Tra farmaci, omeopatia, mercati, tagli e confusione in sanità.
Ho ascoltato ieri il dibattito a Ballarò, sui farmaci omeopatici che, secondo alcuni, dovrebbero avere tutti i riconoscimenti degli altri dal ssn italiano, come in Francia.
Il tema dominante era se i prodotti omeopatici si dovessero considerare farmaci veri e propri e l’omeopatia una metodologia di cura parificabile alla medicina. E mentre ascoltavo una omeopata che ripeteva, quasi offesa, che lei era laureata in medicina quando nessuno glielo contestava; il conduttore che passava al personale, narrando del suo bambino ecc. ecc; e Michele Mirabella che cercava disperatamente, dati alla mano, di palesare i suoi dubbi, dicendo che nella realtà non si poteva dire con un briciolo di certezza scientifica cosa curasse l’omeopatia né quali effetti secondari potessero avere i farmaci, privi di bugiardino, mi veniva alla mente un vecchio articolo di Il Fatto Quotidiano, intitolato «Omeopatia, è come un placebo, nessun effetto reale dei farmaci sulle malattie», pubblicato il 21 febbraio 2016.
Nella versione di detto articolo, aggiornata il 24 febbraio 2016, presente in: http://www.ilfattoquotidiano.it, si poteva leggere che Paul Glasziou, professore all’australiana Bond University ed esperto nel campo della medicina basata su prove di efficacia (EBM) aveva guidato un team di lavoro del Consiglio Nazionale per la Salute e la Ricerca medica incaricato di rivedere i risultati di 176 test di omeopatia al fine di stabilire la validità del trattamento. I risultati erano stati pubblicati da The Indipendent, e dicevano che un medicinale omeopatico, sulla base delle accurate ricerche e sperimentazioni, aveva lo stesso effetto di un qualsiasi placebo, in sintesi non è in grado in alcun modo di influenzare, positivamente o negativamente, una malattia. «Non vi è alcuna prova attendibile che l’omeopatia sia efficace» – ha affermato il dott. Glasziou che ritiene i risultati clinici ottenuti dai trattamenti «frutto solo di una suggestione psicologica». In fin dei conti, esistono anche le autosuggestioni ed i miracoli, penso io.
Però oltre questo problema vi è quello di quali farmaci, oltre quelli realmente omeopatici e cioè quelli formati da un solo principio base, il cui nome in latino definisce il prodotto, che viene diluito progressivamente su scala decimale, centesimale o cinquantamillesimale, e sottoposto a succussioni, (http://www.informasalus.it/it/articoli/medicinale-complesso.php), passino, nel pensiero comune, sotto la definizione generica di “farmaci omeopatici”. Io credo che vi sia una gran confusione e da che si sa gli omeopati usano anche farmaci concentrati, preparati erboristici, metalli, e via dicendo. Ma allora non si sa più di che stiamo parlando. Di prodotti omeopatici, di cure varie, erboristiche ecc. ecc., delle ricette della nonna, di qualche prodotto da strane piante e frutti esotici … o ..?
Né si può dire che il creatore della medicina omeopatica, il tedesco Samuel Hahnemann, vissuto tra mille settecento e mille e ottocento, quando il medico doveva mantenersi, abbia cercato di integrare la sua medicina, che definì omeopatica, con quella tradizionale, per cui coniò il termine di medicina allopatica, vivendola come in antitesi a quella da lui proposta.
Infine il farmaco sia allopatico che omeopatico, che erboristico ecc. ecc. è anche parte di un business. Per esempio secondo le didascalie dei riquadri che accompagnano l’articolo di Cinzia Lucchelli, Omeopatia, due italiani su dieci ne fanno uso una volta all’anno, in Messaggero Veneto, 9 aprile 2016, i risvolti commerciali e di mercato dei farmaci omeopatici sono enormi: 25.000 i medicinali in commercio dal 1995; 30.000.000 confezioni vendute in un anno; 330.000.000 euro il fatturato annuo delle vendite in farmacia; 100.000.000 le persone in Europa che scelgono i farmaci omeopatici. Ma si sta parlando davvero solo di farmaci omeopatici?
Ma cosa curano, se curano, i farmaci omeopatici? Disturbi lievi o malattie? Inoltre i farmaci omeopatici dovrebbero esser venduti solo con prescrizione medica. Ma è sempre così? Non esistono forse anche farmacisti omeopati? E questi cosa possono consigliare e vendere? E su diagnosi di chi? E i medici omeopati usano solo farmaci omeopatici? E si può pensare che un italiano medio vada dal medico omeopata, non certo gratuitamente, per acquistare farmaci omeopatici?
Ed ancora: per quali problemi e disturbi il paziente di rivolge all’omeopata? Per sintomi che magari potrebbero essere la spia di una malattia seria, ma da lui ritenuti banali o da un medico già sottovalutati, o considerati di origine “psicosomatica”? Mi gira la testa, ho sentito un dolore a sinistra, forte, ma poi passa, ho un’asma non allergica …. E l’omeopata usa solo le mani per la diagnosi o prescrive anche indagini radiografiche e di laboratorio? E invia dallo specialista o fa tutto da solo?
Inoltre non si deve dimenticare che i cosiddetti farmaci “omeopatici”, in cui vengono arbitrariamente inglobati, genericamente, prodotti a base di metalli pesanti, di piante e frutti da ogni parte del globo, ecc., vengono venduti come prodotti da banco e vengono ritenuti, dal pensiero popolare e di chi li vende, curativi di qualsiasi problema “senza far male”, solo perchè mancano del bugiardino, non richiesto dalla legge per quelli omeopatici reali. Ma è proprio così?
Ora si inizia a parlare di rimborsi governativi anche per le cure omeopatiche credo solo con farmaci rigorosamente omeopatici. Pur sapendo che esse sono a totale carico del paziente, mi chiedo però se possiamo ancora gravare sul precarissimo, secondo me, ssn, con pronto soccorso intasati, materiale e personale ridotti all’osso, piccoli e funzionali ospedali soppressi, per rimborsare cure omeopatiche.
Fra l’altro quando si sta veramente male non si ha tempo di vedere se il prodotto omeopatico faccia bene o meno, quando si ha problemi cardiocircolatori, si è in infezione ripetuta, si ha un tumore, ecc. non si ha tempo per sperimentare cure omeopatiche a lungo termine, bisogna che un medico capisca nel minor tempo possibile, modifichi se del caso precedenti diagosi errate, firmi, curi, altrimenti … E non consta che con l’omeopatia si curino tumori, infezioni, anche se ormai sul termine infezioni si è fatta, da parte delle case farmaceutiche, una tale confusione che si rischia di perderne il concetto, la gravità soprattutto se recidivanti, i dati ematochimici di riferimento ed i sintomi. Le reali malattie devono essere prese da medici e pazienti non certo sottogamba; e i medici di riferimento dovrebbero essere informati dei farmaci che assume il paziente anche omeopatici, erboristici ecc. ma la cosa è più complessa di quanto sembri. Non vi sono studi sulle interazioni, sulle possibili allergie da farmaci vari, sugli effetti collaterali. Se poi per lievi disturbi bastano i rimedi della nonna ben vengano. Inoltre mi chiedo se tutte quelle creme per coprire, per esempio, gli odori vaginali, che francamente non so quali siano, in 65 anni, perché quella che ha odore è l’urina e se la vagina ha perdite che odorano sarebbe meglio precipitarsi, credo, da un ginecologo, non possano alterare l’ambiente e le difese naturali vaginali, creando guai a catena.
Se si è ammalati si può rischiare la vita per il tempo che passa senza cure adeguate, per diagnosi errate, per referti errati, per farmaci errati o in dosi poco efficaci, per sottovalutazione dei sintomi o della persona. E quando si parla di salute e quindi di vita non si può né scherzare né seguire il business. Se si è ammalati e non si è adeguatamente curati si può morire o peggiorare molto le proprie condizioni di vita.
Senza offesa per alcuno, solo per palesare il mio pensiero e se erro correggetemi.
Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/tra-farmaci-omeopatia-mercati-tagli-e-confusione-in-sanita/ECONOMIA, SERVIZI, SANITÀHo ascoltato ieri il dibattito a Ballarò, sui farmaci omeopatici che, secondo alcuni, dovrebbero avere tutti i riconoscimenti degli altri dal ssn italiano, come in Francia. Il tema dominante era se i prodotti omeopatici si dovessero considerare farmaci veri e propri e l’omeopatia una metodologia di cura parificabile alla...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia
Invito a leggere, su Quotidiano Sanità, l’articolo: “Medicine alternative. Ci si rivolgono quasi 13 milioni di italiani. Omeopatia al 1º posto
Nel 2000 erano poco più di 6 milioni. Dopo l’omeopatia le preferenze vanno alla fitoterapia, all’osteopatia e alla chiropratica. I dati Eurispes rilanciati oggi da Amiot.” (http://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=47753)