ed evidenziato più criticità pure attraverso interrogazioni, e questo lo ammette anche Riccardo Riccardi quando parla di loro come “l’ufficio reclami”. Questo perché essi continuano a far presente le difficoltà segnalate dai cittadini e dal personale operativo in sanità, ma anche perché sono soliti approfondire le problematiche giunte alla loro attenzione. E pure durante gli assestamenti di bilancio – ha continuato – «noi proponiamo». Per esempio in apertura della discussione generale nella finanziaria di dicembre 2024, all’inizio dell’anno in corso, con un bilancio ricco di ben 6 miliardi e 400 milioni di euro, quasi la metà (3 miliardi e 430 milioni) è andato per la sanità. Di fronte a questo dato – ha proseguito Mentil, «io ho detto che noi non è che siamo malcontenti di tutta questa ricchezza, […] che non è sicuramente merito delle capacità straordinarie di questa maggioranza», che in questa legislatura e nella precedente ha raccolto pure i risultati di un lavoro pregresso e mai riconosciuto.

Ma una preoccupazione – ha detto poi – è questa: che fra qualche anno, se le risorse saranno minori, se non avremo, come Regione FVG, tutta questa disponibilità finanziaria, e la collocazione delle risorse, fatta ora, è stata fatta male, cioè vi è stata una cattiva organizzazione, ci si troverà nel dramma. Infatti anche con gli investimenti cospicui in sanità della precedente finanziaria, di oltre 5 miliardi, cioè di 1 miliardo e 300 milioni in meno rispetto a quest’ anno, non si sono viste risolte le criticità, e questo è emerso nell’ incontro, ma in particolare viene vissuto dai cittadini costantemente.

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Se si guarda poi al territorio montano, esso è completamente abbandonato per quanto riguarda l’aspetto socio – sanitario, ed i medici di base risultano insufficienti. E Mentil ha detto di aver presentato, nel mese di giugno o luglio 2024, una interrogazione sulla base dei dati emersi sulla presenza di mmg in Carnia, sottolineando che nella stessa Tolmezzo, il centro più importante del territorio, c’erano 2400 cittadini senza medico di base, più altri 1000 fuori dal capoluogo. Ma egli ritiene che la situazione non sia migliorata. E se qualcuno in più è riuscito a trovare un medico di base, è solo perché è subentrato a qualche paziente deceduto. E questo si sta verificando in un territorio di una notevole fragilità e con una età media decisamente alta, vista la presenza di molti anziani sul territorio.

Ma egli non ha ricevuto una vera risposta perché Riccardi ha detto solo ed in sintesi, che la preoccupazione è comune ma che egli non produce medici di medicina generale, e che quindi la sofferenza della popolazione, per questa carenza, è destinata a prolungarsi fino al 2028, cioè dico io, fino alla fine della legislatura Fedriga. Questo implica, per quello che io ho compreso, che l’assessore intende occuparsi di altro e non di uno dei problemi principali della sanità in regione, e cioè quello della carenza di mmg, che sono il primo anello per fruire della sanità da parte del cittadino.

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Non solo: Mentil ha anche precisato il modo di pensare di Riccardi, che è trapelato anche in altre situazioni e comunicati. Riccardi in aula ha detto che egli è giunto assessore in un momento storico dove si devono prendere decisioni: egli le prende ma pretende da tutti lealtà. In un sistema democratico, se siamo ancora in democrazia, un modo di pensare di questo genere, a mio avviso, è inammissibile ed incettabile. Ma ha continuato Mentil, ci sarebbe da ridire anche sul modo di procedere di Riccardi non tanto leale quando ha tolto all’ospedale di Tolmezzo la chirurgia senologica prima dell’uscita del piano della nuova rete oncologica regionale. Addirittura doveva essere spostata entro il 30 di giugno, poi vi è stato un po’ di fermento, di ‘maretta’ in aula e non in aula, ed allora si è posticipato il momento di attuare la scelta definitiva.

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Ma uno dei temi più importanti per la Carnia, anche secondo Mentil, è quello che gli amministratori, i sindaci dei comuni, devono essere più incisivi e propositivi, devono avere più coraggio, e questo l’ha detto anche a loro. Perché un consigliere non può fare una attività in aula e poi girarsi e dietro di lui non c’è nessuno, c’ è il vuoto. Ma così non si può andare avanti ed i rappresentanti della Carnia devono avere un po’ di dignità, devono dimostrare un qualche sussulto di orgoglio, nel difendere il territorio ed i servizi, non possono avere sempre paura, e bisogna dare anche contributi fattivi alla risoluzione dei problemi, ascoltando pure chi ne sa di più.

Quindi Mentil ha aggiunto che ben vengano gli incontri sulla sanità, sinora organizzati da Co.S.Mo., e bisogna ricordarsi che il problema della salute dei cittadini e quindi del sistema sanitario, riguarda tutti. Infine non si deve dimenticare che la situazione è quella che è ed è sotto gli occhi di tutti, nonostante la giunta regionale abbia investito una ingente somma in sanità. E non si può pensare come pare invece faccia Riccardi, di risolvere ogni criticità con il piano della rete oncologica regionale senza vedere gli altri pressanti problemi. Inoltre anche la chirurgia senologica, operando la stessa equipe chirurgica sia a Tolmezzo che a San Daniele, poteva essere mantenuta in ambedue le sedi. E la concentrazione in un solo polo ospedaliero di un tipo di prestazioni, non implica che esse aumentino, né che rimangano sopra una certa soglia numerica, e si potrebbe prospettare un ingolfamento di lavoro su Udine, con prolungamento dei tempi di attesa. E il consigliere Massimo Mentil  ha terminato il suo intervento elencando quanto perso dall’ ospedale di Tolmezzo, ‘che non si doveva toccare’: servizio di pneumologia convenzionato con Trieste; chirurgia cardiovascolare e impianto di pacemaker; dermatologia; tagli odi posti letto in medicina, che sono attualmente sessanta; riduzione della palliazione territoriale; chirurgia senologica. Ma ci sono anche solo due cardiologi su circa 500- 600 pazienti da seguire in Carnia, mentre ad Udine i cardiologi sono 40. Questi problemi attuali –  ha precisato – ed ormai i tempi di Serracchiani sono passati da un pezzo, e da 6 anni governa questa maggioranza, ed è a questa maggioranza che bisogna chiedere di permettere ai cittadini di vivere dignitosamente in montagna, obiettivo irraggiungibile senza una sanità che dicasi tale.

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FURIO HONSELL CONSIGLIERE REGIONALE OPEN SINISTRA FVG.

Furio Honsell ha iniziato a parlare complimentandosi per gli interventi ascoltati, tutti significativi ed importanti, ed ha aggiunto solo alcune considerazioni. La prima è che se Orietta Olivo ha chiesto ripetutamente alcuni dati all’assessore, può darsi che non li abbia ricevuti anche perché l’assessorato non li ha; perché la situazione del personale nella sanità Fvg, dopo le varie formule adottate per rattoppare qui e là negli ultimi anni, è talmente caotico che, quando uno chiede all’ assessorato quanti sono i dipendenti, potrebbe non saperlo.  

Poi ha accennato alla responsabilità dei sindaci, ultimi firmatari, nell’applicazione di Tso, aggiungendo, fra il serio ed il faceto: «Allora voi, la prossima volta che votate per un sindaco, votate per un candidato che, prima di mettere quella firma, cerchi di conoscere la persona a cui sta togliendo i diritti civili almeno in quel momento. Inoltre sarebbe interessante sapere se i sindaci si occupano di questo problema in prima persona o se, magari, delegano qualche assessore in loro vece, o se, sotto la pressione dei Vigili urbani giunti da loro, firmano magari pensando solo ad un atto tecnico.

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Inoltre, per affrontare le criticità presenti in sanità, la prima cosa da fare è ascoltare le persone che ci lavorano, – ha detto Honsell. È necessario, infatti, valorizzarle non solo dal punto di vista economico, che è importante, ma anche con l’ascolto attivo. Bisogna dare loro dignità e riconoscere la loro competenza e, se portano un’ idea, una proposta, una consapevolezza, una considerazione, vanno ascoltate.

Ma invece qui non si ascolta nessuno: infatti come è possibile fare il piano della rete oncologica, nella sua complessità, in due/tre mesi, da settembre, quando il dott. Fasola è stato nominato direttore della rete oncologica regionale, a dicembre. Perché è evidente che egli non ha parlato con nessuno, per stenderlo, e non lo ha sufficientemente verificato prima di produrlo.

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Ed è – ha continuato Honsell – questo dirigismo che incide sulla situazione del ssr. Inoltre vi è il problema economico. La Regione Fvg ha avuto un assestamento di bilancio di un 1 miliardo e quattrocentomila milioni, una cifra già questa enorme, che uno non riesce neppure ad immaginare. E quando la Meloni o qualcun’altro in Europa ha detto che sarebbe stato importante non dare più un euro alla Agenzia Onu per i Rifugiati a Gaza, si trattava di 20 milioni di euro, che venivano presentati come una cifra spaventosa, mentre la Regione Fvg, solo per la benzina agevolata, eroga 65 milioni di euro l’anno! E se uno ha una barca, e non molti ne hanno una, riceve un contributo regionale proporzionale alla lunghezza del mezzo e, di conseguenza, 15.000 euro se ha una imbarcazione di 30 metri. Se ne avete una solo di 10 metri, allora ne prenderete solo 5.000. Questo per capire come si sprecano milioni su milioni mentre la sanità è in crisi.

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Inoltre la Regione Fvg ha speso molto in campi da gioco con erba sintetica.
Ma – e questo lo dico io e lo sa Furio Honsell – dal 2030 l’utilizzo di campi da gioco in erba sintetica verrà vietato (e lo si sapeva già nel 2023), come deciso dalla Commissione Europea, perché rilasciano nell’ aria pericolosissime microplastiche e, per questo, risultano dannosi per la salute. (Campi sintetici, dal 2030 saranno vietati: la rivoluzione nel mondo del calcio | Sportmagazine). Inoltre «Il provvedimento imporrà la dismissione di tutti i campi in erba sintetica entro il nuovo decennio, segnando la fine di un’era nell’ambito del calcio non professionistico». (https://www.elbapress.it/2023/10/17/campi-sintetici-da-calcio-vietati-dalla-commissione-europea/). Ma in Italia, riporta la stessa fonte, secondo il rapporto FIGC del 2023, più del 22% delle strutture calcistiche, pari a 2954 campi, sono realizzate con erba sintetica su un totale di 13249 strutture. La decisione di vietare questi campi – secondo la commissione europea – è un passo significativo per affrontare il problema crescente delle microplastiche nell’ambiente».

Inoltre- ha proseguito Honsell – la realizzazione di questi campi sintetici ha comportato ulteriore consumo di suolo. E, sempre secondo il noto professore di matematica e consigliere per Open Sinistra Fvg, la regione sperpera denaro pubblico, magari rincorrendo il consenso nel breve periodo. E ha sottolineato come – essendo relatore di minoranza da 7 anni, egli sa bene dove li “buttano” i soldi”, di cui ha dato solo un paio di piccoli esempi.

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Il problema è però che, quando si va a vedere qual è la popolarità di Fedriga tra i cittadini della regione, si nota che è la più ampia rispetto ai presidenti suoi colleghi, si vede che egli ha più successo degli altri. E non ci fosse stata, all’ ultima tornata elettorale, la garanzia di rappresentanza, che ora tentano di togliere, non ci sarebbero stati, in Fvg, neppure questi consiglieri di minoranza. 

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Pertanto uni dei passi più importanti è anche quello di far capire alle persone che prima di votare dovrebbero anche andare a domandare ai candidati se il tema della sanità li preoccupa, e vedere se chi si appresta a trattare di un problema ne abbia le reali competenze. Non solo: attualmente vi è una comunicazione che passa attraverso l’assessore, che si trincera dietro tecnici, ma nessuno sa bene cosa abbiano detto realmente tali esperti. Ed ora– ha concluso Honsell – vi è un sistema abbastanza rigido in sanità, dove chi protesta dall’interno può ricevere un provvedimento disciplinare, ed è molto difficile dare voce ai cittadini, mentre la stampa locale riporta paginate celebrative sull’assessore. E chi può far sentire la propria voce sono solo i comitati, e quello di San Vito al Tagliamento, contrario alla chiusura del punto nascita della cittadina, ha vinto al Tar. Questo però non vuol dire che verrà riaperto il punto nascita ma, perlomeno, che vi è la possibilità di farlo.

Infine, se dopo sette anni di Fedriga Presidente della giunta regionale, ci troviamo con una sanità piena di problemi e con nessuna proposta istituzionale per risolverli, allora, forse, bisogna cercare di cambiare chi governa.

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Con l’intervento di Honsell, ed il mio che ho già riportato, chiudo questo terzo ed ultimo articolo sull’ incontro del 18 gennaio 2025 a Tolmezzo, precisando che non ho riportato la registrazione, da me fatta, dello stesso, parola per parola. Pertanto questo testo, pur fedele a quanto è stato detto, può esser considerato come mio.

Laura Matelda Puppini.

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L’immagine che accompagna l’articolo è sempre quella della locandina dell’ incontro. L.M.P.

 

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