Sull’esercizio del potere in ambito pubblico e sulla Costituzione, guardando ad alcuni casi.
Ho pubblicato la forte presa di posizione di Carbonetto sul caso San Daniele ed altri casi, in sintesi su di un modus operandi nel settore pubblico, perché egli è una voce nota ed autorevole nel panorama friulano ed ha ragione, secondo me, ad indignarsi. Ma io non avrei reagito così, semplicemente perché il fascismo fu fenomeno più complesso e che ebbe ben altre nefaste ripercussioni sulla Nazione (basta vedere le guerre coloniali che ci riempirono di morti, feriti e quant’altro, il patto d’acciaio, la campagna di Russia, il coinvolgere l’Italia nella catastrofica seconda guerra mondiale, l’oro alla patria e via dicendo). Non solo: come io vorrei che un tribunale definisse chi è negazionista e chi no, vorrei ugualmente, pur comprendendo Carbonetto, che ha tutta la mia stima, che un tribunale dicesse se un comportamento è fascista o meno, anche se qui l’uso del termine ‘fascista’ è attribuito non ad una persona ma ad una azione, nel contesto della formulazione di una opinione personale espressa con il linguaggio comune, non come base per compiere un atto politico e di pubblica amministrazione.
E io credo fermamente che Berlusconi non abbia mai chiesto difensori come il sindaco di San Daniele, che lo portano ad essere odiato più che amato, avendo egli ben altri avvocati difensori, e che forse nicchia sull’accettare la candidatura per Presidente della Repubblica, che forse darà, a mio parere, solo ‘obtorto collo’ perché magari preferirebbe riposare e fare anche lui il nonno. Mi creda Silvio Berlusconi, sul finire di questa nostra vita, (e ho 70 anni anch’io), pure dedicarsi a figli e nipoti è bello, appaga, senza essere sempre, e questo riguarda Lei, figura pubblica. E poi mentre le sue truppe berlusconiane spesso potrebbero non capire quante critiche si tirerebbe addosso diventando Presidente della Repubblica, e come ogni sua parola e gesto finirebbero nell’occhio del ciclone, Lei Berlusconi lo sa, perché Lei non è mai stato un uomo stupido.
C’ è però pure da chiedersi dove stia scritto che uno debba presentare una candidatura a Presidente della Repubblica, perché vi giuro che mi giunge nuova. Io sapevo che gli elettori dovevano scegliere una persona che a loro pareva tanto nobile da rappresentare la Nazione italiana, non che ci si dovesse candidare ad essere ‘i migliori’.
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Comunque io ascriverei azioni come quelle del sindaco di San Daniele a certo costume che fu anche di alcuni della Dc meno amata e più criticabile, dove valeva il motto “O sei con me, o sei contro di me”, proprio pure a molte dittature ed oligarchie. Ed il ragionamento pare questo: «Se non sei accondiscendente con me o con il mio partito, dato che io sono al potere, ti tolgo i fondi». Per fortuna solo questo, mentre un tempo, quando vi erano re, czar, fascisti e nazisti, se eri uno che la pensava diversamente, finivi in una dura galera, torturato o magari impiccato o con la testa mozzata. Quindi abbiamo fatto un passo in avanti rispetto al fascismo, e magari cento indietro dal post resistenza, perché in Italia a me pare che si stia camminando come i gamberi.
Inoltre io ritengo che questa presa di posizione del sindaco di San Daniele, ma anche il finanziare solo chi non critica, chi è legato al ‘carro del vincitore’, allora come ora, sia ben poco democratico ed appartenga, come già scritto, a certe forme di governo assoluto, senza scomodare solo Mussolini. Ma sono atti legittimi in una pubblica amministrazione di un paese civile e democratico? Questo è il problema. E dato che la Regione ha un difensore civico, ci si potrebbe appellare, credo anche per azioni comunali se non esiste altra figura, in prima istanza allo stesso o ricorrere ad un esposto alla Procura della Repubblica o alla Corte dei Conti, se sono presenti le condizioni per farlo.
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Ed a mio avviso, questi comportamenti discendono pure da un confondere pubblico e privato, in modo eclatante, e nel disconoscere di fatto la Costituzione, magari mai analiticamente letta. Se io sono il sindaco di … l’assessore … di un partito o l’altro, nessuno può non dire quello che il mio partito dice, criticare il comportamento di un mio amico, del leader, di …. E credetemi, questo avveniva, da che ricordo di aver letto, anche negli anni ’60. Ma, dopo la creazione della Regione Fvg, se uno faceva o scriveva qualcosa che non comodava al Presidente della giunta regionale, rigorosamente formata da eletti, quello minacciava di tagliare i fondi, ma poi, come ho sentito narrare in una conversazione privata in un bar udinese non molto tempo fa, chi era entrato nell’occhio del ciclone spediva uno simpatico al Presidente a parlare, a trattare, e spesso la cosa si chiudeva lì.
Inoltre sarebbe importante, secondo me – e per inciso -, che chi si presenta per governare facesse obbligatoriamente un corso di educazione civica, e lo dico seriamente, non come sfottò, e magari uno sui principi della pubblica amministrazione ed anche uno di comunicazione interpersonale.
Inoltre vorrei che si riflettesse su cosa significa essere un amministratore dell’amministrazione pubblica. In primo luogo significa che i soldi che vai a spendere non sono tuoi, e che devono esser usati per rispondere alle esigenze dei cittadini che te li hanno dati da amministrare. Ma spesso, purtroppo, sempre più spesso, gli assessori non sono eletti, e per loro i cittadini non contano nulla, perché il loro potere deriva da accordi di partito o da una nomina da parte del Presidente della giunta regionale, qui come là. Inoltre il concetto di ‘servizio’ è sparito dal linguaggio dei politici assieme, temo, all’umiltà ed alla capacità di dialogo, e questo negare di fatto le idee altrui è molto assolutista. Ed in questo caso io penso che certi atteggiamenti etc. siano, questi sì, causati da Belusconi, che ci ha insegnato una cosa: che se hai soldi e con i soldi puoi fare quello che vuoi, dando pessimo e poco cristiano insegnamento. E per questo, a mio avviso, non dovrebbe mai diventare Presidente della Repubblica. Ma, al tempo stesso, credo che potrebbe essere un nonno affettuoso.
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Ma ritornando al modus operandi del sindaco di San Daniele ed altri, quello che stupisce è che si sia permesso di fare ciò che ha fatto impunemente, come ben pochi hanno criticato i labari della X Mas in comune a Gorizia o le imposizioni della dott. Gibelli, ed ormai ognuno coltiva il suo orticello, vedendo di non farsi male. Ma questo stravolge la Costituzione italiana, di fatto, come la stravolge il poter mettere a governare nelle giunte regionali, indipendentemente dal loro colore politico, soggetti mai eletti ma scelti non si sa su che base, e neppure tra una terna di nomi o dopo presentazione pubblica di un curriculum. Ma Ugo De Siervo mi ha risposto che ciò dipende dal sistema maggioritario, ed allora bisogna subito cambiarlo, perché, se è così, esso sta attentando al nostro diritto di espressione ed alla nostra Costituzione.
Inoltre se un sindaco, un assessore, un politico possono decidere che esprimere una opinione che a loro non garba sia configurabile come un reato, punibile con il togliere un logo, una sala gratuita, la partecipazione ad un evento di risonanza nazionale e magari fondi pubblici, mettendo in difficoltà associazioni democratiche come Festival Costituzione o un editore privato, allora essi esercitano, a mio avviso, un compito che non compete loro: quello di definire se una azione od opinione sia corretta o meno (in base però ad un credo personale o alla loro persona, non ad un codice civile e penale ben definito) e quindi di premiare o castigare attraverso l’erogazione di fondi o meno ed altre azioni chiaramente a favore o punitive. Così, ma in ben più grande stile, ve lo posso garantire, facevano sicuramente i fascisti, che, per ben che andasse, toglievano il lavoro e quindi il pane ai dissidenti, se non riuscivano a comperarli, ma essi potevano finire ben peggio. A mio nonno Lorenzo, socialista, falegname, tolsero una grossa commessa, ed ebbe problemi per mangiare pure Aldo Fabian, e non fu il solo. E se padre, marito, fratello erano a Ventotene, la fame per le donne era garantita. Pensate poi, al di là della tragedia in sé, alla perdita di tutte le braccia per la famiglia Cervi, a cui i fascisti uccisero 7 dico sette figli, tutti i maschi. Ma anche in Jugoslavia si fecero fallire imprese agricole locali per costruire i grandi possedimenti dei fascisti, e chi era conduttore in proprio o membro di una cooperativa divenne poi servo di terzi, occupanti e per lui stranieri.
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Ma per ritornare a noi, questo personalismo nelle decisioni, questo definire, da parte di politici legati unicamente a partiti e magari mai eletti, cosa è bene ed è male, sostituendosi persino alla chiesa di Cristo, questo creare dei codici morali personali su cui agire, implica pure che in Italia, in questo modo, si metta in gioco, e non è la prima volta che lo scrivo, la divisione dei poteri, sancita dalla Costituzione, per ora mai abrogata.
Inoltre viene cancellato il potere della minoranza di esprimere un’opinione incisiva, perché tanto, anche se si fanno cento audizioni ed interrogazioni, chi è al potere nella regione Fvg pare continui sulla via che ha deciso di intraprendere, rendendo quindi vano qualsiasi consiglio o diversa opinione, spesso più che documentata, da parte di altri. Insomma pare che la giunta faccia muro sulle sue decisioni, spesso senza portare alcuna valida giustificazione o motivazione alle sue scelte, e non so proprio se questo modus operandi sia democratico.
Eppure anche nelle aziende (quelle non farlocche) non decidono solo il presidente o l’amministratore delegato, ma vi è, in particolare sui bilanci, e quindi su entrate ed uscite o spese che dir si voglia, il potere vincolante dell’assemblea dei soci, a cui partecipa anche chi di azione ne ha una sola. Ed i soci non devono sedere, necessariamente, nel consiglio di amministrazione. Infine negli Usa, che hanno una società e storia diversissima dalla nostra, ed a cui dovremmo insegnare più che da loro copiare, nessuno ha tagliato qualcosa a Noam Chomsky, insomma, pur con il lumicino, la diversità di opinioni è ancora contemplata.
Ma nel settore pubblico, ora come ora, che garanzie ha il cittadino, anche se siede sul carro del vincitore, che i suoi soldi vengano ben spesi?
Non lo so, e scusatemi queste righe, e se erro correggetemi. Sapete, io ho avuto un nonno cattolicissimo, seguace di don Sturzo e nipote di don Emidio Trojero che tanto fece per Sappada e la sua gente, un altro nonno socialista e un padre che sognava una Italia libera e democratica, e la collaborazione tra i popoli. Forse per questo certe cose non le capisco e vorrei mi venissero spiegate.
Senza voler offendere alcuno ma per continuare un dibattito.
Laura Matelda Puppini.
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