Sanità targata Fvg.
L’ossessione vaccinale.
Se uno volesse farsi venire il mal di stomaco e correre a prendere, per curare la sua salute, la corona del rosario, deve leggere cosa sta succedendo realmente in sanità sia a livello nazionale che regionale. E sto parlando del Fvg dato che io abito lì, e ci sono 21 sistemi sanitari regionali, che stanno portando la nostra Patria nel caos primigenio.
Intanto vi è, per prima cosa, l’intossicazione da reclame vaccino covid 19. Non se ne si può più, francamente, ed alle prossime 4 paginone etc. di reclame del Messaggero Veneto su “Fatti il vaccino” vi giuro che non lo compro più. Anche perché il problema non è così semplice: per esempio io, che ho già sviluppato con la malattia tante difese per il covid, in sintesi Igg specifiche, forse più di un’altra persona con due Pfizer in corpo, perché dovrei farlo, ed in particolare: devo farlo o no? Mistero. Ci stanno trattando come tanti infanti di pochi mesi, puliti e candidi, a cui dire, con l’assessore con il bando di proscrizione in mano, che se non ti fai inoculare il vaccino in qualsiasi condizione, finirai male, imprigionato in casa, licenziato, etc … etc… e mi si scusi per questa immagine mentale che però ho mutuato dalla pubblicità. E concordo con alcune considerazioni di Massimo Fini sul suo: “Quel ‘collare’ nato con il Covid”, in Il Fatto Quotidiano, 30 aprile 2021, (http://www.massimofini.it/articoli-recenti/2055-quel-collare-nato-con-il-covid), nonchè sul suo definirci ‘cittadini sudditi’. E credo che poche informazioni ma serie sui vaccini e su chi deve vaccinarsi e quando, sarebbero più gradite.
Ma per ritornare a me, tutti quelli che hanno già avuto la malattia, ed una parte dei quali può aver sviluppato già difese, che fa? Mistero. Lo chiedi in farmacia, ti rimandano al medico di base, lo chiedi al medico di base, ti rimanda al medico presente alla vaccinazione, e uno consulta internet, senza costrutto, l’altro, onestamente, ti dice che non lo sa. Ma tutti sono pronti a dire che la responsabilità di farsi inoculare o meno adenovirus di scimpanzè, se ti propongono Astrazeneca, quando magari hai già difese, è solo ed unicamente tua. Vorrà dire che cercheremo dei sistemi ‘magici’ per interrogare il futuro ed il da farsi, scegliendo fra il gettare i fondi di caffè sul piattino o, in alta montagna, agitare un bredul davanti al fuoco, se non abbiamo un mazzo di carte per leggere i tarocchi. Cosa volete, in mancanza di altro, tornare all’antico ed all’arte divinatoria non sarà un progresso ma … Con questo non voglio dire che il vaccino non deve essere fatto, ma ora basta, per cortesia, ripeterlo in ogni modo e salsa.
Quel ssr e ssn in eterna ‘bolletta, e che resteranno tali …
Leggo senza molto stupirmi, l’articolo pubblicato oggi 9 maggio 2021 su: ‘Il Fatto Quotidiano’, intitolato: “Sanità senza recovery. Dimezzati i fondi per la rete territoriale” di Marco Palombi, e penso tristemente a quante bufale ci ha narrato la politica. Prima ha tagliato brutalmente, da Renzi in poi e qualcosa anche prima, posti letto ed ospedali, magnificando una rete territoriale anche allora inesistente, ora si accorge di non avere medici di base, e si tagliano i fondi per l’assistenza, così ha fatto Bingo.
E poi, non ci avevano detto che il covid ci avrebbe insegnato ad investire di più e meglio sulla nostra salute? Macché! C’è stato chi, per i finanziamenti alla sanità futura, aveva criticato Conte, ma ora con Draghi è anche peggio. E così si legge nel riquadro laterale dell’articolo citato: «Cala di parecchio nei prossimi tre anni: il governo Draghi non intende spendere stabilmente di più nel servizio sanitario nazionale rispetto al periodo pre – Covid: nel Def di aprile il costo del Servizio sanitario è previsto che scenda fino al livello anteriore alla pandemia (6,3% del Pil) una percentuale assai inferiore alla media dei paesi europei». E bravi i nostri! – pensa tra me e me, sconsolata. Ma ci lasceranno la telemedicina, che è improponibile, ve lo dico io, perché serve solo se devi chiedere 4 ricette, altera la metodologia ed i compiti della classe medica, riempie i quasi inesistenti pronto soccorso, dà la responsabilità della diagnosi e del grado di gravità al paziente, e lede la salute della popolazione in generale.
In compenso si continuerà a finanziare faraonici ed inutili lavori infrastrutturali replicanti, senza magari manutenzione per l’esistente, ed industriali e società più o meno trasparenti, aiutando a far proliferare la corruzione, pur non volendolo, ed a pagare i costi massicci della politica e dei ‘palazzi del potere’, a cui si aggiunge la nuova sede dell’assessorato alla salute Fvg, limitando le spese per scuole e servizi. Ma cosa vuoi che sia, così va il mondo in Italia …
Infine Marco Palumbi ci ricorda che ci saranno solo 2 miliardi per aprire 753 ospedali di comunità, che, in Fvg, dai tempi del duo Serracchiani/Telesca nessuno sa cosa siano. E se l’esempio è l’ospedale di Gemona del Friuli, che la politica ha chiuso e riconverte in funzione dell’hub o delle necessità contingenti, senza badare assolutamente alla popolazione locale, e privando detti ospedali persino di un minimo punto di primo intervento, allora non c’è da ben sperare.
La ristorazione ospedaliera e la mania di accentramento. – Da Andrea Ussai.
Credo che mangiar male quando si sta male, ed anche cibo riscaldato, non sia il massimo, e concordo con Andrea Ussai quando dice che il cibo fa parte della cura. Ma pensano a questo i politici, mantenuti da noi, spesso per agire, mi viene il dubbio, contro di noi, che si possono permettere cliniche private, magari? Sentiamo cosa sta accadendo in Fvg da Andrea Ussai, che ringrazio per aver affrontato il problema.
«Il cibo che viene fornito in ospedale è parte integrante della terapia – dice Ussai – Infatti alcuni studi hanno dimostrato che una buona qualità del cibo riduce i tempi di degenza e velocizza il recupero e la riabilitazione.
In Friuli Venezia Giulia abbiamo diversi modelli di ristorazione ospedaliera.
A Trieste e nell’ ospedale di Udine abbiamo il modello di ristorazione ‘cook and chill’ (cotto e freddo) cioè il cibo viene cotto, tra l’altro non in Friuli Venezia Giulia ma nella regione Veneto, quindi viene raffreddato, trasportato, e riscaldato sul posto.
Questo modello ha dimostrato grosse criticità, rilevata grazie ad alcuni studi fatti dall’Università di Trieste. Vi è infatti, nel cibo così trattato, una perdita della sua capacità antiossidante ed anche lo sviluppo di composti ossidati, e si è giunti sino ad avere pietanze che addirittura puzzavano».
Noi, già nella scorsa legislatura – continua Ussai – avevamo chiesto di portare avanti un modello di cottura espressa del cibo, seguendo il modello ‘fresco – caldo’ all’interno delle strutture ospedaliere, recependo anche i principi europei sulla ristorazione.
Nel 2005 l’Azienda triestina ha affidato il servizio di catering ospedaliera alla veneta ‘Serenissima Ristorazione’ per la durata di 6 anni. Ma poi, dal 2011, ci sono stati 10 anni di proroghe, sino a giungere ai giorni nostri.
«All’interrogazione nel merito che ho fatto all’assessore Riccardi nei giorni scorsi – prosegue Ussai- egli ha risposto che la prossima gara verrà fatta con un lotto unico entro il mese di aprile. Ma c’è un problema: il modello che avevamo proposto noi, che è il modello ‘fresco e caldo’ che tra l’altro lo stesso assessore aveva detto essere, a suo avviso, il modello che andava meglio, e parlando, addirittura, su di un articolo di stampa a “la cuoca in ospedale”, in realtà non sarà il modello che verrà seguito. L’assessore ha detto che proporrà un modello misto, di cibo fatto nel luogo oppure cucinato in una cucina unica regionale e poi scaldato sul posto. Questo modello, in realtà è sempre quello “cook and chill” che viene attualmente utilizzato sia a Trieste che ad Udine, tra l’altro senza avere una maggiore tutela neppure verso la fascia pediatrica, che avrebbe bisogno, pure secondo le linee guida nazionali, di una scelta più oculata sia nella modalità di preparazione del cibo sia nella scelta delle materie prime.
Inoltre ‘lotto unico’ significa che la ristorazione regionale verrà affidata ad un unico operatore economico, e quindi bisognerà vedere anche la legittimità di questa operazione, perché nella vicina regione Veneto l’Ente nazionale Anticorruzione aveva bloccato la gara per detto servizio che, anche lì era andato a finire a ‘Serenissima ristorazione’. Infatti, procedendo in questo modo, si va ad accentrare tutto in un unico centro regionale. Ma ciò potrebbe, in qualche maniera, depotenziare le cucine nei posti dove ora viene cucinato un buon prodotto, con la modalità fresco caldo, modalità espressa, e quindi depauperare quelle che sono le cucine locali presenti in alcuni posti, come per esempio presso l’ospedale di San Daniele, dove il servizio ristorazione è internalizzato.
Non da ultimo, in una precedente consulenza dell’Arc, affidata alla Fondazione Nazionale Servizi, costata, tra l’altro, 36.000 euro (trentaseimila euro!) veniva rilevato come, per la nostra Regione, il modello migliore era proprio quello ‘fresco caldo’, che è un modello meno costoso e quindi più economico, e che consente una maggiore scelta dei fornitori.
Ma ora è stata richiesta una nuova consulenza nel merito, di cui si attende il risultato non ancora reso pubblico, dal costo di 40.000 euro (quarantamila euro!) che invece dice che, questo nuovo modello misto, dovrebbe essere quello migliore». (Andrea Ussai M5S 19 Aprile alle ore 19:20 2021. Ristorazione ospedaliera: ne parla Andrea Ussai. https://www.facebook.com/watch/?v=592494395045286).
Prima di tagliare anche la ristorazione interna e puntare ad un’unica cucina centralizzata regionale, vorrei che l’assessore studiasse cosa è accaduto quando mezza Italia si è affidata, per il catering, a Gama spa di San Giovanni Lupatoto, che ebbe una incredibile storia di fughe e cambio di sede con computer cancellati e documenti finiti nel tritacarta, e via dicendo, lasciando centinaia di lavoratori sospesi nel limbo e molti senza catering alcuno, dopo che l’impresa familiare che l’aveva gestita in modo ottimale l’aveva venduta ad altri. (Cfr. L’Arena di Verona).
Inoltre una cosa è il cibo con cui alimentare un corpo malato o uno in via di guarigione, un’altra è garantire la ‘sbobba’ quotidiana. E si sa che esiste il cibo ‘spazzatura’ e che questo non fa certo bene alla salute, ma costa meno di quello più genuino.
Infine dopo il liceo e la laurea ho fatto le magistrali da privatista, ho vinto prima un concorso per la scuola dell’infanzia e poi uno per le elementari, dove ho fatto pure la psicopedagogista, e so cosa vuol dire il cibo riscaldato e che giunge da lontano: una schifezza se paragonato a quello fatto in una piccola cucina domestica scolastica, e so che spesso andava a finire nel bidone della spazzatura. E mi ricordo, non per esperienza personale, che anche il cibo in ospedale a Tolmezzo nel 2007 – 2008 era pessimo, secondo alcuni pazienti che osavano dirlo, fra cui Giorgio Ferigo. Il cibo è importantissimo in ogni struttura e così il menu, ma cosa volete, l’assessore non vuole spendere, e accentra. Ormai è diventata in regione, e non da ora, una quasi mania quella di accentrare, senza badare alla qualità e bontà del servizio. Infine se il cibo viene quasi tutto buttato è spreco e spesa inutile, e fa correre in ospedale i parenti a portare ‘qualcosa di buono’ da casa ai poveri pazienti. Credetemi.
Bocciato emendamento Zalukar a tutela dei piccoli ospedali. Da: Messaggero Veneto.
E, dulcis in fundo, si legge sulla stampa locale (Piero Cargnelutti, Gemona. Comitati per l’ospedale preoccupati per la revisione della day surgery, in Messaggero Veneto, 9/5/2021) che l’emendamento Zalukar per la salvezza dei piccoli ospedali è stato bocciato in consiglio regionale. Zalukar chiedeva il ripristino del pronto soccorso e della medicina negli ospedali di Gemona e Cividale. Ma si è sentito rispondere picche da un ‘inedito asse’, secondo Cargnelutti, che andava da Fratelli d’Italia al Pd, che ha di fatto chiuso, ai tempi della riforma del sistema sanitario regionale 2014, voluta da Serracchiani e Telesca, gli ospedali di Gemona, Cividale Maniago e Sacile. A favore della proposta sempre e solo i consiglieri più sensibili a tutti i problemi del territorio: Capozzella, Dal Zovo, Honsell, Liguori, Moretuzzo, Sergo, Ussai. A loro va il mio grazie.
Inoltre l’articolista ricorda che i Comitati sostengono che l’Alto Friuli, con i suoi 76.000 abitanti, avrebbe diritto a 230 posti letto ospedalieri, mentre ha solo i 180 di Tolmezzo. Infine il ‘pal’ aziendale prevede di fatto la revisione dell’attività chirurgica programmata e la sua voltura, par di capire dall’articolo, in attività ambulatoriale, trasformando di fatto il glorioso San Michele, rinato dopo il terremoto, in un poliambulatorio.
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Per ora stop. Al prossimo articolo parleremo delle lettere dei medici all’assessore, che però pare non ascolti e parli solo di vaccini, e forse riprenderò a scrivere della scarsa cura all’ambiente ed alle emissioni atmosferiche, qui come là, di condizioni di lavoro non sempre buone, di acqua tolta a fiumi e rii, che asciuga la terra e distrugge l’ecosistema acquatico locale, del desiderio di asfaltare il futuro dei giovani in questa terra che fu bellissima, tutti elementi che incidono sulla salute della popolazione, e di cui nessuno parla, men che meno l’assessore alla salute.
Senza offesa per alcuno, ma per esercitare il diritto di critica e di parola. E se erro correggetemi. Infine se avete ulteriori informazioni sugli argomenti trattati, per cortesia scrivetele in commento a questo mio.
Laura Matelda Puppini
L’immagine che accompagna l’articolo, è tratta da: https://www.sialcobas.it/2018/06/smi-sindacato-medici-italiani-in-10-anni-di-tagli-alla-sanita-pubblica-sono-stati-persi-70mila-posti-letto/tagli-sanita-4/. LMP.
19 gennaio 2022. In merito al rinvio da parte dell ‘Arcs dell’ appalto per 300 milioni di euro del servizio cucina e distribuzione pasti negli ospedali Fvg, Andrea Ussai M5S così si è espresso il 19 gennaio 2022 sul profilo facebook del M5S: “In più occasioni abbiamo chiesto alla Giunta regionale di non proseguire con le proroghe, che per l’Azienda triestina vanno avanti dal 2011, e approvare il bando per promuovere il modello “fresco-caldo” per la cottura dei cibi, alla luce della ricerca effettuata nel 2018 dall’Università di Trieste a Cattinara, che ha evidenziato una situazione critica per quanto riguarda i pasti serviti con modello “cook and chill”. Se anche i manager consumassero gli stessi pasti dei pazienti, invece di avere un catering dedicato come previsto da Arcs per un corso di formazione manageriale a fine 2021, forse il bando sarebbe già concluso da tempo.
Andrea Ussai – M5S Friuli Venezia Giulia”