Sanità, salute, ambiente, società. A caccia di qualche dato e facendo qualche considerazione.
Alla caccia di qualche dato sulla sanità, mi sono imbattuta in: ISTAT rapporto 2017. La situazione del paese, in: https://www.istat.it/it/files/2017/05/RapportoAnnuale2017.pdf e, pure, in alcuni dati a carattere sanitario, anche se non recenti, che mi permettono alcune considerazioni.
Dal 2004 al 2010, la spesa pubblica sanitaria corrente è aumentata, passando da 1, 5 mila euro per abitante nel 2004, a 1,7 nel 2007, a 1,9 nel 2010. (Spesa sanitaria pubblica corrente, in: http://www.istat.it/it/salute-e-sanit%C3%A0).
La spesa sanitaria a carico delle famiglie, dopo aver raggiunto un picco nel 2002-2003, è diminuita fino al 2008, per poi rialzarsi, riportandosi, nel 2010, ai valori del 2007. (Spesa sanitaria delle famiglie in percentuale del Pil, in: http://www.istat.it/it/salute-e-sanit%C3%A0).
Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria di base, cioè quella esercitata dai medici detti anche di famiglia e di medicina generale, (che non si sa cosa sia), l’Istat evidenzia, dal 2004 al 2013, la perdita di 2000 medici sul territorio, con un aumento conseguente nel numero di pazienti per quelli in servizio, che passa da 1107 pazienti cadauno a 1160.
Questi dati dovrebbero far riflettere, dato che ora si vorrebbe che detti professionisti sopperissero ad ogni problema sia acuto che cronico dell’utenza, come non si sa, visto che, poi, non ne hanno né i mezzi né gli strumenti, e che la loro opera si svolgeva, in alcuni territori definiti marginali, avendo gli ospedali periferici come punto di appoggio. Inoltre non si deve dimenticare che le proiezioni mostrano, per l’Italia, una perdita importante di medici nel futuro, per problemi di età. (Cfr. Laura Matelda Puppini, Verso una sanità senza medici o meglio con pochissimi? Chiediamocelo. Alcuni dati da Anaao Assomed ed alcune considerazioni personali, in: www.nonsolocarnia.info).
Inoltre l’Istat mette in risalto un aumento costante della spesa farmaceutica anche da prescrizioni di medico di base, ma questo dipende pure dal costo definito dal produttore.
Infine, dal 2004 al 2013, sono quasi raddoppiati i soggetti assistiti in forma integrata domiciliare, che passano da 373.414 a 732.780. (Assistenza sanitaria di base, in: http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCIS_ASSBASE&Lang=).
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Se si va avanti di questo passo, dove si cureranno tutti gli acuti?
Un altro dato importante è quello relativo agli ospedali presenti sulla Penisola. Già erano diminuiti globalmente, sul territorio italiano, gli Ospedali del Servizio Sanitario Nazionale, passati dai 1165 del 2010 ai 1070 del 2013 (Ospedali del Servizio Sanitario Nazionale, in: dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCIS_OSPEDSSN&Lang=). A questo punto non si sa, ora, come si riuscirà ad avere un servizio sanitario nazionale degno di questo nome, dopo che la politica ha tagliato ancora ospedali, cioè luoghi di cura per acuti, di presenza ambulatoriale, e di pronto soccorso, rianimazione ed emergenza, che si reggevano pure su equipe consolidate. Si è spezzato, per cercare due lire, un sistema consolidato, per non sapere poi dove andare a finire. Dove si cureranno, gli acuti, mi chiedo, in questa nostra Italia? Zac, zac, con firma di renziani e non, di Lorenzin e con l’alto patrocinio dell’israeliano Gutgeld … Ma poi?
Vi ricordate quei pazienti curati a terra a Nola, perché mancavano gli spazi? (Annalisa Grandi, A Nola i pazienti curati a terra. Il direttore: «Meglio così che nulla» Ma viene sospeso con altri 2 dirigenti, in: http://www.corriere.it/cronache/17_gennaio_09/ospedale-nola-pazienti-curati-terra-denuncia-facebook-regione-dispone-indagine-interna-) Il Pd e Ncd hanno pensato che tutto si potesse risolvere con l’appoggio politico e «l’armiamoci e partiamo», ma non è così.
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Inoltre, per quanto riguarda il Fvg, i dati riferiti al 2014 dimostrano che si muore di tumore e di problemi cardio- circolatori molto più facilmente che per altre cause, (Mortalità per territorio ed evento, in: http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCIS_CMORTE1_EV&Lang=), ma comunque questa è anche la tendenza nazionale. Pertanto ci si chiede che possa fare, in casi di malattia tumorale o cardiologica, il medico di base, se non attenersi alle cure previste dallo specialista, e chiedere un ricovero se del caso.
In questa situazione che si fa in Italia e Fvg? Si tolgono medici ed ulteriormente ospedali, e non si riesce a far decollare neppure una decente assistenza territoriale che, attenzione, non copre le esigenze del paziente acuto, ma dell’anziano che, tutto sommato, sta abbastanza bene con le pastiglie prescritte ma che ha pure bisogno di un riferimento ospedaliero non centralizzato e lontano, se vive in certi posti del nostro paese, come un tempo. Non si può agire anche sulla psiche dei pazienti, dico io, in modo fra l’altro così impositivo e brutale, incidendo, di riflesso, sulla loro salute generale, in particolare se anziani. E ciò accade perché si procede solo con l’ottica dei tagli alle spese, senza pensare che questi possono avere ricadute anche sulle entrate, senza visione della realtà e dei suoi problemi, senza uno straccio di analisi situazionale e di piano di fattibilità, di programmazione e di verifica, per una riforma epocale calata dall’alto, in ambito così delicato. Insomma si è proceduto e si procede alla carlona, almeno a me pare così, e con tanta creatività e poco buon senso, e mi si scusi se penso questo, e lo scrivo senza voler offendere alcuno. Intanto i privati si preparano a coprire anche le carenze di ospedali, se conviene loro, chiedendo pubbliche sovvenzioni.
Infine questo governo, che è lo stesso di quello guidato da Renzi, e come deciso da quello da lui presieduto, ha determinato che è inutile che i giovani studino per 5 anni alle superiori, e sta creando le superiori di 4 anni, come le Magistrali di una volta, che sommate ai 3 anni di università magari formeranno i nuovi medici, infermieri, ingegneri, ecc. con una probabile perdita secca di saperi e metodologia, di disciplina, di apprendistato, e ricadute non di poco conto sul paese. Ma per i nostri attuali politici questi sono aspetti di poco conto: basta correre, avere una infarinatura di tutto un po’, un pizzico di polvere di fata, una buona raccomandazione ed esser chiamati “dotor”, anche senza arte né parte.
Così si distrugge il paese, si rischia di perdere anche in credibilità internazionale, si trascina la nazione, giocando disinvoltamente sui titoli di studio, alla cinesizzazione del lavoro a tutti i livelli, si limano scienza e cultura anche scientifica, con il solerte aiuto del ministro Franceschini, che si potrebbe definire uno dei re dei disastri all’italiana, e si trasforma il paese in uno sudamericano consegnandolo allo sfacelo, e cancellando quanto i nostri “padri” avevano fatto.
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Su quella differenza di “classe” sempre più marcata ...
Il Rapporto annuale Istat 2017 sulla situazione della nostra nazione mostra una polposa classe dirigente che stacca gli altri con il suo reddito, i cui componenti hanno avuto il solo merito di esser riusciti a farne parte, e che detiene, di fatto, il 12,2 del reddito nazionale nelle proprie mani. (ISTAT, Rapporto annuale 2017. La situazione del paese, in: https://www.istat.it/it/files/2017/05/RapportoAnnuale2017.pdf, pp. 69-70 e 87-88). I dirigenti sono anche quelli che meno soffriranno di esclusione sociale e che ben poco rischieranno la povertà. Pertanto pare che basti, in qualsiasi modo, riuscire ad entrare in detto gruppo, per assicurarsi il futuro ed anche quello della propria famiglia intera, configurando nuove dinastie aristocratiche. Naturalmente, come si evince da quanto scritto a p. 81 del rapporto Istat citato, i ricchi spendono di più, mentre la maggioranza delle famiglie sta spendendo sotto il valore medio di spesa calcolato. Cosa si pensa che accadrà se le bollette dell’acqua lieviteranno in mano al privato, fuori controllo, ed anche quelle dell’energia, liberalizzata?
Non avendo reddito sufficiente per vivere, ben poco spendono anziani soli e giovani disoccupati, che pare lesinino anche sull’alimentazione. Inoltre «Una voce di spesa largamente incomprimibile, quella sanitaria, è molto legata all’età dei componenti familiari» (Ivi, p. 83) ed aumenta con la presenza di anziani, mentre nei lavoratori pendolari incide molto la spesa per il trasporto (Istat, p. 84) ed in quelli senza abitazione propria la spesa per l’affitto.
Lo stato di povertà tocca ormai 4,6 milioni di cittadini italiani, pari al 7,6%, (Istat, p.89), cifra che, secondo me, è destinata a crescere, mentre anziane sole e giovani disoccupati sono le classi sociali più colpite dal fenomeno. Inoltre se non si prede come indicatore di benessere della popolazione solo l’aspetto economico ma si introducono anche le variabili «capacità di essere ed agire, di scegliere in modo consapevole lo stile di vita corrispondente ai propri ideali, di condurre una vita lunga ed in buona salute, di partecipare alla vita della comunità» si nota come l’esercizio di questi sacrosanti diritti in uno stato moderno e democratico, si diversifichi in base al gruppo sociale di appartenenza, e come ciò accada anche per la possibilità di adottare stili di vita salutari e di partecipare attivamente alla vita del Paese. (Istat, p. 95). Pertanto quello che si delinea è un paese con «nuove forme di inclusione ed esclusione» sociale, (Ibid.) e con la tendenza a differenziarsi dei dirigenti dai poveri sempre più poveri come in certe realtà dell’America Latina ma anche negli Usa. Infine non si può negare, secondo il rapporto Istat, che la possibilità di realizzare se stessi incida sulla salute delle persone. (Ibid.).
Sulla base di questo quadro è inutile, allora, da un lato lasciare che lo Stato vada in sfacelo e dall’altro chiedere, a cittadini poveri e vessati, sani stili di vita, come da programmi nazionali, regionali e dell’assessorato alla salute Fvg e, di conseguenza Aas3, perché è come chiedere loro la luna. Il lavoro schiavizzante, precario, dettato dal mero interesse del padrone e le condizioni peggiorate di vita della media della popolazione italiana fanno il resto. Inoltre qui, in Italia, come si può realizzare se stessi o meglio come si pensa che uno possa dire la sua pubblicamente, se per un nonnulla puoi perdere il lavoro, puoi essere considerato un “gufo” ed essere escluso dal capo, se per ogni quisquiglia la Raggi va sui giornali, mentre il Pd, che era di sinistra, ora giustifica persone discutibili come minimo, se esiste una classe politica autoreferenziale che non tollera critica alcuna, e che viene pagata con cifre da nababbi? Un tempo esisteva per i cattolici la confessione, che riportava tutti al poter sbagliare, per i comunisti l’autocritica obbligatoria, ora non esiste nulla, solo l’esaltazione soggettiva di se stessi, da parte dei potenti. Ma qui si apre uno spiraglio sul discorso etico e morale, che è altro aspetto della stessa medaglia.
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Per mantenere i bambini ci vuole un lavoro sicuro e la salute varia in base al reddito.
L’ Istat mostra, con le sue statistiche, un paese anziano, che ha visto, nel 2016, un nuovo calo delle nascite (Istat p. 96) non certo dato solo da problemi maschili agli spermatozoi, ma anche da aspetti sociali. Infatti i figli bisogna anche mantenerli. A ciò si deve aggiungere, poi, che vi è, attualmente, un basso numero di donne fra i 18 ed i 49 anni, per potere avere una inversione di tendenza. (Istat, p. 99), ed ormai in Italia un nato su cinque ha almeno un genitore straniero, il che non significa però extra- comunitario, mentre molti italiani continuano ad emigrare.
Non di poco conto appaiono anche i dati che danno le condizioni di salute variare sulla base del reddito. «Tra i gruppi sociali si osservano importanti diseguaglianze nelle condizioni di salute. Il gruppo sociale meno svantaggiato è costituito dalle persone che vivono nelle famiglie della classe dirigente, […] seguito dai gruppi dei giovani blue-collar, dalle famiglie di impiegati e dalle pensioni d’argento […]. Gli altri gruppi, invece, sono più svantaggiati, soprattutto nel caso delle persone che vivono in famiglie di anziane sole e giovani disoccupati». Il gruppo dei blue collar, per inciso, è quello formato da persone con lavoro a tempo indeterminato, reddito fisso e diploma di scuola superiore, che va lentamente sparendo. Il gruppo sociale più in difficoltà per quanto riguarda la salute, e che presenta maggiore cronicità e comorbilità, è quello formato da donne anziane sole, che in generale riferiscono una condizione di salute peggiore, spesso associata alla prevalenza di patologie non letali ma invalidanti quali artrosi e artriti. (Istat, p. 104).
Non da ultimo la classe dirigente può permettersi di adottare comportamenti a minor rischio per la salute, mentre gli operai in pensione rappresentano la classe sociale che meno si cura di questo aspetto, continuando ad adottare stili di vita discutibili come bere e fumare. (Istat, p. 106). Manca però il dato relativo all’uso di droghe, stimolanti, ecc. che potrebbe interessare anche la classe più agiata. Ed ancora: «Per le donne appartenenti ai gruppi con maggiori disponibilità economiche si riduce lo svantaggio di genere, che si annulla completamente tra i giovani della classe dirigente». (Istat, p. 109).
Insomma, penso io, a questo punto, dopo aver letto questa onesta carrellata di dati che fotografa la Nazione, come si fa a dire ai giovani che non val la pena di darsi da fare a colpi di anche, gomiti e servilismo, per cercare di guadagnare l’ascesa sociale, per tentare di fare quel salto verso l’Olimpo che ti permette di vivere e parlare, dato che ormai intelligenza, capacità, doti personali ecc. non valgono più in questa nostra Italia?
Inoltre mentre si grida ai nuovi stili di vita salutari, in Fvg., e scrivo di questa regione perché è la mia e la conosco meglio di altre, si favoriscono sagre e Friuli doc, come espressione del mondo culturale, si invitano giovani a venire a pentecoste a Lignano per uno sballo lecito solo se … si favorisce l’individualismo, insomma si parla bene, e si razzola male. Ma temo che l’Italia sia in ciò omologata dai monti al mare, dalle Alpi alle Piramidi.
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Tempo libero ed interessi della popolazione, anche alla base del ceto sociale di appartenenza.
Si parla poi nel rapporto Istat di “tempo libero” ma non si sa quanto ne abbiano le nuove generazioni, e con quali prospettive di averne poi, (Istat, pp. 113-114), dato che neppure l’ancestrale richiesta dei primi ‘900 di 8 ore di lavoro, 8 di svago e 8 di riposo è più rispettata, e il “tempo libero” del disoccupato è altra questione. Credo che fra un po’ si dovranno cambiare alcuni parametri Istat, che fotografino il disastro, non certezze ormai perse. Il tempo libero dei bimbi, secondo l’Istat ed anche secondo me, è legato sempre ad attività dirette dall’alto e super – organizzate dall’adulto, ed il gioco libero e la libera espressione vanno perdendosi, con tutto il loro potenziale, mentre anche i piccoli stanno molto tempo davanti alla Tv. (Istat, p. 114). Naturalmente i pochi pargoli della classe dirigente possono maggiormente applicarsi in libere attività autogratificanti, rispetto ai figli di genitori stressati dal lavoro schiavizzante. (Ibid.).
«La televisione occupa […] buona parte del tempo libero dei giovani che vivono in famiglie a basso reddito» (Istat, p. 115), mentre gli appartenenti alla classe dirigente possono dedicarsi a piacevoli attività ludiche da loro scelte, ed anche compatibili con le loro tasche. Dai dati Istat «emerge che l’appartenenza a un gruppo sociale a reddito elevato […] orienta i comportamenti verso attività di tempo libero attivo […] e di informazione e aggiornamento culturale, a scapito di attività passive come il consumo televisivo». (Istat, p. 116). Inoltre l’Istat rileva che «Tra gli adulti il tempo complessivo dedicato all’uso di pc o internet al di fuori del tempo lavorativo è basso […].» (Istat, p. 117), mentre «Le principali attività di tempo libero degli anziani sono: la tv, il riposo, la vita sociale, le passeggiate all’aria aperta, la lettura, il gioco e la partecipazione religiosa» indipendentemente dal sesso. (Ibid.).
Insomma i pensionati, che sono quelli che hanno maggior tempo libero, sono anche quelli che, pare, seguano buoni stili di vita, tranne che se sono ex- operai.
Inoltre in Italia «In generale, ci si informa di politica più di quanto se ne parli» (Istat, p. 123), e la partecipazione politica invisibile è più frequente tra chi ha titoli di studio più elevati mentre gli occupati partecipano più degli studenti, dei disoccupati e delle casalinghe alla politica ed ad attività di informazione. (Istat, p. 123).
Ovviamente ogni spesa per bisogni discrezionali, come quella per forme di ricreazione e per spettacoli e cultura viene dopo quella per soddisfare i bisogni primari come l’alimentazione, l’abitazione, l’abbigliamento, l’istruzione, i servizi per la salute, i trasporti e le comunicazioni, (Istat, p. 132), e pertanto se questa è fuori controllo ed aumenta, in presenza di stesso reddito, la seconda diminuisce anche fortemente.
Salute in mano nostra, con obiettivo non ammalatevi. Come si pensa di reggere con queste nuove?
Per quanto riguarda la salute, «La strategia italiana si concentra su fattori di rischio comportamentali (prevenzione primaria), enfatizza il ruolo centrale del paziente nella gestione della propria salute, promuove interventi di protezione mediante screening (prevenzione secondaria), assicura la qualità dell’assistenza della persona con malattia cronica» (Istat, p. 135), il che è estremamente discutibile, perché le condizioni di vita, che in Italia vanno peggiorando, incidono su quelle del soggetto e non possono essere da lui variate, ed inoltre così si dimenticano i problemi degli acuti, e si sposa, per i soggetti, una politica dell’arrangiarsi. E poi mi criticano se chiedo un manuale del fai da te, quando possibile … e affermo, polemicamente, che in sanità va a finire che torneremo “con il rosario in mano” a pregare la Madonna della salute … Inoltre non serve spendere per dire non devi fare questo o quello, tutti sanno che sarebbe preferibile non fumare o non bere eccessivamente, ma nessuno chiude le enoteche o le osterie o vieta la pubblicità dei super alcolici. Infine la prevenzione significa saper tener sotto controllo l’ambiente, il lavoro, ed altri aspetti comuni, ma questo non viene fatto, perchè si vive ogni variabile come indipendente e perchè è difficilissimo fra l’altro in un mondo globalizzato ed in un paese dove esiste la mafia.
Nemmeno una parola in queste nuove linee italiane sugli ospedali e sulla catena organizzativa della sanità, spezzata, quasi che gli ospedali fossero stati bocciati dalla politica, mentre si pensa di incidere su fattori quali l’obesità e il rischio cardiovascolare senza valutare ereditarietà e contaminazione del cibo e dell’ambiente, in una situazione dove la produzione di cibo è fuori controllo, quello cosiddetto naturale o biologico ha un costo elevato e dove si prospetta una cronica carenza di acqua, da doversi ora pagare, che cancella ogni buon stile di vita, e potrebbe far aumentare la mortalità anche per la concentrazione di scorie, veleni, parassiti, batteri per scarsa diluizione. E non a caso Giorgio Ferigo, medico, collegava l’aumento delle zecche, portatrici di gravi malattie, all’aumento della temperatura del suolo.
Infine si legge che propagandare i buoni stili di vita è obiettivo europeo. A parte che non è detto che ogni cosa che pensa una commissione europea fatta da 2 o 3 debba per forza essere buona, in altri paesi europei si sono definiti questi obiettivi non andando ad alterare, infrangendola, tutta l’organizzazione del rispettivo ssn. Mentre noi lo abbiamo scardinato, facendolo precipitare nel mero ambito aziendal- politico, accentrando e quindi portando il servizio per acuti in particolare lontano da molti cittadini, ove gli stessi potrebbero ed hanno aspettative di vita diverse in base al luogo dove abitano, creando situazioni conflittuali fra i cittadini stessi, e precarizzando tutta l’area dell’emergenza-urgenza e della cura per malattia grave.
E per ora mi fermo qui, ricordando che la sanità e la salute non sono un gioco, ove dimostrare il proprio potere e la propria fantasia, per esempio sognando elisoccorsi con Zulu, o come Lorenzin facendo fare un esame del colesterolo ogni 5 anni, e via dicendo. E chi ha creato questa situazione deve rendersene conto e cercare di rimediare.
Questo articolo esprime le mie idee, fondate su dati e può essere contestato, non vuole offendere alcuno mentre vuole porre dei problemi sul tappeto, dati alla mano, senza paraocchi.
Laura Matelda Puppini
L’immagine che correda l’articolo è tratta, sol oper questo uso, da: http://www.adriaticonews.it/tagli-sanita-ghiselli-cgil-marche-sono-insostenibili-siamo-gia-al-limite-della-sostenibilita/ Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/sanita-salute-ambiente-societa-a-caccia-di-qualche-dato-e-facendo-qualche-considerazione/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/ISTAT-FOTO-ARTICOLO-Immagine1.png?fit=414%2C414&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/ISTAT-FOTO-ARTICOLO-Immagine1.png?resize=150%2C150&ssl=1ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀAlla caccia di qualche dato sulla sanità, mi sono imbattuta in: ISTAT rapporto 2017. La situazione del paese, in: https://www.istat.it/it/files/2017/05/RapportoAnnuale2017.pdf e, pure, in alcuni dati a carattere sanitario, anche se non recenti, che mi permettono alcune considerazioni. Dal 2004 al 2010, la spesa pubblica sanitaria corrente è aumentata, passando da...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
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