Storia regionale Fvg. Progetti che riemergono dalle tenebre a fasi alterne. Franceschino Barazzutti sulla diga di Pinzano, il pompaggio delle acque del lago e sull’ agire politico. Lettera del 2010 e considerazioni ai margini.
Questo è un testo che Franceschino Barazzutti ha inviato al Messaggero Veneto, pubblicato dallo stesso il 13 marzo 2010, che dice davvero molte cose. Ve lo propongo per il suo interesse, ora, quando si intende procedere alla nuova canalizzazione che toglierà acque al lago, che rischia non di essere rinaturalizzato, ma di riempirsi di ulteriori servitù che ne decreteranno la fine. Il noto quotidiano lo ha intitolato:
«Lettera aperta a Renzo Tondo (1). Stop all’atteggiamento di coloniale sudditanza.
Egregio Signor Presidente,
mi permetto di inviarLe questa lettera aperta in considerazione della lunga presenza Sua e mia nella vita sociale, politica ed istituzionale della Carnia, su posizioni politiche differenti, ma con rapporti improntati alla correttezza e al rispetto reciproco.
A cavallo tra gli anni ’70 e ’80, sul Friuli terremotato era calato un progetto di notevole rilevanza territoriale: quello della diga di Pinzano. A proporlo era la Regione per contenere le piene del Tagliamento e dare sicurezza a Latisana e alla Bassa Friulana. La forte incidenza di tale progetto sul territorio spaccò il Friuli: il Latisanese lo sostenne mentre i comuni di Forgaria, Pinzano, Vito d’Asio, le Comunità Montane e la loro popolazione lo avversarono, dando vita a un acceso dibattito che investì le istituzioni, le forze politiche, le organizzazioni di categoria e l’intera società friulana.
Lei certamente ricorda quel dibattito e la grande assemblea sul piazzale della Lima a Flagogna in cui, alla fine del suo intervento, il Sindaco Cedolini fu colpito da malore e, ricoverato in ospedale, morì due giorni dopo, avendo difeso la sua terra e la sua gente.
Si chiederà perché richiami quel progetto e quegli avvenimenti a 30 anni di distanza. Lo faccio nella convinzione che quella esperienza possa essere utile per assumere decisioni ben ponderate su un progetto attuale di altrettanta importanza territoriale: quello di Edipower spa di potenziamento della centrale di Somplago mediante pompaggio.
Quel progetto e quell’esperienza possono essere utili non solo perché avevano per oggetto lo stesso bene particolare “acqua”, come lo ha il progetto Edipower, ma in particolare per il metodo con cui quel progetto fu gestito dalla Regione. Di fronte alle perplessità e alle opposizioni sollevate dalla proposta della diga, l’allora presidente Antonio Comelli e l’allora assessore ai lavori pubblici Adriano Biasutti non insistettero nel considerare oro colato il progetto proposto dalla Regione, cioè da loro stessi, non offrirono “contropartite” ai Comuni interessati ma ebbero il buon senso, da buoni democristiani, di accettare e favorire un confronto che ne verificasse la fondatezza, le possibili varianti e alternative, opzione zero compresa.
Con questo scopo fu costituita una apposita “Commissione per la situazione idrogeologica del bacino del “Fiume Tagliamento” presieduta dal prof. Giuseppe Machne, ordinario di idraulica dell’Università di Trieste, e di cui facevano parte, tra gli altri, docenti di idraulica del Politecnico di Milano, dell’Università di Padova, tecnici dell’assessorato Lavori Pubblici, il rappresentante della Regione Veneto, liberi professionisti tra cui l’ing. Aprilis per i Comuni dell’Arzino e l’ing. Foramitti per i Comuni di Latisana e della Bassa Friulana.
La Commissione presentò un primo rapporto nel febbraio 1981, il rapporto finale nel dicembre 1982. Nel gennaio 1983 l’ing. Aprilis presentò una propria relazione di minoranza e l’ing. Foramitti per i Comuni di Latisana e della Bassa Friulana. Ma la Regione andò oltre i rapporti di verifica del progetto e commissionò un modello idraulico tridimensionale in scala che riproduceva al vero il funzionamento del progetto, acquisendo così tutti gli elementi per una decisione ponderata sulla realizzazione o meno della diga.
Così operarono, saggiamente, i governanti regionali della tanto vituperata “prima repubblica”.
E allora, Signor Presidente, io mi auguro che Lei adotti il metodo e l’esempio dei suoi predecessori, di allora, Comelli e Biasutti, e ponga fine a questo atteggiamento di coloniale sudditanza che considera oro colato tutto ciò che ci propina Edipower Spa circa il suo progetto. Progetto per importanza e ricadute pari a quello della diga di Pinzano e a quello attuale della terza corsia dell’autostrada. Non basta chiedere spiegazioni sul progetto Edipower alla stessa Edipower, la quale non può smentire sé stessa e non può che dare spiegazioni confermanti il proprio progetto.
Come i citati suoi predecessori, Lei ha tuti i poteri per affidare ad una commissione di qualificati specialisti del settore un autonomo studio del progetto, dei suoi reali impatti ambientali, delle alternative, opzione zero compresa. Ciò al di là della normale procedura di Via.
Per rendere chiari e visibili gli impatti del progetto sul bacino di Verzegnis, sul lago di Cavazzo e la sua valle, sull’asta del Tagliamento, Lei ha tutti i poteri per commissionare la costruzione di un veritiero modello idraulico di funzionamento del progetto, sì da rendere chiare e visibili a tutti le reali conseguenze dello stesso e avere tutti gli elementi per assumere una decisione fondata. È solo questione di volontà politica! Infatti i costi di tali sarebbero a carico della proponente Edipower spa, così come previsto dall’art. 4 della Lr 43/1990. (2).
Il lago di Cavazzo, il più grande lago della regione, merita di essere preservato e migliorato per quanto abbia ancora mantenuto di naturale nonostante gli scriteriati interventi della Sade, dell’oleodotto, dell’autostrada. I sacrifici non devono cadere sempre sullo stesso territorio! È inaccettabile che si chieda un ulteriore sacrificio alla Val del Lago per favorire il progetto Edipower di pura speculazione finanziaria sul costo del Kilowattora nelle differenti fasce orarie e che nel complesso consuma più energia (da combustibili) d quanta ne produca.
Mi auguro che Lei, signor Presidente, voglia volare alto – perché ne ha le capacità e le possibilità – nonostante il volo basso degli amministratori locali che, attratti dal richiamo delle “compensazioni” sono finiti nella rete di “Edipower” e quindi in gabbia, diventandone i portavoce in loco. C’è da chiedersi come mai il Comune di Trasaghis abbia espresso un preventivo parere positivo appena un mese dopo aver ricevuto il progetto.
ChiedendoLe di costruire una apposita commissione di esperti indipendenti e di chiara fama per l’esame del progetto Edipower, del suo impatto, delle possibili alternative nonché di un modello idraulico del funzionamento del progetto. Le chiedo di compiere un atto che è normale nei paesi civili su progetti di grandi opere e che Comelli e Biasutti compirono in tempi di minore sensibilità ambientale. Un atto che faccia capire al potentato Edipower che il Friuli, ricostruito con tanta fatica, non è in vendita, non è una colonia in cui esercitare contemporaneamente le blandizie di non definite ‘compensazioni’, interessate opere di beneficenza, promesse assunzioni mirate, pressioni politiche ai vari livelli, allo scopo di attuare un progetto speculativo che porta la ricchezza delle nostre acque a Milano nelle tasche dei noti azionisti di Edipower, lasciando sul territorio una vittima certa: il lago di Cavazzo e la sua valle. Quello che le chiedo, Signor presidente, è un atto di dignità. Franceschino Barazzutti, già sindaco di Cavazzo Carnico).
(Messaggero Veneto. Lettere dei lettori, 13 marzo 2010. Testo poi riprodotto il 15 marzo 2010 a cura di: Comitato per la difesa e lo sviluppo del lago. Alesso e Comitato per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento – Tolmezzo- via D’ Avanzo 9).
Il Tagliamento. Da ‘Turismo-fvg’. Se è coperta da copyright avvisatemi che la cancello e sostituisco.
Ho riportato a 15 anni dalla pubblicazione questa lettera perché è più che mai attuale, di fronte alla riproposizione della diga (perché così si chiama secondo il più noto vocabolario on line), variabilmente a Pinzano o a Dignano così una società può costruirla insieme al ponte, che ha già fruito di numerosi studi nel corso del tempo ed al canale per il Consorzio di Bonifica della Pianura friulana.
Ma se questa ipotesi di una diga a Pinzano è già stata scartata nel 1981, ci sarà stato un motivo. E dato che gli studi erano anche in proprio della Regione, si potrebbero tirar fuori e far rifare agli impiegati tecnici regionali modellini e quant’ altro, senza pagare ad alcuno una lira. Inoltre, come già scritto, lavori per il contenimento piene sono già stati fatti a Latisana (3), e nessuna gigantesca alluvione ha fatto danni enormi dal 1965 – 1966 in quella zona, anche se ci sono stati molti ‘scampati pericoli’ da che si legge, mentre alluvioni ripetutisi da allora ne hanno fatti dal 1966 in poi in Carnia, dove la montagna si sgretolava e si sgretola prima e dopo Vaia. Ma che la Carnia avesse una conformazione delle rocce scistose e calcaree è noto sin dal primo Novecento ed è stato ribadito in molte ricerche e non da ultimo nell’ incontro sull’alluvione dell’ottobre novembre 2018 tenutosi a Tolmezzo il 1° dicembre 2018 (4). Non solo: secondo gli esperti i danni nei fiumi li ha fatti il cemento, il costruire a ridosso dei loro letti per non dire all’ interno, non permettendo all’acqua di defluire, e questo si è visto anche in Emilia Romagna.
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Virginia Della Sala ha pubblicato su ‘Il Fatto Quotidiano’ del 14 novembre 2019, un articolo intitolato: “I nostri fiumi malati di cemento. Così si sono distrutti in 50 anni”, che mostra una situazione agghiacciante. I dati riportati dalla Della Sala provengono da un dossier dettagliato del Wwf “Un futuro per i nostri fiumi” «110 pagine di dati, cartografie e analisi». Detto studio, sottolinea come i nostri fiumi «sono in gran parte ‘canalizzati’, dighe e sbarramenti ne interrompono la continuità, i boschi rìpari vengono tagliati e gli alvei dragati. Inoltre si coltiva in modo insostenibile, molti centri non hanno ancora sistemi fognari adeguati e il consumo di suolo continua a trasformare il territorio». (5). E secondo l’Ispra, già nei tre anni prima del 2016, «le regioni hanno continuato drammaticamente a portare cemento ed infrastrutture dentro la fascia dei 150 metri». (6).
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Infine la soluzione di far defluire nel canale ‘Cavrato’ le acque in eccesso, era già stata messa in discussione nel 2015, tanto che su di un articolo relativo alla pubblicazione di un volume sull’argomento delle alluvioni e contenimento delle piene (7), così si legge: «Però, lo diciamo subito, non siamo assolutamente convinti che la foce principale del Tagliamento diventi il Cavrato. Noi non abbiamo nessuna intenzione di fare la muraglia cinese sugli argini del Cavrato, abbiamo un ambiente da tutelare ed è notissima la vicenda che vede nell’area della laguna di Caorle la possibilità e la volontà di realizzare il famoso parco». (7). E sulla stessa fonte si legge che «Anche i sindaci di Spilimbergo, San Daniele del Friuli, Dignano, Pinzano e Ragogna commissionarono, nell’agosto 2005, alla WL/ DELFT HYDRAULICS una “Simulazione matematica della transizione di un’onda di piena centennale sul medio e basso Tagliamento”» (8).
Sul Tagliamento sono stati prodotti pure degli studi dell’Università di Udine, a cui fa riferimento un articolo pubblicato su: “Il passo giusto” intitolato: “Una lettura consigliata. Cosa potrebbe succedere tra Cesarolo e la foce del Tagliamento” (9) che sostiene che far defluire le acque del Tagliamento in eccesso nel canale Cavrato sarebbe una catastrofe per Lignano. E tale studio è stato commissionato da un gruppo di imprese lignanesi legate al turismo. (10). Ma io sarei interessata anche a sapere perché i fiumi prima erano quasi in secca (vedi But o Degano) come spesso accade, e sono immissari del Tagliamento, ed ora anche con le piogge il letto ha rigagnoli. Ma con la Carnia ‘in secca’ di quali allagamenti spaventosi per Latisana stiamo parlando?
Ma mi sbaglio secondo voi se dico che per affrontare ogni problema ambientale, invece che seguire la scienza, ora pare si segua il “Volli, volli, fortissimamente volli” dei politici, che continuano a commissionare studi nel tempo, ora ad uno ora all’ altro, per poi appaltare, magari, quello che vogliono? Ma se erro correggetemi.
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Ma ritorniamo a Barazzutti ed al suo testo del 2010. Il canale che permette il prelevamento di acqua dal Lago di Cavazzo propone le stesse problematiche del progetto Edipower, poi mai realizzato per passaggio della centrale ad A2A, cioè un prelievo di acqua incondizionato e sulla base della volontà di un consorzio abbinato a una grande centrale idroelettrica. Pertanto quanto scritto allora a Tondo da Barazzutti è valido anche per le richieste attuali.
Ora il problema è quello della canalizzazione dal lago di Cavazzo ad uso e consumo del Consorzio di Bonifica, che potrebbe prelevare acqua a gogò, senza pensare che la terra va inaridendosi e che il mais richiede molta acqua. Ma di questo e dell’obbligatorio ormai volgere verso l’aridocoltura ho già scritto nel mio Salviamo il lago di Cavazzo e sposiamo la rinaturalizzazione e il by pass. Se non ora, quando? e pure ho inviato alcune considerazioni a chi di dovere nei tempi consentiti.
Inoltre: cosa ha fatto la Regione per capire gli impatti ambientali di detto canale sul più grande lago della Regione? Nulla. Anzi, essendo il Consorzio un ente pubblico istituito, vigilato o finanziato dalla Regione, ha commissionato studi a professionisti privati foresti che hanno eliminato il bypass non si capisce perché, ed hanno fatto una progettualità per il lago che di fatto lo distrugge, (vedi l’intervenire sulle sponde demolendole, senza calcolo geologico alcuno, per fare una pista ciclabile quando già i ciclisti corrono sul sentiero e via dicendo) salvando però la canalizzazione per il Consorzio di Bonifica che gestirebbe a piacimento le acque del lago assieme ad A2A, senza una proiezione, un modello, ma pare solo sul “Si deve fare” e stop. Ma ditemi un po’ voi ……
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Inoltre questo consorzio mi pare che abbia aumentato ultimamente il suo potere anche a spese della regione se è vero che nel 2018 il risultato di bilancio degli ultimi esercizi finanziari era di 43.141 euro nel 2018, di 20.800 nel 2017, di 16.393 nel 2016, quando gli oneri a qualsiasi titolo gravanti per l’anno 2018 sul bilancio della Regione per le erogazioni del Servizio gestione territorio montano, bonifica e irrigazione è stato di ben 14 milioni 123 mila e 146 euro. €14.123.146. (https://www.regione.fvg.it/enti-controllati/pdf.action?id=779&data=02/08/2019). Ma io non sapevo neppure che un consorzio di bonifica per la pianura friulana si interessasse anche del territorio montano, dove a me pare che tutti abbiano ’le mani in pasta’ senza però produrre utili per i cittadini ed il territorio. E ripeto che nei decenni post bellici, fiumi di denaro sono giunti in Carnia ma senza grossi costrutti. E non per nulla Giorgio Ferigo parlava di “Duta chesta straciaria’, temo.
Inoltre vi è ormai una informazione più propagandistica che altro. Infatti in rete si trova in: https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/attachments/documento_evento_procedura_commissione/files/000/007/901/ANBI_Friuli_Venezia_Giulia.pdf, una slide dal titolo: I Consorzi di bonifica impegnati nella difesa del territorio del Friuli Venezia Giulia, in cui è presente anche il Consorzio di Bonifica della Pianura Friulana. Ma come difenderebbe, mi dico io il territorio? Prelevando l’acqua dal più grande lago naturale a piacimento e gestendolo insieme a A2A o a qualsiasi abbia in gestione la centrale? Inoltre, sempre dallo stesso sito, pare che detto consorzio svolga pure una funzione di tutela del patrimonio storico e ed ambientale della regione. Prelevando acqua dolce per i campi privati id mais? Ma quando mai gli è stata data questa funzione?
Insomma, per concludere, vorrei dire che quando Barazzutti scrive che comunque Tondo era ed è persona credibile e disposta al confronto è vero, e che, allora, una lettera al Presidente come questa veniva pubblicata, mentre ora pare in Fvg di essere più sotto un regime che una democrazia, e se erro correggetemi. E la nostra giunta potrebbe imparare dall’avvocato Comelli, che fu anche partigiano osovano e da Biasutti che, nel 1981, fecero eseguire ai tecnici regionali un modello di funzionamento idraulico, mostrando autonomia di scelta e di non avere “coloniale sudditanza”, come dal titolo del testo sul Messaggero Veneto, verso alcuno.
Senza voler offendere, questo ho scritto e riportato, e se erro correggetemi.
Laura Matelda Puppini
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Note.
- Renzo Tondo, tolmezzino, era all’epoca Presidente della giunta regionale del Fvg.
- Legge regionale 7 settembre 1990, n. 43. “Ordinamento nella Regione Friuli – Venezia Giulia della valutazione di impatto ambientale”. Esistono due versioni di cui una storica ed una vigente della legge, ma mi pare che anche la versione ‘storica’ sia lievemente modificata. Rispetto alla versione storica, la vigente ha abrogato, per il Capo I: all’ art.1 e 2 della pregressa, grazie all’ art. 4 della L.R. 24/21, sono state cambiate parole e sostituite, l’art. 3 e l’art. 4 sono stati abrogati, e così per ogni capo ed articolo tanto che la legge credo non sia più la stessa. Ma mi chiedo se tali variazioni siano possibili senza discussione al consiglio e senza parere del consiglio, organo legislativo regionale e mi domando chi possa mettere mano alle leggi regionali che ormai continuamente variano, per una parola che magari modifica un concetto, e via dicendo, come ho già fatto notare. Inoltre se una legge, come questa, viene variata in ogni suo capo ed articolo, allora si configura la presenza di un’altra legge completamente diversa dalla prima, che dovrebbe venir approvata dal consiglio regionale, secondo me. Ma se erro correggetemi. E non si tratta di una legge che regola un aspetto secondario ma la Valutazione di impatto ambientale.
- Per il Tagliamento cfr. su nonsolocarnia.info il mio: Per il fiume Tagliamento, bene comune e patrimonio dell’umanità, come ogni corso d’acqua o lago o sorgente, e cfr. pure il mio: La cura del territorio montano e la prevenzione delle esondazioni: due facce della stessa medaglia. Invece si parla di una specie di diga fra Spilimbergo e Dignano. Sui lavori già fatti a Latisana, cfr. sempre questo mio ultimo articolo citato, in cui riporto che «La Regione ha profuso in questi anni un impegno intenso per proseguire nella messa in sicurezza del basso corso del Tagliamento utilizzando i finanziamenti che originariamente erano stati stanziati per le casse di espansione”. Lo ha affermato l’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente Fabio Scoccimarro, annunciando che “nei primi giorni di aprile saranno consegnati i lavori di diaframmatura delle arginature a difesa di Gorgo di Latisana, per i quali sono stanziati 11 milioni di euro, non appena concluse le operazioni di gara d’appalto”. Per quanto riguarda il ponte di Latisana, individuato quale criticità idraulica dall’Autorità di bacino, “sono allo studio più soluzioni che, nei prossimi mesi saranno presentate in particolare alle Amministrazioni comunali di Latisana e San Michele al Tagliamento“. L’opera può contare su 18 milioni di euro. Gli uffici della Direzione ambiente, nel corso del 2019, hanno altresì evidenziato al Soggetto attuatore-Assessore regionale alla Protezione civile per gli interventi di cui all’Ordinanza 558/2018, “Vaia”, la necessità di realizzare ulteriori tratti di diaframmatura delle arginature a valle del centro abitato di Latisana e in prossimità all’abitato di Ronchis. “Buona parte dei lavori di diaframmatura a Latisana sono stati completati – ha reso noto Scoccimarro – mentre quelli nella zona di Ronchis saranno realizzati nel corso del 2022”. Per il rialzo e la diaframmatura del tratto terminale ci sono a disposizione 9 milioni di euro. (…). Per riunire tutti i sindaci e i Comuni allo stesso tavolo abbiamo promosso l’iter Mab Unesco per il Tagliamento perché è necessario trovare una soluzione in accordo con tutti gli attori coinvolti, superando conflittualità e divisioni storiche tra basso e medio corso. Il punto di partenza – così Scoccimarro – deve essere dato dalla mitigazione del rischio e dalla tutela del patrimonio naturale del bacino idraulico dell’ultimo vero fiume naturale d’Europa».
- Nella nuova edizione di Giovanni Marinelli, Guida della Carnia e del Canal del ferro, a cura di Michele Gortani, Giovanni Marinelli, 1924, nel capitolo intitolato “Monti e acque” dice che le rocce delle montagne carniche sono o di silicio o calcaree e quindi friabili, e così pure il geologo Valent recentemente. Cfr per questo su nonsolocarnia.info l’articolo: Massimo Valent, geologo. Su quella montagna troppo friabile e su quelle piogge intense.
- Virginia Della Sala, “I nostri fiumi malati di cemento. Così si sono distrutti in 50 anni”, in: ‘Il Fatto Quotidiano’, 14 novembre 2019.
- Ibidem.
- Nel cinquantesimo anniversario dell’alluvione del Tagliamento a Latisana in : https://labassa.org/libri/alluvione/alluvione.html.
- Ibidem.
- https://ilpassogiusto.eu/una-lettura-consigliata-cosa-potrebbe-succedere-tra-cesarolo-e-la-foce-del-tagliamento/.
- Ibidem.
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La immagine che accompagna l’articolo rappresenta parte dell’ articolo che ho preso qui come riferimento nella edizione diffusa dai Comitati. L.M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/storia-regionale-fvg-progetti-che-riemergono-dalle-tenebre-a-fasi-alterne-franceschinobarazzutti-sulla-diga-di-pinzano-il-pompaggio-delle-acque-del-lago-e-sull-agire-politico-lettera-del/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/03/barazzuttiSUDDITANZApolitica709-scaled.jpg?fit=770%2C1024&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/03/barazzuttiSUDDITANZApolitica709-scaled.jpg?resize=150%2C150&ssl=1AMBIENTEECONOMIA, SERVIZI, SANITÀQuesto è un testo che Franceschino Barazzutti ha inviato al Messaggero Veneto, pubblicato dallo stesso il 13 marzo 2010, che dice davvero molte cose. Ve lo propongo per il suo interesse, ora, quando si intende procedere alla nuova canalizzazione che toglierà acque al lago, che rischia non di essere...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Oggi, 25 marzo 2025, mi è giunto questo comunicato da Furio Honsell che propone anche una richiesta per il Tagliamento, anche se pare parli di altra cosa.
COMUNICATO STAMPA HONSELL (OPEN): COLLABORARE CON LA RICERCA PER COSTRUIRE POLITICHE PUBBLICHE MIGLIORI
“Oggi come Sesta Commissione del Consiglio Regionale abbiamo visitato la SISSA a Trieste. Come Open Sinistra FVG, esprimiamo il nostro plauso per l’impegno e l’eccellenza dimostrati da ricercatrici, ricercatori e docenti nei campi delle reti neurali, dei digital twins e delle neuroscienze, settori strategici per lo sviluppo scientifico e tecnologico del nostro territorio. Durante la visita è emersa chiaramente l’importanza di instaurare un dialogo e un confronto più stretto tra la politica e centri di eccellenza accademica come la SISSA, al fine di garantire una programmazione più solida e affidabile.
Un “gemello digitale” del bacino idrografico del Tagliamento, ad esempio, potrebbe aiutare una pianificazione degli interventi molto meno impattante e più affidabile.” Così si è espresso Furio Honsell, Consigliere Regionale di Open Sinistra FVG.